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Autore: Noony    05/02/2011    1 recensioni
Hannah e Jace non hanno nulla in comune. Vengono da mondi differenti, sono la principessa e il povero dei giorni nostri. Sono due persone che nonostante tutto, si trovano e si innamorano delle proprie differenze.
Lei ha solo sedici anni quando si trasferisce a New York con suo padre. Lascia alle sue spalle un'esistenza vuota, e nessun amico a cui dire addio. Non ha nulla da portare con se nella sua nuova vita. Una vita che non vuole, perché identica alla precedente. É ricca, ma povera di affetti. É una ragazza sola, taciturna,malinconica.
Lui vive con la madre in un appartamento malconcio ad Harlem, frequenta un'esclusiva scuola privata solo perchè ha ottenuto una borsa di studio. Ma è una vita piena la sua, di affetti, di amici, di ricordi felici. Ha solo diciassette anni ma ha già in se un forte desiderio di rivalsa. Ha già progettato tutto il suo futuro, e sa come riuscire a raggiungere i propri obbiettivi: lavorando duramente. É ottimista, intraprendente, bello e carismatico.
Sullo sfondo della loro storia d'amore si intrecciano le vicende di amici e genitori, ognuno con i propri drammi e amori. Questa è una storia banale, una storia come tante altre già scritte e già raccontate.
Dal capitolo 8. Il cambiamento: E sapeva che non pensava di perdere un'amica, pensava di
perdere Hannah. Hannah era Hannah, un mondo a se stante nel suo
universo. Non era un'amica, forse non lo era mai stata.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hopelessly devoted to you







Hopelessly Devoted To You <3

Capitolo  16. New Year in New York.

.
Lei.

Hannah non aveva programmato di raccontare alle ragazze tutto quello che era successo tra lei e Jace la sera della vigilia di Natale. Difatti, aveva raccontato loro lo stretto indispensabile, come era nella sua indole riservata. O almeno ci aveva provato. Quando però, qualche giorno dopo il venticinque Dicembre, si erano trovate tutte riunite a casa sua, per un tradizionale, per Hannah, e inusuale, per il Trio, tè delle cinque, l'avevano costretta a vuotare il sacco, minacciandola di tirarle fuori le parole di bocca con la tortura, se le avesse costrette.
-Aspetta, aspetta!- l'interruppe Daphne improvvisamente, mentre Hannah, piena d'imbarazzo, cercava di raccontare loro cosa lei e Jace si erano detti sul tetto, e come si era sentita stranamente a suo agio e al contempo agitata quando lui l'aveva stretta a sé così forte da mozzarle il fiato, il tutto senza che sembrassero parole e gesti equivocabili. Non cercò neppure di spiegare come il suo cuore sembrasse impazzire ogni volta che lui la sfiorava o avrebbero compreso più di quanto la ragazza non desiderasse.
Sollevò lo sguardo sull'amica, perplessa dalla sua interruzione. - Ci stai dicendo che si è... No anzi, vi siete dichiarati l'un l'altro?-
Improvvisamente una luce malsana si accese negli occhi di Jaquie.-Aspetta... Daphne, hai ragione! Lui ti ha detto che ha avuto paura di perderti... E tu gli hai detto lo stesso... - cominciò con tono tutto malizia - E poi lui ti ha detto che ti vuole bene ma se permetti, secondo me, voleva dire ben altro! Oh! Queste si che sono informazioni calienti!- la ragazza ammiccò maliziosamente sotto lo sguardo sconvolto di Hannah, che come c'era d'aspettarsi vedeva la faccenda sotto tutt'altra luce.
-Vi sbagliate, non somigliava affatto ad una dichiarazione... - ma lì finì per tradirsi. - Cioè, non era.. . Non era assolutamente una dichiarazione. - si affrettò a correggersi, ma ormai il danno era fatto. Daphne e Jaquie sogghignavano soddisfatte. - Siamo amici, voi mi ripetete continuamente che è normale esprimere affetto nei confronti degli amici, non vedo cosa ci sia di diverso stavolta.-
-Aspetta, qui c'è una differenza sostanziale. - riprese Daphne - Noi siamo amiche, giusto. Siamo tue amiche, e siamo anche amiche di Jace ma, lasciamelo dire, per te ha sempre avuto un occhio di riguardo. E tu per lui. - e che quella fosse una verità inconfutabile, almeno da parte sua, non poteva negarlo. Jace era speciale per lei, come nessun altro avrebbe potuto essere: era il suo primo amore.
-Quindi non provare a dire che non c'è niente di diverso questa volta, perché è tutta un'altra storia, ragazza mia.- concluse Jaquie per lei.
-Concordo.- disse Rose, che si era tenuta in disparte fino a quel momento, godendosi in silenzio l'esperienza del "tè delle cinque". Hannah le lanciò un occhiata che sembrava accusarla di non darle nessun conforto in quel momento di intenso imbarazzo.
-E non dimentichiamo che hai passato lì l'intera serata...- riprese la rossa, prima di ficcarsi un biscotto in bocca e assaporarlo con un sospiro di piacere.
-Sì, ma è stato solo un caso. Mio padre mi ha chiamato per dirmi che non sarebbe stato in casa, la tata era in libera uscita e a Greta spiaceva sapermi sola a casa. Non ho portato loro neppure un regalo perché alla fine non ho trovato nulla di adatto in tempo.- replicò Hannah, scuotendo mestamente il capo.
-Sì sì, non ti preoccupare, a quello potrei prevedere io. Anche se l'idea di Ted era sublime.- tagliò corso Jaquie, che si sporse verso Hannah dalla poltrona su cui si era accomodata. La ragazza comprese subito che l'amica sembrava aspettarsi qualcosa da lei, ma non capiva cosa. Quando si voltò verso le altre, in cerca di aiuto, si rese conto che la fissavano con la medesima espressione sul volto. Prima di porsi un qualsiasi quesito a proposito di questa improvvisa curiosità da parte delle tre, si voltò verso Rose, e le disse – Hai detto loro anche questo?- per uno sgarro del genere avrebbe potuto addirittura irritarsi.
-Scusa Hannie, ma è stato più forte di me. La tua faccia quella volta era tutta un programma.- replicò l'amica con un sorriso innocente. Hannah sospirò. No, non sarebbe riuscita ad arrabbiarsi con nessuna di loro.
-Va bene, scuse accettate.- le sorrise. Improvvisamente un brivido la scosse, come fosse un dito gelido che le sfiorasse la spina dorsale. Si guardò intorno: le ragazze la fissavano ancora con aria tanto interessata e curiosa da farle paura. -Che c'è?- chiese con un tremito nella voce.
