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Autore: Melardhoniel    08/02/2011    3 recensioni
In nome dello sfavillante mare dell’Est, ecco a voi la regina Lucy, la Valorosa.
In nome del grande bosco dell’Ovest, re Edmund, il Giusto.
In nome dello splendente sole del Sud, la regina Susan, la Dolce.
In nome del limpido cielo del Nord, ecco re Peter, il Magnifico.

I Pevensie sono stati incoronati; ora sui troni di Cair Paravel siedono due figli di Adamo e due figlie di Eva. Quindici anni dopo, i quattro fratelli si ritrovano accanto all'armadio alla stessa ora in cui erano partiti.
Ma cosa è successo in quei quindici anni?
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edmund Pevensie, Lucy Pevensie, Peter Pevensie, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non re, non regine di Narnia.




Quando la mattina dopo il sole spuntò alto sui bastioni di Cair Paravel, la tiepida luce trovò Peter sveglio e meditabondo già da parecchio tempo.
Aveva pensato tutta la notte a come avrebbe potuto fare pace con la sorella minore, e si era creato tutti i momenti nella testa, scena per scena; a volte aggiungendo qualche particolare, oppure togliendone qualcuno, ed eliminando una scena troppo pesante, quasi fosse stato il regista di un film.
Il risultato fu che a furia di film mentali il re Supremo si era immaginato in veste di Romeo che, con una rosa solitaria in mano tenuta accanto ad una poesia scritta in bella calligrafia –rigorosamente con inchiostro e penna d’oca- su una pergamena gialla e sigillata con lo stemma di Narnia, si avviava verso la camera di Susan con un’aria così da cucciolo bastonato e un’espressione da “io ti devo proteggere” che sarebbe bastato il solo bussare per far capitombolare la sua Giulietta tra le sue braccia.
Dopo ciò, stiracchiandosi rumorosamente e pensando in un momento più lucido a come la sorella avrebbe potuto reagire ad una cosa simile, decise di chiederle scusa nel modo più normale ed efficace possibile: le avrebbe parlato.
Le parole di Edmund ancora gli ronzavano in testa dalla sera prima “-Hai mai provato a dire un semplice ‘scusa’? Sai, a volte funziona. Specie se accompagnato dalle motivazioni che ti hanno indotto a reagire in quel modo.-”
Anche se in tono molto ironico, il fratello gli aveva dato un consiglio molto giusto, e Peter era fermamente deciso a seguirlo fino in fondo; perciò si alzò dal letto e, dopo aver constatato che mancava solo mezz’ora alle otto, si avviò verso la camera delle due sorelle.
Con il cuore che batteva forte, aprì la pesante porta in legno, che cigolò: Peter ritrasse subito la mano dalla maniglia, come se scottasse, e tirò una serie di imprecazioni mentali alla porta che temeva avesse svegliato le ragazze.
Ma uno sguardo più attento rivelò che il letto di Lucy era vuoto –credo fosse dalla signora Castoro per aiutarla a preparare la colazione per tutti-, e Susan dormiva così profondamente che in quel momento avrebbe potuto anche entrare Napoleone accompagnato dalla sua banda sparando proiettili e fuochi d’artificio in cielo che Susan non si sarebbe mossa di un millimetro.
Forse avrebbe biascicato a Lucy di smetterla di parlare e di chiudere la finestra perché i fauni di sotto facevano troppo rumore.
Sospirando di sollievo, il ragazzo si avviò verso il letto della sorella, e cominciò a tirarle delicatamente degli schiaffetti su un braccio, per svegliarla.
Quando gli fu chiaro che non avrebbe funzionato, cominciò a sussurrare: -Ehi, Sus! Sus, svegliati! Susan!-, poi passò alle maniere più spicce e prese a scuoterla.
Lei aprì di scatto gli occhi e sbatté tre o quattro volte le palpebre, per mettere bene a fuoco la persona che aveva davanti.
-Oh, sei tu…- Sbottò, mentre il sorriso svaniva.
