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Autore: SaWi    08/02/2011    4 recensioni
E con un sonoro "crack" il cellulare del ragazzo andò in frantumi, e assieme a quei pezzi lo abbandonarono anche tutte le speranze di ritornare vivo a casa. Le cose non sarebbero potute andare peggio.
Oppure sì?
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Fandom: Naruto.
Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Rating: Giallo
Note: E'... pessima. u_ù
- AU: Tutto si volge in un universo alternativo dove entrambi i pg sono normali studenti.

PS: Appena ho del tempo la rileggo decentemente ._.






Un pessimo senso dell'orientamento



In quella grande e lussuosa villa, munita di un meraviglioso giardino curato, di una piscina, di un angolo sportivo e addirittura di un grazioso labirinto di siepi con al centro una fontana in stile greco antico, viveva una ricca, ma cosa dico, ricchissima famiglia di nobile stirpe. Si da il caso che assieme a questa famiglia, il quale cognome non vi riferirò per motivi di privacy, vivesse anche un gatto; un felino altezzoso, schizzinoso, diffidente, scontroso, solitario e decisamente antipatico. Tale gatto, grigio scuro, ma con coda, zampe e muso nero, aveva un nome, un nome tutt'altro che comune. Sasuke.
No, vi prego, non guardatemi così, non è uno scherzo. Il gatto si chiamava Sasuke, lo stesso nome del figlio minore del padre della famiglia che abitava lì, e lo stesso nome del famoso ninja leggendario, Sarutobi Sasuke.
E ora vi chiederete: Ma perché chiamare un gatto con il nome del proprio figlio, e con il nome di un simile ninja?
Nessun motivo.
Però, quei due, il ragazzo e il gatto, avevano lo stesso carattere e lo stesso atteggiamento. Erano entrambi dei veri antipatici.
E poi, se proprio volete saperla tutta, il nome era stato scelto dal primogenito, Itachi, il quale, un bel giorno, era tornato a casa con quel micietto, all'epoca spelacchiato e impaurito.
Quel piccolo fetente di un felino, era sì un trovatello, ma non di certo uno sprovveduto. Infatti non ci mise molto ad abituarsi alla vita di un grande re. Servito e riverito, pettinato - aveva il pelo leggermente lungo, un ricettacolo di nodi se non curato -, nutrito con la carne e il pesce più genuini, curato come neanche un membro della famiglia reale, diventò presto un felino decisamente viziato. Fu così che Itachi decise di chiamarlo Sasuke; non perché il fratello fosse viziato, ma perché... Beh, lo chiamò così. Ovviamente, il fratello non ne fu molto felice, ma dato che i suoi genitori approvarono la scelta del nome, non riuscì a cambiare la situazione.
Fu così che dunque quella palla di pelo grigia e nera divenne ufficialmente parte della famiglia, con sommo dispiacere, per l'appunto, del vero Sasuke, il quale era anche allergico ai gatti.
Ma questo non è che l'inizio della storia.
Quello che mi appresto a raccontarvi, non è la vita lussuosa che conduceva il gatto, ma quella del ragazzo suo omonimo; o perlomeno, quello che scoprirete da questa storia, è una piccola parte della sua vita, ovvero come questo giovane incontrò un ragazzo, e come questo incontro, decisamente curioso, cambiò la sua vita. E questa affermazione non è una esagerazione, ma quasi un eufemismo.


