Era quasi una settimana ormai che il cielo plumbeo di
Londra gli dava il buongiorno.
Era sicuramente un posto meraviglioso
l'Inghilterra, ma per un americano no.
Un ragazzo abituato al perpetuo tepore
californiano, all'aria fresca del mattino,
al rumore delle onde sulla
battigia e alla salsedine padrona dell'aria non poteva sopportare quella
nebbia.
Quel continuo e incessante pallore, l'impossibilità di vedere il
mondo aldilà del tuo naso.
Un ragazzo che ha l'ombra dentro preferisce
svegliarsi e vedere il sole, piuttosto che svegliarsi incatenato al
buio.
Pigramente si voltò a guardare la sveglia che segnava pressapoco le
9, si tirò le coperta fin sopra il mento.
Era un giorno triste, era un giorno
nero. Era uno di quei giorni che non hai voglia di alzarti dal letto, non hai
voglia di incontrare altra gente.
Forse, pensi per una frazione di secondo,
non hai neanche voglia di respirare.
Come sarebbe stato vivere un giorno in
apnea? Lui lo sapeva.
Aveva passato mesi con l'atroce
sensazione di non poter respirare, l'aria non aveva più un buon
sapore.
I giorni non avevano più un colore, non avevano significato. Neanche
lui aveva più un significato.
E a volte si svegliava la notte, confuso, si
guardava intorno, prima di realizzare dove fosse, chi fosse e perchè.
Già,
perchè?
Perchè era diventata una parola fedele, quella che si ripeteva
costantemente, quella che affollava il suo cervello il più intensamente
possibile.
Non c'era nient'altro se non un vuoto - perchè.- a rimombare nelle
sue stanche meningi, e quella domanda non trovava mai una risposta.
Era un
rebus impossibile da risolvere; mentre lui, lui era un puzzle di quelli da 2000
pezzetti quasi tutti simili, che ritraggono un cielo sereno o
in quel preciso
istante un mare in tempesta. Era un puzzle ma aveva perso dei pezzi, come quando
capovolgi la confezione soddisfatto del tuo
acquisto, preso dalla foga della
novità e l'irruenza non ti fa pensare che potrebbe sfuggirti uno di quei
frammenti infinitesimali di un tutto e potresti
non ritrovarli più quei
fuggitivi bramosi di libertà.
Ecco come si sentiva, un puzzle incompleto i
cui pezzi mancanti erano fuori commercio ormai.
Si passò lentamente una
mano sul volto caldo, troppo caldo. Per un istante quel contatto fu piacevole le
sue mani fortunatamente erano spesso gelide,
seguì tutti i lineamenti del suo
viso scarno, era dimagrito parecchio, aveva un pessimo colorito e le occhiaie la
facevano da padrone. Sfiorò gli occhi giusto
in tempo per fermare una lacrima
clandestina che era appena nata per morire, magari, sul bianco soffice del
cuscino; non era certo biasimabile quel suo
comportamento. Perchè avrebbe
dovuto vergognarsi di piangere? Perchè avrebbe dovuto vergognarsi di voler
rimanere ancora chiuso in quelle fredde quattro
mura di un albergo qualunque
al centro di Londra. Erano 6 giorni che viveva perennemente li, segregato,
perchè non un giorno in più?
Perchè mai, il settimo giorno,
quel settimo giorno non avrebbe potuto fare lo stesso. Non avevano
bisogno di lui, non ancora e sopratutto non oggi.
Sentì un leggero
bussare alla porta, riconobbe subito chi c'era dall'altro lato. Aveva
riconosciuto il modo di picchiettare elegantemente sulla superficie in
legno, e
adesso riusciva perfino a sentire il rapido ticchettio del piede
leggermente attutito dalla moquette del corridoio, c'era impazienza in quel
rumore, l'attesa di una risposta che da un pò di giorni
non riceveva. - Era rossa la moquette?- si ritrovò a pensare.
-Avanti...- esclamò poi, senza pensare.
La porta si aprì piano e la luce
corse rapida illuminando gran parte della stanza silenziosa. L'ombra della
figura sulla porta si erse come un gigante fin quasi ai piedi del letto;
non
riusciva a vederne la faccia ma poteva benissimo immaginare che espressione
avesse. Da tempo tentava invano di cambiarla, eppure era sempre la
stessa.
In quegli occhi freddi e chiari c'era sempre lo stesso sentimento,
era calato un piccolo velo di nebbia, come quella delle strade di Londra.
Viveva prepotente in quegli occhi e anche incontrarne lo sguardo
lo faceva soffrire.
E la voce, quella allegra e spensierata voce non
era più la stessa fastidiosa e squillante che lo svegliava ogni mattina, era
debole e seria. A tratti atona.
