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Autore: So_So_    03/02/2011    2 recensioni
-E da quando sei un esperto in medicina tu?
Lo rimbeccò Matteo spuntato dal nulla, avvicinandosi al corpo disteso sulla panca.
-Credo che l'ultima persona che dovrebbe stare qui sia proprio tu, Matteo.
Gli rispose Giod.
-Da quando tu hai qualche diritto in più di me?
-Dal momento in cui non sono nato con scritto "sfigato" in faccia.
-Tu l'hai presa per il culo, idiota!
-Avevamo tredici anni, non sapevamo nemmeno cosa volesse dire stare assieme e abbiamo chiarito! TU l'hai presa per il culo!
-Ma chissà perchè con me è venuta a letto...mentre con te non mi risulta!
-Sai cosa ti dico? Mi fai pena. Intanto perchè non usi il termine giusto? Te la sei scopata. Andare a letto con qualcuno dà l'idea che la cosa implichi dei sentimenti solo andando ad assonanza. Mentre i tuoi sentimenti ti sono finiti dentro al culo.
Non voglio nemmeno ascoltarti, perchè mi viene da vomitare.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nicolò era arrivato alla panchina, giusto in tempo per sentire le parole di Giod, così si rivolse a Matteo con tanto odio e disprezzo da poterlo disintegrare all'istante.

-E per essere precisi, sfigato, nessuno si scopa la mia ragazza, ok? Ora alza il culo perchè niente mi trattiene dal prendeti a sberle se non il fatto che sarei più soddisfatto a vederlo fare a lei.

Detto questo non si curò della risposta di Matteo e si chinò subito su Giada.

Poi guardò Clara.

-Che le è successo?

La ragazza era ancora spaventata.

-Non lo so. Stavamo ballando...e...si è...solo....si è accasciata a terra e ha perso conoscenza.

Intervenne Giod:

-L'ho portata fuori dalla ressa ma non ha ancora ripreso conoscenza.

Nicolò annuì senza staccare un momento gli occhi da quella ragazza piena di imperfezioni, che a lui appariva più bella d'un angelo, anche così, pallida ed immobile.

Le accarezzava il viso con dolcezza, mentre si toglieva la felpa e la stendeva sul suo corpo immobile.

-Giada, amore, rispondi.

Continuava a sussurrarle, poi appoggiò la fronte sulla sua, e chiuse gli occhi accucciato di fianco alla sagoma della ragazza, mentre stringeva nella sua mano quella di Giada.

-Amore, ti prego.

Sentì un piccolissimo movimento sotto la sua fronte e sollevò il capo pieno d'apprensione. Giada si mossè di nuovo, per poi aprire gli occhi e sollevarsi in preda ad un attacco di tosse, come succede alle persone rianimate dopo una lunga apnea sott'acqua; era debole, si vedeva: ogni colpo di tosse le causava una fatica enorme, ma era sveglia.

Nicolò le prese il volto tra le mani, premendo le sue labbra sulla sua fronte, con gli occhi chiusi di un ragazzo che ringrazia il cielo per aver scongiurato una cosa terribile, sorridendo di felicità, sfiorando la ragazza ancora scossa dalla tosse, come se fosse una cosa fragile ma importantissima.

-Dio, amore, mi hai fatto prendere una paura terribile!

Giada, respirando affannosamente, sorrise.

-Scusa!

-Scusa? Ma cosa dici? Ti scusi per essere stata male? Stupida!

Lo disse con una dolcezza incredibile.

Giada sorrise, accarezzando le guance del ragazzo e baciandogli delicatamente le labbra.

Questa volta lui non riuscì a restare tranquillo e a prendersi ciò che lei gli dava senza chiedere altro, come aveva sempre fatto; si impossessò nuovamente delle sue labbra, avido di lei, di averla tutta per se. Cercò la sua lingua calda e morbida, che lo accolse volentieri, avida quanto lui. Fu un bacio lungo, appassionato, anche se erano entrambi consapevoli di avere parecchio pubblico. Quando le loro labbra si divisero Giada si guardò intorno e vide che Matteo, nonostante ciò che gli era stato detto, era rimasto là. Alla sua vista lo sguardo di Giada si rabbuiò, cosa di cui si accorse Giacomo, che dall'alto del suo metro e ottanta, lo prese per la collottola e lo spostò quasi di peso "invitandolo" ad andarsene, cosa che fece scoppiare a ridere gran parte dei presenti, Giada e Nicolò compresi.

Giada, tuttavia, dopo poco tornò seria:

-Nico, devo parlarti credo!

Lui annuì un po' preoccupato e quando lei provò ad alzarsi la sorresse premurosamente con un braccio.

-Ce la fai?

-Credo di si.

Si avviarono lentamente tra la folla di spettatori che si disperse in pochi secondi. Giada lo condusse in alto alla piazza, in cima ad una scala esterna che portava ad un negozio ovviamente chiuso a quell'ora tarda; da lì in alto vedevano bene tutto lo svolgersi della festa.

-Cosa succede?

Nicolò era preoccupato.

-Devo dirti una cosa importante!

-Sono qui.

-Io...io...non so perchè non te l'ho detto subito...io...non...è stato stupido da parte mia...ecco...non volevo prenderti in giro...solo...c...che non...volevo...non potevo perderti. Ho fatto finta che andasse tutto bene per tenerti con me il più possibile...e...non era giusto nei tuoi confronti...scusa....io...

-Giada, che succede?

La voce del ragazzo era incrinata dalla proccupazione.

-Nico...io...ho la leucemia.

Calò un silenzio carico di tensione. Giada chiuse gli occhi per non dover vedere il momento in cui lui se ne sarebbe andato e l'avrebbe lasciata lì, da sola, mentre due lacrime le scorrevano lungo le guance diafane.

Non sentì i suoi passi che scendevano le scale, sentì un dito freddo e tremante asciugarle una lacrima dalla guancia, ma mantenne gli occhi chiusi, consapevole che la stesse salutando. Le labbra del ragazzo sfiorarono le sue, un bacio d'addio prima di andarsene...ma poi quelle parole:

-Ti amo.

Non capiva...perchè voleva rendere tutto ancora più difficile?

-Ti amo e resterò vicino a te per sempre. Nemmeno un'ordinanza di restrizione potrà tenermi lontano da te. Sarò sempre qui.

Poi la baciò, un bacio triste, certo, ma carico d'adorazione, amore, rispetto, speranza...e tutto quello che può contenere il bacio più perfetto dell'universo! 

  
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