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Autore: RedMarauder    10/02/2011    7 recensioni
"Fisso la foto abbandonata li sopra: è un po’ stropicciata, per via dei mille viaggi che ha fatto in giro per casa, ma è ancora bellissima. Non l’aveva più lasciata: se la portava ovunque, in cucina, in salotto, sul comodino mentre dormiva.
Spesso mi fermavo a spiarla: la guardava sempre, si perdeva a disegnare con le dita sull’immagine finti cerchi intorno ai visi. Come se volesse accarezzarli."
sono tornata alla carica con una storia mooolto sentimentale, un pò triste all'inizio, ma tanto tanto romantica!
pariting--> JISBON!
Buona lettura
Giada:)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 8- INTO THE FIRE OF LOVE
 
 
 
Jane
 
 
Il gracchiare fastidioso della sveglia mi riporta alla realtà, rapendomi da un profondo e perfetto sonno.
Strizzo gli occhi infastidito e sento il movimento di un braccio che mi oltrepassa e spegne quella maledetta sveglia.
Dopo un secondo mi rendo conto di dove sono e soprattutto con chi. Stanotte ho dormito con lei, per sua volontà. È stata una notte tranquilla e bellissima, forse per la presenza del suo corpo accanto al mio.
Apro gli occhi cercando di mettere a fuoco le immagini.
“Buongiorno” mi saluta lei con un sorriso tenero, riappoggiando la testa sul cuscino.
Ricambio il sorriso guardandola negli occhi “Buongiorno”.
La accarezzo lentamente una guancia.
“Dormito bene?” mi chiede.
“Divinamente, l’unica pecca è stata la sveglia! Ha un suono terribile” ammetto.
Lei alza gli occhi al cielo ridendo “Non è vero! è il suono giusto per costringerti ad alzarti!”
“Appunto!” ribadisco con un sorriso.
In quel momento mi rendo conto che abbiamo dormito sopra le coperte e con i vestiti di ieri sera. Sorrido fra me.
“Perché sorridi?” mi chiede curiosa.
“Pensieri di passaggio, niente di che” rispondo sul vago.
Lei mi fissa un po’ perplessa poi si alza, scendendo dal letto.
“Vado a svegliare Alice” mi dice prima di uscire dalla stanza.
Lentamente e con pochissima voglia mi alzo dal letto. Vado verso l’armadio e apro uno sportello  che Teresa mi ha lasciato per la mia roba. È stato molto carino da parte sua decidere di ospitarmi qui.
Mentre mi trascino sbadigliando sotto la doccia un pensiero mi fa tremare lo stomaco.
Praticamente è come se vivessimo insieme. Con la sola differenza che, tecnicamente, non stiamo insieme.
Scuoto la testa sotto il getto freddo per svegliarmi. Sembra una situazione quasi inverosimile, eppure è così.
In quel momento ho un’illuminazione. Sorrido fra me, fiero della mia idea.
So come regalarle qualcosa di speciale, e come riconquistarla veramente.
 
Quando scendo disotto Alice sta bevendo la sua tazza di latte e Teresa vola di sopra a prepararsi.
“Buongiorno mostriciattolo!” saluto mia figlia dandole un grosso bacio sulla guancia.
Lei mi sorride stringendomi le braccia intorno al collo.
“Buongiorno!” mi risponde “Oggi mi porti tu all’asilo?” chiede riprendendo a bere il suo latte.
“Si, la mamma deve andare al lavoro. Oggi pomeriggio invece starai con Anna” le rispondo.
“Ok” mi sorride e scende dalla sedia, poi sale in camera sua per prepararsi.
Preparo la mia tazza di thè e comincio a berla tranquillo appoggiato al bancone. Quando Teresa arriva me la toglie dalle mani.
“Ehi!” esclamo.
“Siamo in ritardo, muoviti!” mi spiega, mi tira per mano e mi porta fuori di casa dove ci aspetta Alice.
“E la mia tazza di thè?” mi lamento.
“Potevi sbrigarti prima. Ci hai messo un’eternità a prepararti!” risponde lei fulminandomi.
Saliamo tutti e tre nella stessa macchina.
“Portiamo Alice all’asilo insieme poi andiamo al CBI” mi spiega lei vedendo la mia espressione perplessa.
Mette in moto e parte verso l’asilo, mentre Alice sorride contenta di andarci con entrambi i genitori.
 
