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Autore: Natalja_Aljona    06/02/2011    1 recensioni
Dal primo capitolo:
Il mio nome completo è Anna Revolution Nine Harrison Lennon Starkey McCartney...anche non in questo ordine, se preferisci.
Tutti, però, mi chiamano Anna, Annie, Annina...insomma, facciamo prima a dire che ognuno mi chiama come gli pare!
Guai, però, se provano anche solo a nominare il mio secondo nome...figuriamoci poi il terzo!
Revolution Nine...ma siamo sicuri che sia un nome??
Mammina, mammina cara...potevi darmi un nome in uno stato di maggiore lucidità, non credi?
Gliel'ho sempre detto...ma lei mi dice sempre che è un bellissimo nome e che dovrei esserne fiera...
Bene...visto che in teoria adesso dovrei presentarmi-e mi sto presentando...visto che brava bambina che sono?-, il mio nome è Anna Revolution Nine...ma chiamami Anna, d'accordo?
Vivevo a Liverpool fino a qualche anno fa, ma poi mamma ha fatto le valige e mi ha portata qui, a Parigi...Parigi mi piace, è molto bella...però...sai com'è...non è Liverpool!
Adoravo Liverpool, anche se ero molto piccola...quando ci vedremo mi ci porterai ancora, vero papà?
Viviamo poco lontano dal centro, in una casa abbastanza vecchia...diciamo pure che cade a pezzi!
Mamma, insieme ai suoi colleghi giornalisti, ci ha allestito la redazione del suo giornale.
“A Hard Day's Night”
E' un bellissimo nome, non credi?
Come la mia canzone preferita dei Beatles!
L'altra mia preferita è If I Needed Someone...non è stupenda?!
Quando ci vedremo convincerai George a cantarla per me tutte le sere, vero?
E se il mio papà fosse proprio George?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'With The Beatles'
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Non si muore per amore,
sempre diceva lei così.



Liverpool, 21 Marzo 1969


Mia cara Ali,

Piccola rivoluzionaria.

Non sono più a Parigi, lo sai?

Cynthia e Pattie hanno saputo.

Hanno saputo che sei...lì.

Hanno saputo che se non fossi andata via, ti avrei amata.

Hanno saputo che non ho niente da fare, e che di conseguenza posso(beh, devo) badare ad Annie e a Jules.

Sì, più l'ultima che le prime due.


-Gee, sei più morto che vivo- questa era stata la sentenza di Anna Harrison alla vista dell'omonimo di suo padre.

-Già- aveva risposto lui, con una scintilla negli occhi grigi.

Che tristezza, il Piccolo Satana.

Non sembrava lui. Non era lui, lo dicevano tutti.

George non sapeva cosa significava, prima, avere il gelo nella gola, il gelo che prosciugava la saliva e permeava il palato di una scheggia di lucidissimo ghiaccio turchese. Uno spettro, uno spettro incastrato tra la lingua e il palato di un ragazzino di nemmeno diciotto anni, uno spettro che aveva tra le mani una vita intera. Lo vedeva, quello spettro, George.

Quello spettro che era più vivo di lui.

Il primo giorno di primavera, lo spettro si era avviluppato al pari di un cappio intorno alla sua gola, e i fiori erano diventati bianchi. Senza un colore, come i crisantemi.

I crisantemi portati sulle tombe delle ragazze morte troppo presto.


Sei morta, Ali.

Non mi hai chiesto un parere.

Non ne avevi il diritto.


-George, tu sei mio amico? Vero che lo sei, Gee?-

-Non sono un bravo amico, Anna-

-Potresti esserlo-

-Avrei voluto esserlo prima, Ann-

-Mi hai chiamato Ann, George-

-E allora?-

-Gli amici mi chiamano Ann. Tu lo sei?-

-Tu lo sai, che cos'è un amico, Anna Harrison?-

-Jules è un amico, per esempio. E' un po' stupido, si comporta da stupido, fa sempre il magnifico. Misericordia, ha sei anni! Ma sai una cosa, George? Mi vuole bene. Non mi lascia. Ecco perchè è mio amico-

-Io l'ho lasciata, Anna. Adesso capisci?-

Anna sorrise dolcemente, accarezzandogli la mano che George teneva ancora appoggiata alla parete, come un eroe rivoluzionario, come il vecchio amico di Ali.

