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Autore: two_dollar_bill    09/02/2011    4 recensioni
Era quasi una settimana ormai che il cielo plumbeo di Londra gli dava il buongiorno. Un ragazzo abituato al perpetuo tepore californiano, all'aria fresca del mattino,al rumore delle onde sulla battigia e alla salsedine padrona dell'aria non poteva sopportare quella nebbia.
Un ragazzo che ha l'ombra dentro preferisce svegliarsi e vedere il sole, piuttosto che svegliarsi incatenato al buio.
[Buon Compleanno Jimmy]
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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hbdayrev

 

 

 

Era quasi una settimana ormai che il cielo plumbeo di Londra gli dava il buongiorno.
Era sicuramente un posto meraviglioso l'Inghilterra, ma per un americano no.
Un ragazzo abituato al perpetuo tepore californiano, all'aria fresca del mattino,
al rumore delle onde sulla battigia e alla salsedine padrona dell'aria non poteva sopportare quella nebbia.
Quel continuo e incessante pallore, l'impossibilità di vedere il mondo aldilà del tuo naso.
Un ragazzo che ha l'ombra dentro preferisce svegliarsi e vedere il sole, piuttosto che svegliarsi incatenato al buio.

Pigramente si voltò a guardare la sveglia che segnava pressapoco le 9, si tirò le coperta fin sopra il mento.
Era un giorno triste, era un giorno nero. Era uno di quei giorni che non hai voglia di alzarti dal letto, non hai voglia di incontrare altra gente.
Forse, pensi per una frazione di secondo, non hai neanche voglia di respirare.
Come sarebbe stato vivere un giorno in apnea? Lui lo sapeva. 
Aveva passato mesi con l'atroce sensazione di non poter respirare, l'aria non aveva più un buon sapore.
I giorni non avevano più un colore, non avevano significato. Neanche lui aveva più un significato.
E a volte si svegliava la notte, confuso, si guardava intorno, prima di realizzare dove fosse, chi fosse e perchè.
Già, perchè?
Perchè era diventata una parola fedele, quella che si ripeteva costantemente, quella che affollava il suo cervello il più intensamente possibile.
Non c'era nient'altro se non un vuoto - perchè.- a rimombare nelle sue stanche meningi, e quella domanda non trovava mai una risposta.
Era un rebus impossibile da risolvere; mentre lui, lui era un puzzle di quelli da 2000 pezzetti quasi tutti simili, che ritraggono un cielo sereno o
in quel preciso istante un mare in tempesta. Era un puzzle ma aveva perso dei pezzi, come quando capovolgi la confezione soddisfatto del tuo
acquisto, preso dalla foga della novità e l'irruenza non ti fa pensare che potrebbe sfuggirti uno di quei frammenti infinitesimali di un tutto e potresti
non ritrovarli più quei fuggitivi bramosi di libertà.
Ecco come si sentiva, un puzzle incompleto i cui pezzi mancanti erano fuori commercio ormai.

Si passò lentamente una mano sul volto caldo, troppo caldo. Per un istante quel contatto fu piacevole le sue mani fortunatamente erano spesso gelide,
seguì tutti i lineamenti del suo viso scarno, era dimagrito parecchio, aveva un pessimo colorito e le occhiaie la facevano da padrone. Sfiorò gli occhi giusto
in tempo per fermare una lacrima clandestina che era appena nata per morire, magari, sul bianco soffice del cuscino; non era certo biasimabile quel suo
comportamento. Perchè avrebbe dovuto vergognarsi di piangere? Perchè avrebbe dovuto vergognarsi di voler rimanere ancora chiuso in quelle fredde quattro
mura di un albergo qualunque al centro di Londra. Erano 6 giorni che viveva perennemente li, segregato, perchè non un giorno in più?
Perchè mai, il settimo giorno, quel settimo giorno non avrebbe potuto fare lo stesso. Non avevano bisogno di lui, non ancora e sopratutto non oggi.

Sentì un leggero bussare alla porta, riconobbe subito chi c'era dall'altro lato. Aveva riconosciuto il modo di picchiettare elegantemente sulla superficie in legno, e
adesso riusciva perfino a sentire il rapido ticchettio del piede leggermente attutito dalla moquette del corridoio, c'era impazienza in quel rumore, l'attesa di una risposta che da un pò di giorni non riceveva. - Era rossa la moquette?- si ritrovò a pensare.
-Avanti...- esclamò poi, senza pensare.
La porta si aprì piano e la luce corse rapida illuminando gran parte della stanza silenziosa. L'ombra della figura sulla porta si erse come un gigante fin quasi ai piedi del letto;
non riusciva a vederne la faccia ma poteva benissimo immaginare che espressione avesse. Da tempo tentava invano di cambiarla, eppure era sempre la stessa.
In quegli occhi freddi e chiari c'era sempre lo stesso sentimento, era calato un piccolo velo di nebbia, come quella delle strade di Londra. Viveva prepotente in quegli occhi e anche incontrarne lo sguardo lo faceva soffrire.
E la voce, quella allegra e spensierata voce non era più la stessa fastidiosa e squillante che lo svegliava ogni mattina, era debole e seria. A tratti atona.

