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Autore: RedJoanna    09/02/2011    6 recensioni
long-fic ispirata a film che hanno fatto la storia del cinema.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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*Sproloqui dell'Autrice*: ed eccoci al secondo capitolo di Film da Richard! Premetto che non è assolutamente esaltante (infatti, l'intervento della mitica Lily è stato praticamente minimo ed è lei, di solito, che ha le idee geniali, ma, quando le ho fatto leggere la prima parte, ha detto che le piaceva... ma d'altronde lei va mattissima per quei film in cui si piange dall'inizio alla fine). Come accennavo prima, in questa FF si piange un po'.
Siamo partite dal film Pretty Woman, anche se c'è solo un dettaglio minimo del film. Ho anche messo un pizzico di Cenerentola.
Tutto preso dal punto di vista del nostro adorato Ricky, in questa FF appena un po' OOC: infatti non lo ritroverete come il solito mattacchione, ma come un innamorato pazzo. Ebbeh, perché dopo il bacio di A Qualcuno Piace Castle lui si aspetta qualcosa...

Buona lettura!


 

Pretty Detective
(Pretty Woman e un pizzico di Cenerentola)


 

Sono fuori di me all'idea di rivedere Kate. Sono passati solo due giorni da quel bacio fuori dal locale, un week-end, il peggiore della mia vita. Con quel bacio Kate è diventata parte di me. Non mi sento io senza averla accanto. Sensazione mai provata con Meredith e Gina.
Entro in ufficio, con il solito bicchierone di caffé.
-Ciao, ti ho portato il...-.
Ecco, ora mi salta al collo e mi spupazza di baci.
No.
Ma che fa?
Mi prende il bicchiere dalle mani, se lo scola e me lo rimette dov'era. Delusione.
-Che c'è? Dopo quello che è successo vene...-.
Ups. Ha qualcosa in mano. Un cartoncino, sembrerebbe. Mi porto alle sue spalle, per leggere.
"Il sindaco Bob Peck è lieto di invitare il detective Kate Beckett come rappresentante della Squadra Omicidi del 12° distretto ad una serata danzante in onore dell'intero Corpo di Polizia della città di New York, che si terrà al Metropolitan American Dance Theatre il 7 aprile 2011. E' richiesto l'abito da sera".
Un ballo. Fantastico. Capisco solo adesso cosa doveva aver provato Cenerentola.
-Perché non fai salti di gioia?-.
-Perché la nostra detective non sa ballare!-.
Esposito. Sta ridendo, alla sua scrivania, con Ryan che gli fa eco.
No, aspetta.  Non credo di aver capito. Kate... non sa ballare?
-Esposito, smettila!-.
E' diventata completamente rossa. Dio, quanto è... non mi controllo. Mi avvicino a lei. Chiudo gli occhi. Provo a sfiorare la sua mano. Sento il suo respiro caldo sul mio viso.
E il cigolare della poltroncina con le rotelle. Che si gira dall'altro lato. La mia mano tocca il tavolo, freddo.
Ma cosa..
Ryan ed Esposito mi stanno fissando. Cavolo. Datti un contegno, Rick. Tossicchio e cerco un cestino per buttare il bicchiere del caffé. Poi afferro la mia sedia e mi accomodo accanto alla scrivania di Kate, come sempre. Come se non fosse successo nulla.
Un momento.
-Sul serio non sai ballare?-.
Sospira e si passa una mano tra i capelli. La poggia sul bracciolo della sua poltroncina. E, per un attimo, invidio quel bracciolo perché lui può toccare la mano di Kate e io no. Ora ti sistemo io. A noi due, bracciolo.
-E' solo che...-.
-Sì?-.
-Non ho mai ballato... in un'occasione ufficiale-.
-Quindi non sai ballare-.
-Non ho detto questo-.
-Non proprio. Hai detto che...-.
-Castle! Argomento chiuso!-.
Si alza. Dove va? La seguo, istintivamente.
-Come "argomento chiuso"? Il ballo è fra cinque giorni!-.
-Non ci vado!-.
Cosa?
La supero, mi paro davanti a lei, sbarrandole la strada.
-Hey, non puoi non andarci-.
Mi sento la fata Smemorina. Ma dovrei essere il principe azzurro della situazione, no? Non è una bella cosa, vero?
Mi sta guardando. Braccia conserte e sopracciglio alzato. Attende spiegazioni.
Perché non può non andarci? Eggià, perché... perché è un'occasione importante, perché è stata invitata espressamente dal sindaco, perché...
-Ti insegno io a ballare-.
Aspetta. Rewind, rewind, rewind. Mi sono davvero proposto a lei come maestro di danza?
A giudicare dal suo sguardo derisorio, sì.
Ma possibile che non pensi mai prima di parlare?
-Dai. Dopo quello che è successo venerdì, non puoi dirmi di no-.
Giusto. Ben detto, Rick!
Sfodero il mio sorriso sghembo, tanto per stare sicuri. A quello non resiste.
Hey. Sta sorridendo.
-Stasera alle nove?-.
Non ci credo.
-A casa mia-.
-Bene-.
-Bene-.

