Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Aurora Barone    09/02/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sentii qualcuno entrare dentro la stanza, era il padre di Itou mi osservava con un espressione autoritaria e distaccata.

“ Echiko, volevo ringraziarti per quello che hai fatto ieri, hai salvato mio figlio!” disse con gratitudine,ma nonostante tutto lo diceva con un tono di voce piuttosto contenuto,sembrava non volesse sbilanciarsi più di tanto.

“ E' stato questo braccialetto, io non lo avrei mai fatto... se fosse stato per me suo figlio sarebbe già morto...per quel che me ne riguardi!” affermai acidamente.

“Non devi dire questo genere di cose, il tuo compito è quello di proteggerlo, sei il suo robot...” disse con un tono di voce piuttosto pacato.

“Ed io non vorrei esserlo!”controbattei.

Mi rivolse uno sguardo di disappunto e poi mi domandò “ Ti sta per caso trattando male?”

“ E' insopportabile ed è così sgradevole...” gli risposi criticandolo aspramente.

“Non ti preoccupare ci parlerò io... ma la cosa importante è che tu non perda la bussola...”

“Cioè?” domandai non capendo a cosa si stesse riferendo.

“ Il tuo obiettivo in quanto robot è quello di proteggere il tuo padrone qualunque carattere egli assuma, anche se lui ha un carattere difficile, tu devi farlo! Ci siamo ben intesi?”

Lo disse con una foga ed un eccitazione,che sembrava suonare come un rimprovero, così preferii non controbattere ed annuire.

“Riguardo ieri...mi chiedevo cosa cercasse quella ragazza dagli occhi blu dentro la testa di Itou...”

“Echiko non farti queste strane domande... doveva trattarsi di qualche robot malato di mente, molti robot perdono la testa di questi tempi finendo per dire e fare cose prive di senso...”

“Quindi era un robot... come me...” dedussi da quello che aveva appena detto.

Si limitò a rispondermi con un si secco e poi uscii silenziosamente dalla stanza.

Era un tipo insolito il padre di Itou, portava sempre un camice bianco e aveva quasi sempre tutti i capelli scompigliati, poi non usciva quasi mai da casa almeno lo avevo visto poche volte uscire da quando lo conoscevo.

Stava sempre rintanato nel suo laboratorio, il luogo in cui mi aveva dato la vita e poi era un tipo piuttosto silenzioso durante i pasti rivolgeva poche domande al figlio, le sue domande sembravano di circostanza, erano sempre le stesse “ Come è andata a scuola?” oppure “ Tutto apposto, studiato oggi?”

Itou rispondeva sempre nella stessa identica maniera “ Si, tutto apposto” oppure diceva “Si, ho studiato tanto! Infatti sono stanco morto!”ovvero tutte bugie.

Dopo un po' avvertii una fitta fortissima al petto, la ferita ancora mi doleva, mi alzai a fatica dal letto per dare un'occhiata ai libri riposti sui vari scaffali.

Non c'era nulla di interessante, così mi accasciai nuovamente nel letto sbuffando dalla noia.

“Eccola qui...” disse Itou aprendo la porta della mia stanza, non mi guardò neppure in faccia,mentre Sayoko mi salutava allegramente dandomi dei fiori che aveva comprato appositamente per me.

“Come stai?” mi domandò Sayoko piuttosto in apprensione.

“ Meglio...” risposi piacevolmente sorpresa dalle sue premure.

“Io vado nella mia stanza, ciao Sayoko” disse Itou avvicinandosi a lei per darle un bacio sulla guancia, mentre mi stava bellamente ignorando.

Uscii rapidamente dalla stanza, come se volesse evitare in qualunque modo di poter minimamente incrociare il mio sguardo.

“Ma che gli è preso?” domandò lei come se io potessi saperne qualcosa.

“Se lo sa lui...che problema ha!” risposi indispettita.

Era ufficiale: io lo odiavo!

“Io penso che tu gli abbia fatto qualcosa!” disse sorridendomi in modo ambiguo, sospettando qualcosa.

“ Non gli ho fatto proprio niente!” esclamai spazientita.

“Bè gli hai salvato la vita, al mio paese questo significa qualcosa!” disse ridendo stupidamente.

“E' tutta colpa di questo dannato braccialetto... io non centro nulla...” affermai in tono apatico e afflitto.

“E' davvero così terribile averlo come padrone?” domandò.

“Tu non hai minimamente idea di quanto possa essere insopportabile!” affermai, riportandogli poi tutta la nostra discussione dell'altro giorno.

“Se solo fosse almeno un po' gentile...non dico che debba trattarmi nello stesso identico modo in cui tratta te...mi basterebbe semplicemente un po' di tatto, ecco tutto!”dissi scontenta.

“Io una soluzione ce l'avrei... dovresti semplicemente farlo innamorare di te!” mi rispose come se fosse la soluzione più ovvia e più semplice del mondo.

“Eh?”domandai incredula.

Questa ragazza non doveva essere sana di mente, aveva certe idee così malsane e assurde da lasciarmi senza parole e la cosa peggiore era che continuava ad insistere su quel punto.

“Tu non capisci se lui si innamorerà di te, lo avrai ai tuoi piedi... si invertiranno le parti fra voi due e poi io non avrei più Itou tra i piedi, per carità è davvero un grande amico, ma come innamorato risulta asfissiante!”

Non voleva proprio demordere con quella sua malsana idea, voleva in tutti i modi convincermi che quella fosse la cosa più giusta da fare.

