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Autore: mangagirlfan    03/02/2011    0 recensioni
Prompt Numero 5: Estate, pioggia estiva
[...]“Dicono che pregare sotto la pioggia porti bene.”
Se le ricordava quelle parole, sussurratele in un lontano passato. Se le ricordava bene, nonostante allora avesse solo cinque anni. Gliele aveva mormorate lei, la nonna, quando ancora detestava la pioggia, quando ancora il ricordo del dolore le lacerava quel piccolo petto, pronto a spaccarsi in due a causa della sofferenza. Le aveva registrate, quelle parole. Le aveva registrate tutte, come se fossero oro colato, tenendole ben salde, accanto a quel povero cuoricino di bambina che voleva sperare. E così, col passare del tempo, la pioggia era diventata una cosa buona, non era più cattiva. Perché era vero, che la pioggia portava bene. [...]
Personaggi: [Nuovo personaggio (Haine jaggerjack)][Accenni riguardo Kon ed Ichigo Kurosaki]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kurosaki Ichigo, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '†No Control † Tales'
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Titolo: Memories In The Rain
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: [nuovo Personaggio (Haine Jaggerjack) [accenni riguardo Kon ed Ichigo Kurosaki]
Prompt: # 5 Estate, pioggia Estiva
Rating:PG (Per tutti)
Conteggio Parole: 560
Riassunto: [...]“Dicono che pregare sotto la pioggia porti bene.”
Se le ricordava quelle parole, sussurratele in un lontano passato. Se le ricordava bene, nonostante allora avesse solo cinque anni. Gliele aveva mormorate lei, la nonna, quando ancora detestava la pioggia, quando ancora il ricordo del dolore le lacerava quel piccolo petto, pronto a spaccarsi in due a causa della sofferenza. Le aveva registrate, quelle parole. Le aveva registrate tutte, come se fossero oro colato, tenendole ben salde, accanto a quel povero cuoricino di bambina che voleva sperare. E così, col passare del tempo, la pioggia era diventata una cosa buona, non era più cattiva. Perché era vero, che la pioggia portava bene. [...]
Note: AU; One Shot

Non so da dove sia uscita questa fiction. Ero presa dal momento, dalla foga del momento. O forse dalla febbre, da quella maledetta linea di febbre che mi aveva fatto venire il mal di testa. Magari dovrei sperare di star male più spesso, che ne dite?
E' ambientata nell'universo alternativo di "No Control".

Memories in the rain.

Le mani appoggiate al vetro – come sempre – gli occhi a fissare il cielo grigio, mentre le gocce di pioggia si susseguivano le une alle altre, per poi posarsi con un rumore quasi sordo a quella lastra trasparente che la separava dal mondo esterno. Era bello osservare la pioggia, ogni tanto. Era bello sentire quel ticchettio lento e tranquillo. Era bello percepire l’aria diventare improvvisamente fresca, prendendo il posto di un’afa assolutamente insopportabile.
La pioggia, in quel particolare periodo dell’anno, le riportava alla mente tanti ricordi, legati ad una serie di giorni tristi e che, nonostante tutto, erano diventati giorni felici.
Amava la pioggia, Haine. L’amava perché portava via il caldo, l’amava perché dissetava la terra e, in un certo senso, la costringeva in casa, a rilassarsi. A riportare alla mente cose e persone che, purtroppo, ora non poteva vedere perché troppo lontane.
Amava la pioggia, Haine, al contrario di un suo amico da un’assurda testa arancione. Quando pioveva aggrottava ancora di più le sopracciglia ed il suo sguardo si faceva improvvisamente cupo. Ed infastidito. Come quello del suo gemello.
Haine si chiedeva spesso perché dovessero odiare a tutti costi quegli acquazzoni improvvisi che calavano sulle loro teste ogni santa estate, durante il periodo dei tifoni. Lo sapevano che non era certamente colpa di quattro gocce d’acqua se in passato era successo quel che era successo. Doveva essere semmai lei a detestarla con tutta sé stessa, la pioggia. Eppure non ci riusciva, non era da lei.
Così si limitava a fissarla per ore ed ore, immobile, mentre il vento muoveva appena le foglie e quel dolce ticchettio la trasportava in un mondo tutto suo. Poi, alle volte, si decideva a compiere una piccola pazzia, lasciandosi andare del tutto, facendo impazzire la povera zia con quei suoi colpi di testa. Prendeva una giacca e le scarpe, uscendo sotto la pioggia, per godersela meglio quella sensazione che le vorticava dentro, lasciandosi investire da quell’acqua che sembrava lavare via ogni sorta di preoccupazione. Si lasciava sedurre, in un certo senso. Si lasciava sedurre da quelle emozioni tanto piacevoli da rincretinirla appena, per poi girare su sé stessa, le braccia aperte, i capelli ed i vestiti appiccicati addosso.
“Dicono che pregare sotto la pioggia porti bene.”
Se le ricordava quelle parole, sussurratele in un lontano passato. Se le ricordava bene, nonostante allora avesse solo cinque anni. Gliele aveva mormorate lei, la nonna, quando ancora detestava la pioggia, quando ancora il ricordo del dolore le lacerava quel piccolo petto, pronto a spaccarsi in due a causa della sofferenza. Le aveva registrate, quelle parole. Le aveva registrate tutte, come se fossero oro colato, tenendole ben salde, accanto a quel povero cuoricino di bambina che voleva sperare. E così, col passare del tempo, la pioggia era diventata una cosa buona, non era più cattiva. Perché era vero, che la pioggia portava bene. Univa le persone – come dimenticare quel lontano giorno, dentro il cimitero? – e alle volte le rendeva più propense ad ascoltare gli altri. Perché il tempo quasi si fermava ed allora tutti ascoltavano, senza fare nemmeno una grinza.
Per questo amava la pioggia. Ed era anche per questo che pregava sotto quel cielo fastidiosamente grigio per molti, splendidamente bianco per lei. Perché le piaceva sperare, in fondo.
Ma soprattutto le piaceva ricordare, ricordare quanto bene le avesse portato pregare sotto quella fastidiosa pioggia.
   
 
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