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Autore: Martyx1988    04/02/2011    3 recensioni
Sviluppo della One-Shot "La dea dell'amore"...la solarità di Ayame, la freddezza di Hyoga, la lotta tra due dee, la scoperta del vero nemico e del vero amore, più divino della stessa dea che lo comanda...mescolate il tutto con un pizzico d'azione e un assaggio di comicità e...buona lettura!
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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A divine love
(sviluppo della One-shot "La dea dell'Amore")

Capitolo 27 - Preludio

Freddo, caldo. Bianco, rosso. Fuoco, ghiaccio. E ad ogni turno il caldo, il rosso, il fuoco sopraffaceva con minor difficoltà l'avversario.
Era uno scontro impari, lo era stato sin da prima che cominciasse. Ad ogni nuovo e sempre più debole assalto, Hyoga veniva respinto con maggior facilità da Efesto e la sua forza si affievoliva enormemente.
Ayame aveva smesso di implorare pietà quasi subito, vedendo la voluta sordità di Efesto alle sue preghiere, per rivolgere quelle suppliche ai Cavalieri che ancora si trovavano alle pendici del monte, affinchè sconfiggessero in fretta Palemone.
La ragazza teneva gli occhi chiusi, per paura di assistere ad un nefasto esito dello scontro, ma alle sue orecchie i tonfi sordi, le grida di Hyoga e le risate di Efesto giungevano distinti e raccapriccianti.
Dovette, però, spalancarli quando, costernata, si accorse che il cosmo di Palemone si stava avvicinando al cratere. La sorpresa divenne incredulità, e quest'ultima terrore, quando il Ciclope emerse dalla coltre di vapore, avanzando a passo lento e cadenzato verso di lei. Ayame prese a scuotere la testa automaticamente, sempre con lo sguardo fisso su Palemone.
Alla fine l'ennesimo schianto la ridestò. Il corpo di Hyoga volò in direzione del Ciclope, che prontamente lo afferrò per le spalle.
"NO!" urlò Ayame, per poi prendere a strattonare il laccio eterneo che ancora la teneva legata al Trono.
"Palemone" disse Efesto, quasi sorpreso, una volta accortosi di lui.
"Mio signore" strascicò il Ciclope, voltandosi appena verso il dio.
Ayame smise di dimenarsi. C'era qualcosa di strano in Palemone, in Efesto, in quella situazione di stallo.
Stando agli accordi, Palemone aveva il compito di eliminare Hyoga, e quale miglior occasione se non quella per farlo?
Eppure il Ciclope non si muoveva.
Sul suo volto era scomparsa la piccola nota di follia e spavalderia che lo contraddistingueva.
Ayame si concentrò sul pendio del vulcano. Cavalieri e Sacerdotesse erano ancora in vita e pieni di forze.

Il Palemone di qualche minuto prima avrebbe gridato di gioia se si fosse trovato in quella situazione, con il Cavaliere del Cigno inerme fra le sue braccia e nessuno nei dintorni a poterlo salvare.
Il Palemone di quel momento, il nuovo Palemone, invece, aveva bisogno che l'uomo che stava sorreggendo resistesse ancora un po'.
Efesto era a pochi metri da lui, con indosso l'armatura e un'espressione moderatamente sorpresa sul volto. Sospettava qualcosa?
Palemone sollevò Hyoga fino a portarlo con l'orecchio all'altezza delle sue labbra.
"Resisti ancora un po', Cavaliere" gli disse, provocando un sussulto nel corpo ustionato e privo di forze del guerriero.
Hyoga aprì gli occhi, per poi spalancarli alla vista del Ciclope.
"Solo pochi minuti" ripetè Palemone, quindi accese il suo cosmo, ridando un po' di forza al Cavaliere, che fu così nuovamente in grado di stare in piedi.
"Palemone, che succede?" domandò Efesto corrucciato. Nel mentre si era fatto più vicino.
"Ora colpiscimi" ordinò di nuovo il Ciclope.
Hyoga non se lo fece ripetere, più per riscattarsi di tutto quello che il Ciclope aveva fatto passare a lui e ad Ayame che per altro, e gli diede un pugno nel ventre. Palemone si accasciò a terra col respiro mozzo.
Il Cavaliere si volse allora verso Efesto, il cosmo acceso al massimo per l'assalto finale.
"Ancora non ti arrendi, Cavaliere? Ti reggi a malapena in piedi" gli fece notare Efesto in tono canzonatorio "Inoltre l'effetto sorpresa l'hai già sprecato con quel buono a nulla di Palemone"
"Pensa a difenderti" reagì Hyoga, quindi partì all'attacco, in risposta al silenzioso invito del dio di farsi avanti.

