Probabilmente ci poteva essere anche un
uragano che il matrimonio si sarebbe comunque svolto senza una minima pecca.
C'era il piano A, B, C ed un eventuale piano D, di cui però nessuno era a
conoscenza tanto che tutti pensavamo che era solo un modo per il planner di dire
che aveva l'intera faccenda sotto controllo.
«Perchè lo dobbiamo fare?» mormoro. Sono impacciata per natura,
come è possibile che non possa inciampare sul tappetto coprendomi di ridicolo
davanti ad una marea di gente importante, ma soprattutto amici della famiglia di
Edward.
«Perchè Rosalie vuole avere una foto
del momento anche quando siamo in bagno...» barbotta Edward stiracchiandosi
sulla panchina.
«Alice dov'è?» bisbiglio
dopo aver fatto chissà quale smorfia all'ultimo flash.
Fa una smorfia stringendomi la spalla: «Ho paura di sapere dov'è
quel folletto. Non vorrei mai che spuntasse con qualche altro smoking con cui
pensa che sto meglio.»
«Sai che non ti
perdonerà per gli occhiali da sole?» mormoro prima di venir zittita da
un'occhiata omicida del fotografo. Ho capito che sta facendo il suo lavoro, ma
dovrebbe anche capire che io sono solo un burattino in mano a quelle
invasate.
«Ho gli occhi rossi e le occhiaie
perchè qualcuno stanotte non ne aveva mai abbastanza.» ridacchia sistemandoseli
meglio sul naso.
Lo guardo sconvolta, non si
è minimamente preoccupato del fatto che il fotografo l'ha chiaramente
sentito! «Hai intenzione di dare tutta la colpa a me?»
Si volta sfoggiando il suo sorriso smagliante: «Of course!» esclama
prendendomi in giro imitando il mio accento.
Gli do una gomitata scherzosa quando sento il tossicchiare di
Alice. Non ci siamo nemmeno accorti quando è arrivata. «Bella, Rose vuole che
cambi l'abito per la foto insieme a noi.»
Mi
volto appena cercando di guardare gli occhi di Edward.
«Mi spiace cerbiatto, non posso salvarti da mia sorella.» dice
baciandomi la punta sul naso.
«PERFETTA!»
urla il fotografo raggelandoci.
Anche
l'urletto affermativo di Alice e il continuo saltellare battendo le mani ci fa
capire che probabilmente il fotografo non aspettava che questo. Edward rimane
abbastanza interdetto alzandomi di peso per baciarmi con un casquet in piena
regola.
I flash si sprecano per la scena che
Edward sta mettendo in atto e quando finalmente torno in verticale mi sento la
testa girare.
«Ora. Posso togliermi questi
abiti?» chiede Alice che se è possibile è ancora più entusiasta di
prima.
«Se vuoi ti posso dare una mano...»
gli sussurro sulla spalla, ma Alice mi trascina via verso il salotto del palazzo
che per questa occasione è stata trasformata in uno show room degli abiti più
belli e preziosi che abbia mai visto tra cui, al centro della stanza, spicca il
vestito più bello di tutti; l'abito da sposa di Rosalie.
«Aspetta qui.» ordina Alice mettendomi a sedere sul divano. Presto
il piccolo folletto sparisce per trovare il prossimo cambio. Sono
esausta.
Mi rilasso sul divano
sprofondandoci letteralmente quando i miei occhi vengono attirati da un ritratto
di famiglia su tela. Non deve essere di molto tempo fa, immagino che sia qualche
anno fa, non di più. Nonostante la rigida posa che sembrano tenere, traspare
l'amore che li lega dal modo in cui uno sta accanto all'altro.
Le dita che si incrociano, la luce negli occhi di Esme che
guarda sua figlia.
Edward è appena dietro il
padre, immagino per simboleggiare che è lui il successore
diretto.
Prendo un profondo respiro evitando
di pensare che la mia famiglia si sta per legare con la sua che è così ricca di
storia e tradizioni.
Stare con Edward mi fa
dimenticare qualsiasi cosa. La sua sola presenza è lenitiva per la mia anima che
si acquieta non appena incontra i suoi bellissimi occhi verdi.
Ora più che mai sono consapevole del fatto che avrei dato
qualunque cosa per rimanere con lui, non credo di riuscire più a sopportare un
periodo di lontananza.
Ormai i Cullen sono
entrati nella mia vita lasciando un segno indelebile. Tutti
loro.
«Ora che fai parte della famiglia devi
subire!» sghignazza Rose sedendosi di fianco a me.
