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Autore: Kat Chan    08/02/2011    2 recensioni
[AGGIORNAMENTO del 05/07/2011 circa lo stato della storia, nel profilo.]
L x Misa. Un momento nel tempo. Un incontro avvenuto per caso. Il fato capovolto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Misa Amane
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Rewrite




Theme 16: Invincible ~ Invincibile

Sporadici sprazzi di astuzia a parte, Misa avrebbe ammesso senza remore che paragonati a quelli di Ryuuzaki o di Light, i suoi non erano i piani migliori del mondo. I suoi tendevano a essere impulsivi e spontanei, e non sempre portavano ai più radiosi dei successi. Sempre che successo lo avessero.

Detto questo, era più che in grado di seguire un piano in maniera impeccabile, se lo desiderava. Un’attrice sapeva sempre quando seguire il copione e quando improvvisare. E lei era, se non altro, un’attrice eccellente. Date le circostanze, concluse che per sfuggire ai suoi muscolosi consorti per un po’, le conveniva fare esattamente quello che aveva detto Light, e nei momenti che le aveva precisato lui. Per ora, almeno.

Rem, naturalmente, non era d’accordo. La sua reazione era però prevedibile, e Misa non si fece scrupoli a ignorare i presentimenti del dio della morte.

Così, quando mise tranquillamente fuori dall’appartamento, e recapitò apertamente degli sguardi alquanto truci alle due guardie, Rem la seguì con un’aria profondamente contrariata.

A onor del vero, la situazione non entusiasmava neanche Misa. Non per la stessa ragione della sua partner, però. A lei preoccupava la riuscita del piano che stava per dipanarsi. Era molto semplice, ma un ritardo, un attimo di goffaggine, e non solo l’avrebbero scoperta, ma avrebbero scoperto anche Light. Trasse un profondo respiro per calmare i nervi, e senza farsi notare scoccò un’occhiata all’orologio. Ancora un minuto.

Lei, la guardia che l’aveva seguita e Rem arrivarono all’ascensore; Misa pigiò il pulsante per la discesa, continuando a ignorare la sua partner e l’uomo che considerava più una sanguisuga che un protettore.

Le luci del corridoio tremolarono fiocamente per qualche secondo, e partì l’allarme antincendio, strillando ad un’ampiezza capace di perforare i timpani, con le spie luminose che lampeggiavano a tempo. In effetti Misa sussultò e apparve adeguatamente sorpresa.

“Oh!” Si rivolse alla guardia, gli occhi sbarrati. “Chissà se c’è davvero un incendio. A Misa non piace l’idea di morire bruciata.”

L’uomo aggrottò la fronte. “Qualche ragazzino avrà premuto l’allarme. Comunque sia, dovremo prendere le scale. Gli ascensori non funzionano.”

Si ricongiunsero all’altra guardia del corpo mentre raggiungevano la tromba delle scale. Nel frattempo, il resto degli inquilini del piano stava lasciando gli appartamenti, evacuando l’edificio sotto il frastuono ininterrotto dell’allarme. Il suo appartamento non si trovava al piano più alto, e sulle scale trovarono già delle persone che scendevano in tutta fretta. Lei e i suoi grossi compagni dovettero farsi strada a gomitate nella calca. Misa, minuta com’era, venne rapidamente spinta via dai suoi sorveglianti.

“Amane-san, per favore, non stia troppo avanti,” la ammonì uno dei due.

“Sì, sì.” Con un certo sforzo, si fermò sui gradini, malgrado la folla, tanto che alla fine riuscì a ritrovarsi dietro i due.

“Amane-san, non stia troppo dietro.”

Lei si esibì in un sospiro teatrale. “Non siete mai contenti! Ecco,” Agguantò la giacca di uno dei due. “Misa si terrà aggrappata fino al piano terra. Va bene?”

Per il momento parvero soddisfatti, e continuarono a scendere per un altro paio di scale gremite senza lamentele. Tuttavia, non appena intravide la porta che dava al quinto piano, Misa fece una deviazione, lasciando la presa sulla guardia e mettendosi a correre velocemente verso di essa. Per fortuna nessuno bloccò il suo esodo, e riuscì a sbattersi la porta alle spalle.

Si guardò freneticamente attorno, sentendo già le grida delle sue due ombre. Si era aspettata di trovare Light ad attenderla, ma di lui non c’era traccia. Al suo posto, per terra, senza dare nell’occhio, c’era soltanto il montante di una porta. I nervi completamente in frantumi, lo spinse con un calcio sotto l’uscio con tutte le sue energie, e si azzardò a rilasciare il fiato che aveva trattenuto quando la porta rimase ferma mentre le due guardie sbatacchiavano la maniglia e le intimavano di aprire immediatamente.

