Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: milly92    05/02/2011    2 recensioni
Per Emma fuggire senza affrontare i problemi era un qualcosa di ignobile. Per Alfredo inamorarsi di una ragazza strana che gli avrebbe solo portato i guai era un'eseperienza da non fare mai. Eppure, Emma fugge poco prima di Natale per trascorrerlo in un luogo che non le facesse pensare al suo ex, e Alfredo si innamora di Emma, la ragazza strana per eccellenza... Come pagheranno il risultato della loro incoerenza?
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4
Capitolo 4

Tutto intorno ad Emma sembrava essere scomparso, eccetto la visione di quelle due persone che conversavano allegramente come se si conoscessero da sempre. Poi un dubbio la colse.
Da quando si conoscevano? Sonia, come ogni persona a suo giudizio normale, di certo non tendeva ad innamorarsi di uno solo perchè l'aveva visto nel corridoio della facoltà! Può darsi che in quei tre mesi, alla fine, Alfredo fosse andato avanti, l'avesse dimenticata, e forse anche lui si era accorto di quella bionda platinata e non voleva farsela scappare.

Bionda Platinata! Questo era diventata per lei una ragazza che solo fino a poche ore prima considerava buona e capace di farsi volere bene da tutti, come quelle ragazze dei telefilm? E perchè, poi? Perchè stava letteralmente facendo la scema con il suo migliore amico!
Emma prese fiato, respirò, dato che si sentiva affannata, mentre al suo fianco Giada quasi gioiva senza farsi notare, impegnata com'era a cercare di fingere di non capire cosa stesse succedendo.
"Emma? Insomma, cos'hai?" continuò a chiedere quest'ultima.
"Io... Devo andare in bagno, sai dirmi dov'è?".
"Boh, non lo so, Emma". Pronunciò il nome dell'amica con enfasi, alzando il volume per cercare di farsi sentire sia da Sonia che da Alfredo.
Si guardò intorno, e per fortuna vide Sonia voltarsi e Alfredo quasi impallidire.
Emma non stava comprendendo più niente: oltre alla confusione che la stava invadendo con ondate sempre più enormi e devastanti, improvvisamente sentì qualcuno alle sue spalle che le stava toccando il braccio e glielo stava scrollando con delicatezza.
Si voltò, seppur con una certa riluttanza dato che era consapevole di avere sia il volto che il colorito alterato, e sentì il calore che le invadeva le guance scomparire quando si trovò davanti sia la sua compagna di corso e- lo notò con un enorme tuffo al cuore- Alfredo! Alfredo, quello che la guardava con un cipiglio alquanto strano che lo faceva sembrare diverso dal ragazzo dal cuore d'oro che conosceva lei.

"Sonia!" riuscì solo a farfugliare.
Alle sue spalle, Giada la prese sottobraccio e le si avvicinò, come per sostenerla.
"Ciao, Emma! Non sapevo ci fossi anche tu qui!".
"Nemmeno io se è per questo" sussurrò lei in risposta, con lo sguardo basso per non incrociare quello del ragazzo.
Sonia sorrise, fingendosi rallegrata da quell'incontro non molto casuale. "Capiti giusto a puntino! Stavo giusto dicendo ad Alfredo che volevo contattarlo prima, ma il numero che mi hai dato tu era sbagliato, cioè, concidevano solo le prime cifre..." esclamò, iniziando ad usare un tono tra il civettuolo e il quasi ironico.
Silenzio.
Il chiacchiericcio che già prima sembrava essersi affievolito, ora scomparve del tutto dai sensi della ragazza, che, ancora più di prima, si ritrovò a desiderare di spiegare a se stessa il perchè di un'azione simile verso quella che per lei, alla fine, era sempre stata una sconosciuta.
Si irrigidì, di nuovo con il viso arrossato, e desiderò tanto volersi sotterrare, sprofondare, dissolversi nel nulla.
"Cosa?" chiese, scegliendo la politica del "io non so di cosa tu stia parlando".
"Come cosa! Ricordi quando oggi ti ho chiesto il suo numero...?".
