Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Veronica Annie    05/02/2011    4 recensioni
- Chi è questo tuo mito?- mi chiese con aria quasi speranzosa . E stranamente sembrava che mi stesse facendo una domanda retorica.
- Lui era Michael Jackson….- uno sprizzo di vitalità sembrò accendersi nei suoi occhi. Quegli occhi scuri…come quelli di Michael. – Sai è Michael che mi ha fatto conoscere e apprezzare la musica ed è solo grazie a lui se io oggi amo tanto cantare. – Rise forte e non capivo perché. Che mi stesse prendendo in giro? Il suo sguardo sembrava così contento però che rimasi in silenzio. Era come se stessi facendo un complimento a lui anzi che a Michael.
- Sono sicuro che a Michael farebbe piacere sapere queste cose . L’anima della musica era ciò che aveva sempre voluto trasmettere… -
- Tu conosci le sue canzoni?- gli domandai dopo un grande sorriso anche da parte mia.
- Qualcuna …- ammise lui con aria vaga ,in modo strano , come se in realtà sapesse molto di più delle canzoni. – Qual è la tua canzone preferita?- mi chiese
- Mmmm… credo proprio Come together … è meravigliosa e lui era così sexy quando la cantava, con quella camicia arancione…- subito mi venne in mente il video della canzone , visto per la prima volta in Moonwalker . Forse era la mia aria sognante, forse l’affermazione in se per se , ma suscitò in Joseph una grande risata, anche più forte di quella precedente. Sorrisi anche io. – Michael era davvero l’essere più perfetto sulla faccia della terra . Generosità , allegria, genialità, talento e amore chiusi in una sola persona . Anche mia figlia Annie ha il nome della prima canzone che ho sentito di Michael, Smooth Criminal. – dissi gesticolando con le mani come per mostrare qualcosa di esageratamente stupendo. E Joseph sembrava ascoltare interessato e anche lusingato, non so perché.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“ Je suis malade
Complètement malade
Comme quand ma mère sortait le soir
Et qu'elle me laissait seule avec mon désespoir ”
 
I riflettori dalla luce bianca puntati sul mio viso illuminavano i miei occhi. È una canzone triste e mentre la interpretavo , o almeno cercavo di farlo, speravo di trasmettere l’angoscia della musicalità.
 
“Je suis malade
C'est ça
Je suis malade
Tu m'as privée de tous mes chants
Tu m'as vidée de tous mes mots ”
 
È una canzone che mi rispecchia in parte. O meglio mi rispecchiava. Circa un anno fa avrei pianto sentendo già solo le prime parole della canzone . Già un anno fa, quando John , il mio ex ragazzo , mi lasciò scoprendo che ero incinta. Avevamo 19 anni entrambe. Ma in quel momento no. Ero felice di come sono andate le cose e vivevo bene sola con mia figlia.
 