Sussultò letteralmente per la paura quando il telefonino prese a suonarle nella tasca. Tremante, lo agguantò e sussurrò, nel panico: “Light? Pensavo che ci saremmo incontrati qui!”

“Certo che no,” rispose in tono tranquillo lui dall’altro capo. “Non ce n’è motivo.”

Aveva ragione. Se le guardie fossero riuscite a prenderla in tempo, avrebbero visto anche lui. L avrebbe dedotto in quattro e quattr’otto a chi fosse venuta l’idea, e avrebbe probabilmente usato l’episodio come scusa per mettere Light quantomeno sotto un microscopio fino alla fine dell’indagine.

Seppure fossero riusciti a riacciuffarla adesso, la telefonata di Light non avrebbe dimostrato nulla di più di una sfortunata coincidenza, al massimo. Non sarebbe stato possibile coinvolgerlo nel piano di fuga della ragazza. Ma questo non le risollevava il morale. Il fatto che lui non fosse presente la portò dal nervosismo al terrore, al punto che ora non sapeva più che fare.

“Ah, ah… Ora Misa deve andare dall’altra tromba di scale?” chiese, facendo dei respiri svelti e rauchi.

“Resta dove sei,” la istruì lui. “Aspetta cento secondi.”

Senza comprendere, fece quanto le era stato ordinato. A metà del suo conteggio, i colpi alla porta si arrestarono, e riuscì vagamente a sentire le parole ovattate dei suoi due accompagnatori, prima che i loro passi massicci riecheggiassero di nuovo sui gradini delle scale.

“Se ne vanno?”

“Naturalmente,” confermò Light, e quasi le parve di vedere il suo ghigno. “Avranno pensato che sei corsa dall’altro lato del piano per usare quelle rampe lì. Sono certo che ora stanno scendendo di corsa le scale nella speranza di intercettarti laggiù. Non c’è da meravigliarsi. Non sono nulla più che muscoli in affitto. Adesso finisci il conto. Ti restano venti secondi. Accertati che se ne siano andati dal corridoio, in modo che non ti sentano quando ci passi.”

Contare effettivamente fino a venti, senza saltare secondi, richiese tutta la sua forza di volontà. In ogni caso, non appena il tempo fu scaduto, si precipitò sui gradini come se il palazzo stesse andando veramente a fuoco, rischiando più volte di inciampare per la fretta. Alle sue spalle, Rem trasaliva e si accigliava a ogni scivolone. In certe occasioni la sua umana sapeva essere veramente sgraziata.

Quando raggiunse il piano terra, controllò furtivamente l’atrio in tutte le direzioni. Dopo una rapida occhiata dei paraggi, con nessuna delle due guardie in vista, raggiunse rapidamente l’uscita sul retro. Light le aveva detto che poiché la maggior parte delle persone sarebbe uscita dall’ingresso, dal retro avrebbe avuto maggiori probabilità di uscire senza impacci.

Per l’ennesima volta, le sue ipotesi si rivelarono corrette, dato che trovò pochissimi inquilini lungo la strada. Qualcuno di loro le lanciò delle occhiate stranite mentre li superava di corsa, ma lei non vi badò. Era così vicina alla libertà, cosa le importava di quello che potevano pensare gli altri?

Balzando fuori dalle porte, localizzò un taxi fermo, proprio come le aveva riferito Light. Mentre si avvicinava, vide un ragazzo con il cappuccio della felpa tirato sulla testa a velargli i lineamenti. Si girò leggermente per guardarla, un sorriso sulle labbra.

“Misa,” la salutò, mellifluo. “Ti va di fare un giro?”



“È stato elettrizzante,” disse lei, dopo essere arrivati a destinazione, la Toh-Oh. “Ma Misa preferirebbe non ripetere l’esperienza.”

“Me ne rendo conto,” convenne Light, il cappuccio che ancora gli copriva il volto mentre la sorpassava e si inoltrava nei terreni del campus.

La fronte corrugata, Misa lo seguì. “Perché siamo qui?”

“È domenica, perciò non c’è quasi nessuno. Anzi, voglio che andiamo sul tetto di uno degli edifici dove vado a lezione. Lì potremo parlare liberamente.” Indicò un palazzo davanti a sé. “E dubito che questo sarebbe il primo posto che verrebbe in mente a qualcuno per cercarti.”