Tutto cominciò in un giorno burrascoso.
Sasuke, stava... ah! Ma non vi ho ancora descritto questo giovane ragazzo! Vi prego di perdonarmi.
Ebbene, Sasuke era, come sapete, secondogenito una ricca famiglia nobile, proprietaria di numerose terre, fabriche e alberghi turistici di Kyoto. Era mediamente alto, fisico magro e longilineo, pelle chiara, lineamenti delicati e capelli neri acconciati come fossero la testa di un qualche pennuto. Data la sua posizione decisamente benestante, il ragazzo frequentava una prestigiosa scuola, della quale però non fornirò informazioni sempre per motivi di privacy. Si da il caso che quella scuola si trovasse vicino ad un istituto pubblico, un'altra scuola, e in questa scuola...
Ma andiamo per ordine.
Come stavo dicendo, tutto quanto iniziò in quel giorno burrascoso. Il vento ululava, la pioggia scrosciava e i tuoni rombavano cubi nel cielo. In tutto quel trambusto, Sasuke si ritrovava costretto a tornare a piedi da scuola fino a casa; questo perché, a causa della forte pioggia e del freddo che aveva gelato il terreno, il suo autista aveva avuto un incidente, e quindi si trovava impossibilitato nell'andarlo a prendere. Il ragazzo, inoltre, non aveva neanche i soldi per prendere un taxi, poiché si era scordato il portafoglio a casa.
Sicché il moro, imbacuccato fino al collo, con uno zuccotto bianco in testa e una sciarpa del medesimo colore al collo, si avviava svelto tra le vie, cercando di evitare che il suo ombrello venisse rovesciato per l'ennesima volta dalle improvvise e violente raffiche di vento.
Camminava, camminava e camminava, scansando le persone che, anch'esse come lui, si ritrovavano in balia delle intemperie, e che, per tentare di non inzupparsi, correvano verso le propie case o verso qualche riparo fortuito.
Il agazzo però camminava, e camminava, senza apparente fretta. Camminava... e si perse.
Esatto, si perse.
Se ne era reso conto e ne era pienamente consapevole, ma non aveva il coraggio di ammetterlo e di chiamare a casa per farsi venire a prendere da un'altro autista. Non voleva, per nessuna ragione al mondo, che suo fratello scoprisse che si era perso. Se lo avesse scoperto... già si immaginava per quanto tempo sarebbe stato preso in giro. Eppure, non era colpa sua se si era perso. E' vero che il suo era un pessimo senso dell'orientamento, però lui non era mai tornato da scuola a piedi, infondo era sempre stato accompagnato dal suo autista privato. Era quindi plausibile che si fosse perso. Però no, non lo avrebbe ammesso. Non avrebbe chiamato casa. Sarebbe morto di stenti piuttosto.
E ci mancava poco che sarebbe successo, per quanto era cocciuto!
Erano infatti ormai passate tre ore, e Sasuke era completamente esausto, congelato e inzuppato come un pulcino; come minimo si sarebbe preso una polmonite.
Il sole, coperto da fitte nubi, aveva abbandonato il cielo quasi completamente, tuffandosi tra i palazzi all'orizzonte, lì dove la tempesta sembrava cessata. Era appunto sera, quando si ritrovò nei pressi di un incrocio; le macchine saettavano veloci sulla strada, alzando l'acqua sull'asfalto fino ai marcapiedi, bagnando ulteriormente le scarpe dei poveri pedoni. E quando lui, uno di quei pedoni, fu bagnato per l'ennesima volta da una di queste macchine, oltre a trattenersi dall'imprecare, prese il cellulare in mano, convintosi che se non avesse chiamato a casa sarebbe morto presto. Continuando a camminare distrattamente sotto la pioggia che se possibile si era fatta ancora più insistente di prma, digitò il numero di casa sua con la mano intorpidita dal freddo, mentre con l'altra teneva saldo l'ombrello. Chiamò, e dopo qualche secondo d'attesa rispose una delle sue domestiche.
