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Autore: Mary15389    08/02/2011    1 recensioni
Quattro anni dopo l'arresto di Ronald Weems, un seriale con le sue stesse caratteristiche si ripresenta tra le strade di Washington. La squadra è chiamata a collaborare, ma un presentimento aleggia nei pensieri di tutti...
Genere: Introspettivo, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Then you catch him CAP17 CAPITOLO 17
 
Questa volta Jennifer aveva optato per guidare lei, così che il piccolo genio potesse rapidamente leggere i documenti e aggiornare telefonicamente i colleghi che erano già in strada a Washington.
“Hotchner!” rispose al telefono il capo. Reid si era premurato di mettere il vivavoce e poggiare il telefono nel posto adibito all’interno del SUV, così da avere le mani libere e poter maneggiare meglio i documenti. Nel frattempo dall’altra parte i colleghi si stavano raccogliendo intorno ad Aaron che aveva fatto lo stesso per permettere a tutti di essere aggiornati.
“Abbiamo i documenti e il profilo è praticamente nero su bianco.” Esordì il giovane cercando di riordinare i fogli datigli dall’avvocato Acorn. “Nathan conosceva i segnali d’allarme della psicopatologia del dottor Hare e affermava di non aver mai appiccato incendi e di non bagnare il letto. Jason lo lodò per la sua curiosità che lo portava a interrogarsi e documentarsi su quello che gli stava accadendo, ed è riuscito anche a fargli dire che da piccolo aveva ucciso un uccellino, sapendo che anche questo fosse presente nella triade del dottor Hare. Harris ammise di aver provato un senso di sollievo nel compiere quel gesto: era triste e dopo si sentiva felice perchè lui era ancora vivo.”
“La violenza diventa uno sfogo per un adolescente che non ha ancora esperienza sessuale. Ha incanalato i suoi sentimenti nel gesto che poteva meglio sfogarli e farlo sentire meglio.” Aggiunse Morgan aspettando poi di sentire altro dal giovane collega.
“Le domande di Gideon si sono spinte allora più sul personale. Nonostante l’iniziale imbarazzo il ragazzo ha risposto, confidando di avere strani pensieri, culminati addirittura nell’esserci eccitato alla vista di una donna nuda a lezione in facoltà da sua madre.”
“Beh, non può capitare ad una certa età?” interruppe JJ senza distogliere l’attenzione dalla strada.
“Può succedere.” Rispose Spencer. “Ma lui ha detto di essersi sentito bene solo perché pensava che quella donna era morta.”
“È peggio di quello che pensavamo.” Sospirò David.
“Sulle prostitute ha detto qualcosa?” domandò Emily.
“Si.” Rispose il magro ragazzo continuando a rovistare tra i fogli in cerca di quello giusto. Aveva già memorizzato tutto, ma visto il coinvolgimento personale non voleva sbagliare qualche dato. “Ecco qui. Ha detto che quando vede le prostitute non immagina di farci...sesso, ma di aprirle in due.”
A quelle parole seguì il silenzio e anche la stessa Jennifer voltò lo sguardo verso il collega accanto a lei.
“Come l’ultima vittima.” Derek fu l’unico ad avere il coraggio di rompere la stasi del momento. “Ha detto anche il perché?”
“Non lo sa...forse per guardarci dentro, ma si eccita nel sentire il sangue scorrere sulle sue mani. Il semplice pensiero gli fa raggiungere l’orgasmo, che alimenta con immagini che non riesce ad allontanare dalla mente.”
“La fantasia sta alla base del sadismo sessuale,” cominciò a spiegare l’agente Rossi. “Gli serve da giustificazione. Si inizia con riviste e video...”
“…come quelli che ha trovato la madre in camera quando si è decisa a farlo ricoverare.” Aggiunse Reid.
“...quando nemmeno questo riesce a soddisfarli si rivolge alle prostitute e se continua a non funzionare, passa alla vittime. La fantasia è sempre perfetta e quando l’S.I. si rende conto che anche mettendola in atto non ritrova la stessa perfezione, continua a ricercarla con altri omicidi.” Concluse l’agente anziano.
“Le conclusioni di Jason?” chiese infine Hotch.
“Discusse con la madre e poi relazionò all’avvocato Acorn la necessità di un ricovero per Nathan. Aveva bisogno di assistenza medica a tempo pieno da parte di professionisti, viste le fantasie omicide direttamente collegate ai suoi impulsi sessuali e al loro sfogo.”
“Allerto la polizia, stasera potremmo prenderlo. Raggiungeteci sotto il Campidoglio, ci divideremo in squadre e pattuglieremo le strade.” Ordinò Aaron prima di interrompere la comunicazione. Si guardarono tutti negli occhi prima di dirigersi al luogo in cui avrebbero dovuto incontrare gli altri due colleghi.
 