Quando arriviamo al CBI Teresa vola nell’ufficio di Hightower, che a quanto pare la aspettava per una riunione con un procuratore e io approfitto della sua assenza per mettere in atto il suo piano.
“Grace?” la chiamo sedendomi vicino a lei alla sua scrivania.
“Ciao Jane!” mi saluta.
“Ho bisogno di un favore!” le dico sorridendo.
Lei mi squadra per un attimo, cercando di capire che cosa ho in mente. Le spiego tutto, chiedendole il piccolo favore di cui ho bisogno.
Lei acconsente sorridendo e si rimette al lavoro.
Mi alzo sorridendo e vado nell’ufficio di Teresa per  aspettarla.
Non vedo l’ora che sia stasera!
 
 
Dopo circa un’ora Teresa torna in ufficio. La accolgo con un sorriso alzandomi dal divano.
“Tutto bene?” le chiedo quando mi rivolge un sorriso stanco.
“Quel procuratore è un idiota!” esclama infastidita.
Sorrido e la prendo per mano, sedendomi con lei sul divano.
“L’hai sempre saputo, non pensarci ora!” le sorrido dolcemente accarezzandole la mano.
Lei mi sorride poi torna a fissare il pavimento.
“Devo andare!” esclamo alzandomi. Lei mi fissa leggermente perplessa.
“Dove vai?” chiede curiosa.
“Devo sbrigare alcune faccende” rispondo rimanendo sul vago, mentre lei si alza e si piazza di fronte a me.
“Quali faccende?” chiede perplessa.
“Spiacente, è top secret!” sorrido ammiccante.
Lei mi fissa ancora perplessa e incuriosita.
“Ci vediamo più tardi” le dico, poi la afferrò velocemente per la vita, la stringo a me e le poso un piccolo e leggero bacio sulle labbra.
Vorrei poter cedere alla tentazione di baciarla, ma resto impassibile, come mi ero ripromesso, e mi allontano subito. Con grandissima difficoltà, ovviamente!
Lei è rimasta pressoché immobile, con le guance rosse e gli occhi lucidi e confusi.
“Tieniti pronta per..diciamo per le sette!” esclamo sorridendole.
“Pronta per cosa?” chiede lei riprendendosi un po’ dal suo stato semi-catatonico.
“Top Secret!” ripeto fingendo di cucirmi la bocca.
Le sorrido e sparisco fuori dal suo ufficio, lasciandola lì, un po’ confusa, un po’ emozionata.
 
 
Teresa
 
 
Rimango a guardare la porta del mio ufficio, sono molto confusa e anche molto emozionata. Le gambe mi tremano. Mi ha baciata.
Non è stato un bacio proprio classificabile nella lista dei più lunghi e passionali, ma comunque era un bacio.
Tenermi pronta? Pronta per cosa? Che diavolo sta combinando?
 
 
Sono le 18 e io sto ancora lavorando al computer. Di Jane neanche l’ombra.
In quel momento entra Grace che rimane in piedi vicino alla porta sorridente.
“Teresa vado a prenderla io Alice!” mi annuncia con un sorriso.
La guardo basita e perplessa “Perché?”
Lei alza le spalle “Non lo so, istruzioni di Jane. Devo passare a prendere Alice, e tu devi rimanere qui ad aspettarlo” mi spiega senza riuscire a trattenere un sorriso furbo.
“Mi stai nascondendo qualcosa?” chiedo sospettosa.
“Potrebbe essere!” resta sul vago e mi sorride “Io vado..be..a domani!” mi saluta veloce con la mano e sparisce dal mio ufficio.
Ma che sta succedendo?
 
