Quel
santissimo sabato non ebbi bisogno della sveglia per aprire gli occhi; dire di
aver passato la notte -non in bianco, peggio- in trasparente, sarebbe stato un eufemismo.
Sbadigliai
appena, giusto per auto-convincermi di aver appena trascorso interminabili ore
di sonno rilassante, poi strisciai giù dal letto e mi chiusi in bagno.
Il
mio orologio segnava le sei in punto del mattino.
Ero
ufficialmente in guerra.
* * *
Mary
bussò alla porta del bagno: sembrava un bufalo intenzionato a radere al
suolo quella sacrosanta lastra di legno.
- Che
vuoi?-
-
Lily, esci, sono le nove e mezza, dobbiamo decidere come ti vestirai-
- Non
capisco perchè il soggetto sia "noi", Mary-
-
Perchè lo sceglieremo insieme, Lily cara. Non crederai mica che io e le
altre ti lasceremo in balia dei tuoi anomali gusti, vero?- ridacchiò da
dietro la porta, mentre io mi abbandonavo ad un gemito di terrore.
Andai
ad aprire e sgusciai in camera, con lo sguardo basso.
- Non
ci posso credere, non posso- sussurrò Emmeline.
-
Cosa?- la guardai interrogativa.
Nemmeno
io potevo crederci, qualunque cosa si riferisse.
-
Stai per uscire con Potter. Dio, io l'avevo intuito dal primo anno-
Spalancai
gli occhi, assumendo un'aria esasperata - Sono già depressa per i conti
miei, avete intenzione di ricordarmi ancora quell'inutile dettaglio?-
-
Potter sarebbe un inutile dettaglio?-
-
Certo- annuii, sicura.
O
quasi.
Poco.
Okay,
annuii e basta.
-
Lily, qual è la tua concezione di inutile dettaglio?- s'intromise Alice.
Aprii
la bocca per ribattere, ma Mary fu più veloce - Non ha una concezione di
inutile dettaglio. E' solo pazzamente innamorata di Potter, tutto qui-
Le
tirai uno spintone - Non parlare a vanvera-
-
Lily, non sai nascondere le cose. Sei come una tredicenne in calore, alle prese
coi primi amori-
Alzai
un sopracciglio, offesa - Una tredicenne? In calore? Primi amori? E' con Lily
Evans che stai parlando, McDonald-
-
Appunto. E ora sbrigati, o arriverai in ritardo- e, così dicendo,
spalancò teatralmente le ante del suo armadio e mi mostrò ogni
qualsivoglia genere di vestito.
Ero
spaventata, terrorizzata, orripilata.
Ero
finita.
Lens
afferrò una veste rosso fuoco e me la posò sotto il mento - Che
ne dite?- chiese critica.
Io,
ragionevole ed innocente, gliela strappai di mano - Sei pazza? No, dico, hai
visto i miei capelli? Vogliamo che sembri vogliosa, focosa o una peperonata?-
indicai accusatoria le mie spalle, sulle quali si adagiava una ciocca ondulata,
quasi boccolosa, vermiglia.
Lens
storse il labbro, notando il contrasto scioccante; al suo posto, Alice si fece
avanti brandendo un maglione blu shock e me lo spappolò addosso.
-
Eh?- chiese, orgogliosa della sua scelta.
-
Vuoi che sembri un segnale stradale?- lo guardai, inorridita.
- Che
cos'è un segnale stradale?-
-
Niente che ci interessi al momento- la liquidò Mary che, senza dar tempo
ad altre proposte, mi lanciò un maglione azzurro pastello e
decretò - Questo-
Lo
osservai critica, poi decisi che provarlo non sarebbe stata una cattiva idea.
-
Perfetto, ora mettiti questi jeans e sei pronta per conquistarlo- disse
sorridendo, dopo che ebbi indossato il maglioncino.
Emmeline,
Lens e Alice andarono avanti dieci minuti a snocciolarmi tutti i buoni motivi
per cui dovevo essere entusiasta d'uscire con James.
- E
poi, è figo!- concluse Marlene, decisamente convinta.
-
Figo, che esagerazione. E' normale, solo un po' più egocentrico,
megalomane e pedante della media- gracchiai, mentre tiravo su la cerniera dei
pantaloni.
-
Sì, Lily, continua a navigare nella cecità, quando aprirai gli
occhi facci un fischio- mi spinse fuori dalla stanza Mary, afferrandomi per le
spalle.
Mentre
camminava allegramente, si fermò di colpo e mi strattonò - Ti sei
depilata, vero?-
-
Perchè dovrei?-
-
Stai scherzando, vero? No, dico, sei ironica, no? Non si sa mai- disse, ammiccando con la testa.