Anche se in effetti, pensandoci non era male come idea: Itou ai miei piedi, che facesse tutto quello che dicessi e che la smettesse di trattarmi in quel modo villano.

Il problema era riuscirci! Che cosa piaceva ad un tipo come Itou? Che cosa avrebbe mai potuto far breccia nel suo cuore?

Sayoko tirò fuori una spazzola dalla sua borsa e iniziò a pettinarmi i capelli, poi me li legò facendo due chignon davanti. Mi specchiai con uno specchietto che tirò fuori dalla sua borsa che sembrava quella di Mary Poppins.

Quell' insolita acconciatura che mi aveva fatto mi stava stranamente bene.

“Ecco adesso piacerai sicuramente ad Itou, lui ha sempre amato le ragazze con le acconciature bizzarre e sopratutto ama i Chignon!” disse Sayoko sorridendomi.

“Che gusti strani aveva in fatto di ragazze!” pensai.

Sayoko continuava ad impuparmi, aveva tirato fuori una quantità esorbitante di trucchi e iniziò a mettermi fondo tinta,phard, mascara, ombretto, matita e rossetto.

“Ecco adesso sei carina!” disse soddisfatta del proprio operato tendendomi lo specchietto.

Osservai quella trasformazione e in effetti dovevo ammetterlo, era una brava truccatrice.

Quell'ombretto blu scuro mi stava molto bene e anche la matita nera sugli occhi, anche se avrebbe potuto mettermela un po' più leggera e poi quel rossetto rosa chiaro risaltava le mie labbra.

Sayoko stette lì per lungo tempo a tenermi compagnia, era una ragazza simpatica e anche abbastanza allegra.

Mi parlò del più e del meno, delle vicende infantili sue e di Itou e di tante altre cose che mi fecero' ridere.

“Quella volta che Itou, mi stava guardando e per guardarmi è ruzzolato giù dalle scale!” disse ridendo.

Mi immaginai la scena e scoppiai quasi subito a ridere, più che altro perché mi veniva riportato un Itou diverso da quello che ero solita a vedere.

“Oh cielo si è fatto tardissimo! Adesso vado! Bè in bocca al lupo!” si affrettò a dire prendendo la sua giacca che aveva posato su uno scaffale della stanza.

“In bocca al lupo per cosa?” domandai stranita.

“Bè per Itou!” disse con fare malizioso.

“Non ho alcuna intenzione di sedurlo!” affermai indispettita.

“ Secondo me non vuoi farlo perché hai paura di non esserne in grado!” disse con tono di sfida.

“Non è affatto così!” controbattevo, poi alla fine mi ritrovai a stringerle la mano ed accettare quella specie di scommessa.

Ma dopo che se ne era andata, mi maledii mentalmente pensando che non fosse stata affatto una buona idea.

“Male che vada mi sottraggo a questa stupida sfida” pensai pronta a rinunciarci.

Ma dopo aver riflettuto a lungo su quella sciocca scommessa ed essermi guardata allo specchio, pensai che forse non avevo poi nulla da perderci e che tanto valeva provarci.

In quello stesso momento sentii qualcuno bussare alla porta della stanza.

“Avanti!” dissi senza pensarci due volte, lo avevo detto senza neppure pensare a chi potesse essere.

La porta si aprii e mi ritrovai faccia a faccia con gli occhi verdi di Itou.

“Questo è il tuo pranzo!” disse avvicinandosi al mio letto.

“Grazie...” affermai stranita da quella sua improvvisa gentilezza.

“E' stato mio padre a costringermi a farlo!” affermò seccato.

“Ah ecco, mi sembrava strano!” gli risposi.

Mi stava per porgere quel vassoio con una minestrina e un boccale d'acqua,ma mentre lo stava facendo, i nostri sguardi si incrociarono e poi non so il perché il vassoio gli cadde dalle mani.

“Che imbranato!” affermai con cattiveria, per una volta potevo essere io a maltrattarlo.

“E' tutta colpa tua, non dovevi guardarmi in quel modo!” affermò lui per difendersi.

“ E' stata Sayoko a conciarti così?” domandò mentre raccoglieva i pezzi di vetro del boccale e asciugava il pavimento con dei fazzoletti.

“Si perché?” domandai.

“Non ti dona affatto!” disse incrociando il mio sguardo.

“Ah,ma davvero! Come se me ne importi qualcosa della tua opinione!” affermai infastidita.

Dopo si avvicinò al letto, riducendo le distanze che c'erano fra di noi.

Rimasi immobile ad osservarlo, cercando di capire cosa avesse in mente.

Le distanze tra di noi si ridussero' del tutto e mi ritrovai i suoi occhi verdi vicino ai miei che mi osservavano con quell'espressione imperscrutabile.

Si era seduto nella sedia accanto al letto e rimase lì a fissarmi per un bel po' di tempo, anch'io rimasi ferma ad osservarlo, ma dopo un po' non riuscii più a sostenere il suo sguardo e così senza volere lo abbassai.

La sua mano mi sollevò il viso con fermezza, poi con l'altro mano posò il fazzoletto bagnato che aveva usato per asciugare a terra e me lo passò sul viso per togliermi il trucco.

Cercai di liberarmi ma era tutto inutile.

Il braccialetto non era di aiuto, mentre cercavo di liberarmi finivo per avvertire scosse per tutto il corpo, poi oltre a quello sentivo il cuore battermi forte.