“Sarebbe un atroce peccato se precipitasse da un’altezza così elevata, vero?” brontolò seccamente Rem, stringendosi nelle spalle nient’affatto contrita quando la sua partner le rivolse un’occhiata rabbuiata per un istante.

Giunti sul tetto, la sua ansia ritornò a vele spiegate. Non sapeva ancora di cosa volesse parlarle. Light stesso le sembrò preoccupato dalla prospettiva, quando raggiunse il ciglio del tetto e si tolse il cappuccio, fissando il cielo. Il sole sulla testa, la posa così sicura di sé, le parve più un dio che un essere umano, come se al mondo non ci fossero nulla e nessuno che potessero sconfiggerlo.

Beh. Quasi nessuno.

“Misa,” iniziò, senza voltarsi. “Tu mi hai detto che sai che Ryuuga – no, che Ryuuzaki lavora al caso Kira come me.”

“Sì,” Annuì. “Ryuuzaki-san ormai è amico di Misa da molto tempo. Ha indagato sulla morte dei genitori di Misa.”

“Ryuuzaki?” Sembrava interessato. “Mi stupisce che se ne sia occupato. E mi stupisce ancora di più che non sia riuscito a incastrarlo.”

“Ryuuzaki-san disse che era un fan di Misa. E mia sorella mi ha detto che molte delle prove erano state compromesse dalla polizia sulla scena del crimine la notte che successe, prima che Ryuuzaki-san vi mettesse mano.” Si intristì; non le piaceva rivangare amari ricordi. “Forse sarebbe riuscito nell’intento se la polizia avesse fatto il suo lavoro.”

“Forse. Forse no. Ma tu come facevi a sapere che Ryuuzaki lavora alla squadra contro Kira? Sembra una persona molto riservata.”

Per un attimo, credette di aver sentito il cuore fermarsi. A quello non aveva pensato. Cercò furiosamente una risposta. “Misa non se la sente tanto di parlare della sua relazione con Ryuuzaki-san.”

“Ah.” Si girò verso di lei. “Allora siete intimi?”

Lei alzò una mano per intrecciare una ciocca di capelli, agitandosi. “Beh…”

“Abbastanza perché lui ti rivelasse una cosa che probabilmente non ha mai detto ad anima viva.”

“Hm…”

“Sono curioso di sapere cosa ne pensi del suo ruolo nel caso,” concluse lui, cambiando bruscamente argomento.

Lei sbatté le palpebre. “Cosa?”

“È solo che ogni volta che parliamo di giustizia, o di legge, non mi sembra che ti piaccia particolarmente il nostro sistema giudiziario.”

“Beh, Misa non ne è una grande fan. Pensa che sbagli troppo spesso.”

“Come con i tuoi genitori?”

“I miei genitori erano brave persone,” disse Misa, con un pizzico di rabbia indignata nella voce. “Meritavano che il loro assassino venisse messo in galera, e così non è stato.”

“Hai detto che Ryuuzaki-san ci ha provato. E lui è un genio.”

“L’intelligenza di Ryuuzaki-san non può rimediare alla stupidità della polizia!” sbottò. “Hanno incasinato tutto! Se avessero fatto bene il loro lavoro, Ryuuzaki-san sarebbe riuscito a trovare le prove di cui aveva bisogno. È stata colpa loro se i genitori di Misa non hanno mai avuto giustizia.”

“Mai?”

“Hm?” Piegò la testa.

“Ricordi? Ho letto gli articoli che hanno scritto al riguardo. Pensavo che Kira avesse ucciso l’uomo sospettato dell’omicidio.”

“Lui era l’uomo che li ha ammazzati.” lo corresse. “E sì, Kira l’ha ucciso.”

“E questa non è giustizia per te?”

“… Secondo Misa sì. Ma Ryuuzaki-san è di altro parere.”

“E tu pensi che visto che Ryuuzaki è più intelligente di te, ha ragione lui.” Era un’affermazione, non una domanda.

“Beh, ragione no, ma Misa capisce che-”

“E se si sbagliasse, Misa?”

“Cosa?”