Peter alzò un sopracciglio. –Scusa tanto, eh!-
Susan si mise a sedere, sbadigliando: -No, è che sei l’ultima persona che mi sarei aspettata di vedere di mattina presto!- la regina calcò bene le ultime due parole per far capire al fratello che non avrebbe dovuto svegliarla.
-Andiamo, Sus… quanto ancora conti di tenermi il broncio?- domandò Peter.
Lei non rispose, scoccandogli un’occhiata invelenita.
-Senti…- cominciò il ragazzo. –Non è il luogo adatto per parlare di ieri sera; non mi viene l’ispirazione se parlo ad una persona che, seduta sul letto, mi guarda come se mi dovesse mangiare.- Susan digrignò i denti, infastidita.
-Ti va almeno di alzarti venti minuti prima del solito e di venire con me? Devo farti vedere una cosa.-
-Che cosa?- chiese incuriosita Susan.
-Vedrai- sorrise Peter, sbirciando fuori: le tenebre stavano sparendo e il sole cominciava ad intravedersi dietro le colline della Tavola di Pietra.
Porse una mano alla sorella, che si alzò in piedi e fece per cambiarsi d’abito.
-No, non c’è tempo… vieni!- il fratello la afferrò per la mano, conducendola fuori dalla stanza, fino alla biblioteca, la cui caratteristica erano gli innumerevoli libri –ovviamente!- e… un grande balcone di pietra riccamente decorato che si affacciava sul mare.
Appena entrati, Peter aprì le tende di broccato e condusse la sorella fuori con lui, sul terrazzo.
Susan, che ormai aveva sepolto la sua rabbia contro Peter sotto ad uno strato di curiosità e di affetto fraterno, lo seguì senza replicare, infilandosi la vestaglia che era riuscita ad afferrare poco prima che il ragazzo la trascinasse di peso fuori dalla camera.
-Peter, cosa…?- Susan si avvicinò a lui, appoggiando le mani sul parapetto in pietra.
-Shh! Guarda…- Peter indicò un pezzo di cielo, da dove il sole, di un vivace color arancione, stava iniziando ad illuminare le colline e le montagne circostanti.
E Susan guardò: osservò le nuvole bianche diventare sempre più rosa e vaporose, il cielo cambiare gradazione di colore, passando dal blu scuro della notte all’azzurro rosato dell’alba, vide i prati illuminarsi di luce dapprima soffusa e poi sempre più chiara, il sole che pian piano faceva capolino dal suo nascondiglio e irradiava luce tutt’intorno, spandendo i suoi raggi caldi da dietro la tavola di Aslan.
E Susan ricordò: Aslan, il loro caro leone, era risorto all’alba in mezzo a quel sole, dopo essersi sacrificato per salvare Edmund.
Aslan, il caro, tenero, protettivo, Aslan.
Chissà dov’era in quel momento.
Il cielo ormai era diventato azzurro, e il sole si specchiava nel mare davanti al castello.
-Inizia un nuovo giorno, a Cair Paravel.- Mormorò Peter.
-Già…- Susan a stento trattenne lacrime di commozione: non sapeva perché sentisse il bisogno di piangere, ma in qualche modo si sentiva come svuotata da un peso e sapeva in cuor suo che piangere le avrebbe fatto bene.
Sia chiaro, però, che non lo avrebbe mai ammesso.
-Sus, senti, Oreius e Edmund mi hanno raccontato come è andata ieri… io… mi dispiace, Susan. Ero solo preoccupato e ti ho trattato malissimo.- cominciò Peter. Susan si voltò verso di lui e sorrise. –Peter, ho anche io la mia parte di colpa. Dovevo avvertirti.-
-Sì, ma io non avrei dovuto comportarmi così. Hai ragione, spesso mi comporto troppo come re e troppo poco come fratello. Forse dovrei dire ad Aslan che si è sbagliato sul mio conto, che il fatto che sia il maggiore non fa di me il re Supremo.- Peter sospirò, dando sfogo per la prima volta a tutte le paure che si era portato dietro da mesi ormai, ma che aveva sempre soffocato in un angolo remoto del suo cuore per pensare ai suoi fratelli.