Dopo avermi strofinato quel fazzoletto bagnato per il viso,lo lasciò cadere a terra. Mi posò un dito sulle labbra per togliermi il rossetto.

Sentii il tocco del suo dito sfiorarmi le labbra, non lo fece con delicatezza ma per qualche strana ragione risultò comunque piacevole.

I suoi occhi verdi come i prati, non erano affatto di aiuto, sopratutto perché mi guardavano con una tale insistenza, che mi facevano sentire nuda e così finii per sentirmi a disagio, quando in realtà avrei voluto infuriarmi.

“ Sei solo un robot è inutile che ti fai carina... una come te non deve piacere a nessuno!” affermò sciogliendomi pure i chignon, la sua voce aveva come al solito quel tono maligno e sgradevole.

“ Sbaglio o ieri hai detto a Sayoko che ti dà fastidio che io sia così bella...” affermai compiaciuta della mia stessa osservazione.

“Sarai anche bella ma rimani comunque un robot!” affermò agitandosi.

“Non capisco, perché ti scaldi tanto?”domandai.

“Io non sono affatto agitato! Figuriamoci ...non ho alcun motivo per essere agitato...” disse cercando di sembrare rilassato, ma si notava perfettamente che era irrequieto.

“Comunque mio padre mi aveva detto di ringraziarti per ieri e così ti ringrazio, ma non per mia volontà! Non farti idee strane! Ci tengo a precisarlo!”

“Si ho capito...” affermai ridendo, mi faceva ridere quel suo strano modo di precisare le cose e di agitarsi.

“Bè cosa c'è di tanto divertente!” affermò cinicamente.

“Nulla!” gli risposi tranquillamente.

“Bene...” sembrava più parlare con se stesso che con me, inoltre quel “bene”l 'aveva detto con un tono di voce per nulla convinto.

Se ne andò dalla mia stanza lasciandomi interdetta per quello strano comportamento, forse era semplicemente pazzo.

 

Il giorno seguente mi ero ripresa, la ferita si era persino rimarginata.

Rimasi piacevolmente sorpresa da tale fenomeno, anche se dopo mi sentii un po' scossa forse aveva ragione quella ragazza che aveva detto che ero un mostro.

Ero guarita in così poco tempo, dovevo per forza essere un mostro o qualcosa del genere.

Itou quella mattina mi chiamò svogliatamente per la colazione e per invitarmi a prepararmi per la scuola.

Lo vidi addentare velocemente una fetta di toast e poi era già pronto a farmi fretta.

“Non farmi fretta! Ho fame!” mi lamentai pronta a divorarmi tutti i biscotti che c'erano posati sul tavolo.

Avevo in effetti un appetito eccessivo quella mattina e poi non aveva senso la fretta di Itou, lui era quello che non aveva voglia di andare a scuola.

Infatti la sua fretta doveva derivare da una certa Sayoko.

Giunti in quell' edificio, Itou salutò alcuni ragazzi e parlarono del più e del meno, delle loro partite di calcio, dalla quale ero tenuta fuori dal discorso e poi si avvicinò a me, Sayoko.

“Dunque sei guarita!” disse allegramente.

“ Si...” affermai con scarso entusiasmo, non sapevo bene cosa avessi, ma ero improvvisamente triste.

Piansi senza una vera ragione, davanti gli occhi stupiti di Sayoko e persino Itou si accorse delle mie calde lacrime immotivate e interruppe i discorsi di calcio con gli altri ragazzi.

Corsi via per quel giardino senza una metà precisa, volevo semplicemente scomparire.

Il braccialetto in teoria avrebbe dovuto impedirmi di allontanarmi da Itou, ma stranamente non reagii così pensai che forse ero libera da quel vincolo robot e padrone e così pensai che potevo fare e andare dove volevo, poi però ci pensai su.

Dove potevo andare? Cosa potevo fare? Non avevo soldi, né amici né famiglia, in realtà senza i Kayashi io non potevo far nulla, diventavo un robot privo di qualsiasi diritto e sarei stata esclusa dalla società.

Osservai i ragazzi e le ragazze di quella scuola, come li invidiavo, ridevano e scherzavano, loro si che potevano essere felici, avevano una famiglia, degli amici, dei ricordi ed erano liberi di fare quello che volessero, liberi di godersi la propria gioventù e liberi di crescere e di crearsi un giorno una propria famiglia. Mentre io...

Le lacrime continuarono a scendere incontrastate dal mio viso, realizzando una sola verità: la mia vita non aveva alcun senso.

Osservai il giardino di scuola, diventare sempre più deserto poiché la campana era ormai suonata e tutti si affrettavano ad entrare.

Io rimasi immobile ad osservare il cielo e i fiori di ciliegio con gli occhi umidi e rossi dal pianto.

Poi ripensai alle parole di Itou, aveva ragione io non dovevo essere bella, a cosa serviva tanta bellezza se poi tale bellezza non poteva essere amata ed apprezzata da nessuno?

Scavalcai il cancello di scuola e me ne andai via senza una meta ben precisa.

Girovagai per le strade di Tokyo, osservai il traffico e sentii il rumore dei clacson suonare poi qualche autista insultarne un altro perché perdeva tempo e non si affrettava a guidare.

Vidi un gatto nero dagli occhi verdi, osservarmi e miagolare, tutti i passanti che lo avevano visto per scaramanzia cambiavano strada non appena lo vedevano.

Io mi avvicinai a lui per accarezzarlo, si lasciò accarezzare senza problemi, continuando a miagolare in un modo molto dolce.

