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Autore: Wendy_magic_forever    06/02/2011    5 recensioni
Una storia che parla sopratutto di MJ, ma durante il corso di essa aggiungerò tutto quello che mi viene in mente, tra film, fumetti ecc ecc.
Come generi metto Azione, Fantasy e Fantascienza, ma avverto che avrà qualche sfumatura horror a partire dal capitolo 7.
Michael è morto da un anno, ma una sua grande fan ancora in lutto lo riporta in vita. Lui si risveglia in un laboratorio segreto e riunito ad altri della sua razza. Esatto, razza, visto che lui è il Dominatore del Fuoco. E chi l'ha portato in vita è il Dominatore dell'Acqua, che dopo un po' di tempo, rinchiudono anche lei insieme a lui e a quelli della Terra e dell'Aria.
Riusciranno a uscire da quella trappola infernale?!?
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Di nuovo sulla Terra

 

 

Tutti pensano che non ci sia dolore peggiore della morte. Ma Michael sa quanto ci sbagliamo.

 

Avete presente quei momenti di completa felicità che vorreste che fossero senza fine? Bhe, Michael avrebbe potuto descrivere il paradiso proprio in questo modo.

 

Amore. Dentro non sentiva altro che amore. Più di quanto aveva dato e provato sulla Terra. E poi era circondato da bambini; i piccoli che erano stati uccisi ingiustamente sulla Terra ora erano felici.

Nessuna guerra, nessun litigio, niente.

Solo amore. E gioia. Tanta gioia.

 

Michael, prima di tornare in vita, stava passeggiando felice lungo la strada che divideva la Terra dal paradiso. Amava guardare i propri figli dall'alto e proteggerli per quanto poteva. Al grosso pensavano i loro angeli custodi, ma lui, vicino e lontano da loro allo stesso tempo, non smetteva mai di confortarli.

 

All'improvviso un pianto irruppe nella sua felicità senza fine.

Si levava dalla Terra e non era un pianto qualsiasi che molto spesso sentiva alzarsi da laggiù, dove bene e male lottano senza sosta; era un cuore quello che piangeva.

Un cuore spezzato, in lutto e piangeva senza fine. Piangeva poiché si era perso negli abissi della disperazione e non ne trovava uscita. Era un anima pura che cercava conforto senza trovarlo. Poi sentì il pianto farsi più profondo. Impietosito per quell'anima afflitta, Michael si sporse per vedere la Terra e scoprire chi fosse tanto disperato.

Vide una scena che avrebbe dovuto essere allegra: una festa di compleanno in un ristorante, con tanti amici e una giovane donna davanti a una torta.

Tuttavia quest'ultima non era molto felice, anzi, guardò i suoi amici come se le avessero fatto del male.

Il suo volto non esprimeva gioia e la sua anima piangeva. Michael riconobbe il pianto che l'aveva spinto a guardare la Terra. Se prima soffriva, ora pativa.

Dopo alcune frasi scambiate che Michael non riusciva bene a comprendere, lei rimase immobile davanti alla torta. Dopo un po' chiuse gli occhi, Michael vide una lacrima scendere da sotto una delle palpebre chiuse e sentì distintamente un pensiero:“Vorrei che Michael non fosse mai morto!”. E soffiò sulle candele.

 

All'improvviso Michael sentì una scossa elettrica attraversargli tutto il corpo.

Avvertì dentro di se una sensazione che credeva di aver dimenticato da tempo: dolore.

 

Venne risucchiato verso la Terra.

 

Precipitò per un tempo indeterminato verso il luogo che aveva lasciato da tempo, mentre avvertiva forti fitte in ogni angolo della sua anima.

Quella caduta libera puntava in mezzo a un deserto, ma arrivato a terra, continuò, finché non entrò in un palazzo di ferro sotterrato. Attraversò centoventi piani, poi vide un laboratorio dove un inferno di fulmini si stava scatenando intorno a una capsula.

 

La sua caduta libera si concluse proprio all'interno di quella capsula, poco prima che il dottor Sikuri bloccasse l'operazione.

 

Michael aprì gli occhi; si vide circondato da una nebbia di bolle dorate. All'inizio si sentì sereno per quello spettacolo insolito, ma tutta la sua allegria si bloccò quando si accorse di non riuscire a respirare.