Persa com'ero nei miei pensieri non ho nemmeno sentito i suoi
tacchi sul marmo.
Alice si siede dall'altra
parte prendendomi la mano dove fa sfoggio l'anello regalatomi da Edward. «E come
dimostrarlo meglio se non con un bel diamante?»
«Sì, posso dire che faccio parte del clan!» rido dando un bacio
sulla guancia di Alice.
Ti ricordo che hai
già la maglia del Team Cullen per le partite di calcio!» mi ricorda
Rosalie.
«Sbagliato, avete fatto la mia con
impresso "Team Edward"»
Ridono entrambe
scambiandosi un'occhiata d'intesa.
«Era un modo per farvi far pace...»
«No. La verità è che tutte quelle galline che gli ronzavano intorno
dovevano sapere che era già prenotato da un bel pezzo!» sibila Alice con lo
sguardo infuocato.
*******
Dalle otto tutta la villa si è animata di
truccatrici e parrucchieri.
Alice
stranamente si è lasciata coccolare da altri, ma per lei è una tentazione troppo
forte non mettere il becco in alcune questioni "stilistiche".
Patrizia, la mia parrucchiera, inizia a farmi una cascata di
boccoli. Incredibile ma vero vista la quantità con cui si trova a lavorare, ma
non li lascia sciolti. A lavoro completato inzia a tirarli su lasciando solo
poche ciocche che cadono sulla spalla sinistra.
Come era prevedibile, le prime ad essere "completate" siamo io ed
Alice. Rosalie, la sposa, è ancora sotto le attenti cure delle make-up artist
che ha fatto arrivare dall'America appositamente per questa
occasione.
«Quanto costerà questo
matrimonio?» mormoro sconvolta ad Alice.
Fa spallucce: «Rose aveva carta bianca, e con carta bianca intendo
un assegno in bianco.»
Alle dieci, tutti gli invitati sono al loro
posto in trepidante attesa dell'arrivo della sposa. Io e Alice li spiamo da
dietro la tenda del secondo piano. Rose ed Emmett hanno voluto celebrare il loro
matrimonio nel giardino della villa cercando il più riparo possibile dall'occhio
dei giornalisti.
Per l'evento è stato
vietato il sorvolo di questa area in modo tale da non far uscire foto e la
sicurezza è aumentata notevolmente impedendo a qualsiasi paparazzo di
entrare.
Il matrimonio è impeccabile e i
festeggiamenti vanno avanti fino dopo le undici dopo che Emmett e Rosalie sono
partiti per una mini luna di miele.
Primo
turno di baby-sitter? Edward ed io, ovviamente.
«Sei sicuro di poterlo gestire per una settimana intera?» sussurra
Emmett ridacchiando.
«Robert è dolcissimo.
Non sarà un problema.»
Scuote la testa
divertito: «Stavo parlando del bambinone Edward...»
«Ehi!» si lamenta il diretto interessato tirando un pugno sul
braccio del fratello.
«E tu vedi di non
sfasciare un'altra stanza. Mamma non ne uscirebbe fuori questa
volta...»
«Distruggere?» ripeto cercando di
capire il vero significato di quella parola.
Edward annuisce segno che ho capito bene, «Perchè?» aggiungo
cercando il filo interruttore.
«Le notti di
sesso bollente e le case appena ristrutturate da Esme non vanno mai d'accordo.»
sospira facendomi ridere.
Robert mi guarda
curioso stringendo le manine a pugno.
«Vado
a metterlo a nanna.»
Emmett e Rosalie lo salutano riempiendolo di bacini. «Arrivo
subito!» dice Edward fermandosi a salutare alcuni ospiti che stanno lasciando la
festa, ma soprattutto suo fratello.
La camera di Edward è stata attrezzata di un lettino per Robert e
di molti dei suoi giocattoli in modo da distrarlo il più possibile, ma dubito
che si possa accorgere di qualcosa visto che è sommerso da ogni ninnolo
inventato dalla mente umana.
Anche se è già
da un bel pò nel bel mezzo di qualche sogno, lo tengo ancora stretto a me tra le
braccia immaginando come potrebbe essere mio figlio...tenere tra le braccia il
frutto dell'amore mio e di Edward.
La porta
si apre lentamente rivelando la figura di Ed: «Hai dimenticato questo...»
mormora e trando nella stanza evitando di fare rumore mostrando il bouquet che
Rose ha lanciato durante la cerimonia. Ho i miei seri dubbi che sia stato
casuale.
Rimbocco le coperte a Robert
dandoli un piccolo bacino da parte di Rose sulla fronte. Mi ha detto che è un
gesto abituale che fa ogni sera.