-Aspettiamo i particolari piccanti.- rispose Jaquie. Hannah prese il colorito di un bel pomodoro maturo.
-Pi...Piccanti?- balbettò, chinando il capo e incassandolo tra le spalle. - Ma... Non è successo niente più di quello che vi ho raccontato. - mormorò piano, la voce le moriva in gola. - Ci siamo addormentati guardando "Miracolo sulla 34° strada", e basta.-
-Oh, addormentati...- ripeté Jaquie - … Magari avvinghiati in un abbraccio passionale?- Hannah ebbe appena la forza si scuotere il capo. Avrebbe voluto sparire tra i cuscini del divano. - Abbracciati affettuosamente?- chiese ancora speranzosa, ma Hannah scosse nuovamente il capo. - Con il capo sulla sua spalla?- ancora un buco nell'acqua. Jaquie cominciava a spazientirsi. - Con il suo capo sulla tua spalla?- nisba. - Mio Dio, ti prego, non dirmi che eravate lontani anni luce! C'erano per caso delle transenne a dividervi o avete costruito una miniatura del muro di Berlino nel bel mezzo del divano? - sbottò levando gli occhi al cielo. - Okay... - prese un profondo respiro. - Ultimo tentativo: il suo capo sul tuo grembo e le vostre mani teneramente intrecciate.- disse sospirando di soddisfazione al solo immaginare una scena tanto zuccherosa. E finalmente Hannah annuì, facendo esultare il Trio, anche se si affrettò ad aggiungere - Non le mani, però...- Cosa che smorzò decisamente l'entusiasmo generale.
-Beh, ci sono stati grandi miglioramenti, in ogni caso. - Daphne era però decisa a tenere alto il morale della comitiva. - Vuol dire che avete risolto tutto, e ne siamo tutte felicissime, così potremmo pure organizzare qualcosa per la notte di Capodanno, no?- si sfregò le mani, e finalmente Hannah poté sospirare di sollievo, non essendo più l'oggetto delle bramose attenzioni delle amiche.
-Vi prego, niente locali come quello in cui mi avete trascinato lo scorso anno.- esordì Rose. - Era talmente affollato che sembrava di stare in una scatola di sardine. Una scatola di sardine con della musica orrenda e assordante. Non riuscivo a capire una sola parola di quel che mi dicevate, e quel cocktail che mi ha fatto provare Jaquie è bastato da solo a farmi stare male per una giornata intera. - La ragazza rabbrividì al solo pensiero.
-Non è colpa mia se non reggi l'alcol!- ribatté Jaquie ridendo.
-Io non lo trovo affatto divertente. Siamo minorenni, non dovremmo essere ammesse in locali del genere e non dovrebbero servirci alcolici.- Rose non sembrava gradire tale ilarità. Mentre le ragazze battibeccavano tra loro Hannah non poté fare a meno di pensare che gli ultimi mesi erano passati veloci come un lampo. Un attimo prima era Settembre e lei era impegnata a spacchettare tutte le sue cose e sistemarle nel loro nuovo appartamento, e ora il Natale era andato, portandosi via il suo carico di gioie e delusioni, e la fine dell'anno era a un battito di ciglia.
Hannah era certa che ognuna di loro fosse impaziente di salutare il vecchio 2010 e dare un caldo benvenuto al 2011, con la speranza di veder compiere tutti i cambiamenti che si auspicavano e di riuscire a realizzare tutti i loro buoni propositi. C'erano però tante cose che sperava non dovessero cambiare, né nell'anno a venire né finché avesse avuto vita. Ammettere che la sua vita cominciava a piacerle davvero, che sentiva di stare cominciando a gustare appieno ogni giornata, le dava una strana ma piacevole sensazione. Era soddisfazione.
-Ti prego, non vale la pena di festeggiare l'ultimo dell'anno se non ti sbronzi.- il tono lamentoso di Jaquie riportò Hannah alla realtà. Pareva che una di loro fosse impaziente di buttarsi dietro le spalle quell'ultimo anno più di quanto non fossero le altre. Più che altro pareva voler dimenticare cose di cui Hannah non era a conoscenza bevendo fino a perdere conoscenza, come fosse l'unico rimedio a tutti i suoi problemi.
La ragazza non approvava, e cominciò a chiedersi cosa spinge una persona che come Jaquie sembra aver avuto tutto dalla vita e anche di più, a cercare, sperava occasionalmente, consolazione nell'alcol invece che nelle persone a lei più vicine. Per fortuna Hannah non era l'unica a essere contraria all'idea che Jaquie aveva sul modo migliore di festeggiare.
-Ti prego Jaquie. Lo scorso anno non solo mi hai propinato un mix disgustoso di tutti i super alcolici in commercio, ma ero così stordita che un tizio ha pure provato a mettermi le mani addosso. Ringrazio il cielo che qualcuno ancora in sé me l'abbia levato di dosso. Ero così confusa che non mi ricordo neppure chi fosse, non l'ho neppure potuto ringraziare. Non ho nessuna intenzione di ridurmi ancora in quello stato.- Rose rincarò la dose, mostrandosi comprensibilmente molto decisa a costringere l'amica a propendere per un tranquillo Capodanno in compagnia e senza alcolici.
-E tu avresti dovuto lasciarlo fare! Sandy, non crederai ancora nella favola del principe azzurro sul suo bianco destriero?- ribatté l'altra con sarcasmo.
-Sì, Rizzo, e non ci vedo nulla di male in questo. Divertirsi non vuol dire lasciarsi fare certe cose.- aggiunse Rose con inconsueto ardore. L'esperienza doveva essere un vero trauma per lei. Hannah annuì con vigore, mostrandosi completamente d'accordo con lei.
-Questa è una gran cazzata! Ti perdi tutto il divertimento così! Siamo giovani, belle e ricche, dovremmo pensare solo a divertirci, non a cretinate come il vero amore e robaccia simile. L'amore è per la gente ingenua che preferisce sognare invece di affrontare la realtà.-
Jaquie sembrò non essersi accorta di ciò che le sue parole significavano e quando potessero ferire chi l'amava profondamente. Hannah invece, che con il suo perenne tenersi in disparte stava diventando ormai un'acuta osservatrice, aveva notato subito l'espressione sofferente sul volto di Daphne.
