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Autore: iryssha    04/02/2011    1 recensioni
Non vi siete mai chiesti cosa nasconda Kakashi sotto la sua maschera? o cosa significhi il suo sguardo triste? Forse sono solo i ricordi che ci tace. (Tengo sottolineare che Tsubaki non è un riferimento ma un personaggio originale)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto prima serie
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“Sensei, cosa nasconde la tua maschera?” chiese Naruto sussurrando piano piano. Era strisciato silenziosamente alle spalle di Kakashi, pensando di non essere stato scoperto, mentre questo era impegnato a leggere il suo libro aspettando che gli servissero il ramen. Sempre il solito libro, in molti pensavano che fosse solo molto lento a leggere o che gli piacesse in modo così smodato, ma in realtà lo risfogliava ogni giorno da capo. Lo aveva letto molte volte, lo conosceva a memoria, non guardava più nemmeno le parole sulla carta, le sfogliava per abitudine ed intanto la sua mente era annebbiata dalle memorie. Ricordi che quella domanda faceva danzare in modo ancora più frenetico, non senza una leggera fitta al petto. Quella fitta era come un colpetto di piccole nocche contro la cassa toracica, una mano stretta in un pugno bussava ad una porta che il maestro non poteva permettersi di aprire. Eppure al tempo stesso desiderava che quella mano non smettesse mai di bussare. Mai mai mai avrebbe permesso a quella piccola fitta di scomparire, il tempo scorreva e ogni anno diventava più debole, ma non si sarebbe mai perdonato la sua scomparsa. Non avrebbe mai dimenticato.
Naruto guardò il volto del maestro, da bambino si chiedeva come facessero le persone a tollerare quella maschera; lui era sempre stato sincero e schietto e non capiva le persone che si nascondevano. In più ammirava profondamente il jonin e sapeva che non era tipo da sottrarsi alla più insostenibile responsabilità, per questo il mistero della sua maschera era così oscuro e la curiosità incessante. Fra i ragazzini giravano storie di cicatrici terribili, malattie sfiguranti, vergogna e colpe. Aveva tentato di trovare risposte molte volte, ma l'uomo non si era mai sbilanciato, imperturbabile ed imperscrutabile. Solo l'occhio destro era visibile ed ogni volta che poneva quella domanda Naruto lo vedeva velarsi di malinconia, in pochi lo notavano e la maggior parte degli abitanti del Villaggio della Foglia pesavano fosse impossibile decifrare una persona senza volto; ma il ragazzo, crescendo, aveva imparato che un occhio era più che sufficiente a vedere l'animo di qualcuno. Quello di Kakashi era uno sguardo stanco ma mai rassegnato, spesso allegro ma sempre vigile, ogni volta colmo di quella stessa malinconia. “Scusa, a volte sono proprio insopportabile, vero?” scherzò il ragazzo cercando di strappare un sorriso Kakashi, capendo che forse non era ancora pronto a dare quella risposta. Gli dispiaceva dover abbandonare ancora una volta la questione, aveva atteso tutto il giorno quel momento: sapeva che se voleva sperare d'avere una risposta avrebbe dovuto attendere il momento propizio, quando sarebbero stati soli e magari verso sera ("col calar del sole sorgono i ricordi" diceva l'uomo del ramen). Il maestro sorrise. “Non devi scusarti, la curiosità è preziosa: guardati dall'uomo che non chiede mai, è un uomo che nasconde qualcosa o si nasconde tutto.” L'allievo lo guardò di sbieco, non era sicuro d'aver ben compreso, sentì la mano dell'uomo dargli un buffetto sulla testa e fu felice di vedere che la malinconia si era sopita. E' questa la differenza tra un uomo ed un ragazzo, l'uomo sa nascondere la tristezza con un sorriso mentre il ragazzo non può contenere le forti emozioni ed ogni frustrazione finisce per tramutarsi in rabbia. Naruto, per quanto spensierato ed allegro, era molto più vicino alla maturità dei suoi compagni; la vita non era stata gentile e, concentrandosi sull'imparare a cavarsela con le proprie forze, aveva tralasciato lezioni come quelle sulla menzogna e l'egoismo. Ma non era ancora un uomo, Kakashi sì e sorrise rasserenato e lacerato dal costante bussare di quella mano. Ripresero a mangiare il loro ramen e, senza preavviso, la porta si aprì. Logorata dai tentativi di aprirla e chiuderla semplicemente si lasciò forzare, la brezza della sera portava i profumi della città e Kakashi la sentì sferzargli il viso. Il viso scoperto e sbarbato di un bambino che si allenava per superare il primo esame da ninja.
   
 
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