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Autore: RedJoanna    04/02/2011    9 recensioni
long-fic ispirata a film che hanno fatto la storia del cinema.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Sproloqui dell'autrice: ecco a voi la mia prima fanfiction! L'ho postata dopo Paura del Buio, che invece ho scritto molto più tardi, perché avevo un progetto in testa che ho intenzione di realizzare: creare una raccolta di One-Shots ispirate a vari film, scritta in tandem con la mia amica Lily! Cominciamo!

 

 A QUALCUNO PIACE CASTLE
(A Qualcuno Piace Caldo)


-Ma perché non mi dici dove stai andando?-.
-Perché vorresti venire anche tu-.
-E qual è il problema?-.
Beckett si girò verso Castle e sollevò un sopracciglio. Con quegli occhietti azzurri imploranti sembrava un bambino che pregava sua madre di portarlo al Luna Park. Solo che lei non era sua madre e NON DOVEVA andare al Luna Park.
-TU sei il problema-.
Beckett entrò nell'ufficio della omicidi, seguita da Castle, che piagnucolò:
-Ryan, Esposito! Avete sentito cosa mi ha detto? Che sono un problema!!!-.
Ryan ed Esposito si alzarono dalle loro poltrone e, quasi avessero preparato un complotto con Castle contro Beckett, gli si riunirono intorno, facendogli pat-pat sulla spalla.
-Povero Castle! Beckett, perché sei così dura con lui?-.
Beckett roteò gli occhi e poi, stufa di quei giochi da bambini, cominciò:
-E va bene, Castle. Vuoi davvero sapere dove devo andare?-.
-Sì, per favore- rispose lui, accomodandosi su una sedia e sporgendosi sulla scrivania, verso la detective, mentre Ryan ed Esposito tornavano alle loro mansioni.
-In un locale... per... lesbiche- scandì Beckett.
Castle spalancò tanto d'occhi e si portò una mano alla bocca. Poi mormorò, avvicinandosi ancora di più a Beckett:
-Scusami... non vorrei essere indiscreto, ma... mr FBI? Come mai ti sei fidanzata sei hai altri... orientamenti in quel senso? Certo, io potre farti cambiar...-.
-CASTLE! E' per un'indagine!-.
Castle sospirò.
-Fiuuuuu, meno male...-.
-Allora, vuoi ancora venire con me?-.
-Certo!-.
Questa volta fu Beckett ad assumere un'espressione scioccata.
-Castle, non so se hai capito... io devo osservare Sheila, i suoi spostamenti... tutte le prove sulla scena del crimine portano a lei...-.
-E quindi?-.
-Lei frequenta un locale per lesbiche dove è severamente proibito l'ACCESSO AGLI UOMINI!-.
-Ma tu, cara detective Beckett, dimentichi che io sono Rick Castle!- sorrise lui, avvicinandosi alla detective. Beckett si alzò sbuffando:
-No, tu sei un idiota. E questo è un po' difficile per me dimenticarlo-.
Lo scrittore osservò la detective. Si muoveva delicata, con un'ombra di malinconia sugli occhi, e gli sembrava bellissima. Sentì le guance andarli a fuoco e il cuore battere all'impazzata. Quasi non si accorse che dalla bocca gli era uscito un:
-Sarei disposto a tutto pur di rimanere sempre con te-.
Beckett sollevò lo sguardo e fissò i suoi occhi verdi in quelli azzurri di Castle. Sollevò un angolo della bocca in un ghigno e gli si avvicinò.
-Allora sei proprio deciso a venire. In realtà, un modo per farti entrare c'è...-.
-Sono tutt'orecchi-.
Beckett si alzò sulle punte dei piedi e gli sussurrò all'orecchio:
-Travestirti... da... donna-.
Quando tornò a guardare lo scrittore, lui stava cambiando colore ad una velocità stratosferica. Prima bianco, poi rosso, poi ancora bianco... impallidiva e arrossiva in un turbinio di pensieri.
Beckett gli aveva DAVVERO sussurrato qualcosa all'orecchio?
Avrebbe dovuto DAVVERO travestirsi da donna?
Beh, ormai aveva detto che l'avrebbe seguita. E Rick Castle non si rimangia mai la parola data.

