Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Veronica Annie    06/02/2011    2 recensioni
- Chi è questo tuo mito?- mi chiese con aria quasi speranzosa . E stranamente sembrava che mi stesse facendo una domanda retorica.
- Lui era Michael Jackson….- uno sprizzo di vitalità sembrò accendersi nei suoi occhi. Quegli occhi scuri…come quelli di Michael. – Sai è Michael che mi ha fatto conoscere e apprezzare la musica ed è solo grazie a lui se io oggi amo tanto cantare. – Rise forte e non capivo perché. Che mi stesse prendendo in giro? Il suo sguardo sembrava così contento però che rimasi in silenzio. Era come se stessi facendo un complimento a lui anzi che a Michael.
- Sono sicuro che a Michael farebbe piacere sapere queste cose . L’anima della musica era ciò che aveva sempre voluto trasmettere… -
- Tu conosci le sue canzoni?- gli domandai dopo un grande sorriso anche da parte mia.
- Qualcuna …- ammise lui con aria vaga ,in modo strano , come se in realtà sapesse molto di più delle canzoni. – Qual è la tua canzone preferita?- mi chiese
- Mmmm… credo proprio Come together … è meravigliosa e lui era così sexy quando la cantava, con quella camicia arancione…- subito mi venne in mente il video della canzone , visto per la prima volta in Moonwalker . Forse era la mia aria sognante, forse l’affermazione in se per se , ma suscitò in Joseph una grande risata, anche più forte di quella precedente. Sorrisi anche io. – Michael era davvero l’essere più perfetto sulla faccia della terra . Generosità , allegria, genialità, talento e amore chiusi in una sola persona . Anche mia figlia Annie ha il nome della prima canzone che ho sentito di Michael, Smooth Criminal. – dissi gesticolando con le mani come per mostrare qualcosa di esageratamente stupendo. E Joseph sembrava ascoltare interessato e anche lusingato, non so perché.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                Capitolo 2
 