I suoi occhi si spalancavano come una finestra, a mostrare una ferita aperta su cui la persona che amava spargeva sale a volontà. Il suo dolore doveva essere lancinante, eppure riusciva a mantenere il controllo di sé. Continuò a sorseggiare il suo caffè, che aveva preferito al tè preso dalle amiche, in silenzio. Solo di tanto in tanto sembrava lasciare riemergere il suo dolore, in un rapido storcere le labbra o nel deglutire nervosamente. Quando si accorse che Hannah la stava fissando, le accennò un sorriso a cui la ragazza rispose calorosamente. Tutto l'affetto che un sorriso poteva trasmetterle però non avrebbe potuto lavare via il sale dalla sua ferita né aiutare a risanarla.
Se poco prima aveva creduto possibile che Jaquie non fosse felice come dava a vedere, era ora certa che qualsiasi cosa affliggesse la ragazza si ripercuotesse su Daphne con effetti ancora peggiori.
Ai suoi occhi ingenui, gli occhi di una ragazza che aveva appena cominciato a conoscersi e a riscoprire sé stessa come una persona dall'indole piuttosto romantica e talvolta sognatrice, la loro storia non sembrò più la bella favola che aveva creduto in principio. Si sentì a quel punto in dovere di interrompere Jaquie prima che potesse dire qualcosa d'altro che potesse ferire ancor di più Daphne.
Si schiarì la voce e dopo aver preso un profondo respiro disse: - Io avrei una proposta veramente. Quando ancora frequentavo il collegio, molte delle ragazze che alloggiavano nel mio stesso dormitorio passavano il Capodanno proprio qui a Manhattan. Vorrei provare anche io questa esperienza. Sapete, vedere la New Year's Eve Ball scendere su Time Square, lo spettacolo pirotecnico... - strinse le spalle - ...questo genere di cose. Mi hanno sempre detto che se mai avessi avuto l'opportunità di passare qui il periodo delle feste queste sarebbero state le cose che avrei dovuto assolutamente fare, e io in effetti ancora non ho visto granché di New York, solo Central Park e la 5th avenue, in realtà.- disse tutto d'un fiato. Rose le sorrise raggiante, aveva un'alleata.
-é un ottima idea! Così potremmo unirci ai ragazzi e festeggiare tutti insieme!- esclamò entusiasta.
-Avremmo potuto farlo anche al caldo in un locale alla moda! Andare a Time Square è roba da turisti.- borbottò Jaquie che continuava a tenersi aggrappata con le unghie e con i denti alla sua idea iniziale solo per testardaggine.
-Nè Jace, nè Seth e Jem verrebbero in uno dei locali che frequenti tu. Ogni tanto dimentichi che non hanno le nostre possibilità.- la rimproverò Daphne - L'idea di Hannie è ottima invece, e accontenta tutti. Rose, potresti concederle dello champagne, almeno? Okay, forse sarebbe meglio quello analcolico, almeno in pubblico! - Jaquie grugnì scontenta. - Ne potremmo berne un sorso allo scoccare della mezzanotte, non sarebbe bello? E nessuno finirebbe per ubriacarsi. - Rose dovette cedere su quel punto e anche Jaquie annuì, nonostante continuasse a mostrarsi affatto felice di quella scelta.
- Così festeggeremo anche il compleanno di Jace, anche se in anticipo di qualche giorno.- Aggiunse Hannah.
E così fu deciso, nonostante le lamentele di Jaquie. Il Trio incaricò Hannah di avvertire Jace, che a sua volta avrebbe dovuto avvertire i gemelli. Rose propose di invitare anche Ted, e così fece. Deciso qualche altro piccolo particolare le ragazze decisero di andarsene, e quando Hannah le accompagnò alla porta, Jaquie sembrò cambiare repentinamente umore, passando dalla delusione all'euforia pura.
-Oh, stavo per dimenticarmene! Indovina cosa sono riuscita a trovarti? Una cosa che renderà molto felice una persona di nostra conoscenza...- dalla borsa estrasse una anonima busta bianca, agitandogliela davanti al volto. - é stata una faticaccia anche per mio padre trovarli, ma quando hai le conoscenze giuste voli lontano!- esclamò agitando veloce le braccia in aria come fossero le ali di un colibrì.
-Non ci credo... Sono proprio...?- mormorò Hannah, allungando la mano verso la busta. La prese delicatamente tra le dita come se contenesse un tesoro inestimabile. - Grazie, grazie e ancora grazie! Non so davvero come ringraziarti come meriti.-
-Particolari piccanti mia cara, tanti particolari piccanti. Voglio essere sommersa da rivelazioni scioccanti su te e Jace. E promettimi di darci dentro con lui.- le mise una mano sulla spalla, e strizzandole un occhio aggiunse. - Con la lingua, mi raccomando.- annuendo con aria significativa.
Hannah scosse il capo, sforzandosi di riderci sopra, ma non si azzardò a prometterle nulla.
Quando più tardi Hannah chiamò Jace e gli riferì dei loro progetti per l'ultimo dell'anno, il ragazzo sembrò entusiasta.
-é una grande idea, e anche Jem e Seth ne saranno felicissimi! Di solito passiamo il Capodanno a giocare con i videogiochi! Nessuno di noi è mai stato a Time Square la notte di capodanno, ci crederesti?-
-Ci credo! Jaquie dice che voi newyorchesi non fate cose del genere.- replicò Hannah, che seduta alla scrivania fu presa dall'inspiegabile bisogno di avere davanti a sé un foglio bianco e una matita in mano. Aprì l'album che Jace le aveva donato, prese una matita dal porta penne lì accanto e cominciò ad abbozzare qualcosa di ancora indefinibile.
-Per una volta Jaquie ha ragione! Ma sarà forte far finta di essere dei turisti nella propria città! Magari Jem si annoierà, ma Seth farà i salti di gioia. Credo che tra lui e Rose le acque abbiano cominciato a smuoversi.- disse il ragazzo con tono allusivo.
-Tu dici? Rosie non mi ha mai accennato nulla, non davanti a me. Inoltre ha invitato anche Ted. Non so, non capisco. Lei mi ha... Cioè, credevo a lei piacesse Seth. - Hannah si sentì confusa e messa in disparte, ma voleva bene a Rose, e se lei aveva deciso di tenere per sé qualunque cosa fosse successa tra loro o qualunque cosa avesse intenzione di fare, doveva avere le sue buone ragioni.