- Sono Sasu--... -
Non riuscì a terminare di pronunciare il suo nome. Fu infatti letteralmente investito da un ragazzo sbucato dal nulla, il quale gli piombò addosso come una furia, facendolo ruzzolare a terra battendo con forza il gomito destro. Con lui caddero anche cellulare, ombrello e il giovane che si era scontrato con lui, il quale gli finì rovinosamente sopra, schiacciandolo col suo peso. Per fortuna quello si rialzò immediatamente, scansandosi e cominciando a blaterare scuse su scuse con fare agitato, borbottando ogni tanto una parola insensata, qualcosa come "-ttebayo".
Ma al moro di certo non interessavano le ragioni dell'altro ragazzo.
- Guarda dove cazzo vai! - urlò infatti, decisamente alterato, mentre tentava di rialzarsi con fatica.
- Scusa, scusa! -
- Ma un corno, deficente! Guarda, sono anche più fracico di prima, e poi il mio cellu-... - s'interruppe.
Si voltò, cercando il cellulare, ma non lo vide.
Sentì però un sonoro "crack" quando una macchina passò lì accanto. Quel crack era il suo cellulare che andava in frantumi sotto le ruote dell'auto.
"Merda."
Sasuke dette addio alle speranze di tornare vivo a casa.
- E ora come ci torno a casa? -
L'altro, confuso e ancora indaffarato tra scuse e "-ttebayo", rispose a quella domanda con un semplice, sciocco e irritante "eh?", al quale però aggiunse volenteroso e sorridente:
- Puoi venire a casa mia! -
L'altro ragazzo lo guardò storto.
- Sì, certo, come no! Ora vattene. -
- No, davvero! Infondo è stata colpa mia! Inoltre sei tutto bagnato e... e ti ho anche rotto il cellulare. - borbottò intristito, mostrando un musetto da cane bastonato.
Sasuke si impietosì un poco. Lo aveva trattato male senza motivo, sarebbe dovuto essere più gentile.
- Nah... - sminuì dunque. - Tranquillo, era un catorcio. E tanto non lo usavo mai. -
- Però... -
- Ti ho detto che non importa. - tagliò corto.
L'altro ragazzo annuì convinto; tutta la precedente tristezza lo abbandonò in un istante, tanto che Sasuke credette che fosse stata una semplice finta per imbambolarlo.
- Allora vieni a casa mia! - ridacchiò, mostrando al moro uno dei sorrisi più belli che avesse mai visto. Sincero, solare e semplicemente meraviglioso.
Momentaneamente rintontito da quella risata cristallina, non si accorse che l'altro ragazzo lo aveva preso per mano, tirandolo su con forza.
- Sù, avanti! - lo incitò, dopo avergli raccolto l'ombrello.
- Ma... ma cosa cavolo...? -
- Non vieni a casa mia? -
- No...? Cioè, aspetta. - Sasuke non ci stava capendo più nulla. - Perché dovrei venire a casa tua? -
- Perché ti ho fatto cadere e ti ho rotto il cellullare. -
- Cosa centra? -
- Mh, nulla. -
Si portò una mano al volto. Aveva incontrato un idiota.
- Senti... - cominciò, massaggiandosi la fronte. - ...potresti prestarmi il tuo cellulare? Così chiamo a casa mia, mi faccio venire a prendere e non ci sono più problemi. -
- Non ho nessun cellulare, mi dispiace! - rispose l'altro con un sorriso sornione - Però a casa ho il telefono! -
Sasuke ci pensò sù.
Se non avesse contattato casa sua, non sarebbe tornato a casa e non avrebbe superato la notte, di questo ne era certo. Quindi cosa avrebbe dovuto fare? Sarebbe stato così saggio intrufolarsi nella casa di quello stupido sconosciuto per fare una fugace chiamata e attendere che lo venisseoro a prendere? No, era una sciocchezza. Però non voleva morire per strada. E poi-
- Daaaaai! - lo tirò l'altro, notando la faccia corrucciata del moro. - Abito qui dietro l'angolo! -
- E va bene. - acconsentì con un sospiro.


