Perché vivi, Moony?

Perché vivi?
Hai un cuore che batte, due polmoni, due reni, tutte le ossa a posto – tranne qualche costola fratturata, ma in tempo di guerra c’erano ferite peggiori delle sue-, e il sangue che scorreva normalmente nelle vene.
Perché vivi?
Hai un ideale, un sogno, qualcosa a cui aggrapparti mentre tutto ti scivola tra le dita come sapone?
Rivederlo.
Perché vivi, Remus Lupin? Hai più assaporato l’aria dopo aver aperto gli occhi, guardato le stelle, osservato quel mondo che si sbriciolava per colpa delle loro debolezze?
No.
Un cuore ce l’hai, vero? E i polmoni?
Integri.
Cos’è che ti manca?
Lui.

Quando le dita gelide della morte avevano sfiorato Sirius, era come se gli avessero strappato il cuore dal petto - già rattoppato come i suoi vestiti -, stretto i polmoni in una morsa mozzandogli il respiro, imprimendogli nella mente l’immagine di quel corpo tanto amato finire dietro il velo lacero e nero – non quanto il suo nome – dell’Ufficio Misteri.
Aveva trattenuto Harry, ma in realtà era stato il contrario.
Se non ci fosse stato lui, sarebbe corso dietro quel velo per raggiungerlo, sentire di nuovo la sua risata così simile al latrato di un cane, quella voce pronunciare quel nomignolo, come per ritornare ai tempi di Hogwarts, delle punizioni, delle scorribande nella Foresta Proibita.

Moony.
Perché vivi, allora?
Non vivo. Il cuore non batte, da quando non c’è. Il cervello non ragiona, da quando non c’è. Le stelle non brillano, da quando non c’è.
Tutto ha perso la sua bellezza, da quando Sirius se n’è andato.
L’alchimia era finita, si era rotto il filo.
Erano stati già troppo bravi a cercare di imitare i funamboli, camminando in equilibrio su una corda di incertezze e illusioni, e ora s’era rotta.
Perché vivi, Moony?
Gliel’aveva chiesto lui, pochi mesi prima dell’addio.
Perché ci sei tu, Pad.
Aveva risposto così, con un sorriso stanco sul volto. Lui aveva riso, e gli aveva morso la spalla.
Perché vivi?
Non vive, la sua vita non ha senso senza lui. E magari quando avrebbe avuto il coraggio di guardarla, quella stella, avrebbe ricordato che lui, Sirius, brillava di più della stella che gli aveva dato il nome.

Beh baby, eccomi qui con una shot scritta in un momento di totale depressione. L'ho scritta di getto, però poi l'ho riletta per evitare eventuali errori di battitura. Non so se l'ho fatta OOC o altro, ma mi piace, e lo ammetto. E spero che piaccia anche a voi *-*
Alla prossima, miei amati lettori <3