Sono le 18:40. Jane ancora non si è fatto vedere.
Sospiro spegnendo il computer. Mi alzo per sgranchirmi le gambe, e per l’ennesima volta qualcuno bussa alla porta dell’ufficio.
“Avanti” dico sospirando. Chissà ora che succederà!
Tommy, il guardiano, entra timido nel mio ufficio.
“Agente Lisbon, non voglio disturbare, ma ho un pacco da consegnarle” mi sorride timidamente, avvicinandosi alla mia scrivania.
“Un pacco?” chiedo sorpresa, prendendo la scatola bianca fra le mani.
“Si, il signor Jane me l’ha lasciato intorno alle 16, ma mi ha detto di consegnarglielo solo alle 18:45” spiega, cercando forse di giustificarsi in anticipo. Sa cosa succede ogni volta che Jane fa qualcosa al di fuori dei miei schemi.
“Grazie Tommy, sei stato davvero carino!” lo rassicuro con un sorriso.
Lui mi saluta ed esce dal mio ufficio.
Mi lascio cadere sul mio divano e sfilo il fiocco argenteo dal pacco. Sollevo il coperchio, e il contenuto mi lascia ancora più confusa e sorpresa di prima.
Nel pacco c’è un qualcosa di stoffa nera, sul fondo, e sopra sono appoggiati  un navigatore GPS e una lettera.
Indovinando di dover leggere prima la lettera, afferro la busta e la apro.
 
Non fare quella faccia, lo so che non indovinerai mai cosa sto facendo!
Ragion per cui ti ho lasciato un GPS pronto all’uso. Ora ti dirò quello che devi fare: indossa il vestito, accendi il GPS e posizionalo in macchina.
È già installato sulla meta che devi seguire, quindi non modificare niente.
Ti aspetto qui!
 
 
Rileggo la lettera tre volte. Che diavolo sta combinando?
Sono confusa, ma improvvisamente entusiasta per quella sorpresa inaspettata. Poi un pensiero mi attraversa.
Alice!
Riprendo la lettera e mi accorgo di una scritta nel retro
 
Alice è da Grace, non agitarti! È tutto sotto controllo!
 