Dal canto suo, Alfredo non cessava di fissare Emma.
"Oh, Sonia, avrò sbagliato a vedere, scusa..." cercò di scamparsela quest'ultima.
Il fatto che il ragazzo non parlasse, a suo giudizio rendeva le cose ancora più complicate.
Ella era così scombussolata, intontita, che senza sapere come, vide Sonia allontanarsi mormorando qualcosa che non riuscì a tradurre nel suo vocabolario corrente e, accidenti!, anche Giada la seguì.
Perfetto. Emma e Alfredo, soli dopo ben tre mesi e mezzo, senza alcuna via di scampo.
La ragazza aveva appena visto la sua migliore amica allontanarsi che udì la voce di quello che era il suo migliore amico rivolgerle la parola dopo più di dodici settimane.
"Carino da parte tua negarmi la possibilità di farmi conoscere una ragazza molto bella" disse Alfredo. Suonava sia sarcastico che canzonatorio, e la cosa non poteva non stupire Emma, che invece si aspettava come minimo una ramanzina, un commento cattivissimo e chi più ne ha più ne metta.
Finalmente lei alzò lo sguardo, e incrociò quello del ragazzo, e provò una strana sensazione: era come se, improvvisamente, si mostrasse sul serio a lui per quel che era, come se la fino a quel momento gli avesse mostrato solo metà di quella che era  in realtà.
Avrebbe voluto dire tante cose, scusarsi, chiedergli di ritornare a parlarsi normalmente, ma l'unica cosa che riuscì a mormorare fu: "Quanto mi sei mancato!", con un'enfasi che non credeva di possedere.
Era la verità, perciò, ecco perchè per la prima volta dopo tanto tempo le sembrava di sentirsi un pò più leggera.

"Scusami se non ti rispondo, ho smesso di recitare il ruolo del patetico dalla notte di Capodanno" le fu risposto.
"Se c'è una cosa di cui sono sicura, è che tu non hai mai recitato".
Si guardarono, e, come se nulla fosse, Emma sentì la sua paura scemare, sostituita da un'insana voglia di recuperare il tempo perduto con Alfredo.
"Possiamo parlarne? Per favore" lo supplicò. Che fine aveva fatto la ragazza che nemmeno riusciva a guardarlo in faccia? Si era dissolta, insieme alla coerenza che l'aveva abbandonata da secoli ormai.

Il ragazzo esitò. Si guardò intorno, mentre si torturava le mani, si morse lievemente un labbro e, infine, tornò  a guardarla. "Certo che possiamo" disse infine, e Emma vide quasi l'ombra di un sorriso stamparsi sulla sua faccia.
Le fece segno di seguirlo, e lei obbedì peggio di un cagnolino.
In silenzio, camminando, senza sapere come si ritrovarono fuori al portone d'ingresso, dove vi trovarono una Giada impegnata a parlare al cellulare in un modo molto concitato.
"Giada, scusa ma..." iniziò Emma, senza sapere come continuare.
"Ti dispiace se ci allontaniamo un pò?" terminò Alfredo al posto suo.
Inutile dire che per Giada fu come ritrovarsi immeritatamente in Paradiso prima del dovuto; le ci volle mezzo secondo per non lasciare trasparire la sua emozione e per farle dire un disinvolto: "Ma certo, anzi, scusate ma io devo andarmene, devo andare da mia nonna, ha avuto un malore improvviso...".
"Oh, mi dispiace, fammi sapere come sta, dopo, ok?" chiese Emma, che aveva registrato l'informazione solo al cinquanta per cento.
"Sì, sì, tranquilla, ciao ragazzi" disse, e, senza farsi scorgere dall'amica, fece una sorta di occhiolino ad Alfredo, lasciandolo ancora più confuso. Che fine aveva fatto quella Sonia? Non che gli dispiacesse la sua assenza, figuriamoci, ora che aveva la possibilità di parlare con Emma gli sembrava di essere tornato indietro di mesi, come se quella barriera che aveva cercato di ergere attorno a sè come una sorta di armatura fosse improvvisamente scomparsa.