 

Si agitò, cercando una via d'uscita da quel luogo pieno d'acqua, ma la sua mano batté contro un vetro. “Male che vada tornerò presto da dove sono venuto!”, pensò.

 

La schiuma dorata si ritirò, e lui portò le mani alla gola, cercando aria.

 

Sentì delle parole incomprensibili, poi all'improvviso la capsula si aprì in due e lui cadde in avanti, sbattendo contro il pavimento di marmo, duro, si fece male.

In paradiso non c'era dolore. Lui non voleva dolore.

 

Tossì, mentre i polmoni espellevano il liquido che aveva inghiottito, stranamente dolce in bocca, ma terribile dentro di sé.

 

Le sue orecchie cominciarono a funzionare come prima, e avvertì qualcuno coprirlo con qualcosa di caldo e asciutto.

 

Finalmente un po' di sollievo.

 

Quello stesso qualcuno lo aiutò ad alzarsi.

 

I suoi muscoli facevano fatica: dolore.

Il suo stomaco faceva male: fame.

La sua bocca era secca: sete.

Il suo corpo era nudo: freddo e vergogna.

 

Quando era semplicemente un'anima in paradiso, non sentiva alcuna di queste sensazioni: quelle erano cose che aveva da vivo.

 

Mentre si sentiva coprire meglio, pensò: “Non è possibile che sono di nuovo vivo!”.

 

Alzò lo sguardo: le facce che si ritrovava davanti non erano per nulla amichevoli.

Come non era amichevole il luogo in cui si trovava: freddo, buio e un po' angusto, strapieno di fili e di macchine, con le pareti di metallo, faceva venire in mente un ambiente di fantascienza.

 

Era spaventato e confuso, altre sensazioni che aveva dimenticato stando in paradiso.

Poi vide qualcosa che lo confortò un pochino; un vecchio con i capelli grigio scuro, i baffi folti e gli occhiali che gli conferivano un'aria simpatica, vestito con un camice da laboratorio per professionisti; il classico camice bianco, insomma. Gli sorrideva, soddisfatto e orgoglioso come un padre.

 

«So che avrà numerose domande» disse il dottore «ma stia sicuro che risponderemo a ognuna di esse! Io sono il dottor Helmet Sikuri e sono lietissimo di darle il bentornato sulla Terra, signor Jackson!»

 

Michael sentì il suo cuore fermarsi di nuovo: sulla Terra? Era tornato sulla Terra???

Provò a dire qualcosa, ma appena provò ad aprire bocca, la gola bruciò e gli diede un dolore fortissimo.

«Non è consigliabile parlare dopo una anno di morte, signor Jackson.» disse un altro dei presenti: un uomo alto, dai capelli biondo chiaro, i baffi stretti e un'aria severa che incuteva timore nel povero cuore appena ripartito di Michael. Indossava una divisa militare ed era molto decorato, strapieno di medaglie al valore.

 

Un anno? Sono morto da un anno?”, quando sei felice non percepisci lo scorrere del tempo, così Michael non avrebbe mai immaginato di essere morto da un anno. Al massimo uno o due giorni.

 

Il suo corpo faceva ancora male. Il dottor Sikuri lo fece sedere, gentilmente e con tutta la delicatezza che Michael aveva bisogno.

 

«Dottor Sikuri!» chiamò l'altro presente; un uomo vestito di nero, calvo ed enorme. Infatti era così grasso che doveva spostarsi con una macchina apposta. «Gli metta qualcosa addosso, per favore. Vuole farlo morire di freddo proprio ora che è appena ritornato in vita???»

 

Il dottor Sikuri rispose, timidamente: «Oh, certo che no, signor Dimàgritélo.» se solo non fosse che la sua gola faceva un male dannato, Michael, a sentire quel nome, si sarebbe messo a ridere. Gli calzava a pennello!

 

Il dottor Sikuri lo fece alzare e lo portò, lentamente per non farlo soffrire troppo, in un altra stanza.

 

«Signor Jackson» disse, appena furono soli «Spero che il suo soggiorno qui le sia gradito.» continuò, cercando nel guardaroba degli abiti della sua misura.