-Ahi... No buono...- mormorò Jace. - Per una volta non capisco neppure io, ma Rose è una con la testa sulle spalle, non farà nulla di male. Ne sono sicuro. E non preoccuparti, Rosie è assurdamente riservata, quindi non te la prendere se non te ne ha parlato. Neppure Seth l'ha fatto con me, ma siccome parla di lei molto più del solito, e credimi è diventato insopportabile, deve essere successo qualcosa per forza. - la rassicurò, come se riuscisse a intuirne i pensieri. Lo sentì ridere all'altro capo del telefono, e la sua risata riuscì come sempre a risollevarla.
-Non sono preoccupata, stai sereno. - replicò, seguitando a tracciare sul foglio il profilo di quelli che cominciavano a somigliare a dei grattacieli.
-Lo sono, lo sono!- Hannah intuì dal tono che il ragazzo le sorrideva, anche se lei non poteva vederlo, e fu istintivo sorridere di rimando, anche se lui allo stesso modo non poteva vedere lei. Improvvisamente si fece silenzioso, tanto che Hannah temette fosse caduta la linea. Poi Jace si schiarì la voce e riprese a parlare come nulla fosse, come se quel breve silenzio non fosse stato in qualche modo carico di nervosismo.
-Sai una cosa buffa? Quando mi hanno detto che avrei dovuto farti da tutor, ho cominciato a buttar giù un bel programmino che avrebbe dovuto aiutarti nello studio. Fatica sprecata, Lei non ha bisogno di aiuto, mi dicono che i Suoi voti sono eccellenti, signorina! In effetti non capisco perché tu risulti ancora iscritta al programma di tutoraggio. Ecco, sto perdendo il filo del discorso!- e Hannah con lui. Era arrossita ai suoi complimenti, compiaciuta da quella punta di orgoglio che aveva sentito nella sua voce. - Comunque sia, avevo incluso nel mio fantastico programma di studio anche parecchie visite a musei e mostre. è un vero peccato che non si sia riusciti a visitarne neppure uno, non credi?- c'era qualcosa in sospeso nell'aria, ma Hannah non sapeva cosa. C'erano vibrazioni che non riusciva a captare.
-Hai ragione, sai?- ammise, un po' confusa dalla parlantina di lui, che pareva volerla convincere a fare qualcosa, e ancora non aveva chiaro cosa, stordendola di parole così che non riuscisse a rifiutare. - è strano, era una delle prime cose che mi sono ripromessa di fare una volta arrivata a New York, ma poi non c'è stata mai l'occasione.- asserì la ragazza. Grattacieli appena abbozzati sul foglio sembravano fare da sfondo, ma a cosa? C'era un vuoto al centro del foglio che chiedeva d'essere riempito. Cominciò a tracciare una sagoma. Alta, spalle larghe, collo non troppo muscoloso, così come le braccia. Capelli arruffati... Perché lo stava disegnando ancora?
-L'occasione, dici? Potrebbe essere il prossimo week end, che ne pensi? Potremmo prenderci un intera giornata per visitare il MET, pranzare a Central Park e poi riprendere la visita del museo. O Saltare il pranzo. O pranzare e non visitare il MET. Insomma, come preferisci! Cioè, io non ho niente da fare, e se anche tu non hai niente da fare potremmo fare qualcosa insieme! O non fare niente insieme! - la voce di Jace cominciò a tradire una certa tensione che Hannah non poté spiegarsi.
-Il MET? Mi sembra un ottima idea. Domenica prossima, pranzo a Central Park, fare qualcosa insieme, va bene?- chiese, indugiando sulla figura appena tracciata sul foglio. Anche se di spalle era sempre lui.
-Perfetto!- sentì un certo vociare indistinto e Jace rispondere - Sì, sì, arrivo! Scusa Hannie, mamma è appena tornata e ha bisogno di una mano con la spesa. Ti mando un messaggio, o una email, o un fax... Magari un piccione viaggiatore... Insomma, ci sentiamo presto! Ti voglio bene! Ciao!- e terminò la chiamata, lasciandole appena il tempo di salutarlo.


Lui.
-Finalmente le hai chiesto un appuntamento! Era ora!- esclamò Jem, era la sua voce quella che Hannah aveva sentito, non appena Jace terminò la chiamata. Invitò poco garbatamente l'amico a tagliare corto e a tornare a giocare con lui con l'ultimo picchiaduro che i suoi genitori gli avevano regalato per il Natale. A Jace era dispiaciuto di dover mentire ad Hannah, ma non gli andava che sapesse che mentre loro parlavano Jem gli stava alle costole, concentratissimo a carpire ogni minima sfumatura del tono della voce o della sua espressione e ad analizzare ogni sua parola. Poi se le avesse detto che non si trovava in casa avrebbe di certo insistito perché si sentissero in un altro momento, e lui non voleva interrompere la telefonata, non prima di averle detto ciò che doveva.
-Non è un appuntamento!- ribatté Jace, tornando a sdraiarsi sul letto di Jem e afferrando il joypad che aveva abbandonato senza rimpianto non appena il suo cellulare aveva cominciato a vibrare nella sua tasca. Era conscio di stare mentendo spudoratamente, ma non poteva farci nulla.
-Sarete soli?- chiese l'altro, riprendendo a riempire virtualmente di botte il ragazzo.
-Sì.- replicò Jace,cercando di non farsi strapazzare troppo. Non riusciva a concentrarsi su quel dannato gioco e Jem se ne approfittava senza alcun rimorso. - Ma che c'entra? Due persone non possono vedersi da soli senza che diventi un appuntamento?-
-Andrai a prenderla a casa?- Jem rispose con un altra domanda, ignorando le sue obbiezioni.
-Sì.- rispose nuovamente il ragazzo.- Si chiama galanteria. So che per te è un concetto astratto.-
-La porterai in un posto che le piacerà sicuramente ma dove tu ti annoierai di sicuro?- proseguì Jem, ignorando i suoi commenti.
-Vogliamo giocare seriamente o mi stai sottoponendo a un sondaggio? Comunque sì, cioè no, il MET è un museo fantastico, non è che avrò l'occasione di annoiarmi, e poi con Hannah non mi annoierei comunque.- sorrise senza rendersene conto.
-Ma ti senti? " E poi con Hannah non mi annoierei comunque!" E quel sorriso! É il sorriso che Seth si stampa in faccia ogni volta che nomina Rose. Fai paura!- gli fece il verso e gli rivolse un'occhiata sconvolta e vagamente preoccupata. - Il MET non è proprio il tuo genere, quindi la risposta è sì a prescindere.- sentenziò il ragazzo prima di dare, sempre virtualmente, il colpo di grazia a Jace.
-Dannazione!- esclamò il ragazzo, sospirando e abbandonando sul pavimento il joypad. Si girò di schiena, le braccia incrociate sotto il capo a sostenerlo mentre fissava il soffitto candido della camera di Jem.
