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Autore: Ceci Princessofbooks    09/02/2011    4 recensioni
Le ossa sono ciò che sostiene i nostri corpi, e ci infonde il potere di compiere i nostri viaggi; sono ciò che protegge le nostre debolezze, e che ci consente di sollevare lo sguardo verso il cielo; le ossa sono dure, forti, rigide. Ma le ossa sono anche ciò che permette alle nostre mani di accarezzare, ai nostri volti di ridere, alle nostre braccia di stringere: e talvolta possono anche spezzarsi e scheggiarsi, perché affrontano ogni scossa e ogni colpo che tenti di ferirci, e a volte sono tutto ciò che ci impedisce di cadere.
Una raccolta di racconti sul Dottor Leonard McCoy, e sui legami che ha saputo intrecciare con i suoi compagni: perché tutti prima o poi scoprono che le ossa sono preziose, e insostituibili.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Leonard H. Bones McCoy, Spock
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ecco a voi il secondo capitolo della mia raccolta, che, con mio immenso piacere, ha ricevuto degli splendidi commenti: ringrazio tutti coloro che hanno recensito, sperando che il nuovo parto della mia mente possa piacervi. Qui, per la gioia di alcune di voi, farà un'apparizione anche Jim, perché, sebbene adori gli altri due, amo molto il modo in cui vuole bene ai suoi due bizzarri, cocciuti migliori amici. Prima di lasciarvi alla lettura, volevo sottoporre una domanda tecnica:  avevo pensato di aggiornare più o meno ogni mese, od ogni tre settimane, a seconda del tempo e dell'ispirazione. È troppo? Devo provare ad essere più veloce? Accetto liberamente suggerimenti. Intanto vi auguro buona lettura, e vi ringrazio ancora.

P.S.:Scusate per l’impaginazione, ma io e l’html abbiamo spesso de problemi di comprensione.

 

 

Feeling in the Bones

 

 

Chiunque, limitandosi ad un'osservazione casuale e poco approfondita, sarebbe certamente giunto alla conclusione che il Primo Ufficiale Spock e il Dottor McCoy non potessero in alcun modo essere più differenti: li avrebbe giudicati anzi totalmente antitetici, inesorabilmente distanti, come due stelle opposte e incompatibili il cui unico elemento comune possa essere la forza sfolgorante con cui si scontrano. L'impressione del capitano Kirk, il giorno in cui aveva assistito al loro primo, leggendario battibecco, era stata infatti l'oscura inquietudine di chi si trovi di fronte a due poteri speculari e altrettanto devastanti: se in uno vegliava una spoglia, granitica logica, nell'altro era un cuore di sangue e passioni ad animare i complicati ingranaggi del suo intelletto; se Spock era un silente e severo deserto, Bones possedeva il bagliore impetuoso e mutevole dei vasti fiumi celesti che nutrivano la sua terra. Jim aveva tentato  per lungo tempo di attenuare quelle differenze, di limare gli orli acuminati del Vulcaniano, di smussare le scabre asperità di Leonard; ma il torrente e la roccia avevano continuato a cozzare, a lottare, a combattersi in vampe di scintille sfrigolanti, instancabilmente e implacabilmente. E alla fine, il capitano aveva concluso che nulla sarebbe mai cambiato, e si era rassegnato a svolgere per sempre il ruolo di mediatore tra quelle nature diametralmente diverse e ugualmente tortuose.

