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Autore: Purelove    07/02/2011    17 recensioni
Edward, Alice e Emmet sono fratelli e per di più sono i principi della famiglia reale italiana.
Per la loro condotta vengono spediti in America, a Forks, per riscattarsi dalle bravate commesse sul suolo italiano, lontano dai lussi e dalle tentazioni, ma a Forks, i ragazzi continuano a comportarsi come prima vista l'assenza di paparazzi pronti ad immortalarli in ogni istante della loro vita...ma un incontro con una ragazza del posto può far cambiare i modi del principe ereditario?
Tutto inizia da una scommessa fatta tra i cinque ragazzi che li porterà a dividersi e fare di tutto pur di vincere ed è da questo gioco che forse si può trovare il vero amore ma come può nascere quando è stato costruito su pilastri instabili a causa di un gioco?
Perché alla fine si sà che prima o poi tutto viene a galla...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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XXXX

Probabilmente ci poteva essere anche un uragano che il matrimonio si sarebbe comunque svolto senza una minima pecca. C'era il piano A, B, C ed un eventuale piano D, di cui però nessuno era a conoscenza tanto che tutti pensavamo che era solo un modo per il planner di dire che aveva l'intera faccenda sotto controllo.
«Perchè lo dobbiamo fare?» mormoro. Sono impacciata per natura, come è possibile che non possa inciampare sul tappetto coprendomi di ridicolo davanti ad una marea di gente importante, ma soprattutto amici della famiglia di Edward.
«Perchè Rosalie vuole avere una foto del momento anche quando siamo in bagno...» barbotta Edward stiracchiandosi sulla panchina.
«Alice dov'è?» bisbiglio dopo aver fatto chissà quale smorfia all'ultimo flash.
Fa una smorfia stringendomi la spalla: «Ho paura di sapere dov'è quel folletto. Non vorrei mai che spuntasse con qualche altro smoking con cui pensa che sto meglio.»
«Sai che non ti perdonerà per gli occhiali da sole?» mormoro prima di venir zittita da un'occhiata omicida del fotografo. Ho capito che sta facendo il suo lavoro, ma dovrebbe anche capire che io sono solo un burattino in mano a quelle invasate.
«Ho gli occhi rossi e le occhiaie perchè qualcuno stanotte non ne aveva mai abbastanza.» ridacchia sistemandoseli meglio sul naso.
Lo guardo sconvolta, non si è minimamente preoccupato del fatto che il fotografo l'ha chiaramente sentito! «Hai intenzione di dare tutta la colpa a me?»
Si volta sfoggiando il suo sorriso smagliante: «Of course!» esclama prendendomi in giro imitando il mio accento.
Gli do una gomitata scherzosa quando sento il tossicchiare di Alice. Non ci siamo nemmeno accorti quando è arrivata. «Bella, Rose vuole che cambi l'abito per la foto insieme a noi.»
Mi volto appena cercando di guardare gli occhi di Edward.
«Mi spiace cerbiatto, non posso salvarti da mia sorella.» dice baciandomi la punta sul naso.
«PERFETTA!» urla il fotografo raggelandoci.
Anche l'urletto affermativo di Alice e il continuo saltellare battendo le mani ci fa capire che probabilmente il fotografo non aspettava che questo. Edward rimane abbastanza interdetto alzandomi di peso per baciarmi con un casquet in piena regola.
I flash si sprecano per la scena che Edward sta mettendo in atto e quando finalmente torno in verticale mi sento la testa girare.
«Ora. Posso togliermi questi abiti?» chiede Alice che se è possibile è ancora più entusiasta di prima.
«Se vuoi ti posso dare una mano...» gli sussurro sulla spalla, ma Alice mi trascina via verso il salotto del palazzo che per questa occasione è stata trasformata in uno show room degli abiti più belli e preziosi che abbia mai visto tra cui, al centro della stanza, spicca il vestito più bello di tutti; l'abito da sposa di Rosalie.
«Aspetta qui.» ordina Alice mettendomi a sedere sul divano. Presto il piccolo folletto sparisce per trovare il prossimo cambio. Sono esausta.
Mi rilasso sul divano sprofondandoci letteralmente quando i miei occhi vengono attirati da un ritratto di famiglia su tela. Non deve essere di molto tempo fa, immagino che sia qualche anno fa, non di più. Nonostante la rigida posa che sembrano tenere, traspare l'amore che li lega dal modo in cui uno sta accanto all'altro.
Le dita che si incrociano, la luce negli occhi di Esme che guarda sua figlia.
Edward è appena dietro il padre, immagino per simboleggiare che è lui il successore diretto.
Prendo un profondo respiro evitando di pensare che la mia famiglia si sta per legare con la sua che è così ricca di storia e tradizioni.
Stare con Edward mi fa dimenticare qualsiasi cosa. La sua sola presenza è lenitiva per la mia anima che si acquieta non appena incontra i suoi bellissimi occhi verdi.
Ora più che mai sono consapevole del fatto che avrei dato qualunque cosa per rimanere con lui, non credo di riuscire più a sopportare un periodo di lontananza.
Ormai i Cullen sono entrati nella mia vita lasciando un segno indelebile. Tutti loro.
«Ora che fai parte della famiglia devi subire!» sghignazza Rose sedendosi di fianco a me.
Persa com'ero nei miei pensieri non ho nemmeno sentito i suoi tacchi sul marmo.
Alice si siede dall'altra parte prendendomi la mano dove fa sfoggio l'anello regalatomi da Edward. «E come dimostrarlo meglio se non con un bel diamante?»
«Sì, posso dire che faccio parte del clan!» rido dando un bacio sulla guancia di Alice.
Ti ricordo che hai già la maglia del Team Cullen per le partite di calcio!» mi ricorda Rosalie.
«Sbagliato, avete fatto la mia con impresso "Team Edward"»
Ridono entrambe scambiandosi un'occhiata d'intesa.
«Era un modo per farvi far pace...»
«No. La verità è che tutte quelle galline che gli ronzavano intorno dovevano sapere che era già prenotato da un bel pezzo!» sibila Alice con lo sguardo infuocato.