-Lo sai che sono un genio con questi cosi!- disse il vincitore mentre agitava il controller come fosse un trofeo.- E visto che hai perso, devi rispondere all'ultima terribile domanda.-
-Okay spara.- Jace ormai si era arreso ed era pronto a sopportare qualsiasi cosa fosse uscita dalla bocca di Jem, e di solito non era mai nulla di buono.
-Hai intenzione di prenderla per mano? E soprattutto, hai intenzione di baciarla durante il vostro "non appuntamento"? E intendo baciarla sul serio, non quei bacetti da femminuccia che le dai tu! Dico un bacio vero, con la lingua! Metri di lingua!- chiese a brucia pelo. Jace non apprezzo affatto la dovizia di particolari.
-Non ho intenzione di fare niente del genere!- saltò su a sedere, punto sul vivo.
-Però vorresti, ed è questo che fa la differenza. Lei ti piace, e quindi è un appuntamento. - Jace non poté negare che avrebbe voluto davvero smettere di consumare la fronte di Hannah a furia di posarvici dei dolci e casti bacetti e passare a qualcosa di più fisico.
-La tua logica è davvero contorta ma... Cazzo, le ho davvero chiesto un appuntamento.- sbottò, preso da un momento di disperazione, portandosi entrambe le mani al volto. - Ma come mi è saltato in mente?- poi rivolgendosi all'amico - Credi se ne sia accorta?- Fu colto da puro terrore.
-No, figurati penserà sia un'innocente scampagnata!- replicò sarcastico. - Jace a volte fai proprio delle domande cretine! Di certo ci sarà arrivata da sola e se così non fosse, ci penserà il Trio a illuminarla.-
Jace vide concretizzarsi i suoi timori, tutti, uno per uno li vide passagli davanti agli occhi come una sorta di premonizione. Certo che il Trio l'avrebbe illuminata, e tanto da accecarla. Avrebbe dovuto dire addio a quella che sperava fosse una bella giornata priva della tensione che negli ultimi giorni aveva caratterizzato la loro relazione-non-relazione. Dopo la vigilia di Natale non sapeva più come definirla.
L'unica cosa che desiderava era stare con Hannah e grazie a lei scacciare via persino il ricordo di tutti i pensieri che nell'ultimo periodo gli avevano addirittura tolto il sonno. Il ragazzo si alzò di scatto. - Vado a parlare con Seth.- disse uscendo dalla stanza celermente, non abbastanza perché non potesse sentisse Jem ridergli dietro dicendo: - Va bene, sentimentalone, vai a chiedere consiglio al Dottor Stranamore! Poi non lamentarti se sarà un fiasco totale!-


Lei.
I pochi giorni che li separavano dal capodanno passarono in fretta per le quattro ragazze, prese com'erano dai preparativi. Ognuna di loro propose delle idee e si adoperò in ogni modo possibile, e allo stesso modo ognuna di loro fu chiamata ad esprimere la propria opinione su ogni più piccolo dettaglio.
Infine la serata fu programmata in tutti i dettagli, neppure il più piccolo, insignificante particolare fu lasciato al caso. Il Trio cercò soprattutto di creare la serata perfetta per Hannah: volevano si sentisse a suo agio, che si godesse l'aria festosa del Capodanno senza prenderla troppo sul serio. Desideravano per lei una serata allegra ma piuttosto rilassante, in cui si sarebbe potuta divertire a fare la turista, quel che avrebbe dovuto fare al suo arrivo nella Grande Mela, ma che non aveva fatto.
Daphne non l'avrebbe mai ammesso davanti a Jaquie, ma la proposta di Hannah era stata per lei come manna dal cielo. Detestava l'idea di dover passare l'intera serata in un locale “alternativo” ad ascoltare musica orrenda e a vedere la sua ragazza scolarsi un drink dopo l'altro. Rose non era l'unica a essere rimasta segnata dal precedente Capodanno.
Poche cose rimangono impresse nella mente come l'immagine della tua ragazza che vomita sulle tue scarpe nuove.
Il programma, in breve, era questo: uscire nel tardo pomeriggio, fare un giro alla pista di pattinaggio davanti al Rockfeller Center, mettere qualcosa nello stomaco e poi correre a Time Square.
Hannah e Rose si incontrarono davanti al grattacielo in cui abitava Jaquie. Con un tale tempismo che, se si fossero date appuntamento, non sarebbero potute essere più precise e puntuali.
Avevano convenuto di comune accordi di partire da casa di Jaquie, più vicina al Rockfeller Center.
Il portiere, riconoscendo Rose, aprì loro la porta in vetro intarsiato in stile Art Nouveau, che strideva terribilmente con l'architettura moderna e alquanto impersonale dell'edificio. Ritrovarono lo stesso stile all'interno, nelle porte dell'ascensore e in quelle degli appartamenti. Quello in cui Jaquie abitava si trovava al trentaseiesimo piano. Era un loft, o così sembrò ad Hannah, per gli spazi ampi di cui disponeva e che dovevano essere molto luminosi alla luce del giorno.
Quando la rossa andò ad aprirgli la porta, era ancora in accappatoio, e indossava degli enormi bigodini.
-Ciao! Certo che siete proprio puntuali!- disse, in tono di rimprovero. - Così sembrerò in ritardo!- esclamò imbronciandosi, mentre si scostava dall'ingresso e faceva cenno alle amiche di entrare.
-Ma tu sei in ritardo!- esclamò Daphne, che le raggiungeva scendendo velocemente una breve rampa di scale che pareva portasse a un soppalco dove probabilmente era situata la zona notte. - Quindi torna di sopra e finisci di prepararti, di corsa!- il suo tono non ammetteva repliche. Borbottando la ragazza obbedì. -Fate come se foste a casa vostra! Rose sai dove si trova il frigorifero e i bicchieri, fai gli onori di casa.- disse loro l'altra, prima di raggiungerla.
Hannah prese a guardarsi intorno con grande interesse. Era incuriosita dal bizzarro arredamento: il mobilio era di colori sgargianti e forme asimmetriche, tanto che non avrebbe saputo dire con certezza se si trattassero davvero di mobili o se non fossero invece pezzi d'arte moderna di qualità scadente.
-Dammi pure in cappotto.- disse Rose. Fu ancora più stupita quando si voltò e vide dove l'amica aveva appeso le sue cose. Accanto all'ingresso una fila di rastrelli colorati faceva mostra di sé.
-Quelli sono appendiabiti?- chiese incredula.