-...Potresti alzarti dal letto, almeno oggi.-
- Proprio perchè è oggi, dovresti immaginare che non ne ho voglia. -
-Preferisci stare chiuso qui dentro, al buio? L'aria è irrespirabile in questa stanza.-
-Nessuno ti chiede di trattenerti oltre.-
-Lo so...- fece una pausa cercando le parole migliori - ...però qualcuno chiede a te, di alzarti da quel letto e uscire.-
-Fuori non mi piace.-
-Neanche a me piace questo posto ma ti consiglierei di alzarti, fallo per me e per gli altri.-
-No.-
-Va bene.- Si chiuse la porta alle spalle catapultando la stanza in nuovo stato di torbido buio, era quasi un fantomatico limbo inquietante; ma contrariamente a quando l'altro
pensava non se ne era andato, avanzava a tentoni in cerca di un possibile appoggio per proseguire il suo percorso alla cieca.
-Cosa stai facendo?-
-Ho una cosa da farti vedere.-
-Non ne ho voglia. Vattene. -
-Oh adesso taci!-
Lentamente si avvicinò alla finestra sprangata, ne apri le ante e poi si concentrò sullo strano meccanismo di apertura delle persiane.
-Vuoi peggiorare la situazione? Non ho voglia di guardare per un secondo di più questo fottuto posto spettrale. -
Quando finalmente, vittorioso dalla sua lotta con la finestra la aprì definitivamente, entrambi si lasciarono sfuggire un sommesso - Oh...-
Un'ondata di sole accecante fluttuò impadronendosi della stanza, allegri raggi incandescendi trafiggevano il pulviscolo atmosferico e imperterriti come soldati di un'armata immaginaria scivolavano ovunque gli fosse permesso.
Il ragazzo si alzò dal letto portandosi una mano a coprire gli occhi troppo abituati ormai all'oscurita, voleva trovare qualcosa da dire ma non sapeva cosa e come.
-Hai visto? Non è meraviglioso...?- chiese l'altro mentre gli sorrideva, appoggiato al marmo della finestra spalancata su un mondo che alla luce del sole aveva tutto un altro aspetto.
-E'... è incredibile.-
-Si lo è. Stanotte non sono riuscito a dormire, non è una novità penserai, ma per una volta ho ringraziato la mia insonnia perchè all'improvviso qualcosa che non mi aspettavo mi ha colto impreparato : stava albeggiando.- Fece una breve pausa. - Sai, a me non dispiace la nebbia, il cielo grigio... Ormai dovresti saperlo, ed oggi. Oggi credevo che avrebbe piovuto all'infino. Che il cielo mi avrebbe sputato ancora addosso come dal primo momento che ho messo piede in questo posto.
Credevo che il cielo avrebbe pianto, a dirotto. Come me, come te...
Lo credevo, veramente. Poi ho visto l'alba stamattina e...
Non saprei spiegare, è stato come se qualcuno mi abbracciasse. Se lui mi stesse abbracciando e sorridendo come prima, come sempre.
Ho visto l'alba stamattina e mi sono sentito sereno, sai perchè?
-Il sole splende per Jimmy.-
-Esatto Brian, il sole splende per Jimmy.-
Restarono entrambi immobili davanti a quella porta sulla città e i loro occhi si persero nell'immenso di quel panorama, sorridevano ma dai loro occhi gonfi scendevano deboli lacrime che solcavano i volti addolorati per poi precipitare spegnendosi al suolo; si strinsero una mano, forte, molto forte; per ricordare ad entrambi che tutto ciò che stavano vedendo, quello che provavano, era reale. Anche quel sole che fuori brillava gioioso era reale, e Brian pensò che forse tornare a respirare non era la vana utopia che aveva creduto. - Buon Compleanno Jimmy.- sussurrò
-Buon Compleanno Rev - fece eco Zacky, mentre ancora i loro occhi, questa volta rischiarati dal sole, ammiravano adoranti un'assolata Londra che aveva deciso ,quel giorno e forse solo per un gioro, di concedersi al sole e risplendere; come risplendeva Jimmy quando inforcando le sue bacchette illuminava il palco dietro la sua batteria.

 

 

 

Nda.
Ecco io, in realtà, non ho molti commenti da fare a riguardo.
E' un pensiero, un piccolo pensiero per Jimmy, oggi che è il suo compleanno... che sarebbe stato il suo trentesimo compleanno.
E' solo un pensiero che ho avuto io stessa, e mi ha ispirato, vedendo splendere il sole in questo posto perennemente nebbioso in cui realmente vivo.

Vedere il sole qui è quasi un miracolo, lo considero una piccola Londra, ecco il perchè di quest'ambientazione e stamattina ho pensato:
 - Se splende oggi, è per Jimmy -
Si sarò un pò matta o sentimentale o quel che è, ma Jimmy manca e un piccolo pensiero a lui va sempre.
Buon Compleanno Reverend!
[Love & Miss u.]
Anita_

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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