 


-Tu fai un passo indietro col piede sinistro e io uno avanti col destro. Andiamo-.
-Papà, che fai? Oh, ciao, Kate!-.
Alexis.
-Ciao, Alex!-.
-Hey, tesoro. Sto insegnando a Kate a ballare- sorrido.
Stringo una mano di Kate e la avvolgo con l'altro braccio. Casqué!
-Castle...-.
-Kate!-.
Ma cosa combino?!
Possibile che io sia così sciocco?
Kate non sa ballare!
Con tutta la forza che ho nelle braccia, la sollevo. Dai, forza!
-Kate! Ti sei fatta male?-.
-No, Alexis, sto bene. Credo che quella che si è fatta male, è l'autostima di tuo padre-.
Ups. Devo avere una faccia da cane bastonato. Povera Kate. Si sarebbe potuta fare molto male. Per colpa della mia insensatezza.
-Papà? Tutto ok?-.
-Eh? Sì, sì-.
Sfodero un sorriso. Dai, in fondo non è successo niente.
-Bene. Allora, Fred, ti lascio alla tua Ginger!-.
Sta uscendo. Hey, ma mica...
-Tesoro!-.
-Sì?-.
-La nonna non è in casa, vero?-.
-Doveva uscire con Chet, non credo che torni prima di mezzanotte-.
-Bene. 'Notte, tesoro-.
-'Notte, papà!-.
Sospiro. Cerchiamo di non assestare troppi colpi al mio ego, che ci tengo molto.
-Oh, quindi dovrai tornare a casa prima di mezzanotte. Una specie di moderna Cenerentola!-.
-Sì, Castle, come no. Possiamo riprendere?-.
-Mh? Sì, certo!-.
Le stringo ancora le mani. Sprigiono energia come non mi è mai successo in tutta la mia vita.
Il calore delle dita di Kate.
Il cuore che mi batte all'impazzata.
-Allora. Tu indietreggi col sinistro, io avanzo col destro-.
-Indietreggio col sinistro...-.
-Brava. E ora il contrario-.
-Mh?-.
-Ora tu avanti col destro e io indietro col sinistro-.
-Avanti col destro-.
-Ahia!-.
-Ups, scusami! Ti ho fatto male?-.
Come puoi avermi fatto male soltando pestandomi un piede, Kate, amore mio?
-No, no, tranquilla-.
-Allora. Avanti col destro-.
-Sì. E ora fai un passo di lato col piede destro-.
-Così?-.
-Sì. Giro-.
-Giro?-.
-Sì, giro. Brava. E di nuovo. Indietro col sinistro, avanti col destro, di lato a destra e giro. Un, due, tre. Un, due tre...-.