Quando aveva visto Emma alla mostra, gli stava venendo un colpo, semplicemente perchè temeva di avere le allucinazioni dato che appena vedeva una lunga chioma corvina in qualsiasi posto tendeva a pensare sempre che fosse lei. Poi, invece,aveva avuto conferma da quella Sonia, che gli aveva detto che Emma non gli aveva dato il suo numero correttamente.
Quest'ultimo particolare gli aveva riempito il cuore di speranza,ma ormai si era promesso e ripromesso di non illudersi mai più e cercava di non pensare al fatto che la ragazza avrebbe potuto agire così solo per gelosia.
Ormai i due si trovavano sul marciapiede di Via Vinci, ancora avvolti nel silenzio.
"Dove andiamo?" chiese Emma, sentendo la sua voce risuonare un pò stridula per la mancanza di parole dette negli ultimi dieci minuti.
"Non so, dimmi tu".
"Puoi... Possiamo andare da me, se vuoi, per strada fa troppo freddo" propose timidamente lei, strofinandosi le mani ghiacciate come per accentuare la cosa.
"Sì, hai ragione, va bene".
Emma avrebbe sospirato per il sollievo se avesse potuto, e si bloccò quando sentì Alfredo esclamare un incerto: "Emma?".
"Sì?".
Non ebbe nessuna risposta verbale, ma si sentì improvvisamente avvolgere dalle braccia del ragazzo, e contemporaneamente da un eccessivo calore. Rispose alla stretta, fino a ritorvarsi con le braccia che gli circondavano il collo, e dopo tanto tempo si sentì decisamente bene, come se fosse tornata a casa sua dopo un viaggio durato secoli.
Il cuore le batteva all'impazzata, e sentì che anche quello dell'amico era tutto fuorchè calmo. Improvvisamente sentì un'insana voglia di piangere, senza nemmeno sapere il perchè, e chissà come si riuscì a trattenere.
Non le fregava più di nulla, nemmeno del fatto che stesse abbracciata ad uno nel bel mezzo di una strada e che tutte le macchine che passavano potessero commentare.
Quando di separarono, non riuscirono a non sorridersi un pò imbarazzati.
"Mi sei mancata anche tu, Emma, non sai quanto" sussurrò Alfredo.
La ragazza ormai era giunta a pensare che se avesse assunto un mix di droghe molto potenti, si sarebbe sentita più lucida. Quella giornata infinitamente lunga non faceva altro che regalarle emozioni diverse, ma sempre più intense, minuto dopo minuto. Ormai l'Emma che era al momento del risveglio sembrava avere poco a che fare con quella attuale.
Quando giunsero a casa sua, si sistemarono nel soggiorno.
"I tuoi non ci sono?" chiese Alfredo stupidamente. Di certo non voleva i genitori della ragazza tra le scatole, ovvio! Ma, detto così, sembrava quasi che gli dispiacesse.
"No,no, sono usciti con una coppia che hanno conosciuto in aereo durante il viaggio a Berlino... Ormai, dalla festa per le loro nozze d'argento, sono peggio di due fidanzatini!".
"Ah, ho capito...".
Scese di nuovo il silenzio.
"Ehm, vuoi un pò di caffè?" propose Emma.
"No, grazie... Direi che della vodka sarebbe più adeguata visto il discorso che stiamo per affrontare! Sto scherzando" aggiunse, quando Emma lo guardò strabiliata. Alfredo aveva sempre odiato bere, e non voleva che, magari per colpa sua, avesse iniziato a bere in quel periodo.
"L'avevo capito, sì, ovvio...".
"Non mi sembra" la prese in giro.
"Non è vero...!".
"Come vuoi".
Emma sbuffò. "Ok, magari il pensiero che avessi iniziato a bere durante la mia... assenza... mi ha lievemente attraversato la mente, ma giusto per un secondo" si giustificò.
Senza volerlo, aveva lanciato una bella bomba, e lo capì solo quando notò lo sguardo di Alfredo rabbuiarsi. Eppure egli non disse nulla.