*******


Dalle otto tutta la villa si è animata di truccatrici e parrucchieri.
Alice stranamente si è lasciata coccolare da altri, ma per lei è una tentazione troppo forte non mettere il becco in alcune questioni "stilistiche".
Patrizia, la mia parrucchiera, inizia a farmi una cascata di boccoli. Incredibile ma vero vista la quantità con cui si trova a lavorare, ma non li lascia sciolti. A lavoro completato inzia a tirarli su lasciando solo poche ciocche che cadono sulla spalla sinistra.
Come era prevedibile, le prime ad essere "completate" siamo io ed Alice. Rosalie, la sposa, è ancora sotto le attenti cure delle make-up artist che ha fatto arrivare dall'America appositamente per questa occasione.
«Quanto costerà questo matrimonio?» mormoro sconvolta ad Alice.
Fa spallucce: «Rose aveva carta bianca, e con carta bianca intendo un assegno in bianco.»

Alle dieci, tutti gli invitati sono al loro posto in trepidante attesa dell'arrivo della sposa. Io e Alice li spiamo da dietro la tenda del secondo piano. Rose ed Emmett hanno voluto celebrare il loro matrimonio nel giardino della villa cercando il più riparo possibile dall'occhio dei giornalisti.
Per l'evento è stato vietato il sorvolo di questa area in modo tale da non far uscire foto e la sicurezza è aumentata notevolmente impedendo a qualsiasi paparazzo di entrare.
Il matrimonio è impeccabile e i festeggiamenti vanno avanti fino dopo le undici dopo che Emmett e Rosalie sono partiti per una mini luna di miele.
Primo turno di baby-sitter? Edward ed io, ovviamente.
«Sei sicuro di poterlo gestire per una settimana intera?» sussurra Emmett ridacchiando.
«Robert è dolcissimo. Non sarà un problema.»
Scuote la testa divertito: «Stavo parlando del bambinone Edward...»
«Ehi!» si lamenta il diretto interessato tirando un pugno sul braccio del fratello.
«E tu vedi di non sfasciare un'altra stanza. Mamma non ne uscirebbe fuori questa volta...»
«Distruggere?» ripeto cercando di capire il vero significato di quella parola.
Edward annuisce segno che ho capito bene, «Perchè?» aggiungo cercando il filo interruttore.
«Le notti di sesso bollente e le case appena ristrutturate da Esme non vanno mai d'accordo.» sospira facendomi ridere.
Robert mi guarda curioso stringendo le manine a pugno.
«Vado a metterlo a nanna.»
Emmett e Rosalie lo salutano riempiendolo di bacini. «Arrivo subito!» dice Edward fermandosi a salutare alcuni ospiti che stanno lasciando la festa, ma soprattutto suo fratello.
La camera di Edward è stata attrezzata di un lettino per Robert e di molti dei suoi giocattoli in modo da distrarlo il più possibile, ma dubito che si possa accorgere di qualcosa visto che è sommerso da ogni ninnolo inventato dalla mente umana.
Anche se è già da un bel pò nel bel mezzo di qualche sogno, lo tengo ancora stretto a me tra le braccia immaginando come potrebbe essere mio figlio...tenere tra le braccia il frutto dell'amore mio e di Edward.
La porta si apre lentamente rivelando la figura di Ed: «Hai dimenticato questo...» mormora e trando nella stanza evitando di fare rumore mostrando il bouquet che Rose ha lanciato durante la cerimonia. Ho i miei seri dubbi che sia stato casuale.
Rimbocco le coperte a Robert dandoli un piccolo bacino da parte di Rose sulla fronte. Mi ha detto che è un gesto abituale che fa ogni sera.
Edward mi raggiunge stringendomi tra le sue braccia e guardando il piccolo dal di sopra della mia spalla: «Assomiglia sempre di più a Rose.» sussurra. Il suo respiro caldo sul collo mi provoca un lungo brivido e lui sembra accorgersene.
«Con qui il piccolo?» ridacchia sommessamente giocherellando con la cerniera del mio abito.
Mi volto spingendolo lontano dalla culla. Mi ha tenuto a stecchetto per settimane intere ed ora devo prolungare perchè c'è Robert nella stessa stanza?

