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Autore: Strummer_inLove    07/02/2011    2 recensioni
Olga è una quindicenne che ama lo skateboard e la musica. Un giorno nella città in cui vive accade un fatto inspiegabile: Laure, una misteriosa bionda di cui nessuno dei ragazzi del liceo sospettava l'esistenza, muore nel sonno. Il giorno dopo il vento porta tra le mani di Olga una pagina di diario: è di Laure. E lo spettro assetato di sangue che l'ha uccisa inizia a tormentare la ragazzina che, grazie all'aiuto del "suo" Paul, riuscirà a svelare il mistero del fantasma delle rose bianche.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chissà se gli alberi soffrono l'arrivo dell'inverno?, si chiedeva spesso Olga, quando andava a fare skateboard nel parchetto vicino al cimitero. Si trattava di un ampio spiazzo, diviso in fazzoletti di prato da vialetti asfaltati, circondato da palazzi grigi e tristi. Molti pioppi puntellavano il suolo, l'erba era curata e di un verde intenso. Pressapoco al centro esatto del parco, una maestosa e realistica statua in ferro ritraeva il Comandante Ernesto “Che” Guevara, forse uno degli uomini più stimati del nostro tempo.

Olga scese dall'auto del padre, una punto bianca e ronzante, e si avviò a piedi verso la statua del suo eroe. Il guerrigliero la salutò come sempre dal sellino della motocicletta con cui aveva attraversato l'intero Sudamerica, da ragazzo. La ragazza si sedette ai piedi del monumento, si infilò le ginocchiere, tutte le protezioni e liberò dalle cinghie dello zaino il suo amatissimo skateboard. Era una splendida tavola in solido legno, con piccole ruote sonanti e la scritta “Subsonica” sul retro. Già, per Olga quella band era unica, quasi quanto i Blink 182.

La ragazza iniziò a girare intorno alla statua del “Che”: il vento era una voce silenziosa tra i suoi capelli rossi, e poche foglie ormai ammuffite, sopravvissute alla nevicata che aveva annunciato il Natale, le danzavano intorno, e il loro strusciare pareva un macabra canzone indirizzata a quella ragazzina tanto singolare. Olga non era come le altre, e se n'erano accorti in molti. Era una persona buona, a volte fin troppo, tanto che non sapeva portare rancore, e non se la prendeva neanche con chi se lo sarebbe meritato. Era paziente, sensibile e riservata: con lei, il più importante dei segreti era al sicuro. Ed era bella, molto più di quanto credesse: aveva occhi scuri che capivano tutto, e capelli corti, stirati e spessi, quel giorno di un colore rosso vivo, essendo passato poco tempo dall'ultima volta che si era fatta l'henne'. Aveva molti buchi alle orecchie, alcuni recentissimi, riempiti con tanti piccoli anelli argentati. Tutti questi accorgimenti non avevano altro scopo se non quello di piacere a lei. Olga non era esibizionista, al contrario vestiva indumenti scuri e scelti all'ultimo momenti, inoltre utilizzava molto raramente accessori. Ma nonostante ciò non passava mai inosservata, anche se non dava l'impressione di accorgersene.

Un persona unica e speciale, senza nessun difetto apparente, con tante passioni e idee in testa. Ma, sebbene fosse circondata da amici e da stimoli, la sua vita sembrava talvolta triste, e ogni giornata sembrava andare per conto suo. Era come se ogni momento non facesse parte di una vita sola, ma si perdesse chissà dove tra i suoi ricordi. Purtroppo, proprio per la sua grande riservatezza, nessuno dei suoi amici poteva aiutarla. Poco si sapeva della sua vita prima che arrivasse al Liceo, e a lei andava bene così.

Chissà se gli alberi soffrono l'arrivo dell'inverno?, si chiese per l'ennesima volta tra sé e sé. Era una domanda ricorrente quella, per il semplice fatto che per lei l'inverno era un brutto periodo dell'anno. Olga odiava la neve. Quella sensazione umida e fredda la infastidiva, sebbene fosse una tipa calorosa, e si potesse vederla gironzolare per i corridoi della scuola in maniche corte anche in gennaio.

Quel vento piacevolmente fresco che le schiaffeggiava le gote invece la tranquillizzava, la faceva sentire libera come un uccello. Perché solo questo Olga desiderava davvero: poter essere libera, e rendere felici gli altri la faceva star bene. “Libertà uguale Felicità” era il suo motto. Non aveva mai pensato potesse valere anche l'inverso...

   
 
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