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Autore: Bad A p p l e    07/02/2011    3 recensioni
Dedicata ad Only, in attesa di riuscire a finire il regalo per Natale xD.
Si era appena girato, quando un lampo di luce rossa lo colpì al petto, facendolo finire un paio di metri più in là e facendolo sbattere con violenza contro una parete; ancora intontito dalla botta, non riuscì ad impedire a delle corde sottili stregate di legarlo.
«Come ringraziamento per la settimana scorsa» borbottò Yagami, «solo che io non credo proprio di essere scrupoloso quanto te».
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Another Note

Chronicles of the deadly Hogwarts.

 

Retrace III: Attack?

 

Uno sbuffo di vento ricordò a Lawliet dove si trovasse. Era così perso nei suoi pensieri da essersi momentaneamente dimenticato di trovarsi a lezione di Cura delle Creature magiche, quindi era rimasto per lo spazio di diversi minuti con lo sguardo perso e con la mano a mezz’aria, in quello che al principio voleva essere un tentativo di dare da mangiare ad uno degli unicorni che Hagrid aveva portato per la lezione.

Pure quel cucciolo dorato sembrava guardarlo interrogativo, al che lui si limitò ad accarezzarlo, facendo finta di nulla.

Ovviamente non gli serviva davvero un M.A.G.O in quella materia per diventare Auror, ma alla fine aveva deciso di rinunciare al minor numero di materie. Purtroppo ciò aveva voluto dire abbandonare Aritmanzia per Divinazione, cosa per la quale Hermione l’aveva pubblicamente additato come pazzo in Sala Grande l’anno prima; eppure lui non la trovava una cosa tanto folle: dando una veloce sfogliata ad entrambi i libri aveva capito tutto di Aritmanzia e davvero poco di Divinazione, quella era una materia che non si poteva imparare sui libri, quindi l’aveva presa come una sfida.

Adesso, però, il vero problema era l’onnipresente Rospa Umbridge che sembrava più che determinata a licenziare Hagrid e, ovviamente, al cagnolino del Ministero non era sfuggito il suo precedente stato vegetativo, quindi si schiarì la voce; «stavo ammirando quanto questi Unicorni rispecchino alla perfezione le caratteristiche che il professor Hagrid ci elencò mercoledì scorso. Sembra incredibile riuscire a conoscere così profondamente una creatura magica tanto complessa; so che molti specialisti, a differenza del professore, non sono in grado di stabilire l’esatta età dell’esemplare attraverso la sola sfumatura del pelo» spiegò, mentre la Umbridge, pur di non convenire con lui, si avvicinava svelta verso il gruppetto dei Serpeverde dove Misa era semplicemente incantata. Se fosse stato possibile, gli occhi della ragazza si sarebbero stretti a forma di cuoricino, nel guardare al limite della venerazione i cuccioli.

«Contegno, Misa, contegno» le disse Mikami, aggiustandosi meglio la cravatta verde e argento della divisa, stringendo appena il nodo.

Quando Lawliet fu sicuro che nessun occhio indiscreto fosse puntato su di lui, tirò fuori dalla borsa l’angolo di una pergamena e, puntandovi contro la bacchetta, mormorò: «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni».

Era da una settimana, ovvero da dopo aver parlato con Silente e quindi constatato che avrebbe dovuto cavarsela da solo per legare le mani a Yagami, che aveva chiesto in prestito a Potter la Mappa del Malandrino e questi, anche se al principio abbastanza riluttante, l’aveva accontentato in quanto servisse per smascherare una volta per tutte Light.

Gli occhi grandi del ragazzo vagarono subito nello spazio della mappa che indicava la biblioteca e non si stupì di trovare vicini al nome “Light Yagami” quelli di “Sayu Yagami” e “Luna Lovegood”, sapeva già che quello che lui aveva eletto come sua nemesi dava ripetizioni alla sorellina e alla migliore amica di quest’ultima in vista dei loro G.U.F.O; forse semplicemente una qualche strategia per ottenere più fiducia dagli altri, mascherandosi da bravo fratellino premuroso.

