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Autore: Blushina    06/02/2011    1 recensioni
Bella è una scrittice in erba, con i giornalisti alle calcagna.
Edward, come da copione, l'ha abbandonata per permetterle di vivere una vita più serena.
"Scrivo perché scrivere mi aiuta a mantenere vivo il ricordo, sature le emozioni, uniche le sensazioni. Scrivo perché nessuno possa rubarmele, un giorno, con la forza, come hai fatto tu. Scrivo perché scrivere è l’unico modo per mantenermi saldamente ancorata a te.”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Un libro3

Un Libro Senza Pagine


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“Signorina Swan come le è sembrato transitare dall’anonima casa editrice di Forks alla Random House di New York?” i flash accecanti continuavano ad abbagliarmi nonostante portassi gli occhiali da sole.

“Signorina Swan lei ha vissuto un amore tormentato come quello dei protagonisti del suo libro?” decisamente non avrei risposto a questa domanda, come a nessun’altra del resto.

“Signorina Swan cosa può dirci del padre di sua figlia, Renesmee?”

“E di un certo Edward Cullen? Era lui il suo ragazzo al liceo?”

L’ultima domanda aveva avuto il potere di paralizzarmi, sebbene per la frazione di un secondo, prima di sentirmi afferrata saldamente per un braccio e scortata da uno dei miei assistenti fino alla macchina, cosa che non fu affatto facile.

Tirai un sospiro di sollievo non appena mi sedetti all’interno, mentre qualche pazzo insistente aveva ancora il coraggio di bussare sui finestrini.

L’auto partì sgommando dopo qualche secondo, mentre John mi porgeva un bicchiere d’acqua.

“Isabella, la vedo pallida. Si sente bene?” mi domandò con premura.

“Sì, non preoccuparti. Vorrei solo sapere come hanno fatto a scoprire tutte quelle cose sulla mia vita privata” sospirai mesta. Avevo tentato di lasciar fuori mia figlia da questa vita mondana, ma soprattutto di non far trapelare la notizia che fosse nata subito dopo la scomparsa di Edward.

“Sa com’è…ai giornalisti d’oggi non interessa più  riportare notizie su ciò che accade, non vogliono più informare la gente, perché tutti vogliono solo gossip.”

“Non è corretto irrompere nella vita delle persone in questo modo, scavare così in profondità può arrecare dolore e loro non lo comprendono. Questo era uno dei motivi per cui non avrei mai voluto accettare l’offerta della Random. A me non importa affatto della fama, non scrivo certo per notorietà!” sibilai adirata.

“E per quale motivo ha deciso di trasferirsi qui, signorina, se non sono troppo indiscreto?”

“L’ho fatto per Renesmee, per tentare di darle un futuro migliore e poi…” sospirai non sapendo se facessi bene a confidarmi con un quasi sconosciuto o meno.

Fu il suo sguardo comprensivo a darmi la forza per continuare –“E poi avevo bisogno di cambiare aria. Forks non era più il posto adatto a me.”

“Vede?” sorrise sincero “Allora ha fatto la scelta giusta. Non si preoccupi per i giornalisti. Sono solo alla ricerca di novità, non sarà così per sempre.”

“Lo spero” dissi abbozzando un sorriso.

E se Edward avesse visto uno di quei servizi? Se avesse scoperto della bambina? Cosa avrebbe potuto pensare? Che mi fossi rifatta una vita? Che avesse fatto la scelta giusta abbandonandomi? Infondo…erano passati appena tre anni.

Lo squillo del cellulare mi riportò alla realtà quotidiana, e un sorriso vero si dipinse sul mio volto quando udii una vocetta squillante provenire dall’altro capo.

“Mamy, mamy quando torni?”

“Amore, torno presto te lo prometto. Hai fatto la brava?” le domandai in apprensione.

“Sì, zio Jake mi ha portata a mangiare” continuò euforica.

“Siete stati attenti, vero?”

“Certo mamy. Ti aspettiamo!”