«Si asciughi per bene. E... non si preoccupi per lo stato attuale del suo corpo, si stabilizzerà tra un'ora o due.»

Le mie braccia fanno male, provò a dire Michael, ma ancora la sua gola dolorante gli bloccò la parola.

Decise di ignorarla. «Le braccia... male...» non riconosceva più la sua voce; era roca e profonda... sperò vivamente che si ripristinasse al più presto, perché aveva seriamente paura di non essere più quello di sempre.

Sikuri lo guardò stupito: «È riuscito a dire qualcosa? Così presto? Oh, lei è un vero portento!» disse, soddisfatto e contento «Non si preoccupi, le darò una mano, ovviamente!»

 

Infatti il dottor Sikuri gli diede una mano ad asciugarsi e a vestirsi.

Si era procurato il suo completo preferito: mocassini neri, calze bianche, pantaloni neri e camicia bianca. Michael fu contento; era un po' come recuperare se stesso.

 

«Molto bene! Vedo che già si muove meglio! Da questo devo dedurre che sente meno dolore.» disse il dottor Sikuri, ancora più soddisfatto. Michael annuì semplicemente; la sua gola faceva ancora male.

 

Sikuri versò il contenuto di una bottiglia in un cucchiaio, che poi mise in un bicchiere pieno d'acqua e lo mescolò per bene.

Porse il bicchiere a Michael: «Beva questo, signor Jackson. L'aiuterà a stabilizzarsi.»

Michael non se lo fece ripetere due volte: tracannò il contenuto del bicchiere, aveva una sete tremenda.

 

Appena svuotò il bicchiere sentì la gola risollevarsi; non faceva più male come prima.

 

«Caspita, doveva proprio avere sete, signor Jackson!»

«Ti prego, chiamami Michael.» Michael si stupì: la sua voce era tornata quella di prima.

«Immagino comunque che avevi sete quanto ora hai fame, vero?» disse Sikuri usando improvvisamente un tono amichevole.

Fu lo stomaco di Michael a rispondere per lui, brontolando rumorosamente.

Michael si tenne lo stomaco, imbarazzato: «Bhe, forse un pochino...»

Il suo stomaco brontolò più forte, come per dire “Un pochino?”.

«Un pochino tanto...» ammise Michael

lo stomaco brontolò ancora più forte: “Ne sei sicuro?”

«Un pochino tanto tanto...»

All'ennesimo brontolio (“RECLAMO CIBO!”) Michael disse allo stomaco, scocciato: «E VA BENE!» Si rivolse di nuovo a Sikuri «Sto morendo di fame!».

 

Sikuri rise gentilmente: «Non si preoccupi, il suo stomaco verrà accontentato tra poco. Prima devo mostrarla al generale Komàndo e al signor Dimàgritélo e riferire loro che lei si è quasi del tutto stabilizzato.»

«Dimàgritélo? Sa che quel nome calza a pennello a quell'uomo?»

Sikuri rise: «Sì, sì, ne sono consapevole. Ma non glielo dica di persona, mi raccomando. Lui controlla ogni persona qui dentro, insieme al generale, potrebbe ritrovarsi l'intera organizzazione con i fucili puntati alla sua gola. È meglio non farlo arrabbiare, quel ciccione!»

 

Risero entrambi.

 

Rientrarono nella stanza di prima. Sikuri si mise leggermente più avanti rispetto a Michael e alzò la voce per attirare l'attenzione dei superiori che stavano confabulando su qualcosa di incomprensibile. «Signor Dimàgritélo, generale Komàndo! Il nostro Nuovo Dominatore si è quasi del tutto stabilizzato.»

Prima che Michael potesse chiedere spiegazioni, il generale Komàndo disse con la sua voce imponente e autoritaria: «Molto bene, allora! Dottor Sikuri, lo accompagni nell'appartamento! Domani cominceremo con La Prima Prova!»

Prima prova??? Che cavolo...???” prima che potesse fare qualsiasi cosa, Michael fu trascinato via dal dottor Sikuri. Appena uscirono da quella stanza e entrarono in un corridoio, Michael si liberò dalla presa del dottore: «Che diavolo è la Prima Prova?! Che sta succedendo qui?! Che ci faccio di nuovo sulla Terra?!?!?!?!».