“Povero gattino tutti ti disprezzano solo perché sei nero... ti capisco anche a me, mi trattano tutti malamente solo perché sono un robot...”

Dopo un po' osservai quegli occhi color smeraldo, che mi ricordarono gli occhi di Itou e mi rimisi a piangere, poi però mi calmai, anche se aveva i suoi stessi occhi, lui era diverso da Itou.

Camminai con il gattino fra le braccia, sembrava avere fame così cercai qualcosa da potergli dare da mangiare, ma non trovai nulla e non avevo soldi con me.

Poi fui attirata da un locale pieno di luci in cui fuori da esso stavano delle ragazze vestite con minigonne e calze a rete e con degli abbigliamenti che mettevano ben in mostra cosce,seno e fianchi.

Notai i braccialetti di metallo che portavano al polso e dalla quale intuii che erano dei robot come me.

Poi vidi un uomo più grande fumarsi una sigaretta anche lui aveva un braccialetto e dava degli ordini alle ragazze,mentre degli uomini parlavano con lui.

Dopo un po' le ragazze entrarono nel locale insieme agli uomini che avevano parlato con quell'altro, che sembrava essere il loro padrone.

Poi quell'uomo finii la sua sigaretta e incrociò il mio sguardo.

Si avvicinò a me dicendomi “Lo sai che sei propria bella!”

Io lo osservai, non sembrava un tipo di cui fidarsi, era robusto e aveva un espressione cattiva, però quando aveva detto quella frase mi ero lasciata cullare da quel complimento ignorando il suo aspetto e la sua espressione poco rassicurante.

“E che bel gattino!” disse accarezzando il gatto,ma non appena lo accarezzò il gatto gli morse il braccio e si buttò per terra andandosene via, lasciandomi sola con quell'individuo.

“Dannato gattaccio!” affermò massaggiandosi il braccio ferito.

“Mi dispiace...” affermai dandogli un fazzolettino che avevo sulla cartella di scuola.

“Grazie!” affermò sorridendomi, prendendo il fazzolettino per asciugarsi la ferita dalla quale usciva del sangue.

“Sei un robot smarrito?”mi domandò guardando il braccialetto.

“Si più o meno...” affermai incerta.

“Io posso darti un lavoro... potrai guadagnare bene, credimi!” disse con un espressione piuttosto rassicurante.

“Ma io...” affermai incerta.

“Su avanti non ti preoccupare!” disse stringendomi il braccio e trascinandomi dentro quel locale.

Purtroppo non ero neppure in grado di fare resistenza e forse non avevo neanche voglia di fare resistenza, dopotutto sembrava un tipo apposto, poi aveva detto che ero bella.

Insomma ero stata fin troppo ingenua.

Il locale era pieno di ragazze robot come me, truccate e con degli abiti succinti, c'è ne erano alcune che indossavano dei corpetti rossi e dei reggicalze oppure altre che ballavano e si strusciavano su un palo mentre un pubblico di uomini le acclamava.

Lui mi portò in una stanza riservata in cui c'era un letto e le pareti erano scure, poi mi fece sedere su una sedia e prese un oggetto di metallo appuntito posandolo più volte sul mio braccialetto.

Sentii una forte scossa e poi vidi il braccialetto spezzarsi.

Lui me lo tolse e poi stava per mettermene un altro.

In quel momento cercai di scappare e di liberarmi, rendendomi conto che non dovevo fidarmi di quel tipo, perché voleva farmi diventare un suo robot. Ma in quello stesso momento comparvero due uomini che mi tennero' ferma e così non ebbi modo di liberarmi.

Il braccialetto ormai mi era stato messo e non avrei più potuto fare nulla, ero diventata il robot di quell'uomo.

Dopo ebbi modo di capire in quale guaio mi fossi cacciata, sentendo dei gemiti provenire dalle altre stanze.

“Mettiti questo!” disse l'uomo che era diventato il mio padrone, disse dandomi un corpetto nero plastificato e un reggicalze, poi mi diede anche dei tacchi spillo.

Controvoglia mi vestii in quel modo davanti a lui.

Sentii le mani dell'uomo toccarmi viscidamente mentre mi ero ormai vestita.

“Voglio tornare a casa!” affermai cercando di sottrarmi da quel vincolo, quel maledetto braccialetto, mi mandava delle scosse violentissime non appena solo pensavo di voler tornare a casa Kayashi.

“Spiacente non puoi più farlo!” affermò l'uomo toccandomi i seni.

“Smettila!” dissi togliendo le sue mani dai miei seni, ma un'altra scossa violenta mi colpii facendomi perdere i sensi.

Non appena mi risvegliai me lo ritrovai sopra di me, che mi stava togliendo i vestiti di dosso, cercai inutilmente di fare resistenza, ma le scosse del braccialetto erano più forti della mia stessa volontà.

“Mia cara devi fare pratica prima di divertiti con i clienti!” affermò ridendo.

Fortunatamente nello stesso momento in cui stava per sbottonarsi i pantaloni, un ragazzo lo chiamò dicendogli che c'erano dei clienti che volevano parlargli.

“A dopo piccola micetta!” disse suscitandomi una sensazione di ripugnanza.

Rimasi in quella stanza per ore, osservai la parete con una tristezza dipinta sul viso, incominciavo a sentirmi sempre più vuota.

Forse era meglio quand'ero a casa dei Kayashi, almeno lì non mi avevano mai fatto del male,ok non mi trattavano bene, però almeno non ero mai stata trattata in quel modo terribile.

