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Autore: sbrilluccica    11/02/2011    1 recensioni
Teddy restò tutta la notte a guardare sua nonna, ad assisterla, mentre con la mente ripercorreva tutti i momenti trascorsi insieme.
E Teddy dovette ammetterlo, erano davvero tanti.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Tonks, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La lunga notte
 

I suoi passi, lenti e cadenzati, risuonavano nella notte.

La corsia era decisamente buia, fatta eccezione di un’unica sfera di cristallo che riusciva a illuminare a malapena lo spazio intorno ad essa.

Con un gesto secco, lanciò il bicchiere ormai vuoto nel cestino alla sua destra, e si accomodò nella stanza.

Cercando di non far rumore si avvicinò al letto.

Sotto un ammasso indefinito di coperte, sua nonna riposava placidamente, forse incurante della sua presenza.

I capelli, ormai bianchi, erano sparsi disordinati sul cuscino. Il viso, che non celava i postumi di una vita caratterizzata dalla perdita e dal dolore, sembrava di creta, pronto a sgretolarsi tra le mani al minimo contatto.

La Guaritrice di turno entrò nella stanza interrompendo le sue riflessioni.

“Signor Lupin dovrebbe tornare a casa, sono giorni che non si muove da qui” gli fece notare la donna mentre si avvicinava al letto.

“Devo essere qui quando si sveglia. Mia nonna non è molto socievole con gli estranei, e poi dopo chi la sente? Sono sicuro che se si svegliasse e non mi troverebbe qui, troverebbe la forza di alzarsi da questo letto per venirmi a maledire.

E’ una tosta mia nonna” concluse in un sussurro.

La Guaritrice sorrise intenerita dal suo comportamento e senza aggiungere altro lasciò la stanza, ormai non c’era più nulla da fare.

Lo sapeva lei, così come lo sapeva Teddy, ma accettarlo, o quella era tutta un’altra cosa.

 

Teddy restò tutta la notte a guardare sua nonna, ad assisterla, mentre con la mente ripercorreva tutti i momenti trascorsi insieme.

E Teddy dovette ammetterlo, erano davvero tanti.

Era stata sua nonna a rispondere alle sue prime domande su come funzionasse il mondo, c’era sua nonna quando compì la sua prima magia, e come dimenticare la prima volta a Diagon Alley.

Sempre lei su quella banchina ad aspettare che il treno partisse o arrivasse, a seconda dei casi.

Quella donna era tutta la sua famiglia e lui non era pronto a separarsene.

 

Erano giorni che non si schiodava da quell’ospedale, zio Harry aveva fatto in modo che nessuno lo disturbasse.

Zio Harry sapeva bene che in determinati momenti la solitudine è la nostra migliore amica.

Ci sono momenti in cui le parole “Voglio restare solo” sono giuste.

Nessuno può capirti, le parole di conforto non servono, e l’unica spalla sulla quale vuoi piangere e quella della persona per cui stai piangendo.

“Teddy”

Fu solo un sussurro, ma nel silenzio della camera a Teddy sembrò che il suo nome fosse stato urlato.

“Sono qui nonna, sono qui”

“Non devi piangere tesoro” ti dice accennando un sorriso.

Ogni parola sembra esserle costata una fatica immane.

“Come sta Victoire?” domanda serena, come se non in quel momento non vi trovaste in una squallida stanza d’ospedale, ma piuttosto nella veranda di casa a bere tè.

“Sta bene, certo ogni giorno che passa la sua somiglianza a una mongolfiera diventa imbarazzante, ma sono prudente nel non farglielo notare” l’assecondi asciugandoti una lacrima.

“Sempre saggio il mio Teddy. Sai anche tua madre diventò enorme durante la gravidanza, ma tuo padre fu meno furbo di te” ti racconta sorridente.

“Perché?” domandi curioso. E’ sempre così quando ti nominano i tuoi genitori. Che tu abbia cinque anni, dieci, venti o trenta, quando li senti nominare non puoi fare a meno di volerne sapere di più.

“Beh vedi lui glielo fece notare, e tua madre ha sempre avuto un carattere leggermente bellicoso.

Gli scagliò contro un Engorgio, un Engorgio molto potente.

Ho sempre temuto che il di dietro di tuo padre non fosse stato più lo stesso da quel giorno” conclude scoppiando a ridere.

Tu non puoi fare a meno di unirti a lei, beandoti di quel suono che seppur fioco e debole è sempre piacevole per le tue orecchie.

“Non devi temere Teddy, io sarò sempre con te. Continuerò a vegliare su di te come ho sempre fatto in questi anni, solo che lo farò da lontano” ti dice all’improvviso senza prepararti al peso di quelle parole che ti cadono addosso come mattoni.

“Come mamma e papà?” chiedi in un sussurro, sentendoti di nuovo come quel bambino di cinque anni che chiede alla nonna dove sono la sua mamma e il suo papà.

“Si” ti risponde semplicemente, mentre una lacrima solca il suo viso.

Forse anche lei sta ricordando come te.

 

La notte lentamente svanisce lasciando spazio a un nuovo giorno, un giorno che tu non avresti mai voluto accogliere.

Il sole lentamente si fa spazio illuminando Londra.

Che strano pensi, il sole a Londra non c’è mai.

E ancora una lacrima cade dai tuoi occhi mentre stringi la mano fredda di nonna Andromeda.

 

 

Questa shot deprimentissima non so da dove sia venuta fuori, so solo che non studiare mi fa male.

Spero che nonostante tutto vi piaccia, almeno un po’ s’intende.

A presto. 

  
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