-Sì. E a dire il vero sono l'unica cosa davvero carina in questo posto. É pieno di cianfrusaglie!- commentò accompagnando le parole con un ampio gesto della mano come a mostrarle l'intera sala e uno scuotere del capo. Hannah non poté far altro che annuire. Si sbottono il cappotto, sfilò la sciarpa e appese tutto a uno dei rastrelli, insieme alla propria borsa.
Non poteva fare a meno però di continuare a guardarsi intorno. Per quanto tutto l'insieme potesse essere pacchiano e privo di armonia, era per lei intrigante. Riusciva a catturarne l'attenzione, non solo con le forme bizzarre e i colori accesi, ma piuttosto si chiedeva quale fosse il loro significato intrinseco per chi aveva disegnato e creato quegli oggetti, il cui valore, in termini artistici, era ridicolo.
Notando il suo interesse Rose si offrì di farle fare un giro per l'enorme open space che doveva avere funzione di salotto, cucina, e studio tutto in uno, anche se dubitava la proprietaria avesse mai utilizzato la lustra cucina sul lato opposto dell'appartamento.
-Sembra davvero di trovarsi da un rigattiere.- commentò Hannah con un fil di voce, fermandosi al centro della parte di spazio adibita a salotto, ingombro di sculture composte perlopiù da rifiuti assemblati in modo che sarebbe dovuto essere in qualche modo artistico e poi colorati con vernice spray di scarsa qualità. Opere astratte appese alle pareti, insieme a riproduzioni di Opere di Warhol, completavano l'arredamento quanto mai sconclusionato.
- Jaquie ha tante qualità, ma non ha alcun gusto per l'arte.- replicò Rose, fermandosi davanti ad una riproduzione di “Barattolo di Zuppa Campbell”. - Compra queste... Cose indescrivibili per altri motivi.- sospirò, facendole segno di sedersi su quella che le era sembrata inizialmente una scultura mentre invece era una strana e scomoda poltroncina a forma di tronco di cono rovesciato, con una piccola spalliera quadrata. Sedette anche lei, e dopo aver preso un profondo respiro, come se stesse per comunicarle una verità inconfessabile, riprese. - Forse ti sei accorta che questo non è esattamente il luogo dove vivrebbe una famiglia. In realtà...- esitò per un momento. - Jaquie vive da sola, da un anno ormai. Lei e suo padre non sono stati molto in sintonia di recente. Sai per...- esitò ancora, roteando gli occhi e le mani, come avesse una parola sulla punta della lingua che proprio non voleva venir fuori.
-Perché sono lesbica. Non è una bestemmia, Rose. E poi Hannie prima o poi avrebbe dovuto scoprire che papino caro mi paga per stargli fuori dai piedi.- Hannah si voltò e arrossì. Si sentì colpevole nonostante non avesse fatto nulla perché quell'argomento in particolare trapelasse.
Tra tutte, Jaquie era quella che più sentiva distante e diversa da sè. Era una sorpresa scoprire di avere qualcosa che in qualche modo le accomunasse. Purtroppo non era nulla di cui potevano vantarsi o almeno rallegrarsi.
-Rose ha fatto bene a dirtelo. Sta tranquilla.- le fece un occhiolino, cercando di stemperarne l'imbarazzo, ma Hannah non si sentì affatto sollevata. Ma quando la guardò con più attenzione, dimenticò repentinamente l'imbarazzo: Jaquie era bellissima. I suoi capelli rossi splendevano ed erano acconciati in grossi boccoli che le ricadevano sulle spalle. Il trucco poi, era perfetto: risaltava il suo sguardo fiero e le rendeva le labbra carnose come non mai.
-Oh... Stai benissimo.- riuscì a dire solamente. Si sentì terribilmente sciatta. Nessuna di loro indossava nulla di particolare. Avevano deciso di comune accordo di scegliere un abbigliamento comodo, ma Jaquie sembrava risplendere e risaltare tra loro anche se indossava solo dei jeans e un lupetto nero a collo alto. Tra lei e Daphne non avrebbe saputo dire chi era più bella quella sera.
I ragazzi arrivarono poco dopo, tradizionalmente in ritardo, per rendere onore alla festività e non perdere l'abitudine. Avevano incontrato Ted un paio di isolati prima di arrivare lì, e dall'espressione infelice di Seth, non tutti erano entusiasti si fosse unito al gruppo.
Non appena arrivato, Jace si precipitò a salutare Hannah, stringendola in un forte abbraccio.
-Scusa il ritardo... Ormai mi conosci!- le disse, regalandole uno dei suoi sorrisi speciali.
-E dubito di volerti cambiare.- gli rispose timidamente. Jace la lasciò libera il tempo necessario perché Hannah salutasse i gemelli e Ted, prima di magnetizzare tutta la sua attenzione su di sé soltanto. E fu tanto bravo nel farlo che la ragazza non si accorse che alle davanti a lei Ted e Seth si lanciavano sguardi carichi di tensione.
Mentre si incamminavano lungo la 5th Avenue Hannah si chiese se gruppo più eterogeneo e chiassoso avesse mai calcato quel marciapiede. C'era però chi ancora si ostinava a farsi scudo con il proprio silenzio. Hannah e Jace guidavano la comitiva, e quando la ragazza si voltò indietro, ad assicurarsi che fossero ancora tutti insieme, vide che Rose, incastrata tra Seth, taciturno più del solito, e Ted, che non smetteva di parlare neppure per riprendere fiato, era appena dietro loro, e Jaquie e Daphne erano alle loro spalle con Jem tra di loro, che teneva un braccio sulla spalla di ognuna delle ragazze e si proclamava l'uomo più fortunato della terra.
In effetti, non erano pochi gli uomini che si voltavano al loro passaggio, fissando il bel biondino con cocente invidia. Le ragazze portavano ognuna una grossa busta, cosa ci fosse dentro, ai ragazzi non era dato saperlo.
Quando raggiunsero il Rockfeller Center, la pista era affollata di gente, ma questo non bastò certo a scoraggiarli, anche se qualcuno diede forfait e preferì restare a bordo pista ad osservare gli altri scivolare sul ghiaccio con grazia o concedersi scivolate epocali che facevano scoppiare a ridere l'intera comitiva. Anche Hannah fu sul punto di fare un bel capitombolo. Aveva un buon equilibrio, ma essendo la sua prima volta su una pista era molto goffa.


Lui.