Era stato proprio allora, però, che Kirk si era improvvisamente reso conto che tra quei due spiriti esistevano in realtà richiami sottili, segrete simmetrie inscritte nei confini del loro essere, impensabili e tuttavia geometricamente perfette; che le spirali di sabbia delle dune si plasmavano nelle stesse forme dei tremolii dell'acqua. Nei momenti in cui era particolarmente sconcertato o confuso, il sopracciglio di McCoy si inarcava in un modo quasi identico a quello del Vulcaniano; le mani di Spock, quando danzavano tra i delicati, intricati esperimenti di una nuova ricerca, fremevano della grazia fluida e appassionata con cui le dita di Bones sfioravano un corpo; lo schietto, compassionevole disincanto del dottore non era che lo specchio franco e accessibile dell'austera lucidità del Primo Ufficiale. In ognuno di loro si ritrovavano accenni dell'altro, sfumature che solitamente venivano quasi schiacciate dalla ricchezza degli spiriti a cui appartenevano, e che nell'altro riacquistavano invece  il loro originale valore, la loro antica luce. Il capitano l'aveva compreso con allegro stupore e un certo malizioso divertimento, infinitamente compiaciuto sia dal pensiero delle espressioni dei due interessati davanti a una simile rivelazione, sia dalla sensazione istintiva e sfuggente che finalmente due fondamentali tasselli della sua vita avessero trovato la loro naturale collocazione; e mentre le fiammeggianti sfuriate di uno e le glaciali repliche dell'altro continuavano a seminare il terrore per la nave, i suoi interventi erano diventati meno solleciti, e i suoi rimbrotti più sogghignanti.

Per molto tempo era stato l'unico depositario di quel segreto, l'unica creatura nell'intero universo consapevole dei grovigli di concordanze e assonanze che scorrevano sotto il frastuono iroso delle loro battaglie. Ma alla fine, a causa della sua implacabile acutezza di medico, anche Leonard si era reso conto che la loro sfrontata, stizzosa ostilità non era che la goffa manifestazione di una vicinanza troppo diretta e troppo improvvisa: lo aveva sentito nelle vene, nelle ossa, come aveva sentito da bambino di essere nato per curare gli altri. Si era adoperato ferocemente per allontanare quell'intuizione, per frantumarla sino a trasformarla in un abbaglio bislacco, ma alla fine non c'era stato modo di negarlo: se lui e Jim addomesticavano le reciproche fiamme, e Kirk e il suo Primo Ufficiale si completavano con armoniosa, disciplinata agilità, Bones e Spock si richiamavano nell'intesa inconscia e brutale di un lago e del cielo che vi si riflette. Per sfuggire a quell'intuizione, il dottore aveva inseguito furiosamente per intere galassie e centinaia di creature diverse una comprensione così articolata e involontaria: aveva avvicinato alieni dai volti di pietra scintillante, aveva provato affetto per esseri stupefacenti ed ammalianti, aveva difeso i membri di civiltà dai tratti spaventosi e dallo spirito pietoso; ricordava frammenti vivi e minimi di cosmi straordinari, mondi remoti, e vi veniva a sua volta ricordato. Eppure quasi tutte le amicizie che aveva cercato, quasi tutte le complicità che aveva accuratamente costruito e custodito si erano rivelate meno intense di quell'affinità inaspettata e accidentale. La loro era una somiglianza profonda, sgraziata, accesa di una qualità quasi violenta, come se le loro anime si fossero in qualche modo scontrate e malamente incastrate: per la maggior parte del tempo era una percezione sgradevole e frustrante, perché se si vedevano riecheggiare nell'altro si divincolavano con selvaggia ostinazione, torcendo quei legami fin quando non sanguinavano; ed era anche conturbante, un'unione troppo oscura e troppo grande per poter rientrare nei canoni che ognuno di loro aveva appreso e riconosciuto. Ma talvolta, nei silenzi abissali e liberi delle notti di quiete o nel frastuono furioso delle guerre, entrambi si arrendevano a quel legame, e mentre i tendini e le connessure che li intrecciavano si distendevano, traevano forza, anche senza saperlo, dal riflesso inaspettatamente familiare che scorgevano negli occhi al loro fianco: ed allora non importava più che quella vicinanza non avesse un nome, o che non sapessero ritrovare i passi che li ci avevano portati, o che vi fossero centinaia di motivi per cui sarebbe dovuta apparire assurda, insensata, casuale. E anzi la ragione per cui quell'intimo accordo esisteva, per cui una parte del loro spirito aveva attraversato il gelo dello spazio per aggrovigliarsi ad un'altra, diventava in quei momenti chiara e lucente come cristallo: perché potessero ritrovarsi lì, nel vascello in cui gli uomini non avevano né patria né esilio, e proteggere la luce dell'altra metà di quell'intreccio segreto.

   
 
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