- Potter
non vedrà neanche un centimetro delle mie gambe, oggi. E poi sarei io
quella in calore- sbuffai, allungando il passo e raggiungendo
Nella
mia tasca, la bacchetta ancora scottava dopo un Incantesimo Depilatorio ultra
intensivo.
-
Okay Lily, prendi un bel respiro e stendilo. Tu puoi farcela, non aver paura e
non balbettare. Tu sei Lily Evans, hai le palle, puoi far fuori un
insignificante James Potter con un nonnulla- mi disse Mary in un orecchio,
intravedendo un tipo alto, moro e dall'aria tronfia che se ne stava calmo e
felice appoggiato al muro, giocherellando con un boccino.
Storsi
le labbra: ma cosa m'era venuto in mente? Come avevo lontanamente pensato che
Potter mi piacesse? Come avevo potuto immaginare che fosse cambiato, o che non
m'interessassero i suoi cambiamenti, perchè oggettivamente mi piaceva?
Come avevo potuto?
La
voglia irrefrenabile di prendere quel boccino e ficcarglielo su per il naso, se
non qualche altro buco, m'invase totalmente.
Allungai
il passo, decisa a dargli una buca plateale, ma Mary mi placcò con destrezza
e mi trattenne - No, Lily, è solo un effetto
ottico. Potter non sta giocando col boccino, è la nostra
immaginazione che lavora troppo. Non buttare all'aria una simile
opportunità- disse tutto d'un fiato.
-
Opportunità? Opportunità? E' lui che dovrebbe strisciare ai miei
piedi, ringraziando il cielo che io l'abbia calcolato. Lui-
- Va
bene, va bene, ma ora vai-
- No,
ho cambiato idea, non ho intenzione di dargli una soddisfazione simile- dissi
stizzita, e voltai le spalle, tutta decisa a tornarmene in camera e recuperare
le ore di sonno perdute inutilmente.
Mary,
però, non demorse, mi afferrò un'altra volta e mi trascinò
a pochi metri dal ragazzo - Evans, vai lì e spaccagli il culo. Tu sei
superiore, e scommetto che ti divertirai anche. Se così non fosse, da
domani potrai ricominciare a umiliarlo in pubblico- mi guardò, quasi
supplichevole.
Quando
Mary si affezionava alle situazioni, s'immischiava così tanto da
sentirsi irrimediabilmente coinvolta.
Certo,
era la mia migliore amica, sul fatto che fosse coinvolta non ci pioveva.
Deglutii;
una vocina divertita, canticchiava nella mia testa qualche stupidaggine sul
fatto che fossi solo spaventata. Misi a tacere quella vocina, decretando la mia
pazzia.
-
Potter-
-
Evans-
Restammo
a guardarci un minutino, poi io mi infilai il mantello che portavo appeso al
braccio.
-
Andiamo?- proposi, impaziente.
Cioè,
non impaziente in quel senso, no. Volevo solo che tutto finisse subito.
Davvero,
lo giuro.
Davvero.
...
Recitazione, recitazione, dovevo iscrivermi a recitazione.
-
Sì-
-
Dove mi trascinerai?- chiesi, leggermente preoccupata.
- Non
so, poi si deciderà. Sirius e Mary escono, oggi?-
Come
se lui non lo sapesse.
-
Perchè me lo chiedi, Potter? Sicuramente già lo saprai, tu sai
quanti nei ha Black sulla sua superficie corporea-
- Era
per intavolare un discorso, Evans. Tieni a freno l'acidità-
- Non
posso, ho messo troppo limone nel the stamattina-
- Mi
chiamavi, avrei molto volentieri versato un chilo di zucchero nella tua tazza-
-
Potter, hai intenzione di irritarmi anche oggi?-
-
Evans, è l'unica cosa che mi riesce bene-
Andammo
avanti a battibeccare per tutto il tragitto, finché, arrivati
pressoché ad Hogsmeade, dissi - Comunque sì, Potter, usciranno.
Ma non so quando, né dove andranno-
-
Dove vuoi che vadano, scusa?-
- Non
ne ho idea, tu e i tuoi amichetti conoscete troppi posti nascosti-
- E
tu come fai a saperlo?-
-
Credi che io sia stupida? Io so tutto-
- No,
probabilmente mi avrai pedinato per anni, in preda all'amore-
-
Potter, scegli, vuoi un ceffone ora o un pugno stasera?-
-
Entrambi, Evans, se ciò implicherà che la tua dolce mano mi
toccherà-
-
Allora mi preoccuperò d'indossare i guanti- sbuffai.
Alzai
gli occhi al cielo, che era diventato nero, coperto da spesse nuvole.