Fu con estremo piacere che Jace si prese il compito di assicurarsi che Hannah tornasse a casa senza neppure un graffio. Ed era un compito molto piacevole, e una valida scusa per continuare a tenerle la mano, e stringerla quando sembrava stesse per piombare a terra.- Oggi sono il tuo bodyguard!- le disse ridendo.
-Speriamo finisca come nel film, allora! Peccato tu non abbia il fascino di Kevin Costner!- gli urlò dietro Daphne, facendo ridere parecchi sconosciuti, che si voltarono in loro direzione al sentire il loro schiamazzare. Jace le fece una boccaccia e cercò di dimenticare le sue parole. Lui l'aveva visto quel film. Sapeva dove voleva andare a parare, anche se doveva ammettere che replicarne la scena madre sarebbe stato dannatamente scenografico.
Daphne era davvero brava, ma pattinava da sola. Jaquie aveva deciso di starsene in disparte, seguita a ruota da Jem, con cui sembrava aver cominciato una interessante conversazione, dato che i due avevano perso alcun interesse nei confronti degli aspiranti pattinatori.
Pian piano Jace cercò di far allontanare Hannah dal bordo pista, e quando la ragazza se ne accorse, si aggrappò al suo braccio, terrorizzata.
-Tranquilla, ci sono io. E poi non vedi? Sono tutti accalcati qui, non riusciremmo a pattinare in pace se non ci allontanassimo.- rispose, voltandosi a guardarla. Si fermarono qualche metro più in là. - Visto? Non siano così lontani. Ora, prova a far scivolare i piedi l'uno dietro l'altro, non provare a camminare. Mi raccomando.- la ragazza annuì e cercò di staccarsi dal braccio di lui, che seguitava a stringerle una mano. Fece qualche piccolo passo incerto, ma per lei dovettero essere una grande soddisfazione, perché si voltò a sorridergli raggiante.
-Visto? Non è difficile!- Jace la tirò un poco facendola spostare ancora un poco verso il centro della pista.
-Questo lo dici tu, che sei molto più bravo di me!- esclamò lei, con il fiatone. - Vieni qui spesso?- gli chiese. Il suo stesso respiro si condensava in una nuvoletta di vapore appena fuori dalle sue labbra. Le sue labbra. Per un momento Jace si perse nella contemplazione di quel particolare del volto che tra tutti riteneva il più bello e interessante.
-No. Mia madre mi ci portava spesso quando ero piccolo. Non potevamo permetterci grandi festeggiamenti e non c'erano soldi per attività extra-scolastiche, e così venivamo qui. Poi ho cominciato a venirci con gli amici, sempre più di rado, fino a smettere completamente.-
-é un vero peccato.- Hannah si fermò improvvisamente. Arrossendo lo fissò in volto. - Visto che è imbarazzantemente ovvio quanto io abbia bisogno di fare pratica...- abbassò lo sguardo. Jace la trovò adorabile, con le sue belle guance e il nasino arrossati.-... potremmo tornarci insieme, di tanto in tanto. - sembrò voler dare un tono quasi indifferente alle sue parole, anche se lui sapeva quanto sforzo dovevano costarle. Era, comunque, un occasione troppo ghiotta perché se la lasciasse sfuggire.
-Sicuro! Ogni volta che vorrai!- rispose. Nonostante il rumore la sentì sospirare di sollievo.
Perse il conto del tempo in cui tutti loro stettero lì a pattinare, a ridere insieme in perfetta armonia, dimentico di tutto ciò che fuori dai confini di quella pista lo attanagliava. Fu solo un ora, ma per uno strano paradosso gli parve fosse durata insieme un solo attimo e un eternità intera. Quando dovettero allontanarsene fu come lasciare un luogo sicuro per avventurarsi nella selva oscura che era il resto del mondo. Per avere il coraggio di fare questo, aveva bisogno di un sostegno: non lasciò più la mano di Hannah finché non furono arrivati davanti al piccolo ristorantino italiano doveva avevano prenotato un tavolo. Perché Hannah era un porto sicuro nel suo mondo in tempesta, senza sapere quanto agitato fosse anche il mare in cui lei navigava.
La cena fu consumata celermente, ma fu molto gradita. Il locale era di poche pretese, ma il cibo era ottimo e l'atmosfera quasi casalinga. Non c'erano molti altri clienti oltre loro, quindi vennero serviti con alacrità e più cortesia di quanto aspettassero. Quando chiesero il conto la proprietaria, vedendo tanti ragazzi giovani, fece loro un grande sconto, senza immaginare che alcuni di loro avrebbero potuto comprare l'intero locale senza batter ciglio. Il gesto però fu molto apprezzato, soprattutto i ragazzi non riuscivano a smettere di ringraziarla. Quando finalmente furono fuori dal locale, Jace si ancorò alla mano di Hannah e si disse che, per quella sera, non se ne sarebbe più staccato. E non lo fece neppure quando presero un taxi insieme a Jem, diretti nei dintorni di Time Square. Camminare fin lì a stomaco pieno non era neppure immaginabile.


Lei.
La zona era totalmente transennata e vietata al traffico, quindi il tassista li fece scendere parecchi isolati prima. Attesero l'arrivo degli altri, divisi in altri due taxi, che li scaricarono a poca distanza da loro, e una volta riuniti ripresero a camminare verso Time Square.
Quando furono là, Hannah sbarrò gli occhi dallo stupore. Nessuna foto poteva rendere lo splendore folgorante delle insegne sui grattacieli, l'effetto policromatico di tutte quelle lucine, né l'atmosfera caotica che sentiva di poter letteralmente respirare. Aprì la bocca ma non riuscì a produrre alcun suono. Tutto era così mastodontico da lasciarla senza fiato.
-Sì, è sempre così la prima volta!- disse Jem, dandole una piccola pacca sulla spalla, ridendo della sua espressione stupita.
Il luogo era già gremito di gente, più di quanta Hannah ne avesse mai vista tutta insieme, quindi si dovettero accontentare di osservare lo spettacolo allestito da un gruppo di acrobati da lontano, e neppure i maxi schermi poterono aiutarli. Capirono molto poco delle loro mirabolanti e complesse acrobazie. In compenso poterono godere dello spettacolo pirotecnico senza alcuno eccessivo sforzo, se non un debole torcicollo per l'aver passato troppo tempo con il naso per aria, a osservare quelle splendide esplosioni di colore così artisticamente coreografate. Ma il clou della serata fu il conto alla rovescia.