Nonostante la situazione non le fosse ancora del tutto chiara, il fatto che Palemone avesse lasciato Hyoga in vita dava ad intendere che non fosse più loro nemico.
Il Ciclope, di fronte a lei, si rialzò non appena Hyoga ebbe impegnato Efesto in un nuovo scontro. Si fece vicino al trono a cui Ayame era imprigionata, mantenendo lo sguardo serio fisso sul suo polso destro, mentre quello della dea viaggiava fulmineo dal volto del Ciclope al laccio che la teneva legata.
Nulla trapelava dall'espressione di Palemone, se non una forte determinazione.
"Puoi farcela?" gli domandò Afrodite titubante.
"Devo" fu la risoluta risposta del Ciclope.
Con un movimento rapidissimo Palemone afferrò il laccio che, a differenza di quanto successo poco prima con Hyoga, non si sottrasse alla sua presa, ma divenne di un rosso cangiante.
Ayame sentì il respiro mancargli d'improvviso e le energie defluire dal corpo lungo il braccio, mentre Palemone lanciò un urlo di dolore agghiacciante che riecheggiò in tutta l'isola. La mano che teneva il laccio si fece subito rossa e prese a bruciare, ma Palemone non lasciò mai la presa e continuò a tirare, finchè i due lembi non si staccarono dal trono.
Il laccio infuocato si dissolse nell'aria. Sul palmo di Palemone rimase una grossa ustione ricoperta di bolle e ancora sfrigolante. Il Ciclope se la reggeva per il polso con l'altra mano, respirando profondamente in attesa che il dolore si placasse.
Un'esile ed eterea mano gli ricoprì il palmo e un cosmo caldo lo invase fino al cuore. Il dolore sparì in pochi secondi e dell'ustione non rimase più alcun segno.
Palemone alzò la testa per ringraziare chi l'aveva curato, ma di fronte a lui trovò solo il Trono di Era, vuoto.
Gli bastò comunque percepire il potente cosmo a poca distanza da lui, lo stesso da cui era stato invaso, per capire che era riuscito nella sua missione.
Afrodite era libera.

Per l'ennesima volta le fiamme lo avvolsero, impietose, bruciandogli la pelle già ustionata dove l'armatura non arrivava a coprirla. Hyoga rurlò, nascondendo il sinistro sfrigolio del fuoco sulla carne e provocando un ghignò trionfante sul volto del suo avversario.
"Ti arrendi?" domandò divertito Efesto, ma non attese risposta e scagliò il corpo privo di sensi del Cavaliere del Cigno di lato, con noncuranza.
Rimase ad osservarlo qualche istante, compiaciuto del fumo dall'odore acre che ancora circondava quello che era stato il suo avversario, in amore per Josuke, il guerra per Efesto.
"Direi di sì" si rispose alla fine, per poi voltarsi verso il trono.
Il sorriso gli scomparve totalmente dal volto nel vederlo vuoto. In un modo che non riusciva a concepire, Afrodite era sfuggita alla sua prigione, e anche Palemone sembrava scomparso nel nulla. Non morto, come avrebbe dovuto essere, ma semplicemente svanito nel nulla. Un'ipotesi su come Afrodite avesse fatto a liberarsi iniziò a farsi strada nella mente del dio, il quale fece di tutto per scartarla, nonostante le prove che la dimostravano fossero molte.
"Non è possibile" sussurrò infine a mezza voce, prima che un cosmo pari al suo esplodesse tutt'attorno.
Tornò a guardare doce aveva lasciato il corpo di Hyoga e un'accecante luce argentata lo colpì agli occhi. Una volta dissoltasi, Efesto si ritrovò davanti Afrodite in tutta la sua bellezza e piena potenza, il volto serio e imperturbabile da bambola di porcellana incorniciato dai luminosi capelli biondi, l'esile corpo avvolto nella drappeggiante veste greca e lo scettro in mano.
"Possibilissimo, se non sai tenerti accanto i tuoi alleati" gli disse con tono di sfida.
Ancora sconvolto dalla svolta che avevano preso gli eventi, Efesto lanciò un'occhiata oltre la dea di fronte a lui, e vide Palemone, spoglio dell'armatura, sorreggere il Cavaliere del Cigno ancora privo di sensi, ma guarito da tutte le ustioni che lui stesso gli aveva provocato poco prima.
Un lampo di rabbia passò negli occhi fulvi del dio e subito dopo una fragorosa esplosione scosse l'altopiano dietro Afrodite.
Questa non si scompose finchè ulteriore stupore non comparve sul volto di Efesto, nel vedere che i suoi obiettivi non erano stati scalfiti dalla sua ira. La dea sorrise, soddisfatta.
"E' una faccenda tra te e me. Lascia fuori tutti gli altri"
"Quindi sei tu che li proteggi" intuì Efesto, riprendendosi dalle spiacevoli sorprese. "Per quanto resisterai, io mi chiedo?"
"Se prometti che non li toccherai, non sarà necessario proteggerli"
"E tu ti fideresti?" domandò di rimando Efesto, allusivo.
Afrodite non rispose.
"Appunto" commentò il dio. "Mi piacerebbe sapere anche un'altra cosa, se posso"
"Che altro ti serve sapere?" chiese Afrodite, sempre in guardia.
"Dimmi, Afrodite, come pensi di sconfiggere me e proteggere loro senza armatura?"