- Io
dico che piove- mi lesse nel pensiero James.
-
Spero di no: odio la pioggia, e oltretutto ho dimenticato la sciarpa in camera.
Prenderò la febbre- decretai disperata; già mi vedevo in
Infermeria, devastata dalle cure intensive di Madama Chips, più morta
che viva.
Potter,
senza batter ciglio, si tolte la sciarpa che portava attorno al collo e me la
porse.
-
Che?- chiesi, non capendo.
Voleva
che indossassi la sua sciarpa? Dov'era l'inganno? Non poteva essere un gesto
senza secondi fini, assolutamente no.
Mentre
pensavo ciò, la stessa vocina che mi aveva sorpreso meno di venti minuti
prima, tornò a farsi viva, dicendo qualcosa sul fatto che fossi
preoccupata e in preda a manie di persecuzione, come una normale adolescente in
calore.
-
Niente, se vuoi una sciarpa puoi prendere la mia- rispose, continuando a
tendere la mano.
Ero
sul punto di declinare l'offerta, ma una folata di vento gelido mi
ricordò quanto mi ammalassi facilmente.
- Va
bene...- afferrai la sciarpa rossa e oro e me la legai al collo; il profumo di
Potter m'invase le narici: era buono, dolce ma non troppo.
Oddio,
stavo annusando la sciarpa di Potter.
-
Evans, che fai, mi annusi la sciarpa?-
- No,
Potter, sto solo pensando se sia il caso di soffiarmi il naso con questa o
meno- buttai lì, colta con le mani nel sacco.
Ero
diabetica, per non parlare del fatto che la mia dignità andava
frantumandosi secondo dopo secondo, mentre ogni studente di Hogwarts ci passava
accanto ridacchiando; qualcuno ebbe anche il coraggio di fermare Potter e
congratularsi.
Camminammo
in silenzio per una buona mezzora tra la folla di Hogsmeade, scansandoci appena
ci ritrovavamo appiccicati - o meglio, io mi scansavo- e spappolandoci addosso
per far passare vecchiette giganti, larghe due metri e alte cinquanta
centimetri.
-
Andiamo in un bar?- propose lui alla fine, quando ormai avevamo passato a
setaccio tutte le stradelle e stradine possibili senza trovare un posto per sederci tranquilli.
-
Sì, ma niente locali appartati e diabetici con alto tasso di
smielaggine; ho la salute cagionevole, e sono allergica al romanticismo-
- Non
lo avrei mai messo in dubbio, stai tranquilla- ridacchiò lui.
Che
aveva da ridere? Io ero più che seria.
Al
quinto anno ero uscita con un tipo di nome Noah, e mi aveva trascinata in un
posto devastante: avevo passato due ore intere seduta ad una sedia,
aspettandomi di vedere gocce di miele, a forma di cuore, scendere dalle
mattonelle del muro da un momento all'altro: fu un trauma, uno grosso.
Il
giorno dopo, vidi Noah venirmi incontro nel corridoio, mezzo terrorizzato,
dicendomi che la nostra "storia" mai iniziata, finiva lì.
Se
avessi guardato bene, avrei notato James Potter nascosto dietro una colonna.
- A
che pensi?- mi chiese Potter, curioso.
Io
riemersi dai miei ricordi scioccanti, e lo osservai un attimo: aveva i capelli
spettinati, come sempre, ma del boccino non c'era più traccia. Il
sorriso gli illuminava la faccia, sin troppo spavalda, e gli occhiali, un po'
storti sul naso, coprivano quegli occhi nocciola, allegri e...
Oddio,
lo stavo descrivendo.Oddio, lo stavo osservando. La situazione non era grave,
era persa.
-
N-niente-
-
Balbetti ancora, Evans?-
-
Potter, ti ho già detto che è un tuo problema d'intermittenza-
-
Evans, le bugie non le sai dire- ridacchiò.
- Non
mettere in risalto i miei difetti, Potter, potrei buttarmi a terra e iniziare a
piangere-
-
Sarebbe una giornata memorabile-
- Non
credi che lo sia già? Un'altra opportunità simile quando ti
ricapita?-
-
Evans, la modestia dove l'hai lasciata?- disse lui, adocchiando il locale.
- Al
castello, con la tua, stanno facendo amicizia-
-
Perchè non seguiamo il loro esempio?- chiese a bruciapelo, mentre
finalmente entrava ai Tre Manici di Scopa e si sedeva ad una sedia.
Ero
sul punto di rispondere che noi non avremmo mai potuto farlo, perchè,
come già ribadito, eravamo nati per odiarci, ma le parole mi morirono in
bocca: la verità era che quella era una grande sciocchezza.