Quando le luci della New Year's Eve Ball si accesero, le ragazze tirarono fuori dalle loro buste una quantità di cappellini, trombette e buste di coriandoli da far pensare fossero stati catapultati direttamente nel pieno del carnevale. Hannah trovava estremamente imbarazzante dover indossare un cappellino di carta con in cima un pon pon di fili argentei, invece i ragazzi furono entusiasti della sorpresa e ridendo e prendendosi in giro a vicenda indossarono i loro cappellini, uno più ridicolo dell'altro e suonarono le trombette con tanto vigore che cominciò a crearsi il vuoto intorno a loro.
All'inizio del conto alla rovescia poi, cominciò il finimondo: i coriandoli parevano arrivare da ogni direzione, il rumore delle trombette sembrava stare per perforarle un timpano ma non avrebbe scambiato il suo posto con quello di nessun altro al mondo. Jace la strinse forte a sé quando contarono ad alta voce quattro...
3...
2...
1...
La folla esplose in un boato quasi assordante. Era impossibile capire cosa i ragazzi stessero urlandosi l'un l'altro mentre si abbracciavano e si davano delle forti spallate, che la ragazza interpretò come un gesto di grande affetto, almeno per Jem e Seth. Hannah non fu mai certa di aver riconosciuto chi continuava ad abbracciarla, a baciarle le gote e a farla saltellare sul posto come una pazza: era Daphne o Rose? O forse erano entrambe! L'euforia era tale che parevano tutti ugualmente ubriachi, anche se non avevano bevuto un solo goccio d'alcol. Improvvisamente si sentì tirare via dalle braccia delle ragazze e stringere da due robuste braccia che la sollevarono da terra e le fecero compiere un'ampia piroetta in aria, e questa volta fu sicura di chi si trattasse. Si strinse a Jace, mentre le diceva:- Buon anno, tesoro! Esprimi un desiderio!-
-Ma non è il mio compleanno!- fu costretta a urlare di rimando, mentre ridendo posava nuovamente i piedi a terra.
-E tu esprimilo lo stesso!- rispose Jace, stringendosela ancora al petto e ondeggiando al ritmo della musica che riuscivano a stento a sentire. Improvvisamente un grido sembrò rompere l'idillio.
-Oh.Mio.Dio!- Urlò Jaquie, una bottiglia di champagne analcolico in una mano e una pila di bicchieri di plastica nell'altra. I due si voltarono di scatto e ciò che videro fu la cosa più sconvolgente e incredibile che entrambi avessero visto in tutta la serata: Seth teneva Rose per le spalle e premeva le sue labbra su quelle della ragazza, che ricambiava il suo bacio. Ci fu un momento di silenzio, e quando i due si separarono l'intero gruppo (o quasi) esplose in urla di gioia. Quella notte fu come se la mezzanotte fosse scoccata due volte.
Hannah si strinse a Jace. Le aveva detto di esprimere un desiderio, ma lei non l'avrebbe fatto. Sentì di possedere già tutto ciò di cui aveva bisogno, ed era tutto lì, accanto e intorno a lei.
Improvvisamente però si ricordò di qualcosa di importante. Si staccò da Jace così improvvisamente che il ragazzo si voltò a guardarla preoccupato. Hannah cominciò a frugare nella sua borsa. Non riusciva a trovarlo. Non poteva averlo dimenticato, perché era sicura di averlo messo in borsa prima di uscire. E se nell'euforia del momento l'avesse perso? Fu presa dal panico. Prese a frugare con ancor più energia all'interno della borsa finché non sentì tra tra le dita la rassicurante ruvidità di un lembo di carta.
-Tieni! Il mio regalo di Natale, in ritardo, e di compleanno, in anticipo!- esclamò, tendendogli la busta bianca e anonima. Jace corrugò la fronte. Prese la busta ma non sembrò capire granché. La sua espressione poi mutò.
-Ma no... Non dovevi... Neppure io ti ho preso nulla...- parve così mortificato che Hannah si pentì quasi del suo gesto. Forse era stata troppo avventata?
-La cioccolata speciale di tua madre è stato il regalo più bello che mi abbiano mai fatto.- lo rassicurò. Il ragazzo le sorrise di rimando, anche se mestamente. Quando aprì la busta improvvisamente il suo volto divenne pallido e inespressivo. La mano gli tremò quando ne estrasse tre biglietti.
-Oh.Mio.Dio!- urlò con tanta forza che Jaquie quasi si strozzò con il suo champagne analcolico e si voltò verso Rose e Seth, credendo si stesse perdendo un altro bacio. - Oh.Mio.Dio! Mi hai regalato i biglietti per l'NBA All-Stars? Ma sono veri?- se li rigirò tra le mani, come se non riuscisse a credere di stare stringendoli davvero tra le dita. - Oh...Mio...Dio... Ma tu non ti rendi conto!- si passo una mano tra i capelli. Era sconvolto. - Tu non hai idea di cosa siano questi! Ma sai quanto valgono? Sono introvabili! Ma come hai fatto? E sono tre! Tre! Capisci?- continuava ad agitare i biglietti davanti al suo volto.
-Ehm... Sono... Biglietti per delle partite di basket, sì?- chiese frastornata da un entusiasmo tanto esplosivo. Jace cominciava a spaventarla. - Sì, ma... Beh, ho pensato che avresti preferito andarci in compagnia, così ho preso dei biglietti anche per Jem e Se...- Jace la strinse con tale forza che rischiò di incrinarle qualche costola.
- Queste non sono partite di basket! Queste sono LE partite di basket!- poi corse verso i gemelli, saltando alle spalle di Seth e urlando a squarciagola – Andiamo a vedere l'NBA All-Stars! Oh mio Dio! Ci andiamo! Ci andiamo! -
Seguirono scene di delirante giubilo in cui quelli che dovevano essere degli uomini duri e virili cominciarono ad abbracciarsi con crescente commozione e Hannah fu quasi cerca di vedere Jem asciugarsi una lacrima di felicità. Jaquie non perse mai occasione di ricordargli di quell'unica lacrimuccia, e il ragazzo continuò sempre a negare d'aver mai pianto in vita sua.




L'angolo dell'autrice: 

Salve a tutti! Rieccomi con un nuovo capitolo! :-)
Spero sia di vostro gradimento.
Anyway, forse non molti sanno che ho cominciato a pubblicare un altra storia, SummerLoving .
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate.
Vi prego inoltre di andare a leggere il mio blog (banner qui sotto), visto che ho deciso di ringraziare voi lettori li, di volta in volta, vista l'impossibilità di ringraziarvi uno ad uno come vorrei. 
Grazie a tutti voi, davvero, mi date una grandissima gioia. :-)






  
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