***


- Tu vivi qui? - fu la domanda secca.
- Sì, perché quella faccia sconvolta? - rispose l'altro, chiudendosi la porta di casa alle spalle.
"Forse perché più che a una casa assomiglia a un porcile?"
- Non trovi anche tu che io sia fin troppo ordinato per un ragazzo della mia età? -
- Veramente no. -
- Dici che dovrei fare più casino? -
- Fa un po' come ti pare. -
Sasuke era stato portato quasi a forza in quel piccolo appartamento. Dico di forza perché, durante il breve tragitto, si era più volte pentito di aver acconsentito, e aveva tentato svariate volte di fuggire, con però scarsi risultati.
Dopo essersi guardato attorno con sommo disgusto, e dopo aver constatato che più si concentrava su qualche dettaglio - come i pezzi di carta a terra, le pentole sporche nel lavandino, le lenzuola del letto buttate a terra - si rese conto che la sporcizia regnava sovrana in quel piccolo monolocale. Voleva andarsene immediatamente.
Lui odiava il disordine.
- Dov'è il telefono? - domandò infatti.
- Non ti spogli prima? -
- Eh? -
- Sei fradicio, prenderai un raffreddore. -
- Non importa. - rispose, tirando su col naso. Il raffreddore se l'era già preso. - Dov'è il telefono? -
- Che antipatico. - esordì l'altro per punzecchiarlo. - Ora lo cerco. -
E detto ciò, si denudò del giaccone, della sciarpa e della maglietta - i quali buttò tranquillamente a terra -, prese un asciugamano dal lavandino, si asciugò un po' i capelli e il petto, e poi lanciò il panno al moro, che fu colpito in pieno volto, ma preferì non obbiettare; si tolse il cappello, la sciarpa e il giaccone, e anche lui si strofinò un po' i capelli, anche se con non poco disgusto. Chissà cosa ci aveva fatto con quel coso.
Mentre quello irritante sconosciuto cercava il telefono nei posti più impensabili, Sasuke si prese la briga di osservarlo un po' meglio.
Quel giovane, dai capelli biondi, sembrava un ragazzo più o meno della sua età. Aveva una corporatura allenata e snella, era poco più basso di lui - almeno credeva così ad occhio - e la pelle, un po' scura, solcata da strane cicatrici.
- Ma dove cavolo... - borbottò il biondo piegandosi, accucciandosi a terra così da cercare meglio il telefono in un ammasso di... di oggetti di cui Sasuke non voleva nemmeno conoscere l'entità. In far ciò, quindi, mostrò le spalle al moro, il quale si accorse di un'altra cicatrice, molto grande, che attirò la sua attenzione. Quella cicatrice, che solcava appunto la schiena di quello, partiva dalla spalla sinitra, per proseguire in basso, fino a giungere al fianco destro; La sua superfice era chiara, e risaltava notevomlente su quella pelle, facendola apparire persino più... dolorosa. I bordi, frastagliati, sembravano sottolineare la pena della carne lacerata.
Chissà come se l'era procurata...
Sasuke, senza rendersene conto, si avvicinò al biondo per osservare meglio.
- Eccolo! - così esultò l'altro, scattando in piedi e tenendo alto il telefono cordless che tanto aveva cercato. Si voltò dunque, per cercare con lo sguardo il moro, il quale lo osservava con sguardo ebete.
- Che è quella faccia? - ridacchiò.
Ma Sasuke tornò subito in sé, riacquistando la sua maschera apatica e la sua finta indifferenza.
- Nulla. Ce ne hai messo di tempo a trovarlo. -
- Scusa tanto, ma stava tra la cacca del mio coniglio. -
Il moro sgranò gli occhi.
L'altro sbottò a ridere.
- Che faccia! - lo indicò. - Sto scherzando, non ho neanche un coniglio. Tieni, è pulitissimo. - e gli porse il telefono.
Sasuke, dubbioso, prese lo prese con sole due dita, tenendolo il più distante possibile.
Cacca o non cacca, sicuramente era pieno di germi.
Sempre toccandolo il minimo possibile, digitò il numero di casa sua, tutto sotto lo sguardo decisamente diverito del biondo, il quale tratteneva a stento le risate.
Premette il pulsante vede della chiamatà, si portò il telefono all'orecchio e desiderò ardentemente di uccidere il ragazzo che aveva davanti.
Ma tentò di trattenersi. Mentre una voce registrata gli parlava gentilmente all'orecchio, Sasuke serrò gli occhi, poi li riaprì, poi li richiuse.
Infine, quando la registrazione era ripartita per la terza volta, si decise ad attaccare.
Si era calmato.
- Che c'è, non rispondono? - domandò innocentemente l'altro.
- No. -
- Perché? -
Espirò. "Calmati Sasuke, calmati."
- Perché ti hanno staccato la liena telefonica. -
- Ah già, è vero! - rispose l'altro senza il minimo segno di sorpresa. - Me lo ero scordato! - ridacchiò.
- Scordato? - chiese Sasuke a denti stretti, sentendo che la sua rabbia non era affatto svanita.
- Mh. - annuì. - Effettivamente è da qualche mese che non pago... vabbé! Puoi rimanere qui per la notte se vuoi, tanto sul letto ci possiamo dormire in due, non è così picc-... -
- Ma io ti ammazzo! - E gli saltò addosso, atterrandolo. - Mi fai venire fin qui per chiamare i miei e poi ti SCORDI che non paghi la bolletta del telefono? E poi come pensi che io possa dormire in quel... quel... - balbettò, guardando quel letto disfatto con le lenzuola che sembravano grige. - quell'ammasso di germi? Come minimo mi prend-... Atchù! -
- Wah, che schifo... - esclamò il biondo fingendo un'aria schifata, mentre si asciugava le guancie bagnate. - Mi hai starnutito in faccia, brutto bastardo! - e così dicendo, ribaltò la situazione, ponendosi sopra il moro.
- Scu-... No-non mi stare sopra! - urlò, balbettando. - E non urlare! - gridò.
Il biondo ridacchiò.
- Guarda che faccie che fai! - gli tirò le guance. - Puahaha! Sei così buffo. -
Il moro ringhiò, posizionandosi nuovamente sopra l'altro.
Anche lui, per ripicca, afferrò le guance del biondo, tirando con forza, facendogli fare delle facce orribili.
- Ha parlato quello con la faccia da sciupafemmine! Guarda qua! -
- Ahssì? - gli fu nuovamente sopra. - E se facessi così? - disse quello con tono deciso, allargando la bocca del moro.
- Bwuto...! - protestò, facendo lo stesso col volto del biondo, però con più forza.
- Ahia! - piagnucolò. - Ora vedrai...! - e la battaglia continuò senza esclusione di colpi.