-
Perchè è troppo difficile?- tentai, infine.
-
Potremmo provarci-
- Ma
non sarebbe divertente, Potter-
- Non
lo sarebbe, hai ragione- convenne lui, ordinando due burrobirre.
Mentre
bevevamo in silenzio - Potter lanciava occhiate oblique- un gruppo di
Serpeverde entrò nel locale; tra di loro spuntava un Piton un po'
unticcio, con l'aria molle ed annoiata.
-
Eccolo là il nostro amico- sbuffò James, scolandosi l'ultimo
residuo della burrobirra e alzandosi.
-
Dove vai?- chiesi io. Già vedevo una rissa sanguinosa, con gente che
incitava a destra e a manca.
-
Andiamo via- disse lui, prendendomi per un braccio e tirandomi.
Che
aveva intenzione di fare, scegliere per me?
-
Ehi, chi ti ha detto che io me ne voglia andare?- mi opposi, tirando dalla
parte opposta, cercando di liberarmi.
-
Lily, vieni e non fare storie- strinse più forte la presa intorno al mio
polso e mi portò fuori dal locale.
- Sei
impazzito, per caso?-
- No,
ma non ho voglia di vedere certa gente proprio oggi-
- E
per questo devi andartene come un bambino? Far finta che non esistano è
troppo difficile, vero?-
-
Certo- disse lui, e prese a camminare verso una panchina poco distante che
stranamente era libera.
Si
abbandonò sopra, passandosi una mano tra i capelli.
- Ora
penseranno che tu te ne sia andato per paura, sei proprio stupido, Potter-
-
Evans, io me ne sono andato per non attaccare briga-
-
Strano, di solito non ti fai questi problemi- buttai lì io.
- Di
solito non esco con te- rispose, senza pensarci su due volte.
Io
restai lì a guardarlo un po', poi gli dissi - Torniamo al castello?-
Lui
mi guardò allarmato; probabilmente pensò che mi stessi annoiando
o che non volessi restare ulteriormente in sua compagnia, e aprì la
bocca.
Io,
però, prima che parlasse lo anticipai - Ho un po' freddo- spiegai.
In
realtà non mi andava proprio più di restare ad Hogsmeade col
pensiero di vedermi spuntare da un momento all'altro Piton e la sua cricca, pronti
sicuramente a donarci una parolina buona.
Potter
annuì e s'alzò, avviandosi verso la strada del castello; nessuno
dei due aveva intenzione di aprire bocca, e l'unico rumore era la ghiaia che
scricchiolava sotto le suole delle nostre scarpe.
Ad un
certo punto, non ho idea di quanto tempo passò, lui parlò - Siamo
ancora in tempo per il pranzo?-
Guardai
l'orologio - E' l'una e mezza, non credo proprio-
- Gli
altri avranno già mangiato tutto- immaginò lui.
-
Già-
-
Allora non ci resta che andare nelle cucine- decise, mentre, dieci minuti dopo,
entravamo nelle mura di Hogwarts.
-
Nelle cucine?-
- Non
ti va?- chiese lui, notando il mio tono insicuro.
- Non
ho molta fame, sinceramente-
- Va
bene, allora. Ci vediamo a cena, magari- sussurrò, e fece per
allontanarsi verso
Io,
del tutto decisa ad andare in biblioteca per prendere un libro che desideravo
leggere da anni, m'incamminai dalla parte opposta.
Di
colpo, però, mi sentii trascinare per la seconda volta nella giornata;
mi voltai, trovando Potter che mi guardava tutto concentrato.
- Che
c'è?- chiesi. Poi, di colpo, ricordai di avere ancora la sua sciarpa -
Ah, hai ragione, tieni- dissi sfilandomela e porgendogliela.
Lui
la prese, ma non lasciò il mio braccio.
Veloce,
senza darmi il tempo di connettere, si avvicinò e mi baciò appena
sulle labbra.
Niente
di focoso o passionale, niente che si addicesse ai racconti che lo vedevano
protagonista, usciti dalle bocche delle ragazzi di Hogwarts.
Niente
di niente, se non tanta tenerezza.
- Ci
si vede, Evans- disse, mentre un sorriso tronfio si faceva spazio sul volto.
Per
la prima volta, quel sorriso non m'infastidì; restai dieci minuti buoni
con le dita sulle labbra ad osservare il punto in cui le spalle di Potter erano
scomparse.
Se
fossi uscita dal trans in cui mi ero appena rinchiusa, avrei ben visto un
Sirius Black e una Mary McDonald che saltellavano, vittoriosi, dietro una
colonna.
Ma
io, naturalmente, non vedevo mai le persone nascoste dietro le colonne.