-Eccoti qua, sei perfetta... Erika-.
-Erika?!? Ma è un nome da femmina!-.
-Mica posso chiamarti Rick! Già non è che tu ricordi poi tanto una... ragazza! Ragazzi, voi che ne dite?-. Ryan ed Esposito si sistemarono dietro le spalle di Beckett e scoppiarono in una sonorissima risata.
-Che avete da ridere voi?-.
Castle si alzò con l'intento di gridare qualcosa a quei due, ma, dimentico di avere delle scarpe tacco 12 ai piedi, scivolò. Impulsivamente strinse le mani intorno alle braccia di Beckett, che gli avvolse la schiena fasciata da una camicia di lino nero. Castle alzò lo sguardo. Potevano sentire l'uno il respiro dell'altra sul proprio viso. Le loro labbra erano a pochi millimetri di distanza.
-Castle? Tutto bene?-.
La voce di Ryan riportò Beckett alla ragione. Fece un passo indietro, imbarazzata, mentre lo scrittore cercava l'equilibrio perduto mulinando le braccia nell'aria.
-Sì, sì. Certo. Ma voi- chiese, rivolto a Beckett -voi come caspita fate su questi tacchi dalla mattina alla sera? E con questo schifo sulla faccia!-. Lo scrittore si passò una mano sulle labbra che piegò in una smorfia di disgusto che strappò un risolino da ragazzina alla prima cotta a Beckett.
-Possiamo andare?- chiese Castle, avviandosi verso l'uscita dell'ufficio. Beckett lo seguì, ma Esposito la richiamò.
-Beckett?-.
-Sì?-.
-A qualcuno piace Castle- rispose il detective facendo l'occhiolino alla collega, che uscì dalla stanza roteando gli occhi e chiedendosi per quanto tempo potesse ancora nascondere anche a se stessa che Esposito aveva perfettamente ragione...

Beckett aprì la porta del locale. Due ragazze si baciavano addossate ad una parete poco distante. Castle inciampò per l'ennesima volta nei tacchi, ma, ormai abituato, ritrovò subito l'equilibrio. Non poté fare a meno di gettare uno sguardo alla detective. Scivolava disinvolta tra i tavoli, con un sorriso malizioso dipinto sulle labbra...
-Vedo che sei molto sciolta sui tacchi. Mi piacerebbe che tu li mettessi tutti i giorni- le sussurrò all'orecchio, con uno sguardo allo stesso tempo da ragazzino insolente e da tenero innamorato. Beckett continuò a camminare, dopo aver degnato lo scrittore di un'occhiata fugace, e mormorò:
-Sei consapevole che tutte le frequentatrici di questo locale hanno sul viso la tua stessa espressione, ma la rivolgono a TE?-.
Castle si guardò intorno. Effettivamente, tutte le ragazze lo stavano mangiando con gli occhi, Gli facevano l'occhiolino, o lo salutavano agitando le dita della mano, una per volta, con indicibile malizia. Castle deglutì, improvvisamente pallido. Ma riprese immediatamente colore quando Beckett gli strinse la mano per guidarlo verso un tavolo.
-Erika! Forza, sediamoci lì-.
Castle se lo sentiva: quella serata sarebbe stata magica.

Sheila uscì dal locale, ammanettata. Due poliziotti la spinsero nell'auto. Castle e Beckett osservavano la scena da poco distante, appoggiati alla facciata esterna del locale. La detective osservava Castle di sottecchi, mordicchiandosi il labbro. Anche così conciato le scatenava un batticuore irrefrenabile. Smise di tormentarsi il labbro. Era arrivato il momento della verità. Gli si avvicinò.
-Sai, Erika, se tu fossi un uomo, ti bacierei-.
Castle si girò verso di lei e sorrise, di quel suo sorriso speciale, impertinente e tenerissimo. Le sussurrò all'orecchio:
-Ma io sono un uomo...-.
Lo scrittore portò le sue labbra su quelle della detective e la baciò. Aspettava quel momento dalla prima volta che l'aveva vista. Esattamente come Beckett, che, avvinta nel caldo abbraccio di Castle, non pensava più a niente se non a rimanere stretta all'uomo della sua vita il più possibile, incuranti degli sguardi scandalizzati dei passanti...


   
 
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