-Un, due, tre. Un, due, tre. Brava, fai progressi-.
-Grazie-.
-E ora, casqué-.
E non farla cadere di nuovo.
Perfetto.
Le stringo più forte la mano, le sostegno la schiena magra con il braccio.
Mi piego su di lei.
I capelli mossi sfiorano il pavimento, gli occhi scuri le brillano.
Ma sicuramente non quanto i miei.
Kate, sto per baciarti. Di nuovo.
Non so resistere.
Chiudo gli occhi.
-Castle...-.
-Kate, io ti...-.
-Rick! Cosa fai?-.
Mamma?
Mamma.
MAMMA?!
-Mamma! Io...-.
-Hey, c'è anche Beckett. Ciao, ragazza!-.
-Ehm, ciao, Martha. Ti saluterei come meriti, se tuo figlio si degna di sollevarmi-.
Giusto.
La tiro su.
Che diamine. Sempre al momento più opportuno, vero?
-Come va, Martha?-.
-Bene. E tu... cosa hai combinato per tirare fuori da mio figlio le sue doti di ballerino?-.
Niente. Kate esiste e questo mi fa mostrare automaticamente la parte migliore di me.
Aspetta.
Quando parla delle mie "doti di ballerino", passa sempre a raccontare un aneddoto.
Alquanto imbarazzante.
Non lo farai, mamma, vero?
Non con Kate.
Non sei così crudele e insensibile, vero?
VERO?
-Sai, Kate, cara, perché mio figlio balla così di rado?-.
-No!-.
-Mamma, io...-.
-Devi sapere che, quando aveva dieci anni circa, studiava danza classica...-.
No, no, no.
Richard Alexander Rodgers, preparati a non uscire più di casa.
-...e la sua scuola di danza organizzò un balletto. Nello spiccare un salto...-.
-Mamma...-.
-... ha urtato un'altra bambina che era in scena. Sono caduti entrambi, facendo cadere anche tutto il restante corpo di ballo-.
Bene, mamma, ora sarai contenta di avermi umiliato a vita. Davanti a Kate!
-Castle...-.
Eccola.
Ora chissà quante me ne dirà. Quei pochi punti che avevo con lei li ho persi tutti, in un colpo solo.
Pavimento, inghiottimi.
ORA!
-...sapevo che combinassi guai a ruota, ma non che avessi studiato danza. Come mai poi hai smesso?-.
-Dopo quel disastro non si è mosso più dal letto per una settimana. E fu allora che gli feci assaggiare per la prima volta un calice di quel vino che tira sempre su. No. Forse la prima volta fu quando...-.
-Ehm, credo che sia il caso che vada...-.
No, Kate, no.
Non andare via.
-Va bene, cara. Torna quando vuoi-.
Mamma, perché le apri la porta?
-Castle, ti ringrazio molto-.
-Figurati. Ti accompagno a casa-.
-No, non ce n'è bisogno. 'Notte, Castle-.
-A domani-.
Mamma le chiude la porta alle spalle.
Possibile che sappia solo combinare danni?
Ecco da chi ho preso.
Il vuoto mi attanaglia lo stomaco. Kate è andata via.
Mi dirigo verso il frigorifero.
La panna spray non potrà mai sostituire Kate.
Ma è meglio di niente.