Sospiro sollevata. Poso la lettera affianco a me, sposto il GPS e sollevo il vestito nero.
È un vestito leggero, molto semplice e anche molto bello, con le spalline sottili e la gonna larga. Sembra anche abbastanza corto, a prima vista.
Mi alzo, corro nel bagno dell’ufficio e mi cambio subito, desiderosa di scoprire il prima possibile cosa sta succedendo.
Esco dalla toilette e mi osservo nel grande specchio sopra i lavandini: il vestito mi cade leggero sulla pelle e arriva fino a  metà coscia. Mi vanto con me stessa e mi dico che sto veramente bene.
Esco dal bagno e corro  a prendere tutto quello che mi serve dall’ufficio.
Salgo in macchina osservandomi perplessa: sono  vestita elegante e ho le scarpe da tennis.
Accendo il GPS. Con un bip lo schermo si illumina. Avvio la mappa preinstallata e resto a guardarlo.
La prima indicazione dice di procedere in direzione sud. Lo appoggio sul cruscotto e parto, curiosa di scoprire la mia meta.
Mentre guido vedo sullo schermo del GPS la nota “destinazione Folsom Lake”.
Folsom Lake? Che ci fa Jane laggiù?
Continuo a guidare, seguendo le indicazioni.
Dopo circa venti minuti il GPS mi dice di svoltare a sinistra in direzione Folsom.
Passo dall’autostrada ad una strada provinciale. Percorro la strada indicata per altri dieci minuti, poi ricevo la nuova indicazione. Obbedisco e svolto a destra su  Natoma Street.
Proseguo ancora mentre intravedo il cartello di Folsom Point, una piccola riserva naturale che dà sul lago, aperta al pubblico.
Prendo la terza a sinistra e arrivo, infatti, in un piccolo parcheggio della riserva. Fermo l’auto proprio davanti ai cancelli di legno della riserva.
Un uomo alto e con i capelli bianchi mi saluta quando scendo dall’auto.
“Lei è  Teresa vero?” mi chiede sorridendo.
Io rimango leggermente sorpresa “Si, sono io” rispondo imbarazzata.
“Salve sono Bryan, il guardiano della riserva!” allunga la mano per presentarsi e io ricambio la sua stretta forte e sicura.
“Il signor Jane mi ha detto di accompagnarla fino a metà strada, c’è un sentiero nel bosco da percorrere” mi spiega sorridendomi e facendo segno di seguirlo.
Mi incammino assieme al simpatico guardiano lungo il sentiero buio. Se non fossi con lui probabilmente ora starei tremando. Non mi piacciono i boschi di notte.
“Lei è la sua fidanzata?” mi chiede Bryan per fare conversazione.
Sorrido imbarazzata “Tecnicamente no..” esito “è una storia complicata” concludo.
“Deve amarla molto se le ha preparato tutto questo!” afferma il guardiano con un sorriso.
“Già” sorrido timida “è il padre di mia figlia” spiego a beneficio delle sue teorie.
“Capisco!” annuisce.
Il guardiano si ferma sul sentiero.
“Siamo arrivati” mi sorride incoraggiante e tira fuori dalla tasca una sciarpa nera.
Il guardiano mi guarda arrossendo “Mi scusi se mi permetto Teresa, ma devo bendarla”
Io sgrano gli occhi “Perché?” chiedo impaurita.
“Non si preoccupi, non la lascio sola al buio, in mezzo al bosco” mi sorride incoraggiante mentre si avvicina.
Annuisco e resto immobile mentre mi lega la sciarpa intorno agli occhi. La vista si oscura e io cerco con la mano il guardiano che mi conduce attento a non farmi inciampare verso sinistra. Sento un albero sfiorarmi la schiena a rabbrividisco.
“Aspetti qui!” si raccomanda il guardiano.
 Dove vuole che vada? Sono bendata!
“Grazie” mi sento di ringraziarlo, per tutto quello che sta facendo anche se non so cos’è.
“Si figuri!” risponde lui e sento un sorriso nella sua voce “quel Patrick Jane è un uomo fortunato!” esclama.
Sorrido fra me mentre sento i suoi passi allontanarsi. Sto per protestare e per impaurirmi, ma improvvisamente sento una mano sulla mia spalla. Sussulto sorpresa.
“Aspetti qualcuno?” sussurra la sua voce al mio orecchio, calda e suadente.
“Un uomo biondo, riccio e con gli occhi azzurri, l’hai visto passare per caso?” chiedo sorridendo, lanciando il gioco.
“Io no, e tu?” chiede lui divertito.
“Mi hanno bendata!” alzo le spalle e le mani in segno di resa.
“Capisco! Allora lascia che ti conduca io” mi dice all’orecchio prendendomi per mano.
La sua mano mi tiene la spalla, mentre l’altra è posata sul fianco, resta dietro di me e mi conduce in avanti, sempre sullo stesso sentiero di prima presumo.
Respiro l’aria intorno a me e sento l’odore di abeti e terra umida. Mi concentro sui suoni e ascolto il fruscio delle cime degli alberi, scosse dal vento, e un rumore in sottofondo cattura la mai attenzione. È il rumore di onde leggere, quelle del lago.
Sotto i miei piedi il suolo cambia, passando dalle rocce e radici dure del sentiero, a una consistenza morbida e friabile.
“Sfilati le scarpe” mi sussurra all’orecchio, come se fosse un segreto.