Fu solo allora che si accorse di quanto lui si fosse avvicinato, il volto a meri centimetri di distanza, gli occhi che perforavano i suoi. Abbastanza vicino da baciarla. Abbastanza vicino da afferrarla se avesse tentato di scappare. “E se si sbagliasse? E se la sua logica, benché apparentemente ineccepibile, avesse delle pecche ereditarie e innegabili?
Pensaci. Sulla carta, il sistema è fatto in modo da lavorare per il bene delle persone. Ma quanto spesso va davvero a segno, nella pratica? Sempre più di frequente i colpevoli vengono condannati a sentenze patetiche in confronto al crimine commesso oppure, come nel caso dei tuoi genitori, sfuggono persino a quelle. E perché? Perché il sistema offre troppe scappatoie. Troppi modi per essere corrotto e abusato da persone che lo sappiano maneggiare e siano abbastanza amorali da farlo.
“Oh, ce ne sono di persone come Ryuuzaki, che pensano che la legge debba essere l’ultimo mezzo con cui punire i criminali e hanno il talento per assicurarsi che così accada. Ma le persone come lui sono più uniche che rare a questo mondo. E ci si può veramente fidare di un sistema apparentemente gestito da idioti?”

Lei fece una risatina nervosa. “Light sembra più un simpatizzante di Kira che un investigatore.”

Lui indietreggiò, tossendo. “Forse. Suppongo che l’indagine mi abbia fatto diventare un po’ frustrato. Non sta andando da nessuna parte.”

“Kira è molto intelligente.”

“Sì, certo. Ma prima o poi lo prenderemo. Spero che non penserai troppo male di me quando accadrà.”

“Misa non penserebbe mai male di Light. Ma sarebbe comunque un po’ triste.” ammise.

“Tu sì che sei una vera simpatizzante di Kira, eh?”

“Su, su. Sono solo pettegolezzi! Misa-Misa non ha mai rilasciato una dichiarazione ufficiale in proposito.” Gli strizzò l’occhio.

Lui rise sotto i baffi. “Immagino di poter capire. Kira ha il potere di epurare il mondo da chiunque crede lo stia inquinando. Ha una visione chiara, e la porta avanti senza che nessuno sia veramente in grado di fermarlo. È perfino percepito come un dio da chi è nauseato da ciò che il mondo è diventato. Arrivano addirittura a venerarlo. Si è incoronato re. Si potrebbe dire che sia stato incoronato dagli altri che concordano con i suoi ideali, e che stia governando col pugno di ferro.”

Misa distolse lo sguardo, un sorriso amaro sulle labbra. “Certo, però gli manca qualcosa, sai?”

“Gli manca qualcosa?” ripeté lui, genuinamente curioso.

Lei gli diede un’occhiata di sbieco, e aggiunse con fare cospiratorio, “Una regina. Gli manca una regina. Non credi anche tu, Light?”

Lui inarcò un sopracciglio, dubbioso. “La tua è un’affermazione molto pericolosa, Misa. Kira ha già dei ferventi sostenitori. Pongono già una minaccia notevole senza che abbia pure qualcuno con cui dividere il suo potere.”

“Misa non pensa che le persone che credono in Kira siano cattive. Pensano solo che la sua giustizia sia equa.”

“Forse, ma questo non significa che non possano perdere la testa a causa della loro lealtà. Kira è stato molto preciso con le persone che ha punito finora. Se un seguace zelante superasse la semplice venerazione e cominciasse a commettere egli stesso omicidi, allora che succederebbe?”

Lei si sentì precipitare lo stomaco, il mondo che le girava un po’ intorno.

“E cosa succederebbe se qualcuno che non segue veramente Kira lo usasse come scusa per uccidere le persone che non gli vanno a genio? Che lo trattano male, per esempio? Magari i suoi parenti?”

“Allora quel tipo di persona verrebbe sicuramente punito da Kira!” Misa sollevò di scatto la testa, l’espressione che ardeva di collera. “Le brave persone non ucciderebbero mai i propri genitori! I genitori sono preziosi e insostituibili. Kira non permetterebbe mai che qualcuno usi il suo nome come scusa per commettere una tale atrocità.”

Light abbozzò un sorriso. “Probabilmente hai ragione. Kira sembra proprio il tipo da assicurarsi che nessuno insudici i suoi ideali. Ma questo non lo rende giusto.”

“Perché no?”

La domanda accorata riuscì a coglierlo di sorpresa per un secondo. “Prego?”

“Perché Kira non può essere giusto? Non uccide mica persone innocenti. Punisce solo i criminali, persone che hanno fatto cose orribili. Persone che hanno fatto stare male altre brave persone. Cosa c’è di sbagliato nel farla pagare ai criminali per quello che hanno fatto se non ci pensa il sistema giudiziario?”

“Ma una persona sola ha davvero il diritto di dire quale punizione è corretta?”