 

Sikuri abbassò lo sguardo, triste: «Quella in cui si ritrova adesso è la C.E. È un organizzazione segreta che lavora nel campo delle leggende e del paranormale. Negli anni settanta, i nostri ricercatori hanno trovato un'antica pergamena su cui era scritta un'antica leggenda. Tu dirai: pergamena antica, ovvio che anche la leggenda è antica, ma sto divagando!» Sikuri mosse un po' le mani, come per cacciare quel pensiero e continuò: «La leggenda parlava di uomini e donne in grado di controllare gli elementi, chiamati Dominatori. Secondo quella pergamena, i Dominatori, dopo lunghe discussioni per decidere quale elemento era il più forte, cominciarono a combattersi l'un l'altro, uccidendosi a vicenda. Tuttavia, una piccola setta di Dominatori rifiutarono di scendere in battaglia e si nascosero per sopravvivere. Col tempo si sono dispersi nel mondo e hanno dimenticato le loro abilità, ma la pergamena dice che se un Dominatore riesce a trovare il suo Dominatore opposto, i loro poteri si riattivano all'immediato. Quel manufatto continuava col dire che in tutto il pianeta sono rimasti solo quattro Dominatori; uno per ogni elemento. All'inizio archiviammo quella pergamena e nessuno ne sentì più parlare, ma trentacinque anni dopo il ritrovamento, successe qualcosa di strano: in Svezia si parlava di fortissime raffiche di vento e montagne spostate da un posto all'altro in una sola notte. Dopo svariate ricerche, riuscimmo a trovare il Dominatore dell'Aria e quello della Terra. Loro si nascosero, ma pochi mesi dopo la sua morte, la C.E. li ritrovò. Dopodiché li chiusero qui dentro, facendo pensare alle famiglie dei due che erano passati a miglior vita.»

 

«E io cosa c'entro in tutta questa storia?» chiese Michael.

 

Sikuri lo guardò gravemente e marcò le virgole con lunghe pause: «Lei, signor Jackson, è L'Ultimo Dominatore Del Fuoco.» mentre Michael sbarrava gli occhi, Sikuri decise di dirgli anche che... «La sua morte era stata programmata... da Dimàgritélo e dal generale.»

 

Rabbia. Odio. Tanto odio. L'odio che ti permette di uccidere.

In paradiso questo sentimento è più che dimenticato, è inesistente.

Ma ora Michael lo provava. Ed era anche molto forte.

 

«La prima prova servirebbe per attivare i suoi poteri» continuò Sikuri «ma quei due, ovviamente, non sanno che per attivare il suo Dominio occorre che sia presente anche il suo Dominatore opposto, L'Ultimo Dominatore Dell'Acqua. E, naturalmente, sarò io a doverglielo dire.» Michael guardò Sikuri ancora furioso, e il dottore capii che cosa doveva fare: gli mise una mano sulla spalla, cercando di tranquillizzarlo. «So quello che sta pensando, signor Jackson» disse «e posso aiutarla per fare in modo che questa storia finisca al più presto.» a queste parole, il volto di Michael si rilassò «Ma lei dovrà seguire alla lettera le istruzioni che le daranno i Dominatori con cui condividerà l'appartamento. E, a questo proposito...» Sikuri tirò fuori dalla tasca una chiave con un portachiavi rosso a forma di fiamma stilizzata «... questa è la chiave della sua stanza.».

 

Dopo aver camminato lungo un labirinto di corridoi bianchi, Sikuri si fermò davanti a una porta argentata, la aprì e fece entrare il resuscitato.

«Le chiavi per questo appartamento le troverà dentro la sua stanza, al piano di sopra. Non può sbagliare: camera sua è quella con su disegnato lo stemma sul portachiavi.» fece una pausa mentre Michael guardava l'appartamento «E faccia attenzione, quei due con cui abita sono un po' birichini.» e poi chiuse la porta.

 

Michael non aveva mai visto un tal arredamento; era tutto computerizzato e automatico... e tutti i muri e le macchine portavano due lettere: C.E.

