Ecco a voi il secondo
capitolo della mia raccolta, che, con mio immenso piacere, ha ricevuto degli
splendidi commenti: ringrazio tutti coloro che hanno recensito, sperando che il
nuovo parto della mia mente possa piacervi. Qui, per la gioia di alcune di voi,
farà un'apparizione anche Jim, perché, sebbene adori gli altri
due, amo molto il modo in cui vuole bene ai suoi due bizzarri, cocciuti
migliori amici. Prima di lasciarvi alla lettura, volevo sottoporre una domanda
tecnica: avevo pensato di
aggiornare più o meno ogni mese, od ogni tre settimane, a seconda del
tempo e dell'ispirazione. È troppo? Devo provare ad essere più
veloce? Accetto liberamente suggerimenti. Intanto vi auguro buona lettura, e vi
ringrazio ancora.
P.S.:Scusate per l’impaginazione,
ma io e l’html abbiamo spesso de problemi di comprensione.
Feeling in the Bones
Chiunque, limitandosi ad
un'osservazione casuale e poco approfondita, sarebbe certamente giunto alla
conclusione che il Primo Ufficiale Spock e il Dottor McCoy non potessero in
alcun modo essere più differenti: li avrebbe giudicati anzi totalmente
antitetici, inesorabilmente distanti, come due stelle opposte e incompatibili
il cui unico elemento comune possa essere la forza sfolgorante con cui si
scontrano. L'impressione del capitano Kirk, il giorno in cui aveva assistito al
loro primo, leggendario battibecco, era stata infatti l'oscura inquietudine di
chi si trovi di fronte a due poteri speculari e altrettanto devastanti: se in
uno vegliava una spoglia, granitica logica, nell'altro era un cuore di sangue e
passioni ad animare i complicati ingranaggi del suo intelletto; se Spock era un
silente e severo deserto, Bones possedeva il bagliore
impetuoso e mutevole dei vasti fiumi celesti che nutrivano la sua terra. Jim
aveva tentato per lungo tempo di
attenuare quelle differenze, di limare gli orli acuminati del Vulcaniano, di
smussare le scabre asperità di Leonard; ma il torrente e la roccia
avevano continuato a cozzare, a lottare, a combattersi in vampe di scintille
sfrigolanti, instancabilmente e implacabilmente. E alla fine, il capitano aveva
concluso che nulla sarebbe mai cambiato, e si era rassegnato a svolgere per
sempre il ruolo di mediatore tra quelle nature diametralmente diverse e
ugualmente tortuose.
Era stato proprio allora,
però, che Kirk si era improvvisamente reso conto che tra quei due
spiriti esistevano in realtà richiami sottili, segrete simmetrie
inscritte nei confini del loro essere, impensabili e tuttavia geometricamente
perfette; che le spirali di sabbia delle dune si plasmavano nelle stesse forme
dei tremolii dell'acqua. Nei momenti in cui era particolarmente sconcertato o
confuso, il sopracciglio di McCoy si inarcava in un modo quasi identico a quello
del Vulcaniano; le mani di Spock, quando danzavano tra i delicati, intricati
esperimenti di una nuova ricerca, fremevano della grazia fluida e appassionata
con cui le dita di Bones sfioravano un corpo; lo
schietto, compassionevole disincanto del dottore non era che lo specchio franco
e accessibile dell'austera lucidità del Primo Ufficiale. In ognuno di
loro si ritrovavano accenni dell'altro, sfumature che solitamente venivano
quasi schiacciate dalla ricchezza degli spiriti a cui appartenevano, e che
nell'altro riacquistavano invece il
loro originale valore, la loro antica luce. Il capitano l'aveva compreso con
allegro stupore e un certo malizioso divertimento, infinitamente compiaciuto
sia dal pensiero delle espressioni dei due interessati davanti a una simile
rivelazione, sia dalla sensazione istintiva e sfuggente che finalmente due
fondamentali tasselli della sua vita avessero trovato la loro naturale
collocazione; e mentre le fiammeggianti sfuriate di uno e le glaciali repliche
dell'altro continuavano a seminare il terrore per la nave, i suoi interventi
erano diventati meno solleciti, e i suoi rimbrotti più sogghignanti.
Per molto tempo era stato
l'unico depositario di quel segreto, l'unica creatura nell'intero universo
consapevole dei grovigli di concordanze e assonanze che scorrevano sotto il
frastuono iroso delle loro battaglie. Ma alla fine, a causa della sua
implacabile acutezza di medico, anche Leonard si era reso conto che la loro
sfrontata, stizzosa ostilità non era che la goffa manifestazione di una
vicinanza troppo diretta e troppo improvvisa: lo aveva sentito nelle vene,
nelle ossa, come aveva sentito da bambino di essere nato per curare gli altri.
Si era adoperato ferocemente per allontanare quell'intuizione, per frantumarla
sino a trasformarla in un abbaglio bislacco, ma alla fine non c'era stato modo
di negarlo: se lui e Jim addomesticavano le reciproche fiamme, e Kirk e il suo
Primo Ufficiale si completavano con armoniosa, disciplinata agilità, Bones e Spock si richiamavano nell'intesa inconscia e
brutale di un lago e del cielo che vi si riflette. Per sfuggire a
quell'intuizione, il dottore aveva inseguito furiosamente per intere galassie e
centinaia di creature diverse una comprensione così articolata e
involontaria: aveva avvicinato alieni dai volti di pietra scintillante, aveva
provato affetto per esseri stupefacenti ed ammalianti, aveva difeso i membri di
civiltà dai tratti spaventosi e dallo spirito pietoso; ricordava
frammenti vivi e minimi di cosmi straordinari, mondi remoti, e vi veniva a sua
volta ricordato. Eppure quasi tutte le amicizie che aveva cercato, quasi tutte
le complicità che aveva accuratamente costruito e custodito si erano
rivelate meno intense di quell'affinità inaspettata e accidentale. La
loro era una somiglianza profonda, sgraziata, accesa di una qualità
quasi violenta, come se le loro anime si fossero in qualche modo scontrate e
malamente incastrate: per la maggior parte del tempo era una percezione
sgradevole e frustrante, perché se si vedevano riecheggiare nell'altro
si divincolavano con selvaggia ostinazione, torcendo quei legami fin quando non
sanguinavano; ed era anche conturbante, un'unione troppo oscura e troppo grande
per poter rientrare nei canoni che ognuno di loro aveva appreso e riconosciuto.
Ma talvolta, nei silenzi abissali e liberi delle notti di quiete o nel
frastuono furioso delle guerre, entrambi si arrendevano a quel legame, e mentre
i tendini e le connessure che li intrecciavano si distendevano, traevano forza,
anche senza saperlo, dal riflesso inaspettatamente familiare che scorgevano
negli occhi al loro fianco: ed allora non importava più che quella
vicinanza non avesse un nome, o che non sapessero ritrovare i passi che li ci
avevano portati, o che vi fossero centinaia di motivi per cui sarebbe dovuta
apparire assurda, insensata, casuale. E anzi la ragione per cui quell'intimo
accordo esisteva, per cui una parte del loro spirito aveva attraversato il gelo
dello spazio per aggrovigliarsi ad un'altra, diventava in quei momenti chiara e
lucente come cristallo: perché potessero ritrovarsi lì, nel
vascello in cui gli uomini non avevano né patria né esilio, e
proteggere la luce dell'altra metà di quell'intreccio segreto.