“Va bene piccola, non distruggete casa per favore!” alzai gli occhi al cielo pensando al macello che avrei trovato al mio ritorno.

“Ehi Bella così mi offendi!” risi alle proteste di Jake e li salutai promettendo di tornare presto.

Già…Jacob.

Lui era stato il mio appiglio per tutto questo tempo. Da quando aveva scoperto che fossi rimasta incinta di Edward, allo stupore era seguita la paura. All’epoca non conoscevo ancora la sua vera natura, ma fu costretto a parlarmene quando tentò di convincermi ad abortire. Aveva paura che, essendo Edward un vampiro, il parto non sarebbe stato normale, né che la creatura che portavo in grembo lo fosse. Ma di fronte alla mia risolutezza si era visto costretto a cedere ed insieme al branco mi avevo assistita fino all’ultimo.

E nemmeno adesso aveva voluto abbandonarmi. O meglio, non avrebbe mai potuto abbandonare Renesmee.

“Isabella, siamo arrivati. Dopo la presentazione del libro e gli autografi sarà libera di poter tornare a casa.”

Sorrisi e gli permisi di scortarmi fino all’ingresso della Libreria, dove le urla di tantissimi teenagers e non mi accolsero.

“Prego signorina Swan, mi segua” il Direttore McKanzie, che avevo già avuto modo di conoscere in redazione, era entusiasta di avermi lì.

La conferenza durò un’ora all’incirca, un’ora in cui ebbi modo di rispondere alle domande incuriosite di parecchie ragazze insicure e innamorate, amanti dei miei libri, fino a quando non mi fu chiesto di leggere un passo del mio libro.

“Non avevo mai pensato seriamente alla mia morte, nonostante nei mesi precedenti ne avessi avuta più di un'occasione, ma di sicuro non l'avrei immaginata così.
Con il fiato sospeso, fissavo gli occhi scuri del cacciatore, dall'altra parte della stanza stretta e lunga, e lui ricambiava con uno sguardo garbato.
Era senz'altro una bella maniera di morire, sacrificarmi per un'altra persona, qualcuno che amavo. Una maniera nobile, anche. Conterà pur qualcosa.
Sapevo che se non fossi mai andata a Forks non mi sarei trovata di fronte alla morte. Per quanto fossi terrorizzata, però, non riuscivo a pentirmi di quella scelta. Se la vita ti offre un sogno che supera qualsiasi tua aspettativa, non è giusto lamentarsi perché alla fine si conclude.
Il cacciatore fece un sorriso amichevole e si avvicinò con passo lento e sfrontato, pronto a uccidermi.”

Un applauso accompagnato da gridolini entusiasti si levò per la sala e, commossa, scrutai fino in fondo i miei fans, rimanendo esterrefatta quando, due occhi dorati mi perforarono l’anima. Fu come la quiete che precede la tempesta. Un battito di ciglia e lui non c’era già più.

Sempre che ci fosse mai stato lui.

Una brutta allucinazione, senza alcuna ombra di dubbio.

“Signorina Swan se la sente di firmare qualche autografo?” mi domandò con estrema cortesia il direttore.

“Ma certo!” esclamai seguendolo.

 

Centinaia di autografi e dediche dopo, mi alzai esausta dalla sedia, stiracchiandomi un po’ prima di afferrare borsa e cappotto.

“Isabella, la ringrazio di cuore per aver accettato il nostro invito” eruppe il direttore, quando ormai anche gli ultimi clienti avevano lasciato il negozio.

“Si figuri. E’ stato un vero piacere!” esclamai sorridente –“Le spiace se uso un attimo la toilette?”

“Certo che no. Faccia pure, io intanto la saluto. Arrivederci” mi congedò gentilmente.

“Buona serata a lei.”

John fece cenno di aspettarmi all’ingresso, così mi diressi al bagno per darmi una rinfrescata. Si era fatto relativamente tardi e avevo promesso a Renesmee che sarei tornata presto.