-...Potresti alzarti dal letto, almeno
oggi.-
- Proprio perchè è oggi, dovresti immaginare che non
ne ho voglia. -
-Preferisci stare chiuso qui dentro, al buio? L'aria è
irrespirabile in questa stanza.-
-Nessuno ti chiede di trattenerti
oltre.-
-Lo so...- fece una pausa cercando le parole migliori - ...però
qualcuno chiede a te, di alzarti da quel letto e uscire.-
-Fuori non mi
piace.-
-Neanche a me piace questo posto ma ti consiglierei di alzarti, fallo
per me e per gli altri.-
-No.-
-Va bene.- Si chiuse la porta alle spalle
catapultando la stanza in nuovo stato di torbido buio, era quasi un fantomatico
limbo inquietante; ma contrariamente a quando l'altro
pensava non se ne era
andato, avanzava a tentoni in cerca di un possibile appoggio per proseguire il
suo percorso alla cieca.
-Cosa stai facendo?-
-Ho una cosa da farti
vedere.-
-Non ne ho voglia. Vattene. -
-Oh adesso taci!-
Lentamente si
avvicinò alla finestra sprangata, ne apri le ante e poi si concentrò sullo
strano meccanismo di apertura delle persiane.
-Vuoi peggiorare la situazione?
Non ho voglia di guardare per un secondo di più questo fottuto posto spettrale.
-
Quando finalmente, vittorioso dalla sua lotta con la finestra la aprì
definitivamente, entrambi si lasciarono sfuggire un sommesso -
Oh...-
Un'ondata di sole accecante fluttuò impadronendosi della stanza,
allegri raggi incandescendi trafiggevano il pulviscolo atmosferico e
imperterriti come soldati di un'armata immaginaria scivolavano ovunque gli fosse
permesso.
Il ragazzo si alzò dal letto portandosi una mano a coprire gli
occhi troppo abituati ormai all'oscurita, voleva trovare qualcosa da dire ma non
sapeva cosa e come.
-Hai visto? Non è meraviglioso...?- chiese l'altro mentre
gli sorrideva, appoggiato al marmo della finestra spalancata su un mondo che
alla luce del sole aveva tutto un altro aspetto.
-E'... è
incredibile.-
-Si lo è. Stanotte non sono riuscito a dormire, non è una
novità penserai, ma per una volta ho ringraziato la mia insonnia perchè
all'improvviso qualcosa che non mi aspettavo mi ha colto impreparato :
stava albeggiando.- Fece una breve pausa. - Sai, a me non dispiace la nebbia, il
cielo grigio... Ormai dovresti saperlo, ed oggi. Oggi credevo che avrebbe
piovuto all'infino. Che il cielo mi avrebbe sputato ancora addosso come dal
primo momento che ho messo piede in questo posto.
Credevo che il cielo
avrebbe pianto, a dirotto. Come me, come te...
Lo credevo, veramente. Poi ho
visto l'alba stamattina e...
Non saprei spiegare, è stato come se qualcuno
mi abbracciasse. Se lui mi stesse abbracciando e sorridendo come prima, come
sempre.
Ho visto l'alba stamattina e mi sono sentito sereno, sai
perchè?
-Il sole splende per Jimmy.-
-Esatto Brian, il sole splende per
Jimmy.-
Restarono entrambi immobili davanti a quella porta sulla
città e i loro occhi si persero nell'immenso di quel panorama, sorridevano
ma dai loro occhi gonfi scendevano deboli lacrime che solcavano i volti
addolorati per poi precipitare spegnendosi al suolo; si strinsero una mano,
forte, molto forte; per ricordare ad entrambi che tutto ciò che stavano vedendo,
quello che provavano, era reale. Anche quel sole che fuori brillava gioioso era
reale, e Brian pensò che forse tornare a respirare non era la vana utopia
che aveva creduto. - Buon Compleanno Jimmy.- sussurrò
-Buon Compleanno Rev -
fece eco Zacky, mentre ancora i loro occhi, questa volta rischiarati dal sole,
ammiravano adoranti un'assolata Londra che aveva deciso ,quel giorno e forse
solo per un gioro, di concedersi al sole e risplendere; come risplendeva
Jimmy quando inforcando le sue bacchette illuminava il palco dietro la sua
batteria.
Nda.
Ecco io, in realtà, non ho molti
commenti da fare a riguardo.
E' un pensiero, un piccolo pensiero
per Jimmy, oggi che è il suo compleanno... che sarebbe stato il suo trentesimo
compleanno.
E' solo un pensiero che ho avuto io stessa, e mi ha
ispirato, vedendo splendere il sole in questo posto
perennemente nebbioso in cui realmente vivo.
Vedere il
sole qui è quasi un miracolo, lo considero una piccola Londra, ecco
il perchè di quest'ambientazione e stamattina ho
pensato:
- Se splende oggi, è per Jimmy -
Si sarò un pò
matta o sentimentale o quel che è, ma Jimmy manca e un piccolo pensiero a
lui va sempre.
Buon Compleanno Reverend!
[Love & Miss
u.]
Anita_
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