-Non puoi essere Jules, tu. Eppure sei mio amico lo stesso-

Fu la certezza disarmante di quella ragazzina, a convincerlo.

Gli aveva offerto la sua mano.

Aveva sette anni, diamine, sette anni. Lui ne aveva dieci di più.

Le strinse la mano, George. Non l'avrebbe lasciata mai.


Ci sono giorni in cui faresti di tutto, Ali, per un pugno di misericordia.

Anna è stato il mio.



-Ti devo dire una cosa, Gee. Gli amici non si piangono addosso, mai-

-Tutti gli amici piangono, prima o poi-

-Non gli amici di Ann-

Gli si accesero gli occhi grigi. La guardò di traverso.

-Cosa intendi dire?-

Erano belli, gli occhi di George. Avevano la caligine dei sogni sopra, come una trapunta.

Anna se ne era accorta subito.

-Conosci il mio papà?-

-Più o meno, Ann-

-Se lo conoscessi del tutto, saresti più triste di così-

George annuì.

-Gli vuoi bene?-

A tali parole, Anna aveva fatto un salto, volandogli quasi in braccio.

Sbattendo le lunghe ciglia, fece “sì” con la testa, dalle cento alle mille volte.

-Tutti i bambini vogliono bene al loro papà. Io non sono una bambina cattiva-

George ci pensò su.

-Anch'io voglio bene al mio. Voglio bene anche a mamma Jade. Ne voglio anche a Jane, anche se a volte la odio. Le voglio più bene che male, è mia sorella-

-Hai visto che non sei cattivo, Gee? Volevi bene anche a qualcun'altro?-

L'imperfetto. Anna non l'avrebbe dovuto usare.

-Alistair- fu la sua risposta, tessuta insieme al suo respiro nel momento esatto in cui usciva dalla sue labbra.

-Ehi, Gee-Gee! Non vorrai piangere qui! Le lacrime corrodono la pelle del viso, lo sai? Gli amici di Ann non devono essere rugosi. E poi tra poco dobbiamo entrare-


Le lacrime corrodono il cuore, Alistair.

Non fartene una colpa, però.

Avevi il Destino di Achille, Ali, ma hai vissuto fino alla fine.

Vuoi sapere una cosa, Ali?

Io ho vissuto con te.


-Entrare? Oh, Annie, io...-

-Zitto e cammina, Gee! Sei un amico di Anna, non farla arrabbiare-

Anna afferrò George per la manica della camicia, trascinandolo a forza fino alla sua classe,

la I° B.

E alla fine lui la seguì, anche se aveva diciassette anni, anche se quella era una scuola elementare.

Anche se di sicuro non l'avrebbe fatto, un tempo.


Entrarono in classe insieme, mano nella mano.

George e Anna Harrison, che avrebbero potuto essere fratelli, a pensarci bene.

Erano una strana visione, quei due.

La ragazzina col grembiulino e lo sguardo risoluto sembrava essere perfettamente padrona della situazione.

E lui...beh. Qui le ipotesi si moltiplicavano.

Era stato bocciato? Aveva un fisico prematuro? Era un supplente, un insegnante, un bidello?

E invece no. Lui era George, e lo stava facendo per Anna, la sua amica.

C'era qualcuno, lassù in quel cielo che sembrava essere fatto di lacrime, che sarebbe stato contento.


Julian, seduto nel banco accanto a quello di Anna, sfoggiava un sorriso radioso, lanciando di tanto in tanto sguardi ambigui alla foto di Martina, che teneva nascosta in uno scomparto segreto del suo astuccio.

-Jules! Spostati immediatamente, vai dietro con Shelley!- ordinò la bambina, guardando il piccolo Lennon dall'alto in basso.

-Ma, Annie, a me non piace Shelley Winston!- protestò Julian, che ricordava con un certo disgusto le gomme masticate che Shelley, una sua compagna di classe invaghita di lui sin dal primo giorno di scuola, gli aveva appiccicato nell'astuccio come presunto “pegno d'amore”.