Spencer si allungò sul sedile per riprendere il telefonino e dopo esserselo rimesso in tasca, riordinò tutti i fogli che aveva sparsi sulle gambe. Cominciava a far buio e avrebbero dovuto affrontare un’altra dura nottata. Cominciò a riflettere ad alta voce mentre richiudeva il fascicolo che aveva tra le mani. “Sai? Gideon cercò di convincermi che i profili e le valutazioni non fossero scienze esatte. Ma lui stesso ammise che la domanda non fosse se Nathan avrebbe finito per uccidere, ma semplicemente quando questo sarebbe accaduto.”
“Pensi che non sia stato fatto il necessario?” chiese la ragazza.
“Penso che se solo...” si interruppe ripensando a quella sera. Lo squillo del suo cellulare, quella voce nel panico, la corsa in quella stanza del motel e poi...
“Spence...va tutto bene?” l’agente Jareau lesse la paura nel volto del collega e lo riscosse dai suoi pensieri.
“Si, si..dicevo solo che...se lo avessero saputo trattenere in clinica magari non saremmo arrivati a questo punto.” Mentì, ma JJ non volle indagare di più percependo lo sconforto in quelle parole.
 
La sera. Il momento della giornata che preferiva maggiormente. Vagava per le strade di Washington guardando la gente, ma soprattutto le prostitute. C’era voluto del tempo prima che si decidesse ad avvicinarne veramente una. Era successo quattro anni prima, poi era stato costretto a smettere, ma non appena libero aveva ricominciato. Sapeva che non poteva fermarsi a guardarle, a parlare con loro. Doveva agire, doveva provare a farle finalmente sue, magari quel gesto avrebbe incanalato i suoi impulsi in un altro sfogo non nocivo per nessuno.
“Calma, non voglio farti del male.” Disse stringendo con forza quel braccio. Ormai erano in confidenza.
“Ancora tu?” chiese la donna.
“Non mi piace il tuo tono.” Ammonì prima di tirarla a sé. “Stasera scelgo te.” Sorrise.
“Annie che succede?” chiese un’altra ragazza avvicinandosi preoccupata per la scena che accadeva sotto i suoi occhi.
“Tu sei nuova, sta tranquilla.” La tranquillizzò lui. “Annie diglielo che stiamo solo giocando...” le ordinò stringendo ancora di più la presa.
“Si...” mormorò la donna con il fiato spezzato. “Ci...ci conosciamo. Sa che mi piace la violenza.” Balbettò fingendo di essere tranquilla.
La ragazza aveva sentito le voci che giravano da un po’ di tempo e non era sicura che quello che vedeva fosse solo un gioco. “Ah va bene...magari posso unirmi a voi. Se mi dite in che motel andate...” azzardò, così da assicurarsi di avere l’amica sotto controllo.
La ragazza deglutì, mentre l’uomo ci pensò su qualche istante. Sarebbe stato tutto più stimolante.
 