O forse non erano i Kayashi, era semplicemente quel mondo dalla quale mi sentivo estranea che non mi piaceva.

Essere un robot mi faceva sentire a disagio e strana davanti agli altri, come se avessi qualcosa di sbagliato e per questa ragione tutti si sentivano in dovere di giudicarmi e guardarmi malamente.

Iniziai a ripensare al peso dello sguardo dei compagni di Itou, all'atteggiamento di Itou e ai suoi amici che mi trattavano come se fossi una bambola.

Poi però pensai a Sayoko e a Yoto, loro erano state le sole persone ad accogliermi e a trattarmi come se fossi una loro simile e a causa della mia ingenuità non li avrei mai più visti.

Ripensai ai loro sorrisi e alle loro attenzioni e così mi scesero' nuovamente le lacrime agli occhi.

Dopo quelle lunghe ore trascorse ad osservare il vuoto e a riflettere su quanto la vita di un robot potesse peggiorare in un solo momento, comparve il mio nuovo padrone, pronto per farmi del male.

Poi quando mi tolse le mutandine disse piuttosto sorpreso “Ma sei vergine...” e così di colpo smise di fare quello che stava facendo.

“Questo cambia le cose! Un robot vergine, wow! Tu varrai una fortuna, poi sei così ben fatta...sei davvero un'opera d'arte!” disse rimettendomi le mutandine.

“Chi ti ha fatto così figa?” domandò guardandomi con quella sua espressione torva e per nulla piacevole.

Non volli rispondere, rimasi in silenzio, mentre lui si faceva insistente,ma io continuavo comunque a non rispondere il solo pronunciare quel nome mi rendeva malinconica.

Improvvisamente volevo tornare a casa dei Kayashi, lì almeno ero trattata non dico con rispetto, ma non mi avrebbe mai molestato nessuno,almeno di questo ne ero certa.

Poi ripensai a quella volta io seduta tra le gambe di Itou e le sue mani che mi stringevano i fianchi e poi quegli occhi verdi che mi osservavano, chissà perché in quel momento ripensandoci trovavo conforto in quelle due semplici immagini, poi però se ripensavo al suo tono acido e a tutte le cattiverie dette da parte sua tornavo ad essere triste.

Ogni suo gesto mutava il mio stato emotivo e questo mi infastidiva, lui chi era per potersi permettere di rendermi felice o triste con una sua semplice frase o con un gesto?.

Lui non era nessuno, sopratutto adesso, non era neppure più il mio padrone!

Già, avevo perso qualsiasi legame che mi tenesse unita a lui e invece di esserne contenta, tutto ciò mi rendeva l'animo amaro.

“Ah, stasera devi fare uno spogliarello e cerca di metterti un espressione allegra, sembra che ti è morto il gatto!” commentò in un tono acido.

Adesso sapevo cosa significava avere un tono acido e maligno, Itou in confronto era la dolcezza fatta persona.

Dopo mi portò in un'altra stanza dove c'era un robot come me, sembrava essere abituata alle molestie di lui e finiva per assecondarlo, rimanendo indifferente a tutto ciò che faceva.

“Eccola qui, istruiscimela per bene! E poi stasera vieni nell'altra stanza che ci divertiamo un po' io e te!” disse ambiguamente sorridendogli, la ragazza forzatamente gli rispose “Oh ma certo non vedo l'ora!”

Non appena se ne fu andato, la sentii dire “ Stronzo!”

Dopo la sua attenzione si soffermò su di me e disse “Quindi tu sei nuova” affermò con un espressione scocciata.

Annuii senza voler aggiungere altro.

“Sei silenziosa... ecco in questo mestiere... la cosa migliore è parlare poco, annuire sempre e fingere di essere eccitata...” disse amareggiata.

“Anche tu sei stata portata qui con l'inganno?” domandai osservando la sua espressione del viso per nulla contenta di quello che facesse.

“No, non è andata così... il mio padrone si è stancato di me e così mi ha venduto a Rinsaki”

“Ah, ho capito” affermai scossa dalla sua risposta.

“E tu? Sei un robot così ben fatto, mi pare strano credere che il tuo padrone si sia stancato di te! Poi hai quest'aspetto così innocente, sembri proprio una bambola...”

“Io veramente sono scappata dal mio padrone, non lo sopportavo...” ammisi versando lacrime amare.

“Sei scappata? Sul serio?” domandò colta alla sprovvista.

“Ti trattavano peggio di qui?” chiese lei mettendo il coltello sulla piaga.

“No... non so cosa mi ero messa in testa, ma volevo andarmene e speravo di poter finalmente essere libera e invece” affermai singhiozzando.

“Invece sei finita in una gabbia ben peggiore di quella in cui eri” concluse lei.

Mi abbracciò forte mentre piangevo, così mi sentii un po' meglio, anche se la disperazione continuava a rimanere dentro di me,anche se non era più impressa nei miei occhi, quella angoscia l'avrei portata sempre dentro al cuore.

Dopo mi spiegò cosa dovevo fare, facendomi vedere come ballare e strusciarmi su quel palo e poi mentre si perdeva in quelle movenze eccessivamente provocanti, iniziava a togliersi vestiti lanciandoli verso di me.

Poi la sentii simulare dei gemiti, poi leccò il palo e voltandosi verso di me mi guardò con un fare provocante lanciandomi le sue mutandine.

“E' questo che devi fare... la squallida porca...” disse con un espressione carica di rabbia.

“Ma ti pagano per questo?”