-Te la fai piacere! E poi, dai, non è mica antipatica!-

I due ragazzini si voltarono in contemporanea verso Shelley Winston, una bambina dai lunghi capelli rossi e gli occhi color del miele, tutta concentrata nel sistemare delle caramelline alla propoli in una ciotolina inevitabilmente destinata a Julian.

Non era brutta, affatto. Solo un po'...appiccicosa, ecco.

In un attimo di smarrimento, Julian annuì, dando, in questo modo, il diritto ad Anna di appioppargli una vigorosa gomitata nel fianco, che lo spinse definitivamente verso Shelley.

-Accidenti, Ann! La mia crosta iliaca!-


Anna ignorò le lamentele del piccolo Lennon, rivolgendosi quindi al suo nuovo amico.

-Ecco, Georgie. Il romp...Julian se n'è andato, quindi tu puoi sederti di fianco a me. Contento?-

-Felice...- mormorò George, senza parole per la scena appena terminata.

Questi giovani intraprendenti...

Oh, erano altri tempi, i miei!



Sedutosi al banco di Julian, George alzò lo sguardo sulla cattedra, gesto che gli provocò non poco imbarazzo.

Raggiunse rapidamente il colore dell'intonaco, pizzicandosi pure le dita nella ribalta del banco.

La maestra, contro qualsiasi aspettativa, era già comodamente seduta e, anzi, stava facendo scorrere il dito sul registro con la velocità di una calcolatrice fusa e lo sguardo pericolosamente solenne.


-Anna Harrison! Interrogata!- esclamò quindi, soddisfatta.

-Può interrogare anche lui, signora maestra?- chiese Annie con un gran sorriso.

George impallidì.

-No... No che non può!-

La maestra gli rivolse un sorriso accondiscendente, per poi tornare a dedicarsi all'interrogata.

-Anna, dimmi l'anno della Grande Rivoluzione-

-1969- rispose prontamente la bambina, con un grande sorriso.

La maestra sembrava stupita. Il profitto di Anna era sempre stato eccellente!

-No, Anna. Come ti è venuto in mente?-

Anna guardò George, e lui non potè fare a meno di rispondere, con un sussurro leggero leggero:

-Ha ragione-

Aveva ragione da vendere, la piccola Ann.

Ne era testimone lui, George, ne era testimone Alistair, che, appollaiata sopra la lavagna, eppure troppo lontana dal mondo per essere vista, osservava la scena con un sorriso dolcissimo.

Qualcosa s'incrinò, nella patina ghiacciata degli occhi di George. Improvvisamente, brillavano di nuovo.

Il suo sorriso ritornava. Ritornava.




Eppure, Alistair Renard non era l'unica, in quell'aula, a non essere vista.

Julian Lennon, opportunamente mimetizzato dietro la montagna di caramelle di Shelley Winston, aveva appena finito di scrivere un bigliettino.

Mi dica, signora maestra, cosa ha intenzione di fare, domenica sera?”

Ma non stupitevi, per favore.

Lo diceva anche il grande Ettore, mi pare.

E che un giorno qualcuno dica: è molto più grande del padre!”


Kaliméra a tutti!

A-ehm, scusate. Devo essermi fatta prendere dalla mia anima greca ;)

Ebbene, come promesso sono riuscita ad aggiornare anche qua!

Il titolo di questo capitolo è tratto da una canzone dei Profeti, Non si muore per amore, appunto.

Come capitolo non è un granché, credo, ma volevo proprio far tornare il sorriso a Georgino Jr., quindi...l'ho scritto ;)

Perdonatemi se non rispondo alle recensioni, non ho ancora cominciato i compiti-che ci sono pure i prismi retti da disegnare- e devo rimediare...xD

Ad ogni modo, ringrazio tantissimo Zazy, Thief e Marty per le recensioni e i complimenti dello scorso capitolo, e, augurandomi di poter aggiornare presto, vi saluto!

Saluti e una zampatina anche dal mio nuovo gatto, che ho deciso di chiamare Ettore in onore del mitico troiano -sono discretamente malata di Iliade. Discretamente. xD-


A presto,

Marty ;)

  
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