L'ingresso era posto tra la cucina e il salotto e una scala a chiocciola portava al piano di sopra. Le poltrone e il divano sembravano molto comode, di cotone nero, davanti a una tv così grossa che sembrava lo schermo di un cinema. Attaccato al muro, dopo il divano, c'era il più avanzato degli stereo, con delle casse da discoteca e luci stroboscopiche.

La cucina era piena di touch-screens per far funzionare gli elettrodomestici e il tavolo era circolare e argentato.

 

All'improvviso sentì dei sussurri. «Chi va là?» chiese.

Aveva paura. Certo che era strano; sapeva che c'era qualcun altro in quell'alloggio, ma aveva paura.

Anche perché i sussurri erano detti in due lingue a lui non conosciute.

Continuò a guardarsi intorno, mentre i sussurri si facevano più intensi; forse il suo cervello appena ripartito faceva ancora un po' cilecca.

 

La stanza roteava intorno a lui, si sentiva sul punto di svenire per lo spavento.

 

Ad un certo punto, sentì qualcosa toccargli una spalla. Lui saltò, girandosi, per lo spavento, lanciando anche un urlo, per poi vedere che si trattava di una ragazza.

Avrà avuto sì e no diciotto anni, era grassottella, vestita con una tuta da ginnastica scomposta, due occhi scuri e i capelli castani, ravvivati dalla presenza di una ciocca viola, risaltante rispetto agli altri.

Lei rise in modo infantile; «Nervi tesi, eh?» disse, con un sorriso scherzoso stampato sulla faccia.

 

Michael aveva ancora il cuore che batteva a mille e il fiatone: «Tu... tu chi sei?»

«Sono il Dominatore dell'Aria.» rispose lei, grattandosi dietro la testa. Aveva un accento un po' strano, molto simile a quello europeo. Il suo inglese non era niente male, ma quel suo modo leggero e allegro di parlare non gli diceva niente di inglese, o tanto meno americano.

Michael riuscì a calmarsi del tutto e si guardò alle spalle della giovane, alla ricerca dell'altro Dominatore.

Lei se ne accorse. Si girò e gli chiese: «Cosa stai cercando?»

«Il Dominatore della Terra. Dov'è?» chiese MJ.

«Lui? È un tipetto timido.» disse l'altra con una risatina infantile.

 

La ragazza girò la testa e parlò in italiano ad un angolo, dove si nascondeva il Dominatore della Terra. Ovviamente Michael non riuscì a capire ciò che disse, ma a voi lettori è dato saperlo.

 

«Pierre, esci fuori!» disse lei

«No!» rispose l'altro in svedese.

Tuttavia la ragazza sembrava comprenderlo: «Non fare il timido, amico!»

Anche lo svedese sembrava comprendere la ragazza, nonostante parlasse in italiano: «Io sono timido!»

«Non mi costringere!» lo minacciò la ragazza, rigirandosi verso Michael, ma continuando a guardare nella direzione di prima.

«Voglio proprio vedere come!»

 

Detto questo, la ragazza mosse un dito e dall'angolo comparve, spinto da una forte ma breve corrente d'aria, un uomo sui vent'anni, coi capelli lunghi color castano chiaro e se non fosse stato per la barba rasa intorno alla bocca e sulle guance, lungo l'attaccatura dei capelli, Michael l'avrebbe scambiato per una donna con poco seno.

 

La ragazza tornò a parlare in inglese: «Michael, lui è Pierre. Pierre, credo che il più grande cantante del mondo non abbia bisogno di presentazioni!»

«No, infatti.» rispose in inglese il nuovo arrivato, un po' scocciato.

 

Michael guardò la ragazza e si chiese come mai non si era accorto che si stava trattenendo dal gridare a squarciagola.

Anche se conosceva benissimo la risposta, le chiese: «Sei una fan?»

«Se lo sono?!?!» rispose lei «Ti colleziono da quando ti ho scoperto, porca paletta!»

«Ovvero?» chiese il cantante per curiosità

Lei fece una pausa: «Da quando sei morto, ma pazienza.» Michael la guardò come per dire “E hai aspettato così tanto?”. «Non guardarmi così, non è colpa mia se non sono mai stata nella situazione di conoscerti prima! E poi l'importante è che tu sia di nuovo qui, vero?»