“Kira non è certo l’unico a pensare quello che pensa,” ribatté Misa. “È solo che lui è l’unico in grado di fare ciò che la maggior parte delle persone ritiene che andrebbe fatto. È per questo che così tante persone credono in lui. Perché credono che ciò che fa sia giusto. È solo che non possono farlo personalmente.”

“Ryuuzaki non la pensa così.”

Era una semplice affermazione. Un’affermazione che Misa già conosceva. Eppure, ebbe il potere di estinguere completamente la fiamma della sua rabbia, facendola sentire molto piccola e a disagio.

“Ryuuzaki crede fermamente che la vera giustizia sia quella portata avanti dalle leggi già istituite,” proseguì Light, guardandola dritto negli occhi. “È proprio per questo che stiamo conducendo quest’indagine. Per Ryuuzaki e per la squadra, Kira non è che un criminale qualunque.”

“Misa questo lo sa,” mormorò, innervosendosi sotto il suo sguardo fisso. “Ma è solo perché Ryuuzaki-san è molto bravo in quello che fa. Ryuuzaki-san ha l’abilità di farlo funzionare. Però,” Si morse il labbro. “Non tutti ci riescono. Non tutti sono intelligenti quanto Ryuuzaki-san. È per questo che c’è bisogno di Kira. Per rettificare gli errori che fanno le persone che non sono come Ryuuzaki-san.”

“Ah, capisco,” Light posò gli occhi sul cielo. “Allora tu pensi che abbiano ragione sia Ryuuzaki che Kira.”

“Beh…” Lei chinò la testa, prendendosi un attimo per riflettere. “Misa non l’ha mai pensata in questi termini, ma sì. Ryuuzaki-san ha ragione, perché quando il sistema funziona come dovrebbe, come lui lo fa funzionare, allora va tutto per il meglio. Ma anche Kira ha ragione, perché la legge non sempre funziona, e i cattivi la fanno franca. Quindi in realtà non ha torto nessuno dei due.”

“Sono certo che nessuno dei due la veda così, Misa. È per questo che combattono l’uno contro l’altro. Nessuno dei due cederà mai sui propri ideali. Un giorno, uno dei due vincerà sull’altro.”

Lei rabbrividì alla freddezza di quelle parole.

“Quando quel giorno arriverà, tu chi sceglierai, Misa?” domandò Light, l’espressione di pietra.

Lei sgranò gli occhi, la gola secca come cartapecora. Per la prima volta da molto tempo, il ragazzo che aveva di fronte le incuteva autentico terrore. Aveva sempre pensato, a dispetto di tutte le bugie e le reti contorte, che in qualche modo sarebbe riuscita a trovare la maniera per mantenere in vita sia Ryuuzaki che Light. Che ne sarebbe uscita vittoriosa, e avrebbe tramutato in realtà la sua piccola favola, dove avrebbe potuto tenere al sicuro il suo eroe avendo comunque Ryuuzaki al suo fianco.

Ma ora, d’un tratto le era evidente che il suo sogno non avrebbe mai potuto concretizzarsi. Seppure lei non ci fosse stata, Light e Ryuuzaki – Kira e L – non avrebbero mai accettato di convivere l’uno con l’altro. Non si sarebbero mai visti come veri alleati, ma come nemesi. Una persona da eliminare. E prima o poi sarebbe successo.

Neanche si accorse di star piangendo finché Light non allungò una mano per asciugarle le lacrime dalle guance, il viso di molto addolcito rispetto a prima.

“Scusa,” le disse. “Era una domanda abbastanza pesante. Dimentica che te l’abbia chiesta. Forza, ti riporto a casa. Sono sicuro che a quest’ora Ryuuzaki e le tue guardie del corpo staranno dando di matto.”

Tra le lacrime, Misa ridacchiò. “Ryuuzaki-san non dà mai di matto.”

“Forse.” concesse lui con un sorriso. “Ma sono certo che non sarà contento.”

“Beh, questo,” Sorrise mestamente, “lo crede anche Misa.”



NdT:chi posta puntuale a Capodanno posta puntuale tutto l’anno” (cit.)
PUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH! XD
No, sul serio, perdonate il ritardo. Sono stata via e non ho potuto fisicamente occuparmi di nulla.
Comunque quanti dialoghi. o_o È tutta colpa di Light, tanto per cambiare. È sempre colpa di Light.
Il pezzo su Light che fa tutto il Kira-è-figo-di-qua-Kira-è-figo-di-là, già che ci siamo, a me sa troppo di masturbazione.
… E DOPO QUEST’ILLUMINANTE COMMENTO VI SALUTO.
Alla prossima!
   
 
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