“No, tutti i soldi se li prende il nostro benefattore Rinsaki!” affermò in tono aggressivo.

“Hai mai provato a scappare da qui?” le chiesi,mentre si stava rivestendo.

“No, è impossibile ci sono troppi uomini che ci sorvegliano e poi abbiamo questi dannati braccialetti che ce lo impediscono... comunque ci sono ragazze che ci sono riuscite, ma non per raccontarlo...le ha uccise...e poi altre invece si sono suicidate...”

“Ma questo è inumano...” affermai rabbrividendo.

“Purtroppo per noi robot... nulla è da considerarsi inumano...non siamo altro che i loro giocattoli...gli umani credono di poter disporre di noi come meglio credono perché ci hanno creato loro...”

“Si ma...” affermai bloccandomi di colpo, non sapevo più che altro dire.

In realtà mi ero lamentata sempre di Itou, non sapendo quale altro trattamento venisse riservato agli altri robot e adesso sapevo che in confronto io ero trattata come una principessa.

Ero stata così irriconoscente, pretendevo di essere trattata come un essere umano, quando c'era chi stava peggio di me!

E adesso mi trovavo in questa situazione orrenda, così ad un certo punto sperai che fosse solo un brutto sogno dalla quale presto Itou mi avrebbe risvegliato e poi saremmo andati insieme a scuola come al solito. Lui mi avrebbe trattato male ancora una volta,ma in quel momento non mi sarebbe più importato, poteva anche offendermi, mi andava bene qualsiasi cosa, l'importante era non trovarmi mai più in un luogo simile.

Il tempo trascorse repentino, avrei tanto voluto fermarlo, ma lui era più forte di me.

Si era già fatta mezzanotte, il tempo era passato troppo in fretta e adesso mi toccava spogliarmi davanti a tutti quegli uomini eccitati e sudici.

Ballai come mi aveva insegnato quella ragazza robot, poi incominciai a chinarmi verso il palo e a togliermi i vestiti cercando di apparire allegra,mentre facevo tutte queste cose, anche se la lacrime mi scesero' ancora una volta dal viso.

Sentii quegli uomini fischiare e guardarmi in un modo perverso, poi chiusi gli occhi per non vedere ciò che stavano facendo,mentre io mi muovevo in quello squallido palco.

Volevo solo dimenticare dov'ero, oppure morire in quello stesso momento.

Sentii tante mani toccarmi,ma non volli comunque aprire gli occhi, se fosse stato possibile avrei tanto voluto perdere qualsiasi contatto con la realtà.

Dopo quello spogliarello, non riuscii più a chiudere gli occhi, mi sentivo sporca dentro per quello che avevo fatto.

Il mattino seguente con gli occhi ancora aperti sentii arrivare il mio nuovo padrone.

“Sei stata brava ieri, mi hai fruttato bene!”

“Lasciami in pace!” urlai,mentre lui mi mollò uno schiaffo in pieno volto.

“Bada a come parli!Sono il tuo padrone adesso non te lo dimenticare!” disse guardandomi con uno sguardo minaccioso.

Dopo comparve un uomo dentro la stanza che gli diede un giornale, dopo sollevò lo sguardo dal giornale per guardarmi.

“Hanno denunciato la sua scomparsa...Rinsaki ci arresteranno!” affermò il ragazzo piuttosto preoccupato.

“Uhm aspetta dunque tu sei un robot che è stato creato da quell'eccentrico scienziato,molto interessante... e il tuo padrone è suo figlio...” disse con un espressione piuttosto rilassata che sorprese il ragazzo.

“Rinsaki ... forse ci conviene sbarazzarcene!” affermò il ragazzo piuttosto agitato.

Non appena sentii quella frase, mi venne un groppo allo stomaco,anche se la mia vita era priva di senso, ero attaccata selvaggiamente ad essa.

“ Ti agiti troppo! Fidati questa è la più bella notizia che potesse mai arrivarci! Ci frutterà un sacco di soldi questo robot!” disse avidamente.

“Ma ci denunceranno...ci arresteranno...” balbettò il ragazzo.

“No, fidati...quelli lì sono ricchi sfondati... e preferiranno risolvere la questione in modo tranquillo senza correre il rischio che uccidiamo la loro cara Echiko...”

“E se non fosse così?” domandò il ragazzo continuando ad agitarsi.

“Piantala! Si fa come dico io...” affermò lui incominciando ad irritarsi.

Da quel giorno mi fu riservato un trattamento speciale, potevo rimanere indisturbata nella mia stanza senza che nessuno mi disturbasse e mi venne portato persino da mangiare.

“Sei un robot sopraffino...immagino che dovrò riportati vergine al tuo padrone...ti vorrà avere pura e intatta...” disse scrutandomi in un modo schifosamente perverso.

“Ti ho portato dei vestiti nuovi...E non dire nulla di quello che ti ho fatto fare, non una parola! Mi devi fruttare tanti soldi, altrimenti non ti faccio andare da nessuna parte! Il tuo padrone dovrà sborsare tanto soldi per riaverti, mi hai capito?”

Indossai quel vestito rosso che mi ricadeva lungo le gambe, non era per nulla volgare anzi sembrava il vestito di una ragazza di brava famiglia.

“E togliti quell'espressione triste...e aggiusta quei capelli da spaventa passeri...devi apparire uguale a com'eri prima di arrivare qui...”

Dopo quella fase preparatoria, digitò un numero dal suo telefonino e poi si perse in una lunga conversazione.