Automaticamente rispondo all’ordine, sfilando le scarpe da ginnastica e aiutandomi con la mano.
“A proposito sei bellissima!” mi confessa con la sua voce calda e sorridente. Posso sentire il suo sorriso anche ad occhi chiusi.
“Grazie! Vorrei poter dire lo stesso di te se ti vedessi!” sorrido.
“Un attimo di pazienza!” esclama divertito.
Quando appoggio i piedi nudi per terra sento finalmente cosa c’è sotto di me: sabbia.
È morbida e fresca sotto i miei piedi.
“Vieni!” mi dice Jane tirandomi per mano e riportandomi alla realtà. Mi conduce lentamente lungo la spiaggia, sento il rumore dell’acqua farsi più vicino.
A un certo punto ci fermiamo. Jane mi sistema davanti a..qualunque cosa ci sia davanti a me.
Scioglie lentamente il laccio della mia benda e poi la lascia cadere a terra.
Quello che i miei occhi vedono mi paralizza dall’emozione. Sorrido, cercando di potermi esprimere in qualche modo, ma non ci riesco. Il martellare frenetico del cuore mi impedisce di parlare e quasi di respirare.
“Allora ti piace?” mi chiede lui all’orecchio, con un sorriso.
Il mio sorriso si allarga: davanti a me c’è un piccolo tavolo rotondo, coperto da una tovaglia bianca. Sopra la tovaglia ci sono delle candele bianche accese, un secchio con una bottiglia, dei bicchieri luccicanti e dei piatti coperti. Tutto intorno al tavolo e alle sedie un cerchio di candele illumina la sabbia, facendola brillare.
La luna si riflette sull’acqua immobile del lago, e delle piccolissime onde si infrangono sui sassi lucenti a pochi centimetri dal tavolo.
“è bellissimo” sussurro sorridendo, incapace di dire altro.
“Lo so, sono bravo quando mi impegno!” si vanta scherzando.
Sono talmente rapita da quel momento che non mi preoccupo nemmeno di rispondere alle sue solite battute egocentriche.
Mi volto verso di lui e ci ritroviamo occhi negli occhi.
Sarà la luna, l’atmosfera o sarà la luce delle candele, ma io suoi occhi mi sembrano ancora più azzurri e profondi del solito.
“Volevo regalarti una serata speciale” mi spiega con un sorriso dolce.
Ricambio il sorriso “Ammetto che ci sei riuscito!” rispondo.
Ci sorridiamo, restando in silenzio per qualche secondo ad ascoltare lo scrosciare delle onde sulla spiaggia.
“Vieni, accomodati” mi dice lui riprendendo parola. Mi conduce per la mano fino alla mia sedia e la scosta per farmi sedere. Anche lui è a piedi nudi come me e indossa solo la camicia, senza giacca né gilet.
Sorrido della sua galanteria. Fa il giro del tavolo e si siede di fronte a me, sorridendo.
“Ammetto che il menu è un po’ scarso, ma non è facile cucinare nella minuscola cucina del guardiano e nello stesso tempo sistemare il tavolo!” confessa sorridendo sornione.
Sorrido “Povero guardiano! Ha dovuto sopportarti tutto il giorno!” scherzo.
Lui sorride sollevando il coperchio da i nostri piatti.
“è vero, ma credo si sia divertito molto!” ammette.
“Come hai fatto?” chiedo guardandolo con ammirazione.
“è facile, basta far rosolare la carne con la paprika dolce!” risponde convinto.
“intendevo ad organizzare tutto questo!” puntualizzo sorridendo e alzando le sopracciglia divertita.
“Ah, giusto!” mi sorride “be vecchie conoscenze se devo essere sincero. Venivamo spesso da queste parti quando ero ragazzino, per le fiere della zona. Il guardiano è il fratello di quello che c’era allora. Gli ho chiesto questo favore e lui ha acconsentito”
“Ma tecnicamente noi non potremmo stare qui, giusto?” chiedo per esserne sicura.
“Ma siamo qui, quindi problema risolto!” risponde sviandomi come sempre.
Sorrido scuotendo la testa “il concetto “Spirito della legge” è una cosa che non ti entrerà mai in testa! Ma la cosa non mi dispiace!” ammetto guardandolo negli occhi.
Lui mi sorride radioso “Lo immaginavo!”
 “Quindi era tutto architettato?” chiedo senza riuscire a togliermi il sorriso ebete e radioso dalla faccia.
“Esatto, tutto alle tue spalle! E ha funzionato!” sorride fiero di se stesso.
“Presumo anche, che Alice sia al sicuro”
“è da Grace, tranquilla. Ha deciso di farci questo favore e di tenere Alice per una notte!” risponde, chinando la testa sul suo piatto per mangiare.
In quel momento un leggero nodo si forma nel mio stomaco, bloccando subito l’impulso di ingoiare il boccone di carne che stavo masticando.
Per una notte..
Ripensandoci ancora il nodo allo stomaco si stringe e il cuore sussulta. Una notte soli, lontano da nostra figlia, dalla città, dal lavoro. Lontano da tutto.
Oh cielo..
Sospiro ingoiando finalmente la carne e prendendo un sorso d’acqua dal mio bicchiere.
“Champagne?” mi chiede Patrick prendendo la bottiglia dal cestello.
“Si grazie!” rispondo con un sorriso. La tensione di prima scompare improvvisamente, ma qualcosa mi fa pensare che di lì a poco la sentirò comparire di nuovo..
 
