Non vi siete mai chiesti cosa nasconda Kakashi sotto la sua maschera? o cosa significhi il suo sguardo triste? Forse sono solo i ricordi che ci tace. (Tengo sottolineare che Tsubaki non è un riferimento ma un personaggio originale)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto prima serie
“Sensei, cosa nasconde la tua maschera?” chiese
Naruto sussurrando piano piano. Era strisciato silenziosamente alle
spalle di Kakashi, pensando di non essere stato scoperto, mentre questo
era impegnato a leggere il suo libro aspettando che gli servissero il
ramen. Sempre il solito libro, in molti pensavano che fosse solo molto
lento a leggere o che gli piacesse in modo così smodato, ma
in realtà lo risfogliava ogni giorno da capo. Lo aveva letto
molte volte, lo conosceva a memoria, non guardava più
nemmeno le parole sulla carta, le sfogliava per abitudine ed intanto la
sua mente era annebbiata dalle memorie. Ricordi che quella domanda
faceva danzare in modo ancora più frenetico, non senza una
leggera fitta al petto. Quella fitta era come un colpetto di piccole
nocche contro la cassa toracica, una mano stretta in un pugno bussava
ad una porta che il maestro non poteva permettersi di aprire. Eppure al
tempo stesso desiderava che quella mano non smettesse mai di bussare.
Mai mai mai avrebbe permesso a quella piccola fitta di scomparire, il
tempo scorreva e ogni anno diventava più debole, ma non si
sarebbe mai perdonato la sua scomparsa. Non avrebbe mai dimenticato.
Naruto guardò il volto del maestro, da bambino si chiedeva
come facessero le persone a tollerare quella maschera; lui era sempre
stato sincero e schietto e non capiva le persone che si nascondevano.
In più ammirava profondamente il jonin e sapeva che non era
tipo da sottrarsi alla più insostenibile
responsabilità, per questo il mistero della sua maschera era
così oscuro e la curiosità incessante. Fra i
ragazzini giravano storie di cicatrici terribili, malattie sfiguranti,
vergogna e colpe. Aveva tentato di trovare risposte molte volte, ma
l'uomo non si era mai sbilanciato, imperturbabile ed imperscrutabile.
Solo l'occhio destro era visibile ed ogni volta che poneva quella
domanda Naruto lo vedeva velarsi di malinconia, in pochi lo notavano e
la maggior parte degli abitanti del Villaggio della Foglia pesavano
fosse impossibile decifrare una persona senza volto; ma il ragazzo,
crescendo, aveva imparato che un occhio era più che
sufficiente a vedere l'animo di qualcuno. Quello di Kakashi era uno
sguardo stanco ma mai rassegnato, spesso allegro ma sempre vigile, ogni
volta colmo di quella stessa malinconia. “Scusa, a volte sono
proprio insopportabile, vero?” scherzò il ragazzo
cercando di strappare un sorriso Kakashi, capendo che forse non era
ancora pronto a dare quella risposta. Gli dispiaceva dover abbandonare
ancora una volta la questione, aveva atteso tutto il giorno quel
momento: sapeva che se voleva sperare d'avere una risposta avrebbe
dovuto attendere il momento propizio, quando sarebbero stati soli e
magari verso sera ("col calar del sole sorgono i ricordi" diceva l'uomo
del ramen). Il maestro sorrise. “Non devi scusarti, la
curiosità è preziosa: guardati dall'uomo che non
chiede mai, è un uomo che nasconde qualcosa o si nasconde
tutto.” L'allievo lo guardò di sbieco, non era
sicuro d'aver ben compreso, sentì la mano dell'uomo dargli
un buffetto sulla testa e fu felice di vedere che la malinconia si era
sopita. E' questa la differenza tra un uomo ed un ragazzo, l'uomo sa
nascondere la tristezza con un sorriso mentre il ragazzo non
può contenere le forti emozioni ed ogni frustrazione finisce
per tramutarsi in rabbia. Naruto, per quanto spensierato ed allegro,
era molto più vicino alla maturità dei suoi
compagni; la vita non era stata gentile e, concentrandosi sull'imparare
a cavarsela con le proprie forze, aveva tralasciato lezioni come quelle
sulla menzogna e l'egoismo. Ma non era ancora un uomo, Kakashi
sì e sorrise rasserenato e lacerato dal costante bussare di
quella mano. Ripresero a mangiare il loro ramen e, senza preavviso, la
porta si aprì. Logorata dai tentativi di aprirla e chiuderla
semplicemente si lasciò forzare, la brezza della sera
portava i profumi della città e Kakashi la sentì
sferzargli il viso. Il viso scoperto e sbarbato di un bambino che si
allenava per superare il primo esame da ninja.