Stava parlando con il padre di Itou, almeno questo mi parve di capire da quello che gli stesse dicendo.

Fui sollevata dall'idea che i Kayashi sarebbero venuti a riprendermi, così senza accorgermene un sorriso mi si dipinse sulle labbra.

“Ecco brava devi sorridere così...devi essere raggiante...” disse Rinsaki posando un'ultima volta la sua mano nei miei seni, non mi sarebbe mancata affatto la sua mano, come qualsiasi altra cosa della sua persona, non mi sarebbe mancato assolutamente nulla di quel posto.

Mi dispiaceva solo per quella ragazza che mi aveva insegnato a fare lo spogliarello e per le altre ragazze infelici che erano costrette a stare in quel brutto posto.

Rinsaki ad una certa ora chiuse il locale, cacciando via i clienti, preferiva rimanere chiuso mentre aspettava il padre di Itou arrivare.

Dopo sentii bussare nella porta del locale, Rinsaki mi fece sedere su una sedia del locale,mentre si affrettava a far entrare Itou e il padre che entrarono in quel locale con un espressione angustiata e per nulla felice.

Gli occhi di Itou si scontrarono con i miei, mi chiedevo a cosa stesse pensando in quel momento.

“Ecco qui la vostra Echiko... come l'avete lasciata!” affermò Rinsaki sorridendo eccessivamente, quel suo comportamento sembrò irritare sia il padre di Itou che il figlio.

“Bè quanto vuole?” affermò il signor Kayashi andando dritto al sodo.

Rinsaki sparava delle cifre esorbitanti, contestatissime dal padre di Itou.

Dopotutto come non dargli torto, dover spendere una fortuna per un robot che era scappato di casa. Chi lo avrebbe mai fatto? Ero un'ingrata! Non mi meritavo tanto! La cosa peggiore è che non ero ironica, pensavo davvero di essere un'ingrata, non mi sentii neppure degna dello sguardo del signor Kayashi e del figlio e così abbassai lo sguardo.

“Volete troppi soldi, per un robot che mi avete traumatizzato... è così pallida prima non lo era...che le avete fatto?” domandò il padre di Itou, mantenendo un tono comunque pacato.

“Papà lascia perdere, dagli quel che vuole e andiamocene...” affermò Itou con un espressione disgustata, come se non volesse avere nulla a che vedere con Rinsaki e volesse uscire in gran fretta da quel luogo.

“Prima toglile quel braccialetto!” affermò il signor Kayashi.

Rinsaki prese lo strumento con la quale mi aveva rotto il braccialetto di Itou e lo usò questa volta per rompere il suo.

Dopo gli diede la somma di soldi stabilita e ce ne andammo via da quel luogo.

Non mi voltai neppure per un istante, ero troppo felice per poterlo fare, ero ormai certa che in quel luogo non ci avrei mai più messo piede.

Ma la felicità fu solo momentanea quando tornai a casa dei Kayashi, riavvertii quell' atmosfera fredda, sopratutto Itou sembrava arrabbiato con me e non ne capivo la ragione.

“Dovrai esserci riconoscente ci sei costata davvero molto...” affermò il signor Kayashi.

“Io non vi ho chiesto niente!” gridai contro il signor Kayashi, ormai arrivata in quella casa.

“Che cavolo hai di sbagliato tu! Perché sei un robot così ingrato?!” domandò il signor Kayashi piuttosto incredulo.

Il signor Kayashi mi mollò uno schiaffo, sembrava pronto ad uccidermi, aveva uno sguardo inquietante che non gli avevo mai visto prima d'ora.

“Papà adesso basta, ti prego! Credo che lei sia sconvolta per tutto quello che è successo... e poi è stata anche colpa mia...l'ho trattata male e lei si è sentita autorizzata a scappare...” affermò Itou prendendo improvvisamente le mie difese.

Chi l'avrebbe mai detto? Così mi sentii ancora una volta ingrata nei suoi confronti, ma nonostante tutto, c'era qualcosa che mi impediva di dimostrare che gli fossi riconoscente, forse era l'orgoglio che mi impediva di ringraziarlo o forse era l'idea che mi avesse difeso perché gli facessi semplicemente pena.

Mi rintanai dentro la mia stanza dalla quale non uscii neppure il giorno seguente, le cameriere mi portavano da mangiare, ma io non mangiavo nulla, lasciavo tutto intatto sul tavolo.

Per quanto cercassi di essere felice e di accontentarmi di non essere molestata, non mi bastava questo, volevo essere trattata come un essere umano, era questo il rispetto che io pretendevo.

Forse ero un robot capriccioso e troppo pretenziosa, che pretendeva di essere riconosciuta perciò che non ero. Per quanto cercassi di accontentarmi, io non ce la facevo.

Io disconoscevo la mia stessa natura, volevo essere trattata da umana perché in fondo io volevo essere umana.

Dopo un po' vidi Itou entrare dentro la stanza.

Non appena il mio sguardo incrociò il suo mi voltai da un'altra parte.

“Echiko, io...” disse con un tono di voce che non gli s'addiceva affatto, sembrava dispiaciuto.

“Hai intenzione di continuare a non degnarmi di uno sguardo?” domandò lui, stringendomi il polso e cercando di mettermi qualcosa, mi voltai per capire cosa fosse, poi vidi il braccialetto che doveva aver ricostruito il padre.

“Io non la voglio la tua pietà! Uccidimi!” urlai infuriata.

“Ma che stai dicendo?” domandò lui.