Eppure non ricompare. La serata scorre come se l’avessi già vissuta. Tutto è talmente perfetto che niente ha il potere di spaventarmi o innervosirmi. È tutto così reale e magnifico che mi perdo completamente: il resto del mondo non esiste, ma esiste solo quel lago, quella nostra fetta di spiaggia e lui, con i suoi occhi azzurri che mi fissano, con il suo sorriso che illumina più del fuoco delle candele e con la sua voce che risuona perfetta nell’aria.
Parliamo tranquilli, seduti al nostro piccolo tavolo bianco, tenendoci la mano. Il suo pollice accarezza il dorso della mia mano, lasciando un traccia vivida e calda sulla pelle.
Ridiamo insieme dopo che gli ho raccontato l’ennesimo episodio con Alice come protagonista.
“Mi sono perso così tanto” ammette con amarezza abbassando lo sguardo.
“Ma stai recuperando!” sorrido incoraggiante, stringendogli la mano. Lui rialza lo sguardo e mi sorride tranquillo.
“Lo devo solo a te” mi sorride dolcemente, continuando ad accarezzarmi la mano.
“Faccio del mio meglio!” scherzo sorridendogli.
Giro lo sguardo verso il lago e la brezza leggera sposta i capelli dalla mia spalla. Il paesaggio è veramente fantastico. È buio, ma la luce della luna illumina la superficie dell’acqua creando uno specchio brillante. Le sagome nere delle montagne e degli alberi attorno al lago si stagliano contro il cielo rischiarato dalla luna. Ogni cosa è scura e allo stesso tempo illuminata, da quella debole e fioca luce bianca.
“A cosa stai pensando?” mi chiede con un sorriso.
Mi volto a guardarlo sorridendo “Credo sia la prima volta che me lo chiedi e non anticipi tu la risposta”
Patrick sorride abbassando lo sguardo, poi torna sui miei occhi.
“Stavo pensando a quattro anni fa” rispondo sincera “non fraintendere, non pensavo a tutto quello che è successo” spiego anticipandolo “ma pensavo a cosa sarebbe successo se non te ne fossi andato. E in un certo senso, ho capito che sarei stata comunque felice. Sono felice, ora, che sei qui e sarei stata felice se tu non fossi partito. Prima non potevo saperlo, ma ora che lo so, che sei tornato e che siamo finalmente insieme, il dolore sembra soltanto uno stupido ricordo. Non importa come sia andata, comunque, per ogni strada possibile, il finale sarebbe sempre stato quello!” concludo sorridendo.
Patrick mi fissa sorpreso e colpito dal mio discorso. Si alza dal tavolo e io lo seguo, continuando a tenere la mano nella sua. Guarda verso il lago e la luce della luna fa brillare i suoi occhi azzurri. La brezza scompiglia i suoi ricci biondi.
“Peccato che la strada che ho percorso si stata quella più dolorosa per te” ammette con un sorriso.
“è stata la più dolorosa anche per te” commento ricambiando il sorriso.
“Naa, io non conto, sei tu quella importante!” esclama sorridendo.
Rido e alzo gli occhi al cielo “Il punto è che ora siamo insieme. Se le cose fossero andate diversamente, nessuno può sapere cosa ci sarebbe successo. Magari oggi non saremmo così felici, o..innamorati” ammetto con una nuova luce negli occhi e nella voce “forse sarebbe accaduto qualcosa che ci avrebbe separati, o forse sto parlando a vuoto e mi sto sbagliando, ma quello che conta è come siamo oggi. Siamo i genitori di una bambina straordinaria, e non importa che strada abbiamo percorso per ottenere la nostra felicità, ciò che conta è che l’abbiamo ottenuta”
Patrick si gira verso di me, ritrovandosi a pochi centimetri da me, lo sguardo concentrato sui miei occhi.
“E forse è vero” continuo “abbiamo sofferto. Ma ciò che abbiamo riavuto indietro è molto più importante di qualunque dolore. E  si” ammetto con un sorriso, arrossendo “si, sono ancora innamorata di te. Forse perché una parte sana del mio cuore non ha mai smesso di amarti. Forse perché ritrovavo in Alice ogni cosa,  e vedevo te in ogni parte di lei. O forse perché non ho mai smesso di credere che saresti tornato, nemmeno quando negavo di sperarci ancora. Ti amo e per me vale molto più di tutto quello che è successo. Ti amo molto  più di quanto ti amassi allora, perché ora so cosa vuol dire perderti. E sono pronta a rischiare qualunque cosa pur di non perderti mai più” confesso tutto d’un fiato con il sorriso che non riesco più a togliermi dalla faccia.
Sarà una mia impressione, ma credo che la distanza fra noi sia sempre più insignificante. 
La sua mano si alza verso la mia guancia e la accarezza piano. I suoi occhi non si separano dai miei, come se fosse impossibile, per lui, distogliere lo sguardo. Il mio cuore continua la  martellante corsa che mi ha accompagnata per tutta la serata. 
È quell’istante ciò di cui avevo bisogno: quell’intenso istante in cui osservo i suoi occhi azzurri e la mia bocca, così vicina alla sua, sente il bisogno di avvicinarsi, di annullare quella distanza  e di raggiungere le sue labbra.
Ma non lo faccio. Lascio scorrere quell’istante in cui siamo sospesi fra due momenti diversi: due persone che si guardano negli occhi e due persone che si baciano.
Lascio che il tempo scorra, continuando a guardarlo negli occhi, trovando nei suoi, e  nel riflesso dei miei, una nuova e più intensa luce, forse più intensa di quella della luna.
“Ho lasciato Patrick Jane senza parole” sussurro vicino alle sue labbra.
Lui sorride dolcemente “Dammi un minuto e le ritrovo” sussurra scherzando.
Poi quell’istante passa. La sua magia non si spegne, ma cambia e questa volta diventa la magia del bacio.
Una magia che non sentivo da tempo. Non era il bisogno di una qualsiasi, ma di quella magia, quella che può essere solo sua.
Può essere solo delle sue labbra quel sapore dolce che ritrovo sulle mie. Può essere solo della sua pelle quel profumo inebriante.
Può essere solo suo il respiro che si unisce al mio. Perché non esiste niente di più dolce come la realtà. La realtà è molto più inebriante e dolce del ricordo.
Il ricordo non vale niente rispetto a quel bacio.
Il ricordo non vale niente rispetto alle sue mani che mi accarezzano la schiena. Non vale niente rispetto alle sue labbra che cercano la mia pelle. Non vale niente rispetto ai suoi occhi che cercano i miei, pieni di passione, desiderio e amore.
Niente vale quanto la vera realtà. E tutti quei ricordi a cui mi ero aggrappata scompaiono per lasciare libera la mente di riviverli ora.
Mi lascio scivolare fra le sue braccia sulla sabbia fresca. Le sue mani percorrono ogni centimetro della mia pelle, che diventa calda al loro passaggio.
La mia bocca continua a cercare la sua perché non può fare a meno di quel bacio. Mi lascio cullare dal suo sguardo e dalle sue mani, lasciando il cuore a briglia sciolta, libero di esplodermi nel petto.
“Ti amo” sussurra al mio orecchio.
“Ti amo anche io” rispondo con un sorriso.
Conta solo questo per me. Non esistono ricordi e non esiste un passato. Esiste solo l’amore che sento e che  voglio continuare a provare.
Cerco di nuovo la sua bocca e mi stringo forte al suo corpo.
Facciamo l’amore stesi sulla sabbia, con la luna e le stelle riflesse sul lago, a farci da sfondo.
 