«Se sei una mia fan, perché ti comporti come se nulla fosse?»

«Intendi perché non sto gridando come una pazza? Non sono della categoria delle fan urlanti, appartengo più a quella delle fan svenenti.»

Michael rise a sentire questo strano aggettivo: «E allora perché non sei svenuta?»

«Perché sapevamo del tuo arrivo!» disse Pierre «La vera reazione da fan l'ha già avuta quando Sikuri le ha detto chi era il Dominatore del Fuoco e che stava lavorando a una macchina per farlo ritornare.» la ragazza arrossì come un pomodoro.

 

«Idiota!» disse la giovane donna rivolgendosi a Pierre in italiano

«Ehi, gli ho detto solo la verità!» rispose l'altro in svedese.

«Non gliela dovevi dire!» continuò l'altra in italiano «E se gli dici qualcos'altro sul mio conto senza autorizzazione io gli dirò chiaro e tondo che tu sei Noi-Sappiamo-Cosa!»

«Non oserai!»

«Sì, invece!»

 

«Scusate...» li interruppe Michael «... potrei essere partecipe ai vostri discorsi?»

I due si guardarono un attimo, poi la ragazza disse, di nuovo in inglese: «Scusa Michael. Quando parliamo nelle nostre rispettive lingue madri... vuol dire che sono discorsi privati e preferiremmo che nessuno ci comprenda.»

«Wow... come fate a capirvi a vicenda?»

«A furia di frequentarci...» lasciò la frase in sospeso e ne iniziò un altra: «Io sono andata in Svezia per cercarlo. Ci siamo conosciuti in chat e volevo vederlo con i miei occhi. Feci finta che fosse una vacanza qualsiasi, ma speravo di incontrarlo di persona, finalmente. Lo riconobbi, feci finta di scontrarlo casualmente e lui riconobbe me. Il fatto sta che però, scontrandoci, le nostre abilità si attivarono e così... perdemmo un po' la testa, avevamo voglia di provare i nostri poteri, ma la C.E. ci trovò e ora... eccoci qua.»

 

Michael pensò che forse loro potevano rispondere ad alcune delle sue domande: «Ma perché ci hanno chiuso qui?»

 

«Perché vogliono sviluppare le nostre capacità.» rispose Pierre «All'inizio li lasciammo fare, poi Sikuri ci disse che il generale e Dimàgritélo avevano qualcosa in mente. Qualcosa di losco. Ci sta aiutando a fuggire. Agli occhi dell'organizzazione noi siamo deboli, ma in realtà ci stiamo allenando per fuggire da qui.» un tono di entusiasmo e allegria si aggiunse nella voce del giovane uomo «E ora che siamo in tre, diventeremo più forti di prima.»

«Errore, Pierre.» la ragazza bloccò l'entusiasmo del compagno «Non ci sarà alcun rafforzamento senza L'Ultimo Dominatore Dell'Acqua. So che di solito è il contrario, ma in questo caso; niente acqua, niente fuoco.»

 

«Quindi prima dovranno trovare il Dominatore dell'Acqua, ma... dove si troverà?» chiese Michael

 

La ragazza stette a pensare un attimo, ma poi alzò le spalle: «Non ne ho la minima idea!»

Michael si sentì cadere le braccia. Per la disperazione.

«Ma forse...» ipotizzò la ragazza «... visto che tu sei quello del fuoco... quello dell'acqua è una donna dai capelli e gli occhi chiari. È solo un ipotesi, ma guarda me e Pierre; sia l'uno l'opposto dell'altra!»

Effettivamente non aveva tutti i torti: lei era grande e grossa, lui invece era mingherlino, lei aveva i capelli corti e lui lunghi, lei era una donna e lui un uomo.

«Comunque...» disse Pierre ad un certo punto «... conoscendo Komàndo, la prima prova sarà molto dura. Meglio se vai a riposare. Al piano di sopra c'è un corridoio con quattro porte. La porta che ha il simbolo del portachiavi è la tua.»

 

Michael guardò un attimo la chiave che aveva ancora in mano. «Sì, va bene... buonanotte.»