***


Qualche minuto dopo, i due erano seduti a terra, uno accanto all'altro, la schiena poggiata contro il letto e i volti rossi e doloranti.
- Non pensavo fossi un tipo violento! - borbottò il biondo massaggiandosi una guancia particolarmente rossa.
- Neanche io. -
Già, nemmeno lui. Cosa gli fosse preso non lo sapeva. Solitamente era sempre freddo e impassibile, riusciva a rimanere piuttosto apatico nei confronti del mondo e non si lasciava influenzare troppo dagli altri. Eppure, con quello lì, sembrava tutta un'altra storia. Il semplice guardarlo lo faceva arrabbiare. E poi quei dannati baffi che si ritrovava sulle guance lo facevano incazzare ancora di più.
- Senti un po'... Nah, niente. -
- No, ora parli. -
- Perché hai dei dannatissimi baffi sulle guance? -
- Baffi? - si tastò il volto.
- Sì, baffi... insomma, quelle linee che hai disegnate sulle guance. -
- Ah, boh! Ce le ho sempre avute!-
- Ah. -
Questo lo rendeva ancora più irritante.
- Senti, tu invece... -
E ora cosa voleva?
- Come ti chiami? -
- Non sono affari tuoi. -
- Veramente sì, considerando che ti sto ospitando. -
- Nessuno te lo ha chiesto. -
- E allora perché sei ancora qui? -
Sasuke si alzò in piedi. - Bene, me ne vado allora. - e si avviò verso la porta.
- Ahh! Fermo, fermo! Stavo scherzando, era uno scherzo! - anche il biondo si alzò e lo raggiunse, tenendolo fermo afferrandolo per il braccio destro.
Quando lo prese, il moro gemette.
- Lasciami. -
Il biondo sbatté gli occhi confuso, osservando il braccio e poi il volto del ragazzo.
- Ti sei fatto male? -
- Ho detto, lasciami. - Ringhiò.
L'altro sbuffò, lasciandolo andare e alzando le mani in segno di resa.
- Sei un ragazzino viziato. -
- Cosa scusa? -
Come era irritante.
- Io mi chiamo Naruto. Tu invece? -
Non rispose.
Ma quello sguardo insistete era odioso.
...
- Sasuke. - si arrese infine.
- Sasuke... - ripeté l'altro. - ...hai una scarpa slacciata. -
- Mh? - abbassò lo sguardo.
- Fregato! -
- Uwah! -
Fu un istante: quando il moro abbassò lo sguardo per controllare la sua scarpa, il biondo afferrò la sua felpa, togliendogliela in un batter d'occhio.
- Ecco perché sei un bambino... viziato! - rise di gusto al volto infervorato del moro, leggermente rosso, probabilmente dalla rabbia. - E ora asciugati, che oltre al raffreddore ti prendi anche la polmonite. Vado a prenderti qualcosa di asciutto. E anche qualcosa per il tuo gomito gonfio. -
Quello stronzo si era anche accorto che si era fatto male.
- Ri... ridammi la felpa, idiota! -
- Scordatelo. Tu rimani qui fino a domani. Posso permette che un bambino con un bel faccino come il tuo giri per Kyoto in piena notte? -
Sasuke gli tirò la scarpa, effettivamente slacciata, in piena testa.
- DOBE! -


