Una grande parola
C'era un vento freddo e secco, insolito per quel periodo dell'anno.
A James non importava: tanto meglio per lui, visto che gli allenamenti di Quidditch sarebbero andati meglio.
E poi, si avvicinava il compleanno di Lily.
L'avrebbe convinta. Nessuno poteva resistergli così a lungo.
Nessuno tranne la Evans, probabilmente.
Sembrava dotata di facoltà superiori.
-Certo.- borbottò, gettando la sacca su una poltrona. -Il supereroe sono io, non lei.-
La voce di Sirius, tagliente come sempre, ruggì: -Hai di nuovo la crisi da trenta gennaio?-
-No.-
-Sì.-
-Ho detto di no.-
-Ad ogni compleanno è la solita storia. Dai, James, è anche più vecchia di te.-
-A malapena di due mesi, Sirius.-
-Be', è sempre qualcosa.- disse l'altro, sbuffando. -A cosa ti serve sbavarle dietro, dico io. Metti la testa fuori di qui e avrai le ragazze di Hogwarts ai tuoi piedi.-
-E non solo.- commentò Remus, ghignando.
-Quando smetterete di dire cazzate, ragazzi?-
Sirius si alzò in piedi e mise la mano destra sul cuore. -Mai, James. Finché ci sarò, le cazzate saranno il tuo pane quotidiano.-
-Perfetto.-
-Non è perfetto. Tu sei giù di morale.-
-Cosa te lo fa pensare?-
Sirius rise. -Non ti sei sistemato i capelli.-
-Giusto.- disse Remus. -Neanche una volta.-
-Dai, ne riparliamo dopo. Scendiamo a cena.-
E se ne andò.
James ci avrebbe scommesso la sua scopa. Non proprio volentieri, ma l'avrebbe fatto.
Sapeva che anche Sirius aveva qualcosa che non andava, ed era palese.
Era appena passata una ragazza - ovviamente, non una qualsiasi - che gli aveva lanciato uno sguardo di fuoco, e Sirius... niente.
Neppure la minima reazione.
-Che c'è, Sirius?-
-Niente, James.-
-Non hai degnato quella ragazza di uno sguardo.-
-Qualcosa di strano?-
-Be', sì.-
-Sono stanco, James. Stanco di quello che succede fuori.-
-Io...-
Sirius lo fissò e lo interruppe. -Dovrei esserci io, in mezzo a loro.-
-In mezzo a chi?-
-Ai Mangiamorte. Regulus sta con loro.-
-I Mangiamorte.-
-Esatto.-
Il silenzio colò tra loro, poi James si riscosse: tentò di sembrare poco agitato, forse indifferente, ma non ci riusciva. -Tuo fratello? Non dirmi che è riuscito ad entrarci! Ha sedici anni!-
-Fratello.- biascicò Sirius, con i denti stretti. -Che grande parola. Che parola di merda.-
-Questo non puoi dirlo.-
-Posso dire quello che voglio, supereroe.-
James aggrottò le sopracciglia, cupo. -Sono serio, Felpato. 'Fratello' è la mia parola. E anche la tua.-
-Scusa, ma che stai blaterando?-
-Tu sei mio fratello.-
Sirius sorrise, amaro. -James, smettila. Io sono un Black, tu un Potter.-
-Be', è questo il bello. Dev'essere difficile ritrovarsi, quando si finisce con cognomi diversi.-
-Suppongo di sì.-
Rimasero zitti per un solo minuto, che si dilatò tra loro come se si fossero appena presi a pugni. Nessuno osava alzare lo sguardo, nessuno osava respirare più rumorosamente, nessuno osava ridere.
Sembrava che entrambi fossero di fronte ad una scena ovvia, deliberatamente ignorata, eppure sconcertante.
-Sì.- sbottò Sirius, all'improvviso.
-Cosa?-
-Siamo fratelli.-
-Io lo sapevo già, Sirius. Sei tu che l'hai capito un po' tardi.-
-Sei un cretino.-
-Ah, che bello. Adesso siamo proprio uguali.-
Fratelli.
Un momento un po' diverso, più fresco, più giovanile.
Io l'ho immaginato così.
James e Sirius. <3 Semplicemente loro!
Questa storia fa parte della mia nuovissima serie, 'Brotherhood isn't a matter of blood'. Trovate il link accanto al titolo, sopra la pagina.
Speriamo che vi vada di farvi un giretto, soprattutto su Lui. James.