"Scusa, di certo non ho la pretesa di rappresentare il centro del tuo mondo, non volevo, ho detto una cosa stupida, ma è una cosa stupida che ho detto di conseguenza ad un'altra tua cosa stupida" tentò di giustificarsi.
Alfredo si alzò dal divano e iniziò a camminare per tutta la stanza, con Emma al centro che lo guardava in attesa, quasi timorosa.
"Emma, per favore, l'unica soluzione per stare meglio in questi tre mesi era avere te vicino, non di certo ubriacarmi e fare sciocchezze simili!" esclamò lui, essendo al conoscenza del fatto che, avendole rivelato i suoi sentimenti tempo prima, fosse inutile continuare a far finta di niente e ad evitare la questione.
"E' diverso" bofonchiò improvvisamente Emma.
"Cosa?!". Alfredo non capiva, cosa c'entrava quell'affermazione in quel momento?
Ella sospirò, alzandosi a sua volta molto lentamente. "E' diverso... Quando mi hai detto che... Che mi amavi, tempo fa, mi sono sentita diversamente da quando,ora, mi hai detto che... Per te sarebbe stato meglio avermi vicino". Sospirò, alzando lo sguardo, e avvertendo quasi un vomito di parole che non riusciva a trattenere. "Mi fa piacere sentirtelo dire...".
Alfredo sbuffò. "Ho capito tutto, Emma, è inutile che andiamo avanti. La questione è che mi rivuoi vicino come amico, ti sono mancato, magari ti manca qualcuno che ti dia una mano a prepare qualche esame! Rispiarmia il fiato".
Udendo quelle parole, Emma restò a bocca aperta. "Che cosa? Ma per chi mi hai preso?".
Era diventata così suscettibile in quell'arco di tempo che quelle parole l'avevano ferita profondamente. Era questa l'impressione che gli dava? Quella di essere un'approfittatrice senza scrupoli e basta?
"Dici di amarmi e pensi questo di me, vero? Allora devo dedurre che tendi ad innamorarti di persone orribili... Questo non me lo dovevi proprio dire! Ed io che mi stavo facendo tanti problemi... Stanotte ti ho sognato, ho sognato che mi baciavi come hai fatto a Capodanno, e da quando quella Sonia mi ha detto di avere una cotta per te non rispondo più a me stessa, le ho dato il tuo numero con cifre sbagliate, quando ti ho visto in facoltà mi sono sentita diversa dal solito, e quando prima mi hai abbracciato mi hai regalato uno dei momenti più belli degli ultimi mesi! Pensi sia dovuto al fatto che mi mancano i tuoi appunti?!".
Detto ciò, Emma respirava come se fosse affannata, sentendosi più libera. Era strano parlare di qualcosa che non era nemmeno arrivata ad ammettere con se stessa.
Tutti quei sentimenti altalenanti l'avevano fatta esplodere all'improvviso, e solo dopo che ebbe vuotato il sacco si rese conto di ciò che aveva detto sul serio.

Dal canto suo, Alfredo se ne stava immobile, senza avere il coraggio di pronunciare nemmeno mezza vocale, probabilmente per cercare di sentire l'eco delle parole appena udite e avere la conferma del fatto che fossero state pronunciate sul serio.
La sua staticità di certo non aiutava Emma, la quale riuscì solo a coprirsi lievemente la bocca, in attesa di qualche reazione.
"E-Emma..." la invocò quasi alla fine, avvicinandosi. "Sul serio...?".
"Ti giuro che non mi sto inventando nulla, Al, anzi, è la prima volta che ne parlo con qualcuno...".
"Con il diretto interessato, direi".
Con un tuffo al cuore, Emma vide il ragazzo sorridere apertamente, improvvisamente radioso come non lo vedeva da secoli.
"E... Cosa ne pensi, al riguardo? Cioè, ora che hai scoperto, questi... Questi...".
"Chiamali pure sentimenti, Al, non potrei definirli altrimenti".
Lentamente, raccolse con premura le mani della ragazza tra le sue e le strinse con dolcezza, prima di portarsele vicino al viso. Lei chiuse gli occhi, di certo non disturbata da quel contatto, prima di poggiarsi con cautela contro il suo petto.
"Vorrei capirci qualcosa, Al!" mormorò. "Cioè, al momento non faccio altro che chiedermi cosa proverei ora se tu non ti fossi fatto avanti! Probabilmente avremmo continuato a vederci come di consueto, poi però penso che invece, con quella Sonia tra le scatole, avrei capito di essere... Gelosa... Sì, sono gelosa di lei" concluse infine, riaprendo gli occhi e trovandosi,a causa della sua posizione, a poca distanza dal viso di lui.
Egli liberò le sue mani, che caddero sul suo petto, e circondò la sua vita con un braccio, con una dose di coraggio che non sapeva di possedere.
"Conoscendoti, immagino avresti paura di rovinare tutto con un... litig...".
"Dici pure che rovineremmo tutto lasciandoci, Al, ormai ci siamo dentro fino al collo!" esclamò Emma con impeto, non tollerando tutta quella cautela nell'esprimersi.
Alfredo annuì, ridacchiando. "Allora è meglio esserci dentro fino al collo al centouno per cento" sussurrò contro il suo orecchio, facendole venire la pelle d'oca per la prima volta.
Ok, andava bene pensare a lui in un modo differente, ma Emma non aveva mai pensato a lui come ad un ragazzo capace di regalarle emozioni particolari solo sussurrando.
Richiuse gli occhi, d'istinto, come se in questo modo la realtà dei fatti potesse nascondersi.
"Non capisco cosa vuoi dire, Al" disse lentamente.
"Nessuno ha detto che dobbiamo dire qualcosa..." rispose lui. "Apri gli occhi, per favore, non vorrei...".
"Non vorresti...?".
Senza rispondere, Alfredo prese il suo volto tra le mani, quasi tremando, e lo avvicinò al suo. Emma non si ritrasse, non ci sarebbe riuscita nemmeno con tutta la volontà del mondo, già il fatto di stargli così vicino le donava uno stato di benessere e tranquillità.
Era sempre più vicino, tanto che lei già aveva piegato la testa di lato e si era stretta a lui. Sporse le labbra, richiuse le palpebre...
"Va bene così, Emma" dichiarò Alfredo e due centimentri dalla sua bocca.
Ella spalancò improvvisamente gli occhi, incredula. "Che cosa?!" chiese, arrossendo furiosamente e staccandosi di botto.
"Diciamo che hai superato un piccolo test..." ghignò lui, strizzando un'occhio.
"Un piccolo test?! Brutto idiota, io...".
Emma cercò di scagliargli un pugno contro il braccio destro, ma lui si scansò e, con chissà quale abilità, questa volta la baciò sul serio, con uno scatto improvviso, senza nemmeno averlo premeditato prima di effettuare quel piccolo "test". Era così bella quando arrossiva e s'imbarazzava, che non era riuscito a resistere.
Era stato semplice baciarla per la seconda volta, quasi naturale, ed ora se ne stava lì, intento nello stringerla a se il più possibile mentre Emma iniziava a rispondere al bacio, schiudendo le labbra, attorcigliando con enfasi le braccia attorno al suo collo e facendo sì che il contatto diventasse sempre più profondo e privo di qualsiasi tipo di freno.
Senza sapere come, si ritrovò seduta sul bracciolo del divano con Alfredo che cercava di abbassarsi il più possibile verso di lei, tanto che cercò di rialzarsi per rendergli le cose più semplici.
"Oddio" fu l'unica cosa che ella riuscì a pronunciare quando si separarono, entrambi senza fiato e decisamente scombussolati.
La testa quasi le girava, le sue percezioni ruotavano attorno al profumo del ragazzo che l'aveva totalmente invasa...
"Siamo proprio nei guai" borbottò Alfredo, sorridendo gioioso, accarezzandole i capelli.
Emma sussultò improvvisamente.
"Ho detto qualcosa che non va, Emma?".
"No... Sono arrivati i miei, ho sentito lo scatto della porta, vieni in camera mia" sussurrò lei, prendendolo per mano e conducendolo nella tua stanza dopo aver afferrato i capotti che si trovavano sul divano.
Si sentirono le voci dei suoi genitori parlottare allegramente, e dopo un pò si dissolsero.
"Non mi va di farmi vedere così da loro" spiegò la ragazza, illuminata dalla luce fioca dell'abat jour.
"Così come?".
"Così... Strana. Stento a riconoscermi da oggi, ormai".
Alfredo esitò e si accomodò sul suo letto. "Emma, immagino che... Che a questo punto dovrei lasciarti un pò di tempo per riflettere visto che è da poco che hai realizzato questi tuoi sentimenti, però sappi che io sono qui, e non ho nessuna intenzione di rinunciare a te, nel caso deciderai che non valga la pena stare insieme per non rovinare la nostra amicizia,anche perchè, ormai, non esiste più, esistiamo solo noi che di certo non ci siamo comportati da amici..." disse, guardandolo intensamente e scegliendo le parole con cura, come era solito fare nella maggior parte dei casi.
Emma annuì, prendendo posto al suo fianco.
Lo guardò per qualche istante, prima di sporgersi verso di lui e, senza riuscire a resistere, baciarlo a sua volta per qualche istante, con una calma che non sapeva di possedere.
"Non sono riuscita a trattenermi" sussurrò, più a se stessa che a lui.
"Non devi di certo scusarti".
"Invece sì, forse non per questo ma... Ma per tutto il resto. Solo ora inizio a capire quanto ti ho fatto soffrire e non so come scusarmi".
"Potresti farlo restandomi vicino e promettendomi di non ascoltare più la tua coerenza e le altre sciocchezze a cui rendi sempre conto".
Emma sorrise nostalgica e consapevole. "Sai che ti dico? La mia coerenza è andata a farsi friggere già da quando ho deciso di mettermi con uno come Gianluca. Solo ora mi sembra di vederci chiaro... Se ripenso a Natale, alla mia partenza improvvisa... Tutto sembra così... Stupido!".
Alfredo l'abbracciò, felice. Quella sì che era la sua Emma!

Era giorno. Alfredo lo comprese dalla luce fioca che colpiva il suo viso a tratti, e anche perchè udiva qualcosa vibrare nei pressi dei suoi jeans. Nessuno lo chiamava mai di notte.
Era strano svegliarsi con il cellulare in tasca, pensò, il suo pigiama non aveva le tasche... Aprì gli occhi e realizzò di essere vestito di tutto punto, accovacciato su un letto che non era il suo. Poco distante, una massa di capelli scuri se ne stava immobile, con qualche ciocca che ogni tanto si agitava a causa del respiro regolare della sua proprietaria.
Si mise a sedere, e comprese di essersi addormentato a casa di Emma la sera prima.
Prese il telefono e vide che aveva ricevuto un sms... La mittente era Giada.
"Dove sei? Tua madre mi ha chiamato stanotte alle due, era preoccupata, così gli ho detto che ti eri fermato da Piero. Fammi avere tue notizie al più presto".
Il ragazzo ci impiegò qualche minuto per ricordare il momento preciso in cui si era addormentato qualche ora prima, dopo una chilometrica conversazione circa le cose che erano successe in quei mesi. Sua madre, la sua ansia che di solito aveva nei suoi confronti nonostante di lì a tre mesi avrebbe compiuto venticinque anni, erano scomparsi dalla sua testa, preso com'era dagli eventi della sera precedente.
"Sono da Emma, ci siamo addormentati parlando... Grazie mille per avermi coperto" rispose, e ricevette una risposta dopo nemmeno un minuto.
"Oh oh, mi è semblato di vedele un chialimento... Poi mi dite tutto!".
Ridacchiò, dicendosi che Giada non sarebbe cambiata mai.
Si alzò dal letto, e, guardandosi allo specchio, cercò di rendersi più presentabile. Si domandò se i genitori della ragazza stessero ancora dormendo. Come diavolo avrebbe spiegato la sua presenza in casa loro alle sei del mattino senza nemmeno aver bussato alla porta?
Doveva svegliare Emma e uscire prima che i suoi si svegliassero.
"Emma? Emma?" la chiamò sussurrando e scrollandola lievemente. Anche lei indossava ancora i jeans e la camicetta verde della sera prima. "Emma!".
Ella aprì un occhio, di scatto, e quando si trovò davanti il suo volto subito spalancò anche l'altro e si tirò a sedere. "Al!" esclamò. Mano a mano, la sua espressione divenne più calma, segno del fatto che mano a mano stesse ricollegando gli avvenimenti della sera precedente. "Allora era tutto vero..." mormorò poi, con un sorriso stiracchiato e un tono quasi incredulo.
Alfredo ricambiò il sorriso. "Cosa?" chiese poi, facendo finta di non capire.
"Lo sai benissimo cosa!" lo riprese, piegando la testa di lato e sorridendo sarcastica.
"Io? No! Me lo dirai dopo, però, io devo scappare, altrimenti i tuoi si sveglieranno e...".
"Giusto!" lo interruppe, battendosi una mano contro la fronte. "Che ore sono?.
"Sono le sei passate...".
"Cavoli, tra poco si sveglieranno!".
Emma si alzò, stiracchiandosi per qualche secondo, per poi affacciarsi fuori dalla stanza per controllare l'eventuale presenza di qualcuno dei suoi in giro per la casa. "Ok" sussurrò dopo un pò. "Via libera!".
Alfredo annuì. Sembrava dovesse fuggire per non farsi scoprire dopo aver fatto chissà che cosa!
Rapidamente, in un battibaleno, si ritrovò davanti alla porta d'ingresso. Emma la aprì lentamente.
"Hai lezione oggi?" le chiese.
"Sì, alle undici".
"Perfetto, anche io! Allora ci vediamo... Alla stazione alle dieci, ok?".
"Sì... Ciao Al!".
Gli diede un frettoloso bacio sulla guancia, un pò intimidita, e con un ultimo sorriso si salutarono.
Richiuse la porta cercando di fare il meno rumore possibile, e mentre tornava in camera udì la sveglia dei suoi genitori iniziare a trillare.
Le sembrò strano doversi spogliare a quell'ora per indossare il pigiama, giusto per fingere e non far insospettire i suoi; vedeva ancora i segni lasciati dal corpo di Alfredo sulle lenzuola stropicciate, e non riuscì a non sorridere per l'ennesima volta.
"E' inutile che fingi, Emma, ti proibisco di negare l'evidenza a te stessa" si disse a mezzavoce, prima di infilarsi di nuovo sotto le coperte. Per un istante la sua coscienza cercò di farle ricordare che tra lei ed Al sarebbe nata una situazione del tutto particolare, perchè di solito un'aspirante coppia inizia a frequentarsi per conoscersi meglio mentre loro avevano già un passato alle spalle molto consistente.
"Mai mettersi con il proprio migliore amico, eh?" pensò, sospirando. "L'hai combinata grossa, Emma, davvero grossa... Eppure la stai combinando grossa con colui che negli ultimi anni ti ha sempre aiutato quando ti mettevi nei guai!".
Stava facendo la cosa giusta, decisamente. Anzi, quella mattina avrebbe chiesto ad Al di uscire uno di quei giorni... Le toccava prendere l'inizativa dopo tutto quello che lui aveva fatto per lei.
Fu con questo spirito che quattro ore dopo prese il treno in sua compagnia.
"Tutto ok con tua madre, Al? Ha detto qualcosa riguardo la tua assenza di stanotte?".
"Sì, sa che sono stato da Piero...".
"...Grazie a Giada La Fata Turchina" irruppe una voce alle loro spalle che conoscevano fin troppo bene.
Emma quasi sobbalzò vedendola, e poi fece due più due: il venerdì di solito prendevano lo stesso treno a causa delle lezioni che combaciavano circa l'ora.
"Giada!" esclamò.