“Et j'ai le coeur complètement malade
Cerné de barricades
T'endends
Je suis malade”
Gli applausi e i complimenti del pubblico mi riportarono al presente e , mostrando il mio vero stato d’animo sorridendo, salutai e ringraziai tutti per avermi ascoltata augurando loro un buon proseguimento di serata. Scesi dal palco contenta di ciò che avevo fatto quella sera e non potei fare a meno di ringraziare nella mia testa quell’uomo, quel mito che mi aveva fatto apprezzare tanto la muisca.
-Michael…- sussurrai quasi tra me e me. Infatti sin dalle prime volte ,Michael Jackson , aveva avuto una grande influenza su di me e non potevo fare a meno di ricordarlo ogni giorno. Era il mio mito. Ma da 5 mesi la mia vita non era più la stessa. Maledetto 25 Giugno.   
Salutai con un gesto della mano repentino ed un sorriso il mio datore di lavoro e uscii dal locale. Dopo che partorii ,infatti, decisi di trovarmi un lavoro per pagare l’affitto della casa e per poter crescere bene mia figlia . Fortunatamente madre natura mi aveva regalato sin dalla nascita un bella voce , buona musicalità e della passione per l’arte del canto e trovare un lavoro in questo campo non è stato poi così difficile, anche se non era il massimo. Mi sento bene quando canto, mi diverto , esprimo me stessa e guadagnare anche soldi per farlo era ottimo. Aprii la porta sul retro del locale e imboccai la strada che mi avrebbe condotta a casa. Era una  sera abbastanza tranquilla , e una leggera nebbia avvolgeva tutta New York. Continuavo a percorrere il vicoletto ma non mi accorsi che qualcuno che era uscito dopo di me dal locale mi stava seguendo.
- Hey cantante !- una voce dura e roca alle mie spalle mi fece sobbalzare e non potei fare a meno di sentire delle risatine.  Iniziai a sperare che non ce l’avessero con me ma, guardandomi intorno e non vedendo nessuno, dovetti affrontare la realtà.  Con la coda dell’occhio vidi che tre uomini sulla trentina  mi seguivano a grandi passi. Tuttavia continuai per la mia strada ignorandoli accelerando il ritmo della camminata.
- Dove scappi bellezza?!- disse un altro accompagnato dagli amici che lo seguivano a ruota con domande del genere.
- E dai vieni qui …siamo brave persone- Disse un altro ancora ridendo su quest’ultima affermazione. Nascosi il viso nella sciarpa. Ad essere sincera non era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere ma me l’ero sempre cavata. Sono i classici tipi che escono dai bar a mezzanotte ubriachi e che vagano in giro per la città sparando a raffica affermazioni senza senso. Scossi il capo e proseguii. Ma ben presto dovetti arrestarmi dato che uno di quei tizi mi aveva afferrata per un braccio. Aveva un berretto blu in testa , i capelli mori e una barba altrettanto scura sul mento.
- Ciao Pupa… - Mi sorrise maligno mentre io lo fulminai con lo sguardo peggiore che avevo. Non sembrò intimorirsi minimamente , anzi iniziò a ridere un po’ più  forte seguito dagli altri due che si stavano avvicinando a me.  La mia espressione non mutava. “Sono ubriachi fradici ben presto cadranno a terra dalla debolezza” anche se non nascondo che iniziai a sudare freddo. Ma le cose non miglioravano Mi avvicinarono al muro facendo mici sbattere contro . Cercai di dimenarmi, strattonando le mie braccia per cercare di strapparle da quella morsa ma senza risultato. Riuscii a tirare qualche calcio ma gli avrò provocato solo qualche livido sulle ginocchia. Il primo si avvicinò al mio viso e impose le sue dure e screpolate labbra alle mie . Sentii il suo alito non molto profumato ma , purtroppo non puzzava di alcol. E questo mi terrorizzò ancora di più. Erano perfettamente lucidi. Anche se agitavo il viso riusciva a tenermi ferma. Dopo un po’ mi gettò letteralmente contro l’amico che ,con foga , mi tolse via la sciarpa facendomi non poco male. Mi baciò sul collo sempre più violentemente fino a mordermi . Ero dolorante. Dopo un po’ smisi di lottare contro quella terribile forza e di lasciare che in mano al destino gli avvenimenti di quella sera. Sapevo a cosa andavo in contro. Ma la mia forza aveva fallito ed era diminuita. Mi sciolsi e subii quegli atti volgari e crudi a cui ero sottoposta. Chiusi gli occhi piangendo. Ma ad un certo punto avvertii lo scemare della presa di quei loschi tizi e rimasi a terra con gli occhi chiusi. Anche il dolore sembrava svanire pian piano. Mi chiesi se stessi morendo, a questo punto, finalmente.
- E tu che vuoi …levati di torno!-
- Lasciatela stare… - Furono le ultime parole che sentii.
 
Aprii gli occhi lentamente . Mi sentivo al caldo ed evidentemente non ero più in mezzo alla strada. Che sia davvero finita in paradiso? D’improvviso avvertii delle fitte lancinanti al collo e al viso. Girai il volto e vidi affianco a me una persona, o forse era un angelo. Aveva dei capelli neri e ricciolini legati con un elastico mentre due ciocche di essi gli si posavano delicatamente sul viso. Gli occhi color marroni e lucidi si erano posati su di me speranzosi e felici di incontrare finalmente i miei. Il resto del viso era coperto da uno scalda collo  ,credo, nero e non potevo capire bene chi era il mio salvatore.
- Ciao …come ti senti?- mi disse all’improvviso quell’uomo dall’aria buona. Mi stroppicciai gli occhi come dopo un lungo sonno ma smisi subito a causa del dolore che mi aveva provocato quel gesto. Sentii la mia guancia gonfia e rossa e all’improvviso mi ritornò in mente tutto nei minimi dettagli. Mi asciugai le lacrime che iniziarono a scorrere sul mio viso. L’uomo rimaneva lì, indeciso su cosa dovesse fare. Dalla sua espressione capii che si sentiva impotente e pure qualcosa avrebbe voluto fare , anche se per me , aveva già fatto tanto. Mi sedetti sul morbido letto su cui ero stesa poco prima , un letto che non era il mio.
-Io …ti …ti ringrazio.- dissi a quell’uomo che mi aveva salvata dai tre violentatori , tra una lacrima e l’altra.
- Figurati…non potevo lasciare che una ragazza con una così bella voce subisse quel trattamento.- Riuscii a capire che un sorriso aveva fatto capolino sul suo viso dal restringimento delle palpebre e dall’alzamento dei suoi zigomi. Cercai di imitarlo ,non so con quali risultati però Mi faceva male buona parte del corpo.
- Piacere Jodie …Jane…Jodie Jane- dissi cercando di non apparire troppo frastornata. Mi presentai . In fondo era come un gesto di cortesia.
- Io sono… - un lampo di esitazione passò nei suoi occhi ma dopo un po’ rispose – Sono Joseph.- Gli sorrisi questa volta più apertamente. Aveva una voce così soave e candida ma allo stesso tempo suadente. Mi era familiare. Abbassai gli occhi.
- Vuoi …vuoi restare qui stanotte Jodie? – chiese lui con un filo di imbarazzo, cortesemente. Realizzai di essere nella sua camera in quel momento e mi sentii un po’ a disagio.
- No grazie…mia figlia mi aspetta a casa e non so se la baby sitter può rimanere tutta la notte. Ti ringrazio lo stesso.- Cercai di alzarmi dal letto.
- Ai…- dissi fallendo miseramente il mio tentativo – accidenti, ci mancavano solo loro- sussurrai in seguito frustrata . Joseph mi fissò triste capendo il mio dolore, anche se non sapevo come . Mi aiutò a scivolare già dal letto  con calma in modo da sentire meno il dolore.
- Vieni …ti riaccompagno a casa-
 
