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Autore: Aurora Barone    11/02/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6

 

Mi risvegliai nella grande stanza di Itou, avevo fatto un grande fosso su quel morbido letto.

Non ero mai stata su un letto così morbido, almeno per quello che ricordassi del mio passato.

Già il mio passato, mi era quasi sfuggito di mente.

Io ero stata umana, io avevo avuto una famiglia e adesso invece mi trovavo a vivere una vita priva di scopo e di senso al fianco di quel ragazzo così affascinante.

Dovevo ammetterlo era proprio bello, sopratutto quando dormiva e stretta tra le sue braccia incominciavo a sentirmi al sicuro da tutto e da tutti.

Essere un robot iniziava quasi a piacermi, ma sapevo che quella sensazione sarebbe durata poco.

Non poteva cambiare da un momento all'altro, Itou avrebbe continuato a maltrattarmi non appena si sarebbe risvegliato, così cercai di osservarlo senza fare alcun rumore.

Volevo approffittare di quel momento di quiete, per poterlo ammirare mentre era indifeso quasi come un bambino.

Le sue braccia mi impedivano di muovermi e di poter contemplare alla perfezione la sua bellezza, poi mi diedi della stupida e cercai di darmi un po' di contegno.

Non potevo lasciarmi abbindolare in questo modo da quei semplici pettorali così ben scolpiti, da quelle grandi labbra e da quel suo grande naso...e poi quegli occhi di un verde rispledente come i diamanti o come il verde di una pianura.

Interruppi i miei pensieri, dandomi della ragazzina immatura, incominciavo a sentirmi come una di quelle sciocche ragazzine che andavano dietro a qualche celebrità a cui chiedevano disperatamente l'autografo, mentre quello con un atteggiamento altezzoso rifiutava di farle l'autografo, ma loro nonostante tutto continuavano a venerarlo come un Dio.

Un Dio, i robot non avcvano un Dio e il loro padrone era da considerarsi come un Dio?

Incominciai a chiedermi se non fosse ancora tutta opera del braccialetto, doveva essere sicuramente colpa del braccialetto, se iniziavo a pensare cose così stupide su Itou.

Era bello senza ombra di dubbio, ma carratterialmente era irascibile, fastidioso e... chissà perché non mi veniva nient'altro di brutto da poter dire su di lui.

Forse perché il suo comportamento della sera precedente aveva messo in dubbio tutte le mie certezze, forse perché anche lui poteva piangere e soffrire come tutti gli altri, in fondo anche lui aveva un cuore.

Dopo un po' sentii le sue braccia allontanarsi da me, si era risvegliato.

I miei occhi castani incontrarono i suoi,rimasi incantenata dal suo sguardo.

“Dimenticati di quanto è successo ieri sera...non una parola con Sayoko e né con Yoto e con qualsiasi altra persona...mi sono spiegato?!” disse arcigno.

“D' accordo” affermai continuando a fissarlo.

“Che hai da guardare?” domandò irritandosi.

“Io niente!” affermai alzandomi dal letto.

Uscii dalla stanza, piuttosto delusa, certo lo sapevo che sarebbe tornato tutto come prima non appena si sarebbe risvegliato, però non immaginavo certo un cambiamento così repentino.

La colazione quel giorno, non fu una delle solite, i rapporti tra padre e figlio erano piuttosto tesi ed Itou non faceva altro che prestare attenzione al televisore senza degnare di uno sguardo né me né il padre.

Io non facevo altro che mangiare tutto quello che mi trovassi nelle vicinanze, mi sentivo davvero affamata come se non mangiavo da mesi.

“Echiko dovresti mangiare un po' meno, essendo un robot...devi mantenere un certo peso, altrimenti potresti avere moltissimi problemi...” disse il padre invitandomi a darmi una regolata.

“E' un pozzo senza fondo!” esclamò Itou distaccando per un attimo la sua attenzione dal televisore, poi scoppiò a ridere sotto lo sguardo incredulo del padre.