Edward mi
raggiunge stringendomi tra le sue braccia e guardando il piccolo dal di sopra
della mia spalla: «Assomiglia sempre di più a Rose.» sussurra. Il suo respiro
caldo sul collo mi provoca un lungo brivido e lui sembra
accorgersene.
«Con qui il piccolo?»
ridacchia sommessamente giocherellando con la cerniera del mio
abito.
Mi volto spingendolo lontano dalla culla. Mi
ha tenuto a stecchetto per settimane intere ed ora devo prolungare perchè
c'è Robert nella stessa stanza?
Dorme. Non si accorgerà di nulla e comunque, non
capirebbe!
«Fai troppo rumore...»
dice prendendomi in giro lasciandosi cadere sul letto.
«Io?»
Annuisce vigorosamente
mentre io me la prendo comoda con i bottoni della sua camicia.
«La tregua non era iniziata?» aggiungo riuscendo finalmente
a toccare la sua pelle bollente sotto il mio tocco.
«Maaaa...» dice aiutandomi a spogliarlo, «Non
urlare.»
Gli lancio un'occhiataccia, «Certo,
sono io quella che sembra essere in chiesa durante l'amplesso!»
Stoccata.
«Mordi il
cuscino!» aggiungo prendendone uno tra i tanti messi a letto.
*******
So che non è giusto.
È la terza volta che Robert si è messo a piangere questa notte e
tutte e tre le volte, Edward si alzato al primo vagito cercando di calmarlo.
Questa volta però sembra più ardua tanto che lo porta fuori per non disturbare
il mio sonno, peccato che io mi sveglio ogni volta che Edward si muove nel
letto.
Mi giro nel letto guardando il
soffitto e aspettando il suo ritorno. Di certo sarebbe un ottimo padre/marito.
Per la seconda volta in meno di ventiquattro ore mi ritrovo a pensare di avere
una famiglia tutta mia con Edward.
Passano
ancora dieci minuti, ma non torna. Incapace di riprendere sonno mi alzo
cercandolo per i corridoi fino a quando non lo trovo nel salotto tutto intento a
cullare Robert.
«Saresti un papà perfetto.»
mormoro evitando di svegliare tutti.
Vedo il
suo sorriso illuminato dai flebili raggi della Luna. Il bambino sembra proprio
non volergli dare pace, infatti appena rallenta il ritmo o si ferma inizia a
piangere.
«Posso provare?» sussurro
prendendo Robert tra le braccia che ferma un attimo la sua tortura per
guardarmi.
«Ciao piccolino...non vuoi
fare la nanna?» Lo cullo per qualche minuto lasciando che mi stringa il dito
nella mano e si sistemasse meglio tra le mie braccia.
«E' proprio un Cullen, un bel paio di tette e si tranquillizza
subito.» ridacchia Edward lasciandosi andare sul divano. Mi siedo accanto a lui
guardando Robert che sembra essersi addormentato nuovamente.
«Stupido.» mormoro continuando a cullare Robert che nel
frattempo ha addirittura lasciato la presa sul mio dito. Spero che per questa
notte non ci dia più problemi.
«Andiamo a
dormire...» propongo non appena sono sicura che Robert non si sveglierà per il
tragitto dal salotto alla nostra camera da letto.
Edward mi segue in silenzio parlando solo quando siamo sotto le
coperte: «Sei terribilmente eccitante quando fai la mamma.» mi stuzzica
prendendomi tra le sue braccia.
«Non eri
stanco?» lo provoco sentendo un noto rigonfiamento tra le gambe visto che la
tela dei pantaloni del pigiama non è abbastanza resistente da celarlo in qualche
modo.
«Sì, mammina.» sghignazza muovendo il
bacino contro il mio.
«Scemo.»
«Ho superato la prova?» dice strofinando il naso sulla mia
guancia.
Rido stringendolo ancora di più a me, «Non dirmi che vuoi una
squadra di calcio perchè non credo che potrei sopportare undici anni di notti
insonni.»
«Una.» bisbiglia spostandomi una ciocca di capelli dal
viso.
Mi sistemo meglio tra le sue braccia: «Una?»
«Sì, una
bambina.»
Dopo un'eternità ecco
l'aggiornamento. Spero che vi sia piaciuto.
Scusatemi se non mi dilungo
tanto, ma in questo momento non è un bel periodo per la mia vita. Soprattutto
oggi.
Mi raccomando fatemi sapere se vi è piaciuto.
Ora vi lascio i link delle altre storie e miei
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