Usciti dalla casa in cui mi aveva portata a passi lievi , vidi un auto nera davanti al cancello. Salimmo in macchina , entrambe sui sedili posteriori e notai che al posto di guida c’era una persona . Accidenti Joseph doveva essere una persona abbastanza importante Mi rivolse un sorriso lieve e io feci lo stesso. Dopo avergli dato l’indirizzo di casa mia , partimmo abbastanza celermente. Percorrevamo una via abbastanza nuova per me. Non ero mai stata in quella zona se non solo di passaggio. Non potevo far a meno di ricordare l’orrenda fine che ebbe quella serata e al sol pensiero mi venivano le lacrime agli occhi e Joseph sembrò accorgersene.
- Hey Jodie?! ..- mi chiese con voce comprensiva . Mi lasciai andare in un ennesimo pianto e ,non so perché, lo abbracciai. Irrigidì il suo corpo, segno che fu colto di sorpresa da quel gesto. Ma come potevo non ringraziare così quell’angelo? Mi accarezzò in seguito i capelli con una mano . Aveva un tatto abbastanza cauto e flebile. Guardai l’altra mano che cingeva la mia spalla . Sembra strano ma io…conoscevo quella mano. Giungemmo davanti la mia casa . Non volevo staccarmi dalle sue braccia . Mi facevano sentire protetta. Ma none ro più una bambina e non potevo fare caprici del genere “no io resto qui !”. Mal volentieri staccai il mio volto dal petto del mio angelo custode inspirando un'altra e forse un ultima volta quel suo dolce profumo.  Dai suoi movimenti sembrava quasi che anche lui non volesse lasciarmi andar via ma sarà stata solo una mia impressione. D’altronde quella sera non ero proprio capace di fare considerazioni normali.
- Grazie ancora Joseph … mi hai salvata. A presto- lo salutai guardandolo negli occhi .
- A presto Jodie- . Scesi dalla macchina e , ancora un po’ dolorante rientrai a casa. Fortunatamente trovai mia figlia che dormiva già e affianco a lei la baby sitter, Sarah. Mi avvicinai piano alla mia piccolina e le diedi un bacio sulla guancia. Mi assomigliava particolarmente. Stessi capelli mori , stessi occhi chiari. Flavia Annie. Annie in memoria della prima canzone che sentii del mio mito , Smooth Criminal. Spesso la chiamavo solo con questo nome e le piaceva tanto. Ripensando che se oggi non fosse stato per Joseph non l’avrei mai più rivista , le lacrime iniziarono a scendere e io non feci sforzi per trattenerle. Mi allontanai per lasciar riposare le due e mi infilai nel letto senza neanche infilare il pigiama. Forse ora mi addormenterò e domani capirò che è stato tutto un sogno. Capirò che io non rischiavo di morire a causa delle violenze di tre tipacci dopo il lavoro, capirò che non ho segni e morsi e graffi sul corpo. E capirò anche che  non c’era stato nessun angelo che mi aveva salvata . Un angelo che si chiamava Joseph ma che mi ricordava fin troppo Michael Jackson.
 
Spazio autrice: Ciao a tutti …sono tornata con un’altra fan fiction ! Spero vi piaccia almeno un po’ come le altre! Buon proseguimento ^^
 


 

   
 
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