 
Era un sogno. Era un sogno? Fu il primo dilemma della giornata. Ero stesa sul letto , sveglia da qualche secondo e già fissavo con sguardo assente il soffitto cercando di capire se ciò che era successo la sera prima era la realtà oppure solo frutto della mia immaginazione. Ripensai a quegli uomini, così volgari e duri. Pensai al dolore che mi avevano provocato , sia interno che esterno. E la mia mente non potè naturalmente fare a meno di tornare al mio salvatore , Joseph. Era proprio lui che mi faceva dubitare maggiormente della mia sanità mentale. Ero davvero così malata che avevo scambiato un sogno per verità oppure avevo davvero potuto sentire quel tatto delicato , avvertire quella forza d’animo e affetto verso di me seppur non mi conoscesse? Mi sembrò molto strano . Mi alzai e mi misi davanti allo specchio . La mia immagine riflessa portava  graffi e i lividi , che erano addirittura  più accentuati di come me li ricordassi. Mi accorsi conto che piangevo di nuovo guardando il mio volto riflesso solcato da lacrime.  Una delle esperienze peggiori non c’è dubbio . L’unica cosa bella era stata Joseph .Già se non mi avessero… com’è brutto dirlo…violentata , non lo avrei mai conosciuto forse. Ma allora è vero che non tutti i mali vengono per nuocere?
Andai in sala dove Sarah e la mia piccola Flavia Annie dormivano ancora. Sarah sembrò sentirmi e si svegliò a poco a poco.
- Buongiorno Jodie …com’è andata la serata?- mi chiese con voce ancora impastata dal sonno e gli occhi socchiusi
- Buongiorno Sarah. È andata bene .- Mi girai in cerca di qualcosa da fare per non mostrarle le mie ferite. Estrassi i soldi dalla borsa posata su una sedia e li porsi con il volto chinato a Sarah.
- Ecco il tuo stipendio. Grazie Sarah-
- Grazie a lei Jodie . A presto- e si avviò verso la porta per uscire. Sembrava uno zombie , la voce flebile e assonnata, e mi chiesi se sarebbe stata in grado di tornare a casa senza andare a sbattere contro qualche palo .
Intanto la bambina si era svegliata e voleva la colazione. Mi avvicinai a lei dandole un piccolo bacio sulla guancia.
- Hey buongiorno piccolina mia- sorrise teneramente e iniziò a posare le sue manine sulle ferite e sul livido che avevo in viso , ispezionandoli e studiandoli curiosa, come se mi volesse chiedere cos’erano. Baciai la sua manina e la presi in braccio. Non era giusto che una bimba così piccola dovesse vedere la crudeltà di certe persone , soprattutto sulla sua mamma.  Le feci bere il latte e poi , dopo averla lavata e vestita dopo di me , uscimmo insieme di casa, mano per la mano.
- Oggi la mamma ti porta al parco giochi Annie- le dissi una volta in macchina ,cercando di svagarmi anche io dall’accaduto di ieri . Avevo coperto i segni sul volto con del fondotinta e non ce ne era voluto poco. Giungemmo al parco giochi per bambini . Annie sembrava felice . Mi sorrideva allegra e ingenua. E come sempre riuscii a tornare bambina anche io. Avevo quasi dimenticato l’accaduto della sera precedente , e anche il ricordo di Joseph sembrava allontanarsi , come in un sogno al mattino.  Portai Annie sull’altalena e sul dondolo.
- Aspetta un attimo tesoro – dissi cercando il cellulare in borsa che stava squillando facendo sedere sulla fresca erba mia figlia .- Non ti muovere- Non conoscevo questo numero ma risposi lo stesso.
- Pronto?-
- Pronto…Jodie- ebbi un fremito al cuore. Quella voce così calda e melodiosa … la voce di Joseph . Era un ennesima conferma della realtà.
- Joseph?- chiesi quasi sbalordita e sembrò stupirsi di questo. Sembrò tirare un sospiro , forse pensava che non l’avrei riconosciuto, che mi fossi scordata di lui. O magari pensava anche lui che era un sogno.
- Si sono io. Come stai Jodie?- mi chiese evidentemente sorridendo . Adoravo il modo premuroso in cui pronunciava il mio nome.
- Sto …sto meglio Joseph, grazie a te.-  si sentì il suo cauto respiro attraverso il telefono . Sembrava tranquillizzato. – pensa…ora …ora sono al parco con mia figlia- gli dissi come per dargli una conferma della mia buona salute.  Stava per dirmi qualcosa.Mi girai lentamente per guardare Annie ma , con terrore , notai che non c’era più. Evidentemente Joseph deve aver sentito il fiato che mi si era spezzato in gola.
- Jodie?...Hey Jodie?- Mi chiese preoccupato.
-…Annie… chiusi il telefono e mi misi a camminare a  chiamare il nome della piccola , aumentando talvolta il passo. Avrei richiamato dopo Joseph per spiegargli l’accaduto.
- Annie…Annie!- la chiamavo a gran voce. Le lacrime iniziavano a riempire i miei occhi. Quando si trattava di mia figlia diventavo completamente un’altra persona. Come una leonessa che protegge i suoi cuccioli, un po’ come tutte le mamme del resto. Di Annie non c’era traccia.  Mi allontanai dai giochi per bambini e mi spinsi verso il boschetto ai margini del parco. Poteva essere andata solo lì. Corsi affannosamente.
- Annie…dove sei?- cercavo di chiamare con tutto il fiato , anche se poco, che avevo dentro. Sentii una risata. Era una risata fanciullesca e femminile , una risata nota. La risata della mia Flavia Annie. Sorrisi impercettibilmente anche io.
- Annie!- Provai a richiamarla  lasciandomi guidare dalla sua risata per raggiungerla. Ai piedi di un albero c’era lei . Tirai un sospiro di sollievo. Ma non era sola. C’era Joseph con lei. Il mio angelo. Il nostro angelo.
 


 

   
 
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