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Autore: Pecker    02/01/2006    4 recensioni
Never thought you'd make me perspire.
Never thought I'd do you the same.
Remember.
My sweet prince, you are the one.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My sweet prince

My sweet prince

 

 

Never thought you'd make me perspire.

Never thought I'd do you the same.

Remember.

My sweet prince, you are the one.

 

[Non avrei mai pensato che mi avresti fatto sudare.

Non avrei mai pensato di farti lo stesso effetto.

Ricorda.

Mio dolce principe, tu sei l’unico.]

 

Placebo – My sweet prince

 

 

 

 

Prologue

 

 

- Moony…-

Era stupefacente come il modo in cui lui pronunciava il suo nome lo facesse star bene. Peccato che il quella particolare occasione non riuscisse proprio a rispondergli o a dargli un qualsivoglia segno di vita. Aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma non ne ebbe la forza. Era distrutto, dilaniato dal dolore, non un muscolo riusciva ad obbedire ai suoi comandi e le ferite aperte bruciavano maledettamente.

- Moony… mi senti? Come stai? Remus…-

Lo aveva proprio chiamato per nome. Lui lo chiamava per nome solo quando si trattava di qualcosa di serio, per cui doveva proprio essere conciato male. Non che non se ne rendesse conto, ci mancherebbe; le fitte che gli procurava anche il più piccolo dei movimenti non lasciavano intendere nulla di buono. Solo sperava di non essere poi così irrecuperabile.

- Remus!-

Ora la sua voce era più forte, il tono era diverso ed evidentemente stava iniziando a preoccuparsi. “Sto bene, Sirius, davvero” avrebbe voluto dirgli “dammi solo il tempo di recuperare le forze…”. La bocca però non si muoveva.

- Cazzo, Remus! Moony, dì qualcosa!-

Fu un attimo, quasi un soffio, le sue labbra si schiusero - Sirius…- riuscì a dire, flebilmente.

Sirius sorrise, sollevato, e assunse immediatamente la solita espressione beffarda che lo contraddistingueva.

- Volevi farmi prendere un infarto, vero Moony?- disse, mentre lo aiutava a mettersi seduto – E non fare tutto il sofferente, è solo un graffio, per l’amor del cielo!-

I graffi, se così si potevano definire, erano più di uno, molti di più, ma Remus sapeva che stare lì a disperarsi e a drammatizzare il tutto non sarebbe servito a nulla, così, come tutte le altre volte, si prestò al gioco di Sirius.

- E che vuoi… cough! …farci… comincio ad invecchiare…-

Sirius gli scostò una ciocca di capelli chiari dal viso, controllando se non ci fossero altri danni – Balle! Sappiamo tutti che sei solo una femminuccia, ti ho anche dovuto vestire e, credimi, quelle mutandine di pizzo non ti donano affatto… qui ti fa male?-

Remus gemette di dolore, e chiuse gli occhi cercando di non pensarci – Dai, Pad, sono una femminuccia, non un bambinetto di due anni…-

Il moro alzò le braccia in segno di resa e si sedette accanto a lui poggiando le spalle al muro – Come ti pare… sappi però che conosco gente che darebbe un braccio per avermi come infermiere-

- Oh… coughcough! …non lo metto in dubbio- sussurrò, sorridendo.

Stettero in silenzio per qualche minuto, fissando la parete di fronte. La Stamberga era, se possibile, più lugubre del solito, ma come sempre donava loro quel senso di sicurezza che solo i luoghi davvero familiari e a cui sono legati anche ricordi piacevoli possono dare. E quella vecchi casa in rovina era uno di quei luoghi, con i suoi scricchioli, la polvere, il tetto che avrebbe potuto cedere da un momento all’altro. Era il ritrovo per le loro festicciole clandestine, era il luogo perfetto dove trascorrere la notte di Halloween, ma soprattutto era il rifugio di Remus, e a dire il vero era il rifugio di tutti loro.

Il chiaro di luna che filtrava attraverso l’unica finestra illuminava impercettibilmente la stanza creando un’atmosfera surreale.

Entrambi lentamente si tranquillizzarono, rincuorati dal fatto di essere insieme, e ormai consapevoli di aver superato il peggio. Un’altra volta.

Il silenzio venne interrotto da un altro dei gemiti sommessi di Remus.

-Ehi, mi sa che mi crepi qui stanotte. Torniamo indietro?-

Il ragazzo aprì gli occhi un attimo, cercando di mettere a fuoco ciò che gli si trovava di fronte e respirando a fatica - Non voglio andare in infermeria… Pad, non voglio… e se restassi qui?-

-Moriresti sicuramente e io avrei un povero sedicenne sulla coscienza… no no, niente da fare- disse Sirius, mettendosi in piedi - Tu andrai in infermeria e ti divertirai un sacco pensando a noi poveri disperati che ci sorbiamo Storia della magia. Ricorda sempre, cocco…-

-…essere un lupo mannaro ha i suoi… cough! …vantaggi… si, lo ricordo-

-Bravo ragazzo!- esclamò il moro tendendogli la mano -Qua la zampa-

Remus l’afferrò ridendo  di gusto, nonostante questo gli procurasse terribili fitte di dolore per tutto il corpo – Finirai per… finirai per uccidermi così… eh eh-

- si, in effetti faccio del mio meglio…-

Si mise Remus in spalla e andò verso la porta - Stai diventando pesante Moony-

L’altro rise, troppo stanco per rispondere, e chiuse gli occhi. Ora era completamente al sicuro.

 

 

 

 

 

 

Noticine

 

Bene bene, finalmente (vabbè, dipende dai punti di vista) mi son decisa a iniziare questa cosa che mi frulla in testa da troppo tempo. Ci voleva un piccolo aiutino dei Placebo per convincermi del tutto. Ormai sui Malandrini si è scritto di tutto e di più, ma cercherò ugualmente di fare del mio meglio per rendere questa ficcina il più originale possibile. Non fatevi impressionare dalla brevità, questo è solo il prologo, vedrò di dilungarmi di più la prossima volta. Comunque sia, bando alle ciance, se vi va, commentate e mi farete felice. Alla prossima, cari…

 

 

  
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