Correre veloce con il peso di Hyoga sulle spalle era tutt'altro che facile, ma doveva farcela e approfittare del momento di tregua per allontanarsi il più possibile dal campo di battaglia.
Come riparo scelse un ammasso di giganteschi detriti vulcanici poco oltre il Trono di Era, vicino al versante meridionale del vulcano. Poggiò il Cavaliere con la schiena contro un masso, provocandogli un gemito di dolore che lo ridestò.
"Ce l'hai fatta, pennuto" rise Palemone, sorreggendolo mentre si metteva nella posizione meno dolorosa possibile "La tua dea è libera e pronta a rimettere in riga il suo ex marito"
"E l'armatura?" domandò Hyoga, che parve non cogliere l'ironia delle parole di Palemone.
"Armatura?" ripetè il Ciclope corrucciandosi.
Era un dettaglio a cui non aveva badato. Palemone si sporse oltre la roccia per controllare.
Le due divinità stavando continuando a studiarsi, girando in tondo e probabilmente dicendosi qualcosa di inudibile da quella distanza. Afrodite indossava sempre e solo la sua solita leggera veste.
"Oh, no!" esclamò a mezza voce Palemone, tornando dal Cavaliere. "Tu sai dov'è?" gli chiese poi, cogliendolo alla sprovvista.
"Cosa?"
"Sai dove Afrodite tiene nascosta la sua armatura?" ripetè il Ciclope.
"No, non sapevo neanche che ne possedesse una fino a poco fa. E' stato Efesto a parlarmene, mentre mi faceva arrosto"
"Ogni divinità ne ha una" spiegà Palemone "E può nasconderla in tutti i modi e in tutti i luoghi possibili e immaginabili"
Hyoga annuì, ricordando il nascondiglio scelto da Atena per la sua: la statua della dea in cima al Grande Tempio.
"Dobbiamo scoprire dove Afrodite ha nascosto la sua e portargliela, altrimenti durerà poco contro Efesto" concluse il Ciclope, senza nascondere un certo allarmismo.
"Potrebbero saperlo le Sacerdotesse" suggerì Hyoga.
"E' meglio che si affrettino a salire, allora"
Quasi avesse sentito l'ultima affermazione, Galatea spuntò pochi secondi dopo dal sentiero ovest, seguita da Shiryu e dagli altri guerrieri. Appena scorse il fratello lo chiamò a gran voce e corse ad abbracciarlo, mentre gli altri Cavalieri andavano a sincerarsi delle condizioni di Hyoga. Il Cavaliere e Palemone dileguarono in convenevoli in poche brevi batture, per portare all'attenzione dei compagni il problema dell'armatura di Afrodite.
"Noi non ne sappiamo niente" disse sconsolata Galatea, alla fine delle spiegazioni.
"Sì, Afrodite non ci ha mai parlato della sua armatura" aggiunse Aglaia. "Per quanto ne sappiamo potrebbe trovarsi ancora nel luogo in cui è stata lasciata ai tempi del mito"
"Oppure, se non l'ha mai utilizzata, potrebbe trovarsi nel luogo d'origine di tutte le armature divine" ipotizzò Eufrosine, per poi spiegare meglio la sua teoria. "Afrodite non ha mai partecipato ad una guerra sacra. Questa è la prima volta che scende in campo contro un'altra divinità"
"E quale sarebbe il luogo d'origine di un'armatura divina?" domandò Seiya, dando voce al dubbio di tutti.
"Un luogo da cui solo la divinità è in grado di estrarla" rispose Palemone quasi in un sussurro, con lo sguardo volto verso quello che sarebbe stato il campo di una portentosa battaglia.






Eccomi tornata, con un aggiornamento e una favolosa notizia: ho un mese di tempo per dedicarmi a tuuuuuuuuuutte le mie storie rimaste indietro, senza dover pensare ad esami e quant'altro, quindi spero di recuperare le interminabili attese a cui ho sottoposto i miei lettori/le mie lettrici in questo periodo e portarmi a tiro con la conclusione della storia (ebbene sì, ormai non manca molto).
Prima di pubblicare il cap mi sono letta alcuni passi della fic e ho notato delle incongruenze che, una volta terminata la storia, prometto di correggere.
Nel frattempo, buona lettura e grazie ancora a chi mi segue in tutti i modi che il sito propone :)
A presto!
   
 
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