Ed è proprio così che iniziò l'incontro di questi due ragazzi. Fin dall'inizio non sono mai andati completamente d'accordo, e hanno sempre bisticciato come dei ragazzini, pronti a picchiarsi anche per il più insulso litigio. Ovviamente, quanto vi ho appena raccontato, non è solo che l'inizio. Ma, il seguito, lo vedrete e ascolterete un'altra volta, appena finirò di controllare tutti i miei appunti. Sapete, raccontare delle storie non è facile! Ci vuole sempre un po' di lavoro. Senza contare altri impegni.
Ah, quasi dimenticavo! Mi raccomando, non dimenticatevi della palla grigia di pelo, dell'altro Sasuke insomma! Anche lui sarà un personaggio importante della storia.
E ora, alla prossima!








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Buondì a todos 8D
Mi chiedo perché mi ritrovo qui a scrivere boiate. Io non seguo neanche la serie di Naruto. Mai letto il manga. L'anime non lo guardo più da quando morì Deidara. Eppure a me Naruto piace; i miei amici mi spoilerano qualsiasi cosa accada. Però, non posso certo dire di conoscere per bene il carattere dei personaggi. Non mi ricordo più neanche i nomi xD
E allora perché sto qua?
Boh.
Probabilmente perché la coppia Sasuke e Naruto mi è sempre piaciuta, anche quando ero piccina e non sapevo neanche cosa fosse lo yaoi. Probabilmente perché leggersi per la 30esima volta le doujinshi del circolo Emi-10Rankai porta le persone a soprannominare il proprio gatto Sasukkio.
Ma comunque, questa fic, che non so minimamente se e come continuare, apparte una scenetta idiota che ho in testa, è orripilante, chiedo scusa xD
Probabilmente terribilmente OOC (anche se ho tentato di basarmi sul lato idiota di entrambi i caratteri, quando erano piccoletti. Eppoi è un AU, quindi Sasukk-... Sasuke non è stato traumatizzato dal fratello ecc.), e sicuramente terribile nell'aspetto grammaticale. Ma che posso farci? L'ho scritta in un momento di delirio puro xD
Ad ogni modo, semmai la continuassi, potrebbe uscirne fuori un pezzo lemon .-. quindi il rating cambierebbe in rosso 8D Ma questo se la continuerò, non so xD
Bisogna anche vedere se la approverete voi lettori xDDD

PS: Questa, comunque, è una NaruSasu, non SasuNaru. Non so il perché, probabilmente è colpa delle doujinshi, ma Sasuke comincio sempre più a vederlo uke u_ù E Sasuke è sempre stato il mio pg preferito, non solo perché, lo ammeto, lo trovo dannatamente figo, ma anche per il suo carattere da irrimediabile coglione <3
Vabbé, finisco di ammorbarvi 8D
Commentate se vi è piaciuta, se vi ha fatto schifo e se ovviamente avete consigli o appunti da farmi °^° Sono sempre ben accette le critiche costruttive **
Ciaossu ~
   
 
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