Dorme. Non si accorgerà di nulla e comunque, non capirebbe!
«Fai troppo rumore...» dice prendendomi in giro lasciandosi cadere sul letto.
«Io?»
Annuisce vigorosamente mentre io me la prendo comoda con i bottoni della sua camicia.
«La tregua non era iniziata?» aggiungo riuscendo finalmente a toccare la sua pelle bollente sotto il mio tocco.
«Maaaa...» dice aiutandomi a spogliarlo, «Non urlare.»
Gli lancio un'occhiataccia, «Certo, sono io quella che sembra essere in chiesa durante l'amplesso!»
Stoccata.
«Mordi il cuscino!» aggiungo prendendone uno tra i tanti messi a letto.


*******


So che non è giusto.
È la terza volta che Robert si è messo a piangere questa notte e tutte e tre le volte, Edward si alzato al primo vagito cercando di calmarlo. Questa volta però sembra più ardua tanto che lo porta fuori per non disturbare il mio sonno, peccato che io mi sveglio ogni volta che Edward si muove nel letto.
Mi giro nel letto guardando il soffitto e aspettando il suo ritorno. Di certo sarebbe un ottimo padre/marito. Per la seconda volta in meno di ventiquattro ore mi ritrovo a pensare di avere una famiglia tutta mia con Edward.
Passano ancora dieci minuti, ma non torna. Incapace di riprendere sonno mi alzo cercandolo per i corridoi fino a quando non lo trovo nel salotto tutto intento a cullare Robert.
«Saresti un papà perfetto.» mormoro evitando di svegliare tutti.
Vedo il suo sorriso illuminato dai flebili raggi della Luna. Il bambino sembra proprio non volergli dare pace, infatti appena rallenta il ritmo o si ferma inizia a piangere.
«Posso provare?» sussurro prendendo Robert tra le braccia che ferma un attimo la sua tortura per guardarmi.
«Ciao piccolino...non vuoi fare la nanna?» Lo cullo per qualche minuto lasciando che mi stringa il dito nella mano e si sistemasse meglio tra le mie braccia.
«E' proprio un Cullen, un bel paio di tette e si tranquillizza subito.» ridacchia Edward lasciandosi andare sul divano. Mi siedo accanto a lui guardando Robert che sembra essersi addormentato nuovamente.
«Stupido.» mormoro continuando a cullare Robert che nel frattempo ha addirittura lasciato la presa sul mio dito. Spero che per questa notte non ci dia più problemi.
«Andiamo a dormire...» propongo non appena sono sicura che Robert non si sveglierà per il tragitto dal salotto alla nostra camera da letto.
Edward mi segue in silenzio parlando solo quando siamo sotto le coperte: «Sei terribilmente eccitante quando fai la mamma.» mi stuzzica prendendomi tra le sue braccia.
«Non eri stanco?» lo provoco sentendo un noto rigonfiamento tra le gambe visto che la tela dei pantaloni del pigiama non è abbastanza resistente da celarlo in qualche modo.
«Sì, mammina.» sghignazza muovendo il bacino contro il mio.
«Scemo.»
«Ho superato la prova?» dice strofinando il naso sulla mia guancia.
Rido stringendolo ancora di più a me, «Non dirmi che vuoi una squadra di calcio perchè non credo che potrei sopportare undici anni di notti insonni.»
«Una.» bisbiglia spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
Mi sistemo meglio tra le sue braccia: «Una?»
«Sì, una bambina.»


Dopo un'eternità ecco l'aggiornamento. Spero che vi sia piaciuto.
Scusatemi se non mi dilungo tanto, ma in questo momento non è un bel periodo per la mia vita. Soprattutto oggi.
Mi raccomando fatemi sapere se vi è piaciuto.

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