 
Quando riapro gli occhi è ancora buio, ma la luna si è spostata nel cielo.
Un soffio di brezza mi fa rabbrividire e forma la pelle d’oca sulla mia schiena. La mia pelle non tocca la sabbia, perché, quella che prima era la tovaglia, ora è il nostro materasso, per così dire. Le candele attorno a noi si sono spente per il vento e la notte è ancora più scura e limpida.
Sono rannicchiata fra le sue braccia, con la tesa appoggiata sul suo braccio.
“Hai freddo?” mi chiede accarezzandomi la schiena.
“Solo un po’” rispondo alzando il viso per guardarlo.
Ci ritroviamo talmente vicini che non resisto alla tentazione di baciarlo. La sua lingua accarezza la mia in una danza dolce e sensuale.
“Aspetta” mi dice Patrick, girandosi dall’altra parte e recuperando la sua camicia.
“Mettiti questa”  dice porgendomela con un sorriso.
“Grazie” gli sorrido anche io e infilo la camicia, decisamente sproporzionata al mio corpo, ma molto comoda. Il suo profumo mi invade subito le narici, inebriandomi.
Mentre finisco di allacciarla, Patrick allunga un braccio sotto il tavolino, dove noto solo ora una coperta azzurra, piegata.
“Avevi una coperta e la tiri fuori solo ora?” chiede stupita, mentre allaccio l’ultimo bottone della camicia.
“Me ne ero dimenticato. Ero piuttosto distratto, avevo altro a cui pensare!” si giustifica sorridendo sornione, mentre stende la coperta su di noi.
Torno sorridendo fra le sue braccia, ma rimango sollevata per guardarlo negli occhi.
“Se vuoi posso distrarti ancora” sussurro, sorridendo maliziosa.
“Sembra promettere bene” mi sorride malizioso.
Rido mentre mi chino a baciarlo, scivolando di nuovo fra le sue braccia.
 