Mise via la mappa, senza però disattivarla.

Silente si sbagliava, ne era certo. Un preside, per quanto geniale, non può pretendere di conoscere alla perfezione i suoi alunni, lui invece era da sette anni che analizzava Light Yagami e quella minaccia velata in biblioteca non era che la conferma di tutti i suoi sospetti.

Accenno un sorriso: tra tutti quelli che gli stavano col fiato sul collo, Light aveva minacciato lui, voleva dire che tutto sommato lo temeva, che sapeva che si stava avvicinando troppo alla verità e quindi aveva messo in piedi quel patetico tentativo d’intimorirlo per fargli fare marcia indietro.

Il sorriso gli morì rapidamente, riflettendoci doveva stare davvero attento, non sapeva ancora con certezza quanti scrupoli potesse farsi Yagami pur essendo all’interno di una scuola e sotto gli occhi di Silente, ma se ciò che sospettava coincideva con la verità, light era abbastanza montato da potersi credere più potente del preside stesso.

Sbirciò nuovamente la mappa ed ebbe un lampo di panico nel non vedere più il nome di Yagami in biblioteca. Scorse con gli occhi praticamente tutta la pergamena per poi ritrovare il nome al settimo piano, ma non ebbe il tempo di tirare il tanto sperato sospiro di sollievo che la scritta sparì nel nulla.

“Cosa?” pensò. Non era possibile, non poteva essere sparito, non ci si poteva Materializzare o Smaterializzare all’interno del castello, pure i primini sapevano che era impossibile, accidenti! Non a caso la scuola era considerata il posto più sicuro a Londra, al pari con la Gringot .

Sbuffò sonoramente, intimandosi di calmarsi, se non s’era Smaterializzato doveva esserci un’altra spiegazione perfettamente razionale, doveva solo cercarla.

Osservò meglio la mappa e trattenne a stento una smorfia: era così concentrato a farsi prendere dal panico da non accorgersi che il punto da dove Yagami s’era volatilizzato era proprio di fronte all’arazzo di Barnaba il Babbeo, avrebbe dovuto accorgersene subito, dato che passava lì almeno una sera a settimana con l’ES.

“Uno a zero per me, Yagami” pensò Lawliet. Ci avrebbe pensato il giorno dopo a chiarire bene con Light chi avrebbe vinto e chi avrebbe perso tra i due.

 

[…]

 

Il giorno dopo, come quello dopo ancora, però, Light non s’era recato nella Stanza delle Necessità, quindi fu con estrema impazienza che Lawliet seguì Yagami il terzo giorno dalla sua scoperta. Aveva usato su sé stesso un incantesimo di Disillusione e saltò l’ora di Antiche Rune per seguire il ragazzo.

Lo osservò passare tre volte davanti alla parete che si trovava davanti all’arazzo di Barnaba il Babbeo Bastonato dai Troll e s’affrettò ad entrare nella stanza subito dopo di lui quando dal nulla apparì la lucida porta scura.

Notò che nella stanza c’erano solamente un tavolino ed una sedia… assolutamente nulla da considerare pericoloso, ma dopotutto Silente aveva parlato di un libro che, secondo Madama Pince, Light aveva preso dalla Sezione Proibita.

Il Corvonero poggiò la tracolla coi libri ai piedi del tavolo e si stiracchiò, al che Lawliet capì che se voleva agire doveva farlo in quel preciso momento.

«Incarceramus!» sibilò.

Prontamente Light portò la mano alla bacchetta, ma riuscì a malapena a sfiorarla, prima che lunghe funi lo imprigionassero nella loro stretta morsa.

Prima di potersene rendere conto si trovò in ginocchio, busto e caviglie legati tanto strette al solo scopo di fare più male possibile e le braccia alzate a formare una larga “V” per via delle funi al soffitto che gli stringevano i polsi quasi al punto di bloccargli la circolazione sanguigna.

Respirò a fatica, altre funi s’erano avvolte impietosamente al suo sterno. Col fiato corto cercò d’individuare il suo aggressore, solo in quel momento L sciolsel’incanto di Disillusione, mostrandosi.

«Lawliet, avrei dovuto immaginarlo» borbottò Yagami, per pentirsene. Subito sentì la mancanza del prezioso ossigeno che aveva sprecato per parlare.

Lawliet non rispose, limitandosi ad aprirela borsa del bruno e tirare via tutti i libri; l’ultimo fu un tomo nero dalla rilegatura antica. La scritta argentea recitava: “I resti di Salomone”. Lo sfogliò per non più di cinque minuti, durante i quali il silenzio fu rotto solo dal continuo annaspare di Light alla disperata ricerca d’aria, abbastanza furbo da non sprecarne a parlare o, peggio ancora, a divincolarsi, sapendo che in quel modo avrebbe solo peggiorato le cose.

Alzò appena lo sguardo su di lui, Lawliet, non riuscendo a credere che Yagami fosse ancora a piede libero nonostante Silente sapesse che libro stesse leggendo… per poi trovare ancora più incredibile il fatto che il preside conservasse un libro del genere nella sua scuola.

«Horcrux, Yagami?» domandò, disgustato.

«Ho il permesso per quel libro» si limitò a boccheggiare l’altro, sapendo che entro pochi secondi sarebbe tornato a respirare normalmente: non sarebbe stato da L, lasciarlo soffocare.

Il ragazzo, infatti, con un pigro gesto della bacchetta fece allentare le corde quel tanto che bastava per farlo respirare quasi regolarmente.

«Chi è l’idiota?»

«Vitious. Quel libro mi serve per i M.A.G.O in Difesa Contro le Arti Oscure, ma la Umbridge non mi avrebbe mai permesso di prendere quel libro, così mi sono rivolto al responsabile della mia casa» spiegò Light, cercando di risultare credibile nonostante sapesse che Lawliet non si sarebbe fatto incantare per nessun motivo.

«Sì, sì, questa è la versione ufficiale» tagliò corto L, estraendo dalla tasca una boccetta piena di liquido trasparente, «ma a me dirai la verità».

«Veritaserum?» fece Yagami, derisorio, «quando Pitonse ne accorgerà…»

«Penserà che la Umbridge abbia voluto interrogare qualcuno» concluse l’altro, avvicinandogli la boccetta alle labbra e cercando di obbligarlo a bere il siero. Dopo una decina di tentativi falliti, inaspettatamente accennò un sorriso, «sei più cocciuto di me» constatò L, «questo metodo non ti piacerà» concluse.

Al posto di avvicinare di nuovo la fiala alle labbra del Corvonero, l’avvicinò alle proprie.

Light intuì le intenzioni dell’altro, sgranando gli occhi; «N-non t’azzardare…!» lo redarguì inutilmente; quando Lawliet si chinò su di lui, strinse le labbra il più possibile. “Crepa” gli augurò mentalmente.

L si concesse una frazione di secondo per gustarsi lo sguardo irato ma vagamente venato di terrore della “vittima” poi, dopo aver piegato gli angoli della bocca in un sorriso vittorioso, lo baciò, obbligandolo a dischiudere le labbra.

Avrebbe potuto obbligarlo in mille altri modi, ad esempio stringendo le corde, ma quel metodo esprimeva meglio il concetto “io vinco, tu perdi”.

Bocca a bocca, lo obbligò ad ingoiare la pozione, provando un feroce piacere nel vederlo lì, legato, umiliato, completamente alla sua mercé ed ora pure costretto a dire la verità.

«Che schifo» disse subito Light, una volta libero dalle labbra dell’altro, «ovviamente intendo te, non la pozione» specificò, derisorio.

«vedremo se sarai ancora tanto simpatico quando comincerò ad interrogarti» fece L, perfettamente tranquillo e per nulla toccato da quello che aveva voluto essere un insulto. «Allora, cosa volevi farci con quel libro?»