Emily stava osservando la strada quando vide il SUV di JJ accostarsi e posteggiare. Vide venir fuori i due colleghi che li raggiunsero.
“Il Detective Carlson è stato avvertito, in strada ci sono agenti in borghese, le prostitute sono state allertate anche. Teniamo gli occhi aperti, potrebbe colpire prima della notte. Gideon ha sottolineato più volte l’intelligenza del ragazzo, spiegando che quando avrebbe agito, sarebbe stato preciso ed efficiente. Rimaniamo in macchina, se ci vede potrebbe non farsi vivo.” Spiegò brevemente l’agente Hotchner e dopo un segno con il capo continuò, “Io vado con JJ e Prentiss, Reid, Morgan e Rossi sarete insieme. Ricordate che se è veramente Nathan Harris, conosce i nostri volti.”
Si separarono tutti, le due donne e il capo in un SUV da una parte, e gli altri tre uomini dall’altra. Era snervante dover rimanere chiusi in una macchina senza potersi muovere liberamente, senza entrare nel vivo dell’azione. Hotch continuava a smistare telefonate insieme a JJ, erano il centro delle comunicazioni tra l’FBI e la polizia. A qualche chilometro di distanza gli altri tre uomini discutevano del caso.
 
“Hai parlato con l’FBI.” Disse il ragazzo nel silenzio della stanza guardando la donna timidamente seduta sul letto.
“Cosa te lo fa pensare?” chiese lei con estrema naturalezza.
Il ragazzo si avvicinò e solo quando fu a pochi centimetri dal suo viso le rispose. “Non lo penso. Ti ho visto.” Ringhiò. Ora le cose si stavano mettendo veramente male. “Spogliati.” Le ordinò infine. Lei si alzò e cominciò a svestirsi, ripetendosi mentalmente che quello era il loro mestiere, dovevano fingere, dovevano accontentare il cliente qualsiasi cosa richiedesse. Anche se il cliente era un pazzo.
 
Un lieve bussare al vetro del SUV catturò l’attenzione di JJ che si voltò quasi spaventata prima di tirar giù il finestrino. Una delicata ragazza la stava fissando spaventata. “Siete dell’FBI?” domandò timidamente. La bionda cercò di tranquillizzarla e rispose affermativamente. “Ci hanno detto quello che sta accadendo, io...io ho visto un ragazzo comportarsi in modo strano con Annie...” sussurrò guardandosi intorno.
“In che modo?” chiese Prentiss avvicinandosi a lei.
“La strattonava con forza, lei ha cercato di tranquillizzarmi, ma non mi ha convinto del tutto.”
“Sono andati via insieme?” intervenne Hotch, prendendo già tra le mani il cellulare e al cenno del capo della ragazza aggiunse allarmato, “Sai in che motel?”
 
Derek era appoggiato al volante mentre si guardava intorno. Rossi e Reid stavano discutendo di Nathan Harris, di altri dettagli che il giovane continuava a ricordare e a riferire ai colleghi, quando il cellulare dell’agente di colore suonò. Si voltarono tutti a guardarlo mentre rispondeva. “Come? Si. È a qualche isolato di distanza da noi, vi raggiungiamo.” Disse riponendo poi il telefono e mettendo velocemente in moto.
“Che succede?” chiese Spencer allarmato.
“Ha preso un’altra donna una mezz’ora fa, sappiamo in che motel sono andati.”
 
Il luogo indicato era dietro l’angolo della strada in cui avevano posteggiato Hotch, JJ e Prentiss. I tre scesero dal SUV e si diressero verso la struttura dividendosi per coprire meglio l’edificio. Aaron si fermò per chiamare il Detective e i rinforzi, mentre le due donne si avviarono nella struttura. Emily controllò le registrazioni all’ingresso e non appena rintracciò il numero della stanza lo comunicò a Jennifer che si trovava proprio di fronte a quella porta.
 
La ragazza bionda e con gli occhi azzurri continuava a baciarlo, ma lui ancora una volta non provava nulla. Solo l’intensa voglia di colpirla. Il ritmo della donna che si muoveva su di lui cercando invano di eccitarlo cresceva sempre di più, fin quando in preda alla noia più totale lui estrasse dalla tasca il solito coltello e lo infilò dritto nel cuore della prostituta. Non ebbe nemmeno il tempo di percepire il sangue toccare le sue mani che la porta si spalancò rivelando un viso che lui conosceva. Guardò la donna che puntava la pistola contro di lui e non riuscì a trattenere una risata ricca di soddisfazione.
  
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