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Autore: Niagara_R    08/02/2011    1 recensioni
Brian Kinney è depresso. Così almeno affermano con convinzione tutti quelli che lo conoscono, preoccupati per lui dopo che Justin se n'è andato lasciandolo solo.
Brian Kinney non si sente affatto depresso, e preferirebbe non sentirsi compatito ogni giorno che passa, quindi gli serve un diversivo, un passatempo, qualcosa, o qualcuno, che riesca a distrarlo dalla monotonia, e magari che lo diverta anche un po'.
Ma non si può mai dire cosa accade quando due caratteri un po' troppo simili si vengono ad incontrare...
Da Livin Derevel e Alty, una storia no-Britin, chi non è interessato può tranquillamente non leggere!XD
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Ethan Gold, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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4.

4.
Il Leopardi si deprime


La nottata di Ethan non fu altrettanto eccitante, ma riuscì anche lui a portarsi a casa una bella sorpresa. Un ragazzo di colore, abbastanza carino, che sembrava adorare particolarmente il sesso orale.
Quando la mattina Ethan si svegliò con Wolfram raggomitolato sopra di lui, si stiracchiò e diede lieve scosse al ragazzo per svegliarlo.
- Ehi, sveglia. Devi sparire.... Non ricordo il tuo nome. Se la vecchiaccia vede un ragazzo uscire dal mio appartamento è capace di inventarsi chissà cosa per buttarmi fuori e affittarlo a dei messicani. -
Lui mugolò qualcosa che a Ethan non importò, ovviamente.
Wolf prese il posto di Ethan quando lui si alzò per andare in bagno, sempre attento che non ci fossero scarafaggi in giro. In quella catapecchia che qualcuno si azzardava a chiamare palazzo, giravano bestie disgustosamente grandi e territoriali.
Quando uscì, parecchi minuti dopo, il ragazzo se n'era già bello che andato, meglio così, alla mattina Ethan non aveva proprio voglia di occuparsi di qualcuno che non fosse se stesso, o che non fosse Wolf.
Una volta avrebbe bramato perché ci fosse stata una persona a svegliarsi accanto a lui. Ma quel raggio di sole se n'era andato un mucchio di tempo prima.
Prese in mano il violino, iniziando a suonare un'arietta che gli venne spontanea, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare alla creatività.
Wolf si mise attento sul letto e osservò il padrone suonare.
Ethan continuò a occhi chiusi per un tempo che apparve infinito, cosa che succedeva ogni volta. Era entrato nel suo mondo perfetto, ed era in pace con sé stesso e nulla sembrava poter interrompere quel quadro perfetto.
Non era passato molto da quando aveva avvertito le stesse sensazioni.
La sera prima, per esempio.
Quando aveva ballato con Brian, e aveva sentito le sue mani sui fianchi.
Steccò e aprì gli occhi, fermandosi.
No, cavoli. A quello non doveva pensare.
Anche perché gli saliva la rabbia al ricordo.
Mi hanno fottuto il maglione.
Sospirò cercando di rilassarsi, quando qualcosa si illuminò nella sua mente, e si sedette al tavolo, prendendo spartiti vuoti e cominciando a riempirli di note, fermandosi di tanto in tanto per suonare ad occhi chiusi un violino immaginario.
Aveva trovato la perfetta melodia, finalmente. Veloce, che colpiva, che entrava lentamente nell'aria sensuale.
Non aveva mai scritto un pezzo così per il suo violino.
Forse Brian aveva davvero qualche merito.
Sì, la sua bellezza avrebbe ispirato qualunque artista, nel bene e nel male, la perfezione non si poteva discutere, la perfezione si odiava o si elogiava, non c'era nessuna via di fuga.
E Brian, la notte precedente, era stato perfetto.
Riprese in mano il violino, suonando quelle note che aveva appena buttato giù. Scorrevano, lisce come le dita di Brian sul suo corpo, voluttuose come il suo sguardo che gli scivolava addosso, eccitanti come il suo profumo senza nome.
Una poesia per gli occhi, una tentazione per i sensi, improbabile e irresistibile.
Dopo una serie di volteggi, il telefono squillò impunemente, interrompendo la sua arte.
- No, non ora! - sbottò.
In tutta risposta, il telefonò suonò ancora.
Sbuffando posò il violino e prese il telefono.