 
Jane
 
 
Quando riapro gli occhi vengo colpito da un fioco raggio di sole che sbuca da dietro una delle montagne attorno a noi.
È l’alba, il sole non ha nemmeno superato la linea del basso orizzonte, e il cielo più lontano è chiaro, ma ancora pieno di stelle.
Teresa dorme e respira tranquilla fra le mie braccia. Richiudo gli occhi sorridendo e accarezzandole i capelli, mentre ripenso alla notte passata insieme.
Il ricordo che avevo delle sue labbra, del suo corpo e delle sue mani non era niente in confronto alla realtà.
Riaverla fra le mie braccia è stata la cosa più straordinaria che potessi provare, e il mio cuore non ha ancora smesso di martellare ossessivamente da ieri sera.
Avvicino le labbra al suo orecchio e lo sfioro, scendendo lentamente, fino a baciarle il collo per svegliarla.
Lei strizza gli occhi prima infastidita, poi lentamente li apre, mentre un sorriso si allarga sulle sue labbra. Si gira verso di me con i suoi occhi verdi lucidi e svegli, e mi sorride.
“Buongiorno”
“Buongiorno” le rispondo chinandomi per baciarla.
“Dobbiamo andarcene vero?” mi chiede un po’ triste.
Sorrido “è l’alba, significa che se ci sbrighiamo saremo a casa per le 7. C’è qualcuno a casa di Grace che ci aspetta prima delle 8” rispondo.
Lei sorride, e nei suoi occhi vedo la lotta fra la voglia di rimanere qui con me e la voglia di riabbracciare la sua bambina.
“Non guardarmi così!” mi rimprovera sorridendo.
“Così come?” mi fingo indifferente.
“Come ogni volta che cerchi di guardarmi nella testa! Cos’hai trovato?” mi chiede sempre sorridendo.
“Tante cose” vagheggio dandole un altro bacio.
Ci sorridiamo ancora, poi lentamente ci alziamo dal nostro accampamento improvvisato. Teresa ha ancora addosso la mia camicia.
“Alice ci aspetta” mi dice sorridendo mentre si alza a recuperare i vestiti sparsi intorno a noi.
“Posso riavere la mia camicia?” le chiedo malizioso alzandomi e abbracciandola.
“Dipende, cosa mi dai tu in cambio?” mi chiede sfidandomi.
Sorrido beffardo, con la mia migliore espressione maliziosa, ma lei mi blocca prima che io possa aprire bocca.
“No, non c’è tempo” sorride slacciandosi la camicia “Per questa volta ti è andata bene”
“Mi è andata male, vorrai dire” commento deluso prendendo la camicia.
“Guarda il lato positivo” mi dice mentre si infila il vestito nero “Hai riavuto la tua camicia” mi sorride, si avvicina e mi bacia dolcemente.
“Evviva” dico senza entusiasmo, facendola ridere.
Finiamo di sistemare la spiaggia, fermandoci di tanto in tanto per un bacio o una carezza un po’ troppo lunga, e carichi di roba torniamo verso le auto.
Dalla finestra della casetta il guardiano ci saluta con la mano. Lo salutiamo sorridenti e saliamo ognuno sulla sua macchina per tornare a Sacramento, dalla nostra bambina.
Per quanto sembrasse infinita, la notte è terminata e ora dobbiamo tornare alla realtà. Una realtà in cui, però, saremo insieme!
 
 
 
 
Dice l’autrice:
Total Romantijisbon (termine coniato tipo..adesso!..per indicare momenti smielati e carichi di dolce passione della nostra coppia preferita!)
Domanda: sono riuscita a emozionarvi con questo capitolo? Finalmente l’amore ha trionfato! E ora ne vedrete gli sviluppi : )
Attendo con grandissima ansia i vostri commenti! Non vedo l’ora di sapere che ne pensate
: )
Un bacione enorme : )
Giada
 
Ps: e grazie veramente di cuore a tutti le persone che mi seguono, recensiscono e mi sostengono: siete la mia fonte di ispirazione (e  di autostima!): grazie veramente : )
  
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