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Autore: la_Di    07/02/2011    1 recensioni
Tu non gli bastavi. Ecco cosa pensi, stupidamente, nella tua immaginazione. E per questo ti ha tradito.
Non hai voluto sentire altro, avresti rischiato di piangere davanti a lui, e questo non te lo potevi permettere. L'hai lasciato lì, senza aggiungere nulla, sul pianerottolo ammuffito del suo appartamento.
E sei tornata a casa. Non hai neanche preso le tue cose, sarei andato io a prenderle tra qualche giorno. Sarei andato con lo sguardo cupo, minaccioso, dicendogli che Lylia non lo voleva più vedere, senza dargli il permesso di parlare.
Sarei andato e se si fosse ribellato un destro ben piazzato non sarebbe mancato. Ma non sarebbe servito a niente per farti sentire meglio. Poteva solo far sentire meglio il mio orgoglio da fratello maggiore.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stupida.

So che è questa parola a tormentarti in questo momento, so che non hai nient'altro in testa, so che non riesci a ragionare. Non so cosa significa provare quello che ora provi, ma sicuramente so che vuol dire essere tormentati dalla stessa immagine senza riuscire a sfuggirne. Il buio, il silenzio, in realtà erano saturi. Stavano urlando la verità, la facevano aleggiare tra i respiri.

Stupida.

Non so da quanto tempo sono qui. Non so dire da quanto tempo ti sto guardando. Non so neanche dire se ti sei accorta della mia presenza. È incredibile come in alcune situazioni il tempo aumenti esponenzialmente.

Sei forte, ma non quanto vuoi dare a vedere.

Stupida.

Tre chiare volte, tre ripetizioni letali, un'idea che s'innesta per non andare più via, per condizionare il futuro. Un aggettivo, una parole, frutto di riflessioni notturne.

Il tempo di capisce, Lylia, lo sai?

Sta diluviando.

Il cielo butta giù ciò che tu stai cercando di far bruciare dentro. Implodere non è la soluzione, lo sai anche tu. Ma sei troppo orgogliosa per parlare, per scoppiare, per lasciarti andare in presenza di qualcuno che ti conosce così bene. Perché sai, sai che so, sai che capisco senza che tu dica nulla. E non lo farai.

A questo punto metti le mani sul vetro freddo. Le tue dita, così piccole e sottili, delicate, degne della violinista che sei, esprimono tutta la tua fragilità, vengono imprigionate tra la condensa ce si forma tutto intorno a causa dello sbalzo di temperatura.

Ma tu non dici nulla. Vuoi che il freddo ti trapassi, blocchi il fuoco che ti rode internamente. Vorresti tanto avere freddezza in queste situazioni, ma non ci riesci, perché sei stupida.

Siamo arrivati a quattro, ormai altri pensieri ti passano per la testa, stai ricostruendo i fatti, stando accuratamente alla larga dall'immaginare.

Sei una donna, ormai, Lylia. Eri in alto, eri al culmine, e sei caduta.

È normale, è fin troppo scontato, purtroppo, ma al momento non lo comprendi.

Sei solo cresciuta nelle convinzioni sbagliate, nelle illusioni che ti hanno permesso l'ascesa senza prepararti alla discesa.

Credevi nella fiducia, credevi nell'amore, in quello che ti raccontava mamma, nell'amore perfetto. Quello delle favole.

L'amore perfetto non esiste.

Eccola, ora, la tua nuova convinzione. Non credi più nell'amore perfetto, forse non credi più neanche nell'amore. Cos'era, l'amore? Cos'è per gli umani? Chi ha avuto mai l'onore di provarlo sinceramente? E se c'è chi lo sostiene, come provarlo?

No, l'amore non esiste.

Hai la presunzione di constatarlo, adesso. L'amore non esiste, è solo la scusa dentro la quale gli uomini soddisfano i loro bisogni carnali. L'amore non esiste, è un'illusione, è un patetico tentativo di dare un senso alla vita, non è altro che stupidità.

Tu non gli bastavi. Ecco cosa pensi, stupidamente, nella tua immaginazione. E per questo ti ha tradito.

Non hai voluto sentire altro, avresti rischiato di piangere davanti a lui, e questo non te lo potevi permettere. L'hai lasciato lì, senza aggiungere nulla, sul pianerottolo ammuffito del suo appartamento.

E sei tornata a casa. Non hai neanche preso le tue cose, sarei andato io a prenderle tra qualche giorno. Sarei andato con lo sguardo cupo, minaccioso, dicendogli che Lylia non lo voleva più vedere, senza dargli il permesso di parlare.

Sarei andato e se si fosse ribellato un destro ben piazzato non sarebbe mancato. Ma non sarebbe servito a niente per farti sentire meglio. Poteva solo far sentire meglio il mio orgoglio da fratello maggiore.

Me lo ricordo, quando mi dicevi di sistemarmi, di trovare una ragazza, di fare qualcosa per non essere sempre in solitudine. Non ti ascoltavo, aspettavo il momento in cui, distrutta, avresti bussato alla mia porta, nonostante sperassi vivamente che non succedesse.

Ma sei qui.

Non hai parlato, ma ho capito.

Solitudine non vuol dire non avere una ragazza. Questo posso avere la presunzione di avertelo insegnato.

Potrei dirti tante cose in questo momento, Lylia. Ma niente servirebbe. Le penso, probabilmente non lo sai. Sono un imbranato con le parole. Ecco perché ne abbiamo sempre fatto a meno.

In questo momento però ti servono convinzioni. Non quelle che ti passano per la testa, certezze, motivi per andare avanti.

Potrei dirti di farlo per me, potrei dirti di prendere la cornetta e chiedere un appuntamento al primo della rubrica, potrei addirittura andare a parlare con William. Ma non lo faccio.

Le convinzioni stanno già crescendo dentro di te. Quelle sbagliate.

Non sei stupida, Lylia. Sei una persona rara.

Anche questo potrei dirti. Non sarebbe difficile, sono solo parole, ne diciamo tante ogni giorno, spesso senza neanche considerare la loro importanza. Ma non lo faccio.

Sei una persona forte. A volte rimango basito della forza con cui affronti le situazioni. Anche ora, che sembri così fragile, sono consapevole del tuo sforzo non indifferente.

Ma non sono bravo con le parole. È la mia croce.

Quindi non posso fare altro che mettere una mano sul tuo ginocchio, nella semioscurità, facendoti sentire la mia presenza. Non sei sola, non lo sarai mai, finché io sarò con te.

In principio non mi guardi. Sai cosa succederebbe se lo facessi. I tuoi occhi, color del mare, del cielo, della tranquillità, sono un libro aperto. E stanno piangendo.

Poi ti giri, come se finalmente il freddo della tua mano ed il calore della mia si fossero incontrati, nel tuo bacino, decidendo che in fondo non ne vale la pena.

Mi guardi. Nessuna lacrima riga il tuo volto, nessuna espressione lo caratterizza.

Ma il cielo dei tuoi occhi è nuvoloso, vedo chiaramente la pioggia scendere giù.

Non posso parlare. Le mie labbra sono serrate, le tue tremano.

La tua mano scende vicino alla mia, la stringe.

Sento tutto il peso della tua fatica appeso tra le mie dita.

Ancorati a me, sorellina, ancora una volta, ho una presa salda ormai.

So che ora anche tu puoi capire quello che sto provando, come io ho capito i tuoi pensieri.

E apro la bocca, non l'avessi mai fatto, dicendo la cosa più stupida che mi passa per la testa, cercando di confortarti.

-Lylia, vuoi un caffè?-

  
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