"Giada un corno! Insomma, sono vostra amica o no? Voglio sapere tutto! Siete di nuovo amici, no?" chiese, con uno sguardo indacatore e sedendosi di fronte a loro.
"Cosa siamo, Emma?" chiese Alfredo, facendo finta di scendere dalle nuvole.
Ella sospirò, mentre Giada li guardava trionfante.
"Beh, per me tu sei il ragazzo con cui vorri uscire, uno di questi giorni... E, per favore, Giada, tu e la tua psicoanalisi cercate di stare zitti e non interferire!".
"Interferire, io? Ma per favore!" esclamò Giada, prima di sorridere vedendo Alfredo cingere le spalle di Emma con un braccio e guardarla, radioso. E meno male che, in realtà, aveva interferito! Quei due insieme erano uno spettacolo meraviglioso, ne era valsa la pena spronarli con qualche piccolo trucco.
"Io vado nello scompartimento successivo, ci sono le mie compagne di corso... Ti chiamo oggi, Emma, ciao Al!".
Così dicendo se ne andò, lasciandoli ancora abbracciati.
Emma sospirò. "Se ci pensi, tutto è iniziato su un treno..." disse.
Alfredo la guardò confuso. "Cioè?".
"A Natale il treno rappresentava per me l'unica via di fuga per evadere dai brutti ricordi, così l'ho usato per andare dalle zie, mentre ora... Ora, su un altro treno, sono qui con te a pensare a quel momento come se fosse passato un secolo, finalmente di nuovo spensierata" spiegò, con lo sguardo volto verso il paesaggio, perfetto, solare e incoraggiante a confronto di quello tetro che infondeva solo paura di quella sera di tre mesi prima.
Alfredo la strinse più forte. "Se c'è una cosa che so fare bene, beh, quella è starti vicino" disse deciso.
Emma si spostò per riuscire a guardarlo in faccia. "Sopportarmi, vorrai dire" lo corresse, sospirando.
"No... Sul serio, starti vicino non mi è mai costato nulla, fidati".
La ragazza non sapeva cosa dire. Esitò, aprì la bocca, la richiuse, finchè non si decise a stringerlo nuovamente a sè e baciarlo, fregandosene del fatto che avrebbe dovuto cercare di non assumere quei comportamenti dato che la loro "relazione" non era ancora definita al cento per cento.
Se c'era una cosa che aveva imparato in quell'arco di tempo, era che a qualcun altro oltre che a Giada interessava la sua condizione, e che lei aveva sempre ricambiato questo interesse inconsciamente, oltre al fatto che, probabilmente, era proprio dall'incoerenza che aveva sempre disprezzato che stava nascendo la sua attuale felicità.
La sua massima preoccupazione al momento? Spiegare a Sonia, appena sarebbe arrivata all'Università, che doveva tenere le sue zampette lontane da Al...
 
Fine


*°*°*°**°*°*°*°*
... E così eccoci giunti alla fine di questo mio piccolo sclero partorito durante il periodo Natalizio!
Che dire, ho cercato di rendere le cose il più naturale possibile, e ho lasciato qualche piccola parentesi aperta, come il fatto che i due protagonisti non stiano ancora insieme "ufficialmente", che entrambi non sappiano del piano di Giada e che la povera Sonia non c'entra nulla.
Spero che quest'ultimo capitolo vi sia piaciuto! Sappiate che l'ho scritto davvero con il cuore, insieme ai tre precedenti, e che questa storia per me è stata importantissima perchè mi ha aiutato a superare il periodo di blocco.
Per il momento, se vi interessa XD, non credo che pubblicherò qualche altra cosa fino a quando  non avrò terminato l'esame di maturità, però ho già in mente un'altra storia che inizierò a scrivere in questi mesi, durante il tempo libero, e vi dico che sarà qualcosa di mooolto diverso dalle cose che sono solita scrivere. Come sempre, se vi va di aggiungermi su Facebook per anticipazioni e cose varie, sono Mena Milly.
Detto ciò, grazie di cuore a tutti coloro che mi hanno seguito...
A luglio, mi sa XD

Milly92.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: milly92