- Pronto? - rispose con tono abbastanza scocciato sedendosi sul bordo del letto - In fretta per favore, sono impegnato. -
- Impegnato in cosa? Stai morendo di fame e non hai un lavoro. - La voce di Brian Kinney alle dieci di mattina suonava come un gesso sulla lavagna. Ethan strinse i denti.
- Che vuoi? -
- Ti sto salvando quel bel culetto che i due di ieri avrebbero volentieri profanato una mezza dozzina di volte. - replicò, e si sentì il rumore di una sedia che si muoveva appena - Vieni all'agenzia pubblicitaria tra un'ora spaccata, e cerca di trovare un vestito che non sia da straccione. -
Ethan era già pronto a prendere fiato e mandarlo categoricamente 'affanculo, ma Brian lo precedette con un - Non ringraziarmi, lo farai dopo. - e mise giù.

Un'ora dopo era davanti all'agenzia pubblicitaria. Indossava una camicia scura, color vino e pantaloni e giacca nera. Non si era messo il completo perché glielo aveva detto Brian, assolutamente. Se c'era un'opportunità era ovvio che si sarebbe presentato al meglio.
I capelli sistemati, rasato alla perfezione per mettere in risalto il pizzetto sotto il labbro inferiore, lucidato di fresco e profumato. Era pronto.
Entrò deciso e andò verso la reception dove c'era una donna abbastanza indaffarata.
- Mi scusi. Sono Ethan Gold. Brian Kinney mi ha detto di presentarmi qui a quest'ora. -
Lei lo squadrò per un tempo che sembrò infinito, sembrava che volesse fargli un lastra a raggi X per controllare che non avesse ossa rotte.
- Quattordicesimo piano, l'ascensore è sulla destra, l'ufficio di Brian Kinney è il primo sulla destra, si rivolga prima alla segretaria. - legiferò tutto d'un fiato, come una di quelle voci preregistrate. Che ne avesse una nascosta sotto la lingua?
Ethan non glielo chiese, fece quello che gli aveva detto, sperando di non dimenticarselo, salì con l'ascensore e quando si ritrovò al piano giusto, cercò con lo sguardo la segretaria che le avevano indicato. Non la trovò, in compenso vide immediatamente Brian semistravaccato sulla sua sedia in quello che pareva il suo ufficio.
- Beh, wow! - esclamò quando fu sulla soglia, incrociando le braccia - Allora che in questo posto si lavori tanto è solo un'impressione! - Entrò e ignorò la sedia davanti alla scrivania di Brian per sedersi direttamente su quella - Allora, mister Kinney, perché mi ha chiamato? -
Brian, che l'aveva osservato senza dire una parola, fece un sorrisino.
- Come stai bene vestito così, sembri quasi una persona rispettabile. -
Anche Ethan sorrise, nascondendo però una certa acidità.
- Allora? -
- Allora... - Brian si alzò e si infilò la giacca, ordinando a Ethan di seguirlo - Ti porto a conoscere alcune persone. -
Ethan scese dalla scrivania, seguendo Brian e portandosi le mani dietro la schiena, mentre studiava il luogo durante quel percorso.
Sembrava che tutti guardassero Brian con una sorte di adorazione, e ovviamente senza nessuna distinzione. Uomini e donne.
- C'è qualcuno che non ti sei fatto qua dentro? - Ethan adocchiò dei ragazzi molto carini alla fotocopiatrice, molto probabilmente stagisti.
- Certo. - rispose lui con grazia, ed Ethan lo fissò stupito - Le donne non sono il mio genere preferito. -
Ah, mi pareva... Il ragazzo scosse la testa, avrebbe dovuto immaginarselo.
Attraversarono il piano fino ad arrivare alla porta di una specie di sala riunioni, al cui interno c'erano alcune persone, una donna dai capelli tinti e un paio di occhiali dalla forma allungata, un uomo grasso, e un ragazzo biondo dall'aria accattivante.
- Eccolo qui, signori, in perfetto orario! - esordì Brian presentando Ethan ai presenti.
- Perfetto, signor Kinney - esordì la donna fissando Ethan, seguita dall'uomo.
Il ragazzo biondo, al di sopra del suo collega rivolse uno sguardo di apprezzamento e fece uno strano sorrisetto.
Ethan fece un passo in avanti, superando Brian, e rivolse il suo miglior (finto) sorriso.