Mi chinai per sciacquarmi la faccia e fu quando mi sollevai per tamponarmi il viso di fronte lo specchio che per poco non mi venne un infarto.

“Oddio!” strepitai portandomi una mano sul cuore.

“Perdonami Bella, non volevo spaventarti” si scusò dispiaciuto.

“Ed-Edward…che, che ci fai qui?” il cuore non voleva saperne di rallentare la sua corsa, la sua voce, quella che avevo sognato praticamente ogni notte da quando era sparito, quella che aveva sempre avuto il potere di tranquillizzarmi, adesso non faceva altro che mettermi ansia.

“Mi sembrava un’ingiustizia che tutti potessero ricevere un tuo autografo ed io no” affermò con espressione corrucciata mostrandomi il mio libro.

“Tu, tu hai…letto…?” chiesi sconcertata.

“Sì, tutti. Beh questo non ancora è ovvio…ma…ho, ecco, seguito la presentazione e, sì, sembra…intrigante” soffiò sensuale avvicinandosi a me.

Gli strappai il libro dalle mani e, senza farmi ammaliare dal suo sguardo, frugai nella borsa alla ricerca di un maledetto pennarello e scrissi il mio nome in copertina.

“Tieni. Adesso puoi anche andartene.”

Una smorfia sofferente gli attraversò il volto non appena sentì il mio tono acre e risentito.

“Bella…” mormorò con afflizione.

“Cosa ti aspettavi Edward? Un applauso? Che ti gettassi le braccia al collo e facessi finta che non mi avessi mai abbandonata, senza cercarmi nemmeno una volta in questi tre anni?” continuai pacata ma distaccata.

“Non volevo interferire ancora con la tua vita, non mi sembrava giusto” si giustificò fissandomi intensamente.

“E non ti sei mai chiesto se stessi male, se avessi bisogno di te, se fossi mor..”

“Non dirlo neppure per scherzo!” mi interruppe risoluto –“Stare con me significava sfidare la morte ogni giorno, lo sai bene!”

“No, idiota! Stare senza di te è stato sfidare la morte giorno dopo giorno, salutare la vita che tu avevi portato via con te!” urlai spintonandolo verso il muro.

“Ma sei andata avanti e stai bene, adesso” constatò mesto.

“Non per me Edward” mi staccai da lui e feci per andarmene.

“Aspetta!” mi bloccò afferrandomi il braccio.

“Quando hai cominciato a scrivere?”

Era una domanda semplice, che molti mi avevano posto e a cui no avevo mai risposto, tuttavia mi sorpresi delle mie stesse parole.

“Stavo male e…ho dovuto affrontare parecchi problemi da sola. Dovevo stare a riposo e questo non mi aiutava di certo: il tempo libero mi induceva a ricordare te, quello che avevo perso. Poi un giorno avvertii l’impulso di scrivere. All’inizio solo pensieri brevi ma intensi…mi rendeva serena descrivere quello che avevo in certo senso vissuto…un amore puro ma impossibile, scrivere il mio Crepuscolo, che rappresentava, non solo il tramonto di ogni giornata e il sorgere di una nuova notte infinita per me, ma anche la morte di due amanti, costretti a separasi a causa delle loro diverse nature…”

“Perché?” mi domandò ancora, sofferente.

“Perchè? Scrivo perché scrivere mi aiuta a mantenere vivo il ricordo, sature le emozioni, uniche le sensazioni. Scrivo perché nessuno possa rubarmele, un giorno, con la forza, come hai fatto tu. Scrivo perché scrivere è l’unico modo per mantenermi saldamente ancorata a te” conclusi lasciandomi sfuggire una lacrima.

“Mi dispiace” due parole, rapide ma sincere.

“Anche a me. Senti…io devo andare, sì è fatto tardi” sospirai voltandomi verso di lui.

“Torni da loro?”

Sgranai gli occhi –“Loro chi?”

“Jacob e la bambina” mi spiegò neutro.

“Come fai a…?” domandai incredula.

