Capitolo 7
Got to get you into my life
Mi
rifugio nel cappotto, un po’ per ripararmi dal freddo e un po’ per cercare di
sfuggire ad eventuali orde di fan isteriche.
Finalmente
arrivo e, dalla vetrina, la vedo: indossa un blazer grigio e la sua solita aria
imbronciata. È bellissima.
Tiro un
lungo sospiro, penso per darmi coraggio, e spingo la porta, venendo così
accolto dalle campanelle che trillano festose, così in contrasto con
l’espressione del suo viso.
Mmm, forse non è giornata.
La
saluto con la mano, abbozzando un sorriso, mentre lei mi risponde rapida con un
cenno, tornando ai documenti che stava sfogliando prima che la interrompessi.
Rimango
sull’uscio, a fissarla imbambolato, quand’ecco che mi passa davanti una
vecchina.
***
Oddio,
è venuto anche oggi.
Roba da
non crederci! Ma quest’uomo non ha niente da fare, da mattina a sera?
Cheppalle, oh.
Rialzo
lo sguardo e noto che la signora ottantenne di prima, carica di borse da capo a
piedi, cerca di uscire, ma Paul la anticipa, aprendole galantemente la porta.
L’anziana
lo ringrazia ma lui, non ancora contento, le tende il braccio e l’accompagna
fuori, per poi chiamarle un taxi.
Poi fa
nuovamente capolino dalla porta, comportandosi come se non fosse successo
nulla, ed è lì che non riesco a trattenermi dal sorridergli: sorrido, e il mio
non è un sorriso di circostanza, anzi!, oserei dire che è il primo sorriso vero che gli rivolgo.
E credo
l’abbia notato anche lui, dato che contraccambia, le guance un po’ rosse.
Dai, è così… carino. Lo
ammetto. È troppo carino.
E poi è
anche un bravo ragazzo. Un po’ petulante, quello sicuramente, ma quanti ragazzi
si sarebbero fermati a fare quello che ha fatto lui poco fa?
Mi
tornano in mente le parole di Mitchie:
-Sara, sei tu la paranoica che non lo vuole ancora capire! Da
che mondo e mondo, tutte e sottolineo tutte le ragazze
presenti sulla faccia della Terra impazziscono per McCartney! È impossibile
resistergli: ha degli occhi meravigliosi, un faccino tenerissimo e un
savoir-faire che stenderebbe chiunque! Per non parlare della voce…-
Dopo aver sentito l’ultima frase, storsi il
naso e roteai gli occhi all’indietro.
-Ma questo discorso è impossibile da
intraprendere con te, perché ti ostini a fare l’ottusa.- puntualizzò Mitch, andando a farsi un tè.
-Sì, ok, uomo ideale quanto vuoi, ma la fama da inguaribile donnaiolo comunque non gliela
leva nessuno, cara mia.- mi verrebbe da dirle, peccato che quella cretina
non sia qua.
-Ciao!-
Sussulto:
non mi ero accorta che lui fosse davanti al bancone!
-Ehm… Ciao, Paul.-
-C-come va?-
-Oh,
beh, un po’ stanca ma tutto sommato è ok. Tu? Tutto bene?-
-Sìsì, tutto molto… molto bene.-
-Oh,
bene, ne sono felice.-
-Già,
anch’io.-
-Perfetto.-
Silenzio
glaciale, seguito dall’immancabile balla di sterpaglia secca, la ciliegina
sulla torta in situazioni imbarazzanti come questa.
-… è molto che non ci
si vede, vero?- si schiarisce la voce.
Fingo
di guardare l’orologio sulla parete, poi ritorno con lo sguardo a lui: -Oh, sì,
se per te il concetto di “molto” equivale a 24 ore, 17 minuti e 33 secondi.-
Ci
guardiamo per una manciata di millisecondi, per poi scoppiare a ridere come due
deficienti.
-Oddio… Per…
Per fortuna hai interrotto lo strazio, ahahaha!-
mormora, tra una risata e l’altra.
-Già, ahahaha! Tra gli argomenti che abbiamo tirato in ballo
mancava solo il meteo e poi potevamo benissimo ricevere la patente per poter
viaggiare in stato di senilità anticipata!- ribatto, facendo aumentare le sue
risate.
Dopo
cinque minuti buoni finalmente decidiamo di darci una calmata, e torniamo
(semi)seri.
-Ti
dona quel blazer.- fa lui.
Eccolo
che ricominciaaa!
-Grazie.
Io invece lo odio.-
Inclina
la testa di lato, come un gatto che ha appena visto una farfalla o chissà
cos’altro:
-Ah sì?
E allora come mai lo metti?-
-Mi
c’hanno obbligato a farlo.-
-Uh. Capito.-
Segue
ancora il solito silenzio ma, ricordandomi dell’atmosfera terribile di prima,
decido d’intervenire:
-Beh,
lo stemma credo che la dica lunga: fa parte dell’adorabilissima mise scolastica del mio liceo. Oggi sono stata
convocata d’urgenza dal Preside, il quale mi ha gentilmente invitata ad indossarlo, pena la sospensione dalle
lezioni.-
Paul
rialza lo sguardo, seguendo ogni mia singola parola.