Susan, che ovviamente aveva immaginato che Peter avesse nascosto i suoi disagi per fare il loro bene, non esitò a ribattere: -Peter, ora esageri. Aslan non ti ha scelto solo perché sei il maggiore di noi quattro, sai? Certo, il fatto che tu sia “più grande” implica che tu ci debba proteggere; ma vedi, non sempre questo accade in tutte le famiglie. Nella nostra sì. Tu hai sempre fatto le veci di papà quando lui mancava…- Peter la interruppe. –E tu di mamma, ma non mi pare che…-
-Peter, era diverso. Io comunque ho sempre avuto mamma, oppure te. Tu hai sempre e solo avuto te stesso.-
Susan sospirò, vedendo che il fratello non era convinto.
-Ricordi quando siamo entrati a Narnia? Tu avevi appena ricevuto la spada in dono da Babbo Natale, e mentre parlavi con Aslan, hai sentito il mio corno. Sei corso da noi, impreparato a ciò che stava succedendo, eppure hai combattuto la tua battaglia, per noi. E l’hai vinta. Sei un ottimo fratello maggiore, e, sai, hai il ruolo più gravoso di tutti noi; perché anche da sovrani tu devi in qualche modo proteggerci, perché il fatto di sedersi su un trono non ci dona l’incolumità.E tu, giovane, hai accettato questo compito e svolgi il tuo dovere in maniera responsabile come hai sempre svolto la tua vita fino ad ora. Avere quattordici anni ed essere il maggiore non è facile. Io per prima dovrei darti una mano, ho solo un anno meno di te. Eppure questa volta non solo sono sparita senza avvisare, ma ti ho anche rimproverato perché a volte sembri più un re che un fratello.-
Peter sorrise, ma alzò le spalle, non ancora convinto: -Avevi ragione, Su…-
-No, non è vero… non del tutto, perlomeno.-
Peter allora si voltò verso di lei, ghignando. –Facciamo così: io mi impegno ad essere prima di tutto un fratello, e tu a non farmi venire infarti prematuri, va bene?-
Susan ridacchiò, poi sorrise dolcemente, ed abbracciò il fratello: quanto le erano mancati quei momenti di intimità fraterna! Da quando erano arrivati a Narnia si erano via via ridotti di numero, per poi scomparire del tutto.
Mentre Peter la stringeva a sé, Susan sentì rumore di passi alle loro spalle, e poi una voce maschile dire: -Visto Lu? Te l’avevo detto che l’avrebbe portata a vedere l’alba.-
Lucy scosse la testa e tirò una pacca ad Edmund, che stava tranquillamente masticando un toast, poi ribattè: -Io però avevo scommesso prima di te che si sarebbero riappacificati entro oggi, quindi ho vinto.-
Edmund le fece una linguaccia.
-Cioè, fatemi capire…tu e Ed scommettevate alle nostre spalle?- Peter si allontanò da Susan e si avvicinò ai due fratelli più piccoli, con una strana espressione.
-Lucy, la responsabilità è tutta tua!- Urlò Edmund scappando fuori dalla porta, mentre la sorellina batteva un piede per terra, indignata.
-Così scommettevate su di noi, eh??- Rise Peter, mentre cominciava a fare il solletico a Lucy, che si dimenava.
Susan scoppiò a ridere nel vedere la sorellina che ancora si agitava afferrata dal più grande e tenuta come un sacco di patate a testa in giù penzolante dalla spalla di lui, e Edmund che, una volta chiaro che aveva scampato il pericolo, rientrava trionfante nella stanza con un altro toast in mano.
I castori e il signor Tumnus, che erano accorsi per vedere la fonte del rumore, si intenerirono. Parevano pensare: “Bentornati, fratelli Pevensie. Non re, non regine di Narnia. Solamente fratelli.”

Recuperato il controllo, i quattro erano scesi per la colazione, e dopo Peter ed Edmund erano stati chiamati da Oreius nella sala riunioni.
-Ci deve essere qualcosa di importante sotto.- Sussurrò Lucy alla sorella, quando i due fratelli furono scomparsi dentro la sala.