Sono passati cinque giorni.
Le ho portato cinque caffé.
Abbiamo ballato per cinque pomeriggi.
Ho provato a baciarla... non so quante volte.
Tutti tentativi vani.
Ma cosa le è preso?
Una settimana fa ha voluto baciarmi lei, e io non aspettavo che quel momento. Giuro che non riesco a capire.
Forse è stata solo un'illusione.
Sì, mi sono illuso.
Per la prima volta nella mia vita, sono io l'illuso.
Ma ormai sono qui.
Non posso tornare indietro.
Stasera glielo dico.
Le dico tutto.
Tutto quel tumulto che mi si agita dentro quando la vedo.
Se è mai possibile descriverlo.
Sei pronto, Rick?
Devo esserlo.
Premo il pulsante del citofono.
Uno.
Due.
Tre.
-Chi è?-.
Ha una voce bellissima. Anche appena un po' graffiata dal crepitìo del citofono, mi incanta.
-Il principe azzurro!-.
-Castle...- la sento ridacchiare.
Scendi, Kate.
Chissà come sarà vestita.
Ma è talmente bella che starebbe bene anche con un sacco di iuta addosso.
Eccola.
E' radiosa. Non riesco a staccare gli occhi dal suo viso.
Ha i capelli raccolti, delicatamente, senza troppe pretese.
E gli occhi le brillano.
-Castle! Che ci fai qui... vestito così?-.
-Ti ho mai parlato dell'amicizia tra me e il sindaco?-.
Alza il sopracciglio.
Certo che gliene ho parlato, proprio a causa (o grazie, per come la vedo io) della mia amicizia con il sindaco, sono con lei ogni giorno.
-Beh, Cenerentola, non ho un cavallo bianco, dunque la scongiuro di accontentarsi di una limousine. Sempre bianca, però-.
E' a bocca aperta.
Ha le guance arrossate.
E' incredibilmente bella.
Le apro la portiera.
-Prego, Vostra Altezza-.
-Grazie- sorride.
Si siede, con una grazia degna di una ballerina.
Rimango appoggiato alla portiera, a osservarla, a studiare ogni suo singolo movimento.
Si sistema il ciuffo, poi l'orlo del vestito.
Solo ora noto il suo abito. E' verde, senza spalline, con la gonna gonfia e dei dolci ghirigori neri tutt'intorno al corpetto e alla gonna stessa.
Da vera principessa.
-Castle? Tutto ok?-.
Mi sono perso a osservarla. Che figura.
-Sì, sì. Tutto ok-.
Chiudo la portiera e corro fino a quella dal lato opposto. Non voglio perdere un solo istante.
Non stasera.


Il viaggio in macchina è stato molto silenzioso.
Lei non ha aperto bocca, la sentivo a malapena respirare.
E io invece?
Anche io sono stato in silenzio. Ma sentivo un gran rumore, nella mia testa, nel mio stomaco.
Mi sentivo totalmente sconvolto dentro.
Il cuore non mi ha mai battuto più forte.
Fino ad allora.
Adesso va anche più veloce.
Il sindaco ha appena terminato il suo discorso e ha aperto le danze.
Kate non mi ha lasciato un secondo. Non ha nemmeno provato a ballare con qualcun altro.
Stiamo ballando.
Le stringo la mano sinistra e le tengo la schiena con il braccio destro.
Avvicino il mio viso al suo.
-Sei brava-.
-Ho avuto un ottimo maestro-.
Sorride.
Sollevo un braccio e le faccio compiere una giravolta.
Poi la riattiro a me.
Ok.
Glielo dico.
Adesso.
No, non ce la faccio.
Ma glielo devo dire.
Respiro a fondo.
O adesso, o mai più.
-Kate?-.
-Sì?-.
Bene. Abbiamo già fatto un passo avanti. Se l'avessi chiamata Kate solo qualche giorno fa, non avrebbe nemmeno risposto.
-Sono ormai quasi tre anni che lavoriamo insieme. E sono quasi tre anni che ti porto il caffé tutte le mattine, quasi tre anni che assisto ad interrogatori e investigazioni su scene del crimine. Ma non diventerà mai un'abitudine per me. Tu non diventerai mai un'abitudine per me. Kate, io voglio passare il resto della mia vita con te...-.
-Castle...-.
-Io ti amo-.
L'ho detto. Ho le guance infuocate. Il cuore mi batte velocissimo. Mi sento gli occhi bagnati.
E lei? Perché non si è ancora avvicinata a me, perché non mi ha ancora abbracciato, perché non mi ha ancora baciato?
E' sfuggita alla mia presa.
E mi guarda.
Arrabbiata.
Ma... sono lacrime quelle che le scorrono sulle guance?
-Kate, se ho detto qualcosa...-.
-Io... quello che è successo venerdì scorso... è stato un errore. Non si mischia mai il lavoro con i sentimenti-.
-Ma io non sono Soreson, né tantomeno Demming! Kate, aspettami...-.
Sta andando via.
Perché, Kate, perché?
Fischia.
Un taxi si ferma davanti a lei.
Vi sale, senza nemmeno fermarsi a guardarmi mentre urlo il suo nome.
Sbatte la portiera e il taxi riparte, veloce.
Si è passata una mano sotto gli occhi.
Non sta piangendo, vero?
Non per colpa mia.
Io, invece, sì. Sto piangendo.
Come un bambino.
Kate, perché sei andata via?
Io ti amo.