- Piacere. - salutò con un piccolo cenno con la testa - Ethan Gold. -
- Ha un bel nome, mi piace. - annuì l'uomo con un sorriso, poi voltandosi verso il biondo - Jay. -
Jay si chinò appena sotto al tavolo, avendo molta cura di mostrare il suo lato B a chi fosse interessato. Ovvero sia a Ethan che a Brian.
Dopo qualche secondo di enfasi, si tirò su, estraendo anche una custodia che aveva tutta l'aria di contenere un violino.
- Bene, signor Gold, lo prenda e si segga, dobbiamo parlare. - sorrise la donna, facendo da esempio e accavallando le gambe.
Ethan guardò il violino affascinato, succedeva sempre quando vedeva uno strumento classico a corde, e si sedette continuando ad ammirarlo sfiorando il legno - L'archetto? - chiese non sollevando lo sguardo - Vorrei vedere anche quello. -
Jay controllò nel ripiano basso, facendo un'altra abile manovra che permise la visuale alle sue belle natiche perfettamente tonde, e glielo porse.
Fu un passaggio stranamente prolungato, in cui i due si guardarono languidamente, con solo quel frammento levigato ben laccato a dividere la loro pelle.
- Allora, mr. Gold, il signor Kinney ci ha parlato delle sue straordinarie doti di violinista! - disse la donna, interrompendo quello scambio di parole non dette.
- Oh, ha detto proprio straordinarie? - Fece un sorrisetto e fissò Brian - Mi vuol far sfigurare. Posso sembrare presuntuoso, ma mi reputo molto, molto bravo, sì. In che modo posso esservi d'aiuto? -
- Noi pubblicizziamo l'ultimo profumo di Yves Saint Laurent, Violin, e quale strumento migliore per farne la pubblicità, se non un sottofondo con lo stesso strumento? - sciorinò lei, sembrava sempre essere entusiasta di tutto.
- Naturalmente vogliamo qualcuno che non sia dozzinale. - s'intromise l'uomo, più austero - Né banale. Vogliamo un violinista che sappia quello che sta facendo, la musica non deve sembrare uscire da un disco in vinile. Deve essere vera. -
Ethan sorrise ai due.
- Reputo la vostra idea molto buona. E mi permetto di dire, che sono davvero una buona scelta. Non vi potrebbe capitare di meglio. - Si passò una mano tra i capelli - Se desiderate, per essere sicuri al cento per cento, posso darvi una piccola dimostrazione. Non vi nascondo, che questo violino mi attrae molto. -
- Perciò ne abbiamo portato uno. - annuì l'uomo, mettendosi comodo sulla poltroncina - Prego. -
Ethan aprì la custodia sul tavolo, ne estrasse il violino, e poi la rifilò a Brian, tanto per avere il gusto di usarlo come segretario.
Si alzò in piedi e passò l'archetto sulle corde per saggiarne la resistenza, buona, ne sarebbe venuto fuori un suono gradevole, un po' alto ma non affatto male.
E poi iniziò.
- Vi posso proporre qualcosa di bello per ora.. Ma non troppo complicato. - disse Ethan - Il Canone di Pachabel, anche se sarebbe un quartetto d'archi. -
Chiuse gli occhi e iniziò a suonare. Quella stanza era vuota, e in quel momento c'era solo lui.
Suonò un solitario leggiadro, senza complicazioni, non cercò di strafare perché era inutile, Mozart aveva reso tutto semplicemente perfetto, lui in quel momento non era Ethan Gold, era solamente uno strumento, così come il violino, come l'archetto, un portatore d'arte che tramandava quella melodia senza avere un nome.
Si figurò di avere intorno a sé gli altri musicisti, e insieme comporla tutta, nota dopo nota, frammento dopo frammento.
Poi la magia, sempre esaltante e travolgente, si esaurì, e il mondo tornò a girare come sempre. E Ethan aprì gli occhi, ritornando a essere chiuso in quell'ufficio che ora gli sembrava stranamente piccolo.
I tre erano rimasti in silenzio, fissandolo ostentatamente.
- Mi dispiace... Potevo farlo meglio. Se avessi avuto il mio violino sarebbe stato meglio. Con questo dovrei abituarmi... -
- Ancora meglio di così? - chiese Jay con espressione rapita - Era praticamente perfetto. -
- Oh no... - si schermì Ethan voltandosi verso Brian e riponendo il violino nella custodia - No... -
- Beh... - La donna era visibilmente emozionata - Credo che il signor Kinney ci abbia suggerito molto, molto bene... -
Ethan nascose il rossore alle gote, un complimento sentito era sempre straordinariamente stimolante.