-Trovo
che il sistema scolastico inglese sia davvero
flessibile.-
Lui
ridacchia, per poi sostenere la mia tesi: -Già; ricordo che, quando andavamo al
liceo, anche io e George non andavamo molto d’accordo con le divise. E credo
anche che John non l’abbia addirittura mai messa, ma che sia ancora sperduta
nei meandri di qualche cassetto…-
-Beati
voi che avete potuto fare i ribelli: io corro rischi grossi, quel vecchio mi
sta sempre addosso!- roteo gli occhi, facendolo ridere nuovamente.
-… e comunque sono
venuto qui per chiederti una cosa diciamo, ehm, importante. Almeno, lo è per me.-
-Uh, dimmi
pure! Sono tutta orecchie.- gli rispondo, appoggiando la testa su una mano.
-Ehm,
ecco, io… Mi chiedevo se…
Se stasera avessi qualcosa da fare, ecco.-
-Mmm, mi pare di no...-
-Ecco, allora… Ti andrebbe di uscire con me?-
Ossantissimoiddioquantocazzosonodeficiente?
Dovevi capirlo subito che ti stava per
chiedere un appuntamento, razza di cogliona al cubo che non sei altro!
E adesso che faccio?
Suvvia, a Natale siamo tutti più buoni… Ma Natale è già passato, quindi il dilemma persiste:
che cazzo faccio?
-Uh,
devo lavorare anche se è festa, però finisco prima…
Per che ora sarebbe?-
-Errr, le otto! Le otto,
credo.-
-Mmmm… Ma sì, dai! Perché
no?!-
Paul
ritorna al suo colorito naturale, che gli dona decisamente di più dell’essere
bianco come un cencio.
-Oh. Allora ci vediamo
davanti al Matchbox alle otto, ok?
Sai dov’è, vero?-
Mi
affretto ad annuire: -Certo che sì. Ora scusa, ma stai intralciando la fila: ci
sono tre clienti dietro di te che hanno tutta l’aria di volerti sbranare.-
Quest’ultima frase gliela dico sottovoce, ottenendo così l’effetto di farlo
diventare di tutti i colori.
Si
scansa e, dopo aver chiesto loro scusa per almeno una trentina di volte, si
congeda ed esce in fretta, per poi tornare a guardarmi dalla vetrina: è così
buffo e tenero che lo saluto ridendo, la mano sventolante.
Lui
ricambia comportandosi nel mio stesso modo, per poi sparire definitivamente
dalla mia vista.
Solo
ora comprendo cos’ho fatto.
Cazzo.
Ho accettato di uscire con Paul McCartney dei Beatles.
Vado contro i miei principi morali! Mi sto
rammollendo perché accetto di uscire con un ragazzo! Che per di più è uno di
quegli odiosi Beetles dei miei stivali! Quelli che
fanno quelle cazzo di canzonette con le rime “sole-cuore-amore”
e una quantità indefinita di “yeah yeah yeah” diffusi in due minuti
scarsi! E la profezia di Mitchie si è avverata, cazzoculooo!
Ho
bisogno di una camomilla.
Who are you?
Mi sto rammollendo sul serio DDD:
Nella
realtà non ci penserei su due volte ad accettare l’invito di Paul ma, si sa,
per esigenze contrattuali et artistiche si deve pur
scendere a compromessi u.u
E
comunque buondì, gente! ♥
Come vaaa? (:
Mi scuso per il capitolo striminzito ma deve
fungere da intro per un capitolo che arriverà tra
poco, che sarà divertentissimo : D
Per quanto riguarda il capitolo, posso dire
che mi pare di averci inserito solo due messaggi subliminali, se non vado
errando :3
Anyway, ora vi saluto e vi lascio scervellare, e vi attendo per il
prossimo capitolo, targato Thief (;
See ya (Y)
Bacioni,
Dazed;
YEEEEEEAAAHHHHH!
OHAI! Qui vi parla Thief/Mitchie, fufu.
Intanto che preparo una camomilla per Sara, vorrei elencare un paio di sottili
riferimenti a vari brani che mi sono assai divertita a inserire nel precedente
delirante capitolone, visto che, anche se non tanti,
c'erano.
Il Magic Bus l'hanno notato tutti, no? Poi c'era l'urlo di
battaglia del biondo voiavetecapitochi, ossia “Ounheahhonhouh”. Detto cosi' non
dice niente a nessuno, ma per capire dovete andare a cercarvi il testo di Trampled Under Foot dei Led
Zeppelin su sing365. LOL. Poi c'era l'evidenterrimo It's been a hard day's night, e penso che tutti avranno capito a che si
riferisce. ^^
That's all. :3 Byehhh.
<333
Thief.