-Già…- Sospirò Susan. –Secondo me tutto ha a che fare con quegli emissari di Jadis avvistati vicino alla tavola di Aslan.-
-Può essere.- Convenne Lucy. –Che tristezza, però.-
-Cosa?- domandò la maggiore.
-Che un posto così importante e sacro per noi venga profanato così!- Esclamò la piccola.
-Hai ragione, Lu. Spero solo che questa volta la loro sconfitta sia definitiva.-
Lucy appoggiò i gomiti sul tavolo e lasciò che la testa si abbattesse stancamente sulle sue mani.
-Susan, io voglio andare con loro.- Affermò poi. –Non mi va di starmene qui a Cair Paravel mentre Peter ed Edmund affrontano degli alleati della Regina Bianca a chilometri da noi. Non è giusto!-
Susan la fissò dritta negli occhi. –Lo so, Lucy, lo so… ma a quanto pare loro vogliono solo proteggerci.- Un altro sospiro sfuggì dalle sue labbra.
-Nemmeno a me piace starmene a Cair Paravel mentre loro gironzolano per Narnia, ma lo fanno per noi, credimi.-
-Susan, non è tenendoci qui che ci proteggeranno, lo sai? E poi, anche noi siamo indispensabili per la battaglia! Insomma, tu sei un’abilissima arciera, ed io…beh, io credo di avere avuto una parte importante nella battaglia contro la Regina Bianca! E se qualcuno venisse ferito? Come potrei essere qui a rigirarmi il cordiale fra le mani mentre là qualcuno è in fin di vita?- A volte Lucy dimostrava molti più anni dei suoi effettivi.
-Beh…- Susan sembrò quasi acconsentire. Sapeva che, comunque fosse andata, Peter avrebbe forse accettato solo lei in battaglia, di certo non la piccola Lucy; anche se in quel momento aveva parlato in una maniera tale da lasciarla sbalordita e farla quasi correre ad implorare il re Supremo.
-Io…io…- riuscì solo a balbettare.
-Eddai, Sus! Ti prego! Prova a convincere Peter!-
-Beh, questo di certo non rientrava nei miei piani originali, ma dubito che riuscirei a tenerti qui a lungo. Non è vero, Lu?-
Le due ragazze si voltarono di scatto.
-PETER!- Urlarono.
-Stavi origliando? Non dovrebbe essere proibito? È un reato, sai? Si chiama “violazione della privacy”- Sbottò Susan, che cercava di nascondere sotto una coltre di freddezza il suo imbarazzo per l’essere stata colta nel momento in cui avrebbe accettato che la sorella partecipasse alla battaglia.
-Beh… io ero venuto per chiedervi di partecipare alla riunione, in fondo è giusto che anche voi, come regine, ne facciate parte. Quindi, a rigor di logica, non stavo affatto origliando.- Si difese Peter. Susan fece una smorfia poco convinta.
-Già!- intervenne Edmund sbucando da dietro una colonna. –E nemmeno io. Ero venuto a cercare Peter.-
-EDMUND!- Sbraitò Lucy.
Diamine, erano sempre in mezzo quei due!
-Si chiama “affetto fraterno”, Lucy! Tu non sai dove possa essersi cacciato uno, e lo vai a cercare! Logico, no?-
Lucy gli fece una linguaccia.
-Già, come no…- Peter gli scompigliò i capelli.
Poi, presa per mano Lucy, si diresse verso la sala riunioni, seguito a ruota dagli altri due.
Appena entrati, il signor Tumnus, il signor Castoro e Oreius si inchinarono al loro cospetto.
-Vi prego, vi prego… tiratevi su.- Sorrise Peter.
I quattro presero posto sulle loro sedie, in quest’ordine: Peter al centro, ai suoi lati Susan ed Edmund. Vicino a Susan, con dall’altro lato il signor Tumnus, stava Lucy, felice di essere finalmente parte della vita di corte.
-Dunque, miei re e mie regine…- Oreius prese la parola.