- Sì, penso che sceglieremo lei come sottofondo allo spot! - concluse lei battendo le mani - Duemila dollari è la tariffa, le va bene? -
Il ragazzo alzò il naso con uno scatto.
- Due... mila...? - ripeté incredulo.
- Sì, dovrà suonare due volte, una per lo spot di cinquantanove secondi, e un'altra per lo spot da un minuto e venti. -
Duemila dollari per suonare per due minuti e poco più?!
- Dove devo firmare? -
Brian rise tra sé all'eccitazione mal celata di Ethan, che si mise subito al tavolino a firmare, dove prontamente Jay rimase fermo a rimirare il fondoschiena sodo del violinista.
- Quando devo iniziare? - chiese rivolto alla signora, che sembrava tirare le fila un po’ di tutto.
- L'appuntamento lo si deciderà in riunione con il signor Kinney, lei verrà informato immediatamente. - rispose prontamente - Abbiamo fatto bene a fidarci... Lei è un musicista eccezionale! -
- Grazie, lo so. - disse molto modestamente il ragazzo.
- Non poteva consigliarci meglio. - sorrise l'uomo a Brian mentre gli stringeva la mano.
Ethan rivolse un sorrisetto irritante a Brian quando infine i tre uscirono, non prima di aver scambiato un'occhiata d'intensa con Jay.
- Non pensavo che ti saresti messo in moto così velocemente per trovarmi qualcosa. -
- Non sono uno che perde tempo. - sorrise il pubblicitario, sedendosi sul tavolo di vetro. Ethan lo guardò per un lungo attimo.
- Te lo sei fatto il biondino? -
- Mai visto prima. - replicò a braccia conserte - Ma alla prossima riunione sarà mio. -
- Oh, allora è questo che succede in questo posto. Decidi le pubblicità, proponi e ti scopi i clienti. Non male direi. - Si avvicinò tenendo le mani in tasca e appoggiandosi sul bordo del tavolino - Suppongo che debba ringraziarti. -
Brian allargò il sorriso.
- Non lavoro mai gratis. -
- E come vorresti essere pagato, mr. Stupendissimofascinoso Brian Kinney? -
Brian si sporse appena verso Ethan, il quale si ritrasse, ma mantenendo gli occhi su di lui.
- Secondo te, come potrei mai essere pagato da te? -
- Oh, non credo di possedere nulla che ti interessi... Oltre al fatto che trovi fastidiosa la mia persona, come io trovo la tua. -
- Io non ti ho mai trovato fastidioso. -
- Ah no? - sorrise Ethan ironico - Credevo che lo scoparmi il tuo ragazzo non fosse il mio punto di forza. -
- Significa che hai buongusto. - sorrise Brian di rimando.
Il ragazzo non replicò, continuando a squadrarlo di sottecchi.
- A lui hai pagato l'università... Dì un po', stai cercando di fare il buon samaritano con tutti i giovani sfigati che incontri? -
- Se così fosse? Direi che il mio essere missionario per ora ti sta portando bene... No? -
Ethan rimase in silenzio guardando quelli occhi scuri che lo scrutavano, vedendoli per un attimo penetranti come la serata in discoteca. Quel momento in cui erano sulla stessa linea d'onda.
- ... Se non mi dici cosa vuoi esattamente, non credo che indovinerei mai. Il massimo che ho fatto per ripagare una persona è stato suonare per lui. Ma convieni che era una cosa che tornava a mio favore. -
- Suona per quei bellimbusti per ora, ne hai bisogno. - dichiarò Brian alzandosi dopo qualche secondo - Per ripagarmi, troveremo un modo... -

Era il giorno delle riprese, e tutti stavano prendendo le giuste indicazione mentre anche Brian guardava vigile.
Il profumo, oltretutto faceva anche schifo e bastava la minima vicinanza e Ethan sentiva la testa scoppiargli. In realtà, era lievemente demoralizzato e incavolato per il brano semplice che avevano scelto come sottofondo per la pubblicità. Sperava di mostrarsi nell'esibizione con un pezzo più bello e complesso.
- Stai molto bene con quel completo. - Jay lo risvegliò dai suoi pensieri , sistemandogli una ciocca dietro l'orecchio che era sfuggita alla pettinatrice - Neanche bisogno ti troppo trucco eh? -
- Veramente ho rifiutato io. - sorrise di risposta Ethan. Credeva di averlo visto andare in bagno seguito da Brian poco fa - Chi è durato meno, lui o tu? -
Jay socchiuse la bocca in un'elegante o d'imbarazzo.