“Sono un robot disubbidiente... e lo sarò sempre... non posso fare altrimenti...” affermai adirata.

“Ed io ti accetterò così per come sei...” esclamò sedendosi nel letto accanto a me, e iniziando ad accarezzarmi con dolcezza i capelli.

Rimasi imbambolata a guardarlo, non capivo perché improvvisamente aveva assunto un espressione così dolce abbandonando il suo solito sguardo rigido e contratto.

“Tu sei disposta ad accettarmi così per come sono....sei disposta ad accettare un padrone indisponente e scorbutico?” domandò mettendomi terribilmente a disagio, sembrava come se mi stesse facendo una proposta di matrimonio.

“Io non voglio essere il robot di nessuno!” mi affrettai a rispondere.

“E credi di poter essere un robot libero? Echiko per l'amor del cielo, nessun robot può essere libero, così stanno le cose! E tu ne hai già avuto la prova... che non puoi essere un robot libero da qualsiasi vincolo... pensa a quello che ti è successo...” disse furibondo alzando la voce.

“Te lo ripeto...Uccidimi...non voglio vivere una vita del genere! Se non posso essere libera, preferisco morire!” affermai risoluta.

Sapevo che l'unica soluzione era quella e per quanto fossi legata alla vita, avrei preferito morire che tornare ad essere il giocattolo di qualcuno.

“Tu non sai quello che dici...” affermò guardandomi come se fossi ammattita.

“Dimmi una cosa Itou...tu nel mio caso cosa faresti? Sceglieresti di morire con la gloria di non essere più il pupazzo di qualcuno o sceglieresti di vivere una vita meno amata come quella di un robot?”

“Spiacente ma non hai la possibilità di scegliere tra vivere e morire, qui la scelta che ti viene posta è un'altra, ovvero di scegliere tra l' essere il mio robot o di tornare ad essere il robot di uno come quel Rinsaki...”

Dopo quella frase, la paura di tornare in quel postaccio mi paralizzò e mi spinse a dire le seguenti parole: “D'accordo, accetto di essere il tuo robot!”

“Bene, è stato qualcosa di voluto questa volta...” disse mettendomi il braccialetto sul braccio.

Poi mi diede il suo braccialetto per spingermi a metterglielo.

“Perchè non te lo metti da solo...” affermai seccata.

“Voglio che sia tu a mettermelo...” mi rispose con un espressione strana, mi parve sadica.

“Sei così sadico!ti piace tanto ferirmi psicologicamente!” affermai acidamente,mentre gli mettevo quel braccialetto al polso.

“Ok siamo partiti col piede sbagliato...ammetto di averti trattato male...ma non ti pare di esagerare?”

“No! Io ti odio!” affermai con tutto il disprezzo e l'odio che avevo in corpo.

“Mi piaci quando fai l'incazzata devo ammetterlo ti dona...” disse come se si fosse perso nella contemplazione della mia espressione infuriata.

Arrossii di colpo senza volere e lui si mise a ridere, notando il mio rossore, poi disse “ Sei ancora più bella quando arrossisci...sembri uguale a noi esseri umani...”

“Adesso smettila di prendermi in giro!”

“Non ti sto prendendo in giro...” disse avvicinandosi sempre di più al mio viso.

Indietreggiai cercando di allontanarlo da me, ma lui in tutta risposta mi si buttò di sopra e finii per cadere nel letto con lui sopra di me, sentii il profumo della sua pelle avvolgermi.

Poi improvvisamente si rialzò come se avesse riacquistato lucidità e uscii della stanza senza dire nulla.

Quel suo comportamento mi aveva scombussolato emotivamente, non mi sarei più ripresa dallo choc.

E poi io pensavo che almeno a casa dei Kayashi, non avrei corso il rischio di molestie, bè dovevo ricredermi non era proprio così.

Anche se quelle di Itou non si potevano chiamare vere e proprie molestie, non sapevo il perché ma non me la sentivo di chiamarle “molestie”,mi sembrava una parola troppo grossa, poi si era subito tirato indietro...andandosene via dalla stanza, cosa che per qualche strana ragione, parve per un momento dispiacermi.

“Tutta colpa del braccialetto!” Pensai tra me.

Ma per qualche strana ragione non ero neppure più di tanto scontenta come prima, forse mi andava anche bene essere il robot di Itou.

Sempre meglio di essere il robot di quel Rinsaki e poi forse Itou mi avrebbe dato modo di ricredermi su di lui, dopotutto aveva preso le mie difese con il padre e poi forse anche il padre non aveva avuto tanto torto ero scappata e non mostravo neppure un po' di gratitudine per avermi tirato fuori dai guai.

Forse avevo sbagliato, avevo avuto torto sin dal principio, ma ciò nonostante c'era sempre quella parte di me, combattiva che non avrebbe mai voluto sottostare ai comandi di nessuno.

Ma non potevo fare altrimenti, dovevo essere il robot di Itou, questo era il mio destino e non avrei mai potuto cambiarlo, potevo solo sopravvivere come meglio potevo e raggirarlo usando tutte le armi che avessi a disposizione.

Forse aveva ragione Sayoko, mi toccava sedurlo per farlo innamorare di me.

Da quel momento in poi io sarei diventata la padrona e lui il robot, così non sarei più stata il suo giocattolino, dovevo dominare per non essere dominata.

Poi mi tornò in mente quel povero gattino, ora sicuramente doveva essere per strada e doveva essere tutto infreddolito e così mi rattristai per lui.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Aurora Barone