-Gli emissari della Regina Bianca sono stati avvistati l’ultima volta, che risale ad una settimana fa, nel bosco che costeggia la Tavola di Aslan.-
Nel sentire quel nome, Lucy e Susan si guardarono per pochi secondi: solo loro ed il grande leone sapevano realmente cosa fosse accaduto durante quella notte in cui la magia nera era stata sconfitta.
-Noi pensiamo che sia saggio portare alcune truppe al di là del bosco, verso Beruna. È solo un villaggio, quindi non ci fermeremo là, ma poco prima.- Intervenne il signor Castoro.
-Capisco.- disse Edmund. –Le truppe dovrebbero fermarsi dalla parte opposta del bosco della Tavola di Pietra, a qualche chilometro da Beruna.-
-Esattamente, mio re.- Asserì il centauro.
-In questo modo non dovrebbero essere viste, e alcuni di noi potranno andare in avanscoperta senza problemi.- Continuò il fauno.
-Il problema è che non conosciamo quei luoghi…- Commentò Peter.
-Io sì!- Strillò Lucy. Tutti si voltarono verso di lei.
-E anche Susan…- la piccola guardò la sorella con aria interrogativa, chiedendosi se avrebbe parlato se non l’avesse fatto lei per tutte e due.
-Sì, è vero… noi ci siamo state il giorno stesso della battaglia contro la Regina Bianca. Eravamo con Aslan.- Affermò la maggiore.
L’espressione di Peter passò da preoccupata e stupita a calma, come se avesse appena capito qualcosa di molto importante.
-In effetti, mi sono sempre chiesto come aveste fatto ad arrivare in groppa ad Aslan e accompagnate da un esercito di abitanti di Narnia di cui ignoravo l’esistenza.-
Le due sorelle ed il signor Tumnus ridacchiarono.
Edmund fece un sorriso sghembo. –Beh, ora credo che la presenza in battaglia delle due regine sia più che necessaria.-
Lucy sorrise.
-Vero…- sospirò Peter. –Tuttavia, voglio che voi due siate il più possibile allenate e che, soprattutto, prima di avvicinarvi al campo di battaglia, facciate quanto vi è richiesto nel bosco di Aslan.-
Le due ragazze annuirono.
-Dunque non ci rimane che assegnare i ruoli per questo combattimento: Oreius, te la senti di allenare le due regine?- Domandò Edmund, quasi divertito.
-Sì, mio re.-
-Perfetto!- Esclamò Edmund. –Ci divideremo in due gruppi: uno lo guiderò io, l’altro Peter. Prenderemo due strade diverse, ma l’itinerario verrà messo a punto subito dopo pranzo: Susan e Lucy invece verranno fornite del miglior cavallo di Narnia per poter giungere al campo vicino a Beruna totalmente illese, pur passando per il bosco vicino alla Tavola di Pietra. Il loro aiuto ci sarà prezioso per orientarci in futuro. Tumnus, tu le accompagnerai.- Aggiunse poi il Giusto, mentre il fauno, dopo essersi inchinato con rispetto ai sovrani, veniva travolto da una contentissima Lucy.
-Si partirà domani all’alba.- Sospirò ancora Peter, mentre le persone uscivano dalla sala.
Vedendolo pensieroso, Oreius gli si avvicinò: -È dura avere due femmine in casa, eh?-
-Non sai quanto, mio buon Oreius, non sai quanto. Maledetta superiorità femminile…-
Per un momento il re Supremo credette di vedere le sorelle sogghignare alle sue spalle.

It’s getting better!
Papparapappapàààà!! *rullo di tamburi –di Napoleone, of course-*
SONO TORNATA!!!
Okay, da oggi ho deciso che adotterò il comodo sistema di risposta alle recensioni offerto da EFP e quindi mi prenderò un momento in tutta calma per ringraziarvi una per una. :)
Però ci tengo a dirvi che vi adoro, ragazze!! Mi piace ricevere le vostre opinioni sulla mia storia… siete voi che la portate avanti!! Spero di non avervi deluso con questo nuovo capitolo! =]
Siete gentilissime :D
P.S: qualcuno mi consiglia un buon sito dove trovare alcune foto carine ed originali di Narnia da poter usare come immagini per i capitoli???

Baciotti,
Marty
  
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