- Ehm... Ecco... -
- Su gente, accendete quelle luci, o vogliamo fare notte?! - Miss Denise batté le mani mettendo tutti ai propri posti, cosicché Jay non rispose a Ethan, anche se il rossore sulle guance parlava parecchio.
Ethan aveva il suo violino, non quel legnetto che gli avevano fatto provare. Aveva il suo fedele compagno, e gli stava dando tutta la carica necessaria.
E forse non era solo merito di quello.
Posizionò l'archetto in attesa di un cenno da parte della Denise, e intanto lanciò un'occhiata a Brian.
Brian rispose con quel sorriso che Ethan trovava irritante, ma si rassicurò un poco. In fin dei conti, era la prima volta che svolgeva un lavoro di quella portata, e una vaga agitazione l'aveva.
Quando fu dato il via Ethan si mise a suonare, sembrò che i cameramen si incantassero a riprendere solo lui, nonostante i vari richiami del regista.
- Steve, Nathan porca miseria! Dovete riprendere anche Louise e Antoine! - Poi si rivolse alle luci - Vale anche per voi, questo è un fottutissimo spot, non un concerto! -
Ethan sbuffò lievemente scocciato per l'interruzione - Possiamo riprendere? -
- Con calma, ragazzo! -
Ethan sbuffò, odiava essere interrotto. E aveva idea che per girare una pubblicità di interruzioni ne sarebbero venute tante, insopportabilmente tante...
E infatti fu così.
Dieci, venti, trenta volte lo fermarono, trenta volte ripresero, avevano iniziate alle tre di pomeriggio, ed erano quasi le otto quando finalmente il regista diede quella sua maledetta approvazione.
- Ok, potete smontare. Bella prova! - disse, e tutti quanti tirarono un sospiro di sollievo.
- Mamma mia... - sbuffò Ethan allontanandosi e appoggiando il violino su un tavolinetto per poi riporlo nella sua custodia - E' abbastanza stressante... - Rimase sorpreso da Brian che gli porgeva una bottiglietta d'acqua - Grazie. - mormorò prendendola e bevendo un piccolo sorso - Quel regista è sclerotico. E insulso. -
- E' un regista, è il suo lavoro dare ordini alla gente. - Ethan lo squadrò male, bevendo.
- Quante storie. Quei due attori erano degli incompetenti. Se avesse preso due persone capaci avremmo finito molto prima. -
- Mh, tu non riesci mai a non essere buono e gentile, vero? - sorrise Brian - Però hai ragione. -
- Lo so. - sorrise Ethan.
- Complimenti signor Gold, la sua esibizione è stata... Estasiante. - esordì miss Denise avvicinandosi - L'assegno da duemila dollari le verrà recapitato tramite il pubblicitario che vi ha contattato... Mr. Kinney! -
- Oh. - Ethan sorrise appoggiandosi al tavolo - A quanto pare non faccio che ricevere soldi da te, eh? - Rilassò le spalle - A questo punto dovrei essere io a offrirti la cena o qualcosa da bere... O la tua parcella. Deve essere una brutta giornata, visto che il tuo incontro nel bagno è finito molto presto... - ridacchiò.
Brian fece il verso alla sua risata, dandogli uno scappellotto sulla testa.
- Non servono tre ore per avere qualcosa, quando sei bravo... - Il ragazzo lo fissò male.
- Vanesio del cazzo. -
- Sì, lo so. - sorrise Brian, per poi uscire dalla sala - Stasera vado al Babylon. - E si fermò un secondo, voltandosi indietro - Conto di vedere anche te. - E se ne andò.
Ethan rimase fermo, senza parole. Beh, cos'era, gli dava anche ordini? Come si permetteva?!
- Non credere che venga! - gli gridò dietro - Se sarà così... Sarà per caso, non perché me l'hai detto tu, stronzo! -
Ma ormai Brian era già lontano e non aveva sentito nessuna di quelle parole.
Ethan prese la custodia col violino e si allontanò ribollendo di rabbia.
No. Brian non gli sarebbe piaciuto mai.
- Ehi, Eth... - Jay sorrise facendo per avvicinarsi a lui.
- Non mi scocciare! - sbottò lui, allontanandosi velocemente.
Quella giornata era nervosa.
E vaffanculo tutti.

.Continua.

   
 
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