Non ho dormito.
Sul serio.
Se credevo che lo scorso week-end fosse stato il peggiore della mia vita... beh, questo appena trascorso ha subito preso il suo posto.
Non ho dormito venerdì notte, né sabato, né domenica.
Mi sentivo così male che non ho nemmeno provato a farmi di panna spray come al solito.
Non sarebbe servito assolutamente a niente.
Ma oggi sono al distretto.
Non so se avrà voglia di rivedermi, ma non mi interessa.
Le starò vicino come posso. Sempre.
Ho il solito bicchierone di caffé in mano, mi dirigo verso il suo ufficio.
Non c'è.
Se n'è andata davvero?
-Se cerchi Beckett, è di sotto, da Lanie-.
Esposito.
Sorride.
Evidentemente non sa.
Meglio così.
Talvolta meno si sa, meglio è.
Lo dice anche mia madre.
Rientro in ascensore.
Ho di nuovo il cuore a mille.
E ora?
Cosa le dico?
La saluto come sempre, come se nulla fosse successo?
Le porte dell'ascensore si aprono.
Respira, Rick, respira.
Apro piano la porta della stanza delle autopsie.
Sento dei singhiozzi.
Non è Kate, vero?
No.
La donna a cui tremano le spalle è un'altra, più bassa di Kate, con i capelli nerissimi, lunghi.
-Lo amavo così tanto... tanto, tanto, tanto...- continua a ripetere.
Mi avvicino a Kate.
Lanie non c'è.
-Buongiorno- sussurro a Kate.
Sobbalza.
L'ho spaventata.
E' impallidita.
Prende il bicchierone dalle mie mani e lo porge alla ragazza, che rifiuta con un gesto della mano.
Me lo rimette tra le mani. Lo poso su un tavolo poco distante.
Sull'altro tavolo, invece, quello delle autopsie, c'è un ragazzo. Ha la pelle chiarissima e il solito alone violaceo intorno agli occhi. Le labbra contratte, le palpebre abbassate.
E' il fidanzato della ragazza.
Provo invidia per lui: la ragazza lo amava o lo ama tuttora, da morire.
Ma mi freno. Lui non c'è più, ora.
Ma rimango colpito dall'amore che ancora la sua ragazza gli porta.
-Io lo amavo... così tanto... avevo una tale paura di perderlo...-.
Anche io ho paura di perdere...
Mi manca il respiro.
L'aria si riempie di un intenso profumo di ciliegie.
Qualcosa di caldo e morbido preme sulle mie labbra.
Aspetta.
Sto sognando.
Kate... mi sta baciando?
Se è un sogno, che nessuno mi svegli.
La abbraccio, forte, e ricambio il suo bacio.
Si stacca da me, poco, per sussurrarmi all'orecchio:
-Anch'io ho troppa paura di perderti...-.
Non riesco a farla finire di parlare.
Annullo ancora la distanza tra di noi.
Ma lei indietreggia.
Deve dirmi qualcosa.
-Richard... ti amo-.
-Anche io. Non sai quanto-.
E la stringo, forte.
Recuperiamo ogni istante perso in questi tre anni, ogni istante in cui io ho aspettato lei e lei ha aspettato me.
Non ci lasceremo mai.
Ti amo, mia pretty detective.
Solo questo conta ora.

 

 

 

 

   
 
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