«Notte, Michael.» disse la ragazza con un sorriso.

Il cantante fece per imboccare la scala a chiocciola, ma poi si bloccò. Si girò e si rivolse alla ragazza: «Non mi hai ancora detto come ti chiami.»

«Io sono Chiara.»

«Carino come nome.» disse Michael prima di salutare di nuovo e salire.

 

Appena Michael sparì dalla loro vista, Chiara si mise a saltare sul divano: «CHE FORTE! Michael conosce il mio nome! Il mio vero nome!» canticchiò in italiano

«Non ti esaltare troppo, Speechy.» le disse Pierre in svedese «I problemi sono appena cominciati!»

«Oh, ma sta zitto, uccello del malaugurio!»

 

Come aveva detto Pierre, Michael trovò un corridoio con quattro porte di legno di quercia, messe due da un muro e due dall'altro. Le prime che incontrò appartenevano a Pierre e a Chiara; infatti la porta alla sua sinistra portava il disegno di una foglia, mentre quella alla sua destra portava un specie di vento stilizzato. Subito dopo la stanza di Pierre, c'era la sua e davanti alla sua un'altra che portava il disegno di una goccia. Quella del Dominatore dell'Acqua. “Chissà chi è?” pensò Michael.

 

Appena entrato nella sua camera, senza neanche guardarsi intorno, localizzò il letto e ci si buttò. Si addormentò quasi subito e sognò colei che lo aveva riportato indietro; i suoi capelli biondi legati, i suoi occhi blu pieni di tristezza... non gli sarebbe dispiaciuto se fosse stata lei il Dominatore dell'Acqua.

 

 

Nel frattempo Isabel, colei che aveva espresso il desiderio del ritorno di Michael, tornò a casa.

Aveva uno strano senso di sollievo, quasi come se, dentro di lei, sapesse che quel desiderio impossibile si fosse realizzato.

Non sentiva più quel dolore lancinante al cuore che avvertiva quando pensava al 25 giugno dell'anno scorso.

Sperò soltanto che questo non volesse dire che non lo amava più come prima.

Si addormentò sul divano e sognò di nuovo lui; era bello, bellissimo, la guardava curioso e sorpreso allo stesso tempo. Le accarezzò il volto, le prese il mento per poterla guardare negli occhi. Senza spostare gli occhi dai suoi, cominciò a parlarle.

 

«Chi sei tu?»

«Mi chiamo Isabel.» le lacrime cominciarono a bagnarle gli occhi «Oh, Michael, mi manchi tanto, io...» non riuscì a dire nient'altro poiché la sua voce era soffocata dal pianto

Michael la strinse a se, lei si sentì un po' più sollevata.

Il corpo di Michael diventò sempre più caldo, sembrava che un fuoco bruciasse dentro di lui. Al contempo, il corpo di Isabel divenne gelido come il ghiaccio, ma a nessuno dei due sembrava importare la cosa, poiché Michael col suo calore e Isabel col suo gelo creavano uno stato di assoluta perfezione, non solo a livello di temperatura, ma anche di sentimenti. Era come essere completi, finalmente. Come se avessero trovato la loro metà perfetta. Michael aveva la sensazione... di essere ancora in paradiso, e Isabel di esserci arrivata.

 

 

 

 

 

Et, voilà! Finalmente un secondo capitolo per questa storia!

Indovinate un po'? SONO IO CHIARA!!!!!

E Pierre non è nient'altro che Lombnut, l'artista più grande di DeviantArt, a parer mio.

Gli voglio molto bene, per questo ho deciso di farlo combattere al fianco mio, di Michael e di Isabel.

All'inizio pensavo di mettere MJ come Dominatore dell'Acqua, ma poi mi sono detta: “Il fuoco è meglio, per lui!”. E così, eccolo qui!

 

Riusciranno i nostri eroi a svignarsela dalle grinfie del generale Komàndo e di quel ciccione di Dimàgritélo?

E ce la farà Sikuri a trovare Isabel per rafforzare tutti i Dominatori e poi farli scappare?

 

Lo scoprirete nel prossimo capitolo.

O lo aggiungerete voi, se lo volete! <3

 

Love,

SpeechlessGirl<3

   
 
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