“Al telegiornale locale non si parla d’altro. Però la bambina non mi sembra che gli somigli molto” rifletté ad alta voce.

“E tu come fai a dirlo? Quando mai l’avresti vista? Oh cielo! Tu ci hai spiati!” esclami stridula.

“Beh, ero curioso” si difese imbarazzato.

“Dunque l’hai vista?” come fa a non capire che è sua figlia? Sono due fotocopie, pensai.

“E’ splendida. Vi somigliate molto” sorrise dolcemente.

“Ma se somiglia più a te!” mi lasciai sfuggire ad alta voce.

Mi scrutò stralunato, sorpreso, confuso…una miriade di emozioni presero forma sul suo bel viso bianco e perfetto, fin quando l’ultima, la consapevolezza, non si fece strada in lui.

“E’ impossibile!”

“No, non lo è.”

“Alice l’avrebbe vista.”

“Non poteva. Renesmee è il frutto di un’unione tra due nature diverse, pertanto presenta sia le mie che le tue caratteristiche. E’ un po’ come Jacob” spiegai, cancellando in lui l’ultima briciola di dubbio.

“Come fai a sapere tutte queste cose?” mi sembrava di essere davanti alla Santa Inquisizione.

“Sai Edward sono tre anni che non ci vediamo. Dovevo pur capire cosa mi stesse succedendo, non credi? Jacob mi ha portata dai Quileute, sono loro ad avermi aiutata a capire, nonostante la paura per ciò che portassi in grembo e per le complicazioni contro cui sarei potuta incorrere portando a termine la gravidanza” risposi acida.

“Io non lo sapevo…” intuivo quanto fosse devastato, ma era nulla a confronto di ciò che avevo dovuto sopportare io.

“E come potevi? Renesmee mi chiede ogni giorno di suo padre. Certo c’è Jake, ma con lui è una cosa diversa…” continuai restando sul vago.

“Che intendi dire?” chiese in allerta.

“Mmh non mi sembra il caso di parlarne. Troppe notizie in così pochi minuti potrebbero costarti un’emicrania.”

“Mi avresti mai detto di lei in altre circostanze? Mi è sembrato che non volessi dirmelo, prima…”

“Sinceramente? Non lo so, Edward. La verità è che ho ripreso in mano la mia vita solo quando è nata lei. Non posso permettermi il lusso di perdere me stessa ancora una volta, con te. Io sono proprio come la pagina di un libro, basta tirarla troppo e si strappa. E tu sei come lo scrittore che ci scrive sopra. L’inchiostro ha marchiato la mia carta, la mia pelle, ma poi, insoddisfatto l’ha fatta a brandelli, cancellata come se niente fosse!” un’analogia che non faceva una piega a parer mio.

“Ma lo scrittore non voleva distruggere il suo capolavoro, voleva solo dargli l’opportunità di riscriversi da sé, voleva renderlo libero.”

“Ma forse alla pagina piaceva, forse era lieta di stare insieme allo scrittore. Quando lui è andato via non è rimasto che un libro senza pagine, privo di vita” riuscivo a parlare di noi solo così, solo metaforicamente. Era meno doloroso.

“Adesso lo scrittore ha rincontrato il suo libro però, un capolavoro perfetto anche senza di lui e…non vede l’ora di sfogliarlo per vedere quello che sì è perso. Secondo te me lo permetterà?” mi domandò teneramente, tendendomi una mano.

“Credo proprio di sì.”

 

 

Salve a tutti (:

Ringrazio coloro che sono giunti a leggere fino a qui u.u

Questa è una delle mie poche one-shot pubblicate, la prima in questa sezione, proprio perché per la prima volta sono riuscita ad attenermi alla brevitas XD

Spero che tra le righe abbiate colto il messaggio, l’ho scritta di getto proprio perché, come Bella, anch’io mi sento un po’ così e sento il bisogno di scrivere nei momenti più bui.

Beh, che dire…grazie ancora, spero di non avervi annoiato.

Buona domenica =)

Mary

   
 
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