Yagami attese qualche secondo, poi lo guardò con aria di sfida, «quello che si fa con i libri, Lawliet, leggerlo… di certo non volevo portarmelo a letto, per quello esistono Misa e Takada».

Le corde si strinsero di più, ma inaspettatamente il Corvonero scoppiò a ridere, «oddio, la scorta di Veritaserum di Piton?» domandò retorico, scuotendo il capo per quanto gli era possibile, «tu devi essere proprio idiota, Lawliet! Dopo che la umbridge ne ha usato per interrogare mezzo istituto per scovare l’Esercito di Silente, e tenendo conto che Piton fa parte dell’Ordine della Fenice, pensavi sul serio che questo fosse davvero Veritaserum? Di questo passo rischi di deludermi, sai?»

«Taci!» sibilò L, effettivamente aveva sperato che le scorte personali di Piton, quelle tenute alla larga dalla Umbridge, funzionassero; invece quella che aveva somministrato a Yagami era solo semplice acqua.

«Bene, adesso che abbiamo dimostrato che il Gran Secchione Capo è anche in grado di non usare il cervello, che ne diresti di slegarmi?»

Non fece in tempo a finire la frase che le corde si strinsero ulteriormente, strappandogli un gemito di autentico dolore. Lo guardò con astio, scoprendo che Lawliet gli stava restituendo la medesima occhiata.

«Dimmi cos’hai intenzione di fare» ordinò il Grifondoro, deciso ad ottenere comunque una confessione.

Light non rispose, limitandosi a guardarlo con sguardo che vagava dall’odio puro alla derisione. Una corda si strinse al suo collo, esercitando una lieve pressione, guidata dalla bacchetta di Lawliet.

«Dimmi cos’hai intenzione di fare» ripeté il ragazzo.

Nuovamente Yagami non rispose e nuovamente le corde si strinsero, compresa quella al collo.

«Andiamo, Lawliet, sai che non ti dirò quello che vuoi sapere e non penso che tu voglia stringere queste corde al punto di diventare un assassino» disse Light a fatica, con un filo di voce.

L’altro lo guardò con noncuranza, facendo in modo che la fune attorno al collo si stringesse appena oltre il sopportabile.

«Dimmi una cosa, Light; se io ti uccidessi adesso, pensi che qualcuno troverebbe mai il tuo cadavere, tenendo conto che siamo in una stanza che scompare all’uscita e che riapparirebbe solo se qualcuno ci passasse davanti per tre volte pensando le esatte parole che hai usato tu per aprirla? Quelli dell’ES continuerebbero ad usare la Stanza delle Necessità, ma apparirebbe come una stanza completamente diversa da questa. Nessuno ti troverebbe, ti darebbero semplicemente per disperso ed io non sarei un assassino perché tu non saresti ufficialmente morto».

Light non riusciva a respirare, sentendo prossima la perdita dei sensi, però non poteva cedere e confessare, non aveva dubbi sul fatto che l’altro stesse solo bluffando.

La vista aveva appena cominciato ad offuscarsi quando sentì la corda alla gola allentarsi.

«Idiota testardo» .

Esclusa quelle al collo e allo sterno, tutte le funi si strinsero così tanto che quelle ai polsi e alle caviglie, in quanto a diretto contatto, lacerarono la pelle; Yagam,i strinse i pugni per il dolore e sentì del sangue colargli giù dai polsi. «Non penso che Silente sarebbe molto contento della condotta del suo cagnolino» sbottò con rabbia, «e il tuo dannato senso di giustizia te lo sei mangiato questa mattina a colazione?»

Alzò gli occhi a cielo, Lawliet, riconoscendo che avrebbe potuto torturarlo a morte senza scucirgli una sola informazione utile. «Accio bacchetta» si limitò, quindi, a mormorare, mentre la bacchetta di Light fluttuava mansueta verso di lui.

«Cos…?»

«Te la renderò a lezione» disse, slegandolo e uscendo dalla stanza.

   
 
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