Poi spostò di nuovo la sua attenzione sul televisore tornando serio, rendendosi conto solo in quel momento di aver rivolto la parola al padre.

“Riguardo ieri forse ho un po' esagerato... ma ho detto quelle cose perché sei mio figlio e vorrei che tu...” disse il padre venendo subito interrotto da Itou.

“Vorresti che io diventassi il tuo successore...un robottaio come te, ma sai perfettamente che questo non è il mio sogno, ma il tuo!” disse Itou alzando la voce.

“Robottaio?” domandò alquanto stranito il padre.

“E' così che a scuola mi chiamano il padre del robottaio...e onestamente non ne posso più di quest'etichetta...”controbatteva Itou.

“Dovresti essere orgoglioso del lavoro di tuo padre!” si inviperii il padre.

“E di cosa? Tanto lavoro per creare questi esseri... e dimmi che funzione hanno? Che funzione ha Echiko?” disse infuriato dando un pugno sul tavolo.

Io li osservai discutere senza batter ciglio,mentre il padre gli rispondeva a gran voce “ Che funzione hanno? Sai quanti robot lavorano per la polizia, quanti robot hanno salvato un sacco di persone!Anche Echiko ti ha salvato la vita se non sbaglio!”

“Già...servono a questo...anche se loro non sono in grado di salvare se stessi...anche se poi la maggior parte delle persone ne fanno un uso illecito...” poi aggiunse “ anche se poi c'è chi se ne innamora...” lo disse lanciando chiaramente quella frecciatina al padre.

“Hai intenzione di rinfacciarmelo per tutta la vita!” esclamò il padre ormai nero dalla rabbia.

“Si! Te lo rinfaccerò finchè non la smetterai con questa storia, io non diventerò mai uno scienziato ficcatelo ben in testa!” disse Itou ringhiando dalla rabbia.

“Non sei nelle condizioni di poter imporre la tua volontà, con i pessimi voti scolastici che ti ritrovi non sei nelle condizioni né di fare lo scienziato e né di fare qualunque altra cosa...nè riparleremo il giorno in cui i tuoi voti miglioreranno!” rispose il padre con un espressione contratta, ma nonostante tutto risultò piuttosto ragionevole.

“Bene! I miei voti miglioreranno ma non per intraprendere la strada dello scienziato!” esclamò risoluto.

Non avevo alcuna intenzione di immischiarmi nella loro discussione,ma si era già fatto tardi e dovevamo andare a scuola, nonché tenessi più di tanto ad andare in quella scuola in cui tutti mi guardavano con aria di superiorità, ma la sola cosa che mi importava era vedere Yoto e Sayoko le uniche persone che mi apprezzavano.

“Si è fatto un po' tardi, dovremmo andare...” esclamai ponendo fine alla loro discussione.

Itou uscii di casa senza salutare il padre che stava salutando tutti e due con un bacio sulla guancia, ma Itou uscii subito di casa non appena il padre osò avvicinarsi a lui e così fui la sola a ricevere quel bacio.

Il padre di Itou mi parve molto triste, mi suscitò un sentimento di tenerezza, anche se capivo le ragioni di Itou, capivo che il padre non poteva costringerlo a diventare uno scienziato se non voleva, ma poteva almeno salutarlo.

Uscii di casa e glie ne dissi quattro, ok che dovevo farmi gli affari miei però in una situazione come quella mi risultò difficile farlo.

“Potevi almeno salutarlo! Pensavo che fossi sgradevole solo con me invece lo sei anche con tuo padre!”

“Fatti gli affari tuoi!” rispose per mettermi a tacere.

“Forse è vero dovrei farmi gli affari miei, però...hai detto che mi avresti accettato così per com'ero...ebbene io non sono un robot che si fa gli affari suoi!” esclamai intestardendomi.

“E va bene, ammetto di aver esagerato, forse avrei dovuto salutarlo, ma ormai che posso farci, non l' ho fatto e non posso più far nulla per porre rimