Trust ~
«A volte sono
sicuro di conoscerti, altre volte…»
«Beh, io
conosco voi»
#001
~ Holmes
Mi
osservava. Se ne stava seduto a testa basta e mi osservava, mesto. Nonostante
la ferita, nonostante non potessi vedere i suoi occhi – che pure tante volte mi
avevano aperto il mondo dei suoi sentimenti – ora ero certo di ciò che provava.
Rimorso. Senso di colpa.
Rimasi
ad osservarlo per alcuni istanti senza essere a mia volta visto. Nonostante riuscissi
a comprendere così bene ciò che provava in quel momento, quei sentimenti mi lasciarono
per qualche istante interdetto.
Quanto
poteva essere grande il cuore di un uomo che provava tali emozioni solo perché non
era stato con me quando mi avevano aggredito? Solo perché non aveva potuto
intervenire?
«Coraggio, Watson. Non sia così
spaventato» mormorai, tentando blandamente di
rassicurarlo «È meno peggio di quanto
sembra»
«Ringraziando Iddio!»
Alzò
gli occhi e quei sentimenti che avevo già intuito mi travolsero.
C’era,
tuttavia, anche un’inaspettata paura.
A
volte ero stato certo di conoscerlo tanto bene, il mio Boswell; altre volte
invece, riusciva ancora - a sua insaputa - a togliermi il fiato, nel modo più
semplice del mondo: lasciando liberi quei sentimenti che io, invece, tenevo
sempre in catene.
Chiusi
gli occhi per un istante, stranamente sereno e sorrisi.
Ero fortunato.
#002
~ Watson
Non
era la prima volta che il mio corpo fosse ferito da una pallottola: in guerra
una simile cosa capitava molto spesso e il dolore che provai quando il
proiettile di Garrideb sfiorò la mia gamba non fu del
tutto nuovo.
Tuttavia
non avevo mai provato un simile benessere in una situazione tanto pericolosa –
solo il vedere con quale scoppio di sentimenti Holmes avesse accolto il mio
improvviso ferimento mi fece immediatamente dimenticare il dolore che stavo
provando, bloccando qualsiasi parola o emozione.
«E’ ferito Watson? Per amor di Dio,
mi dica che non è ferito!»
Quegli
occhi che avevo visto divertiti, irati, cinici, furbi o disgustati, mai avrei
creduto di poterli vedere anche così affettuosamente preoccupati, quasi
disperati.
Impauriti.
Per me.
Ero
sempre stato uno sciocco e me ne resi conto solo allora: avevo sempre creduto
di conoscerlo e invece solo allora mi resi conto di quanto fossi in errore. Con
i miei racconti avevo contribuito a formare quella figura di uomo cinico e
senza sentimento alcuno e – cosa ben peggiore – avevo finito per crederci io
stesso.
Eppure
ora nulla di tutto quello che avevo detto era vero. Nulla.
Restavano
solo i suoi occhi liquidi e grigi e quella leale amicizia che aveva sempre
tenuto nel cuore, celandola ad occhi indiscreti.
Mi
sentii bene, come poche volte mi era successo.
Ero fortunato.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Ora, miei cari
lettori, voi vi starete chiedendo da dove esca fuori questa.. cosa che poco ha in comune con una
storia. Semplicemente Mme Ispirazione ha
prepotentemente bussato alla porta suggerendomi un’intuizione che ben si
sposava con il fatto che oggi la carissima collega Bellis – a cui la cosa è
dedicata – compie gli anni.
Mi sono gettata in
questa improvvisazione per dare il mio irrisorio contributo a sottolineare la
grande amicizia che c’è stata fra questi due uomini e con la speranza che
potesse farvi piacere leggerla e che possa essere un modo per fare gli auguri
all’egregia collega che con la sua bontà e presenza mi ha più volte
incoraggiato a scrivere o semplicemente ha rallegrato noiosi pomeriggi.
Vabbè divago,
perdonatemi.
Ci tengo solo a dire
che l’incipit iniziale è tratto dalla puntata “La morte di Artù” della serie “Merlin”,
mentre le due frasi in grassetto sono prese direttamente dall’opera di Sir
Doyle, rispettivamente la prima da “L’avventura del cliente illustre” e la
seconda da “L’avventura dei tre Garrideb”.
Detto ciò vado,
sperando che questa mia improvvisata non risulti sgradevole a nessuno. Ringrazio
coloro che leggeranno, recensiranno, preferiranno o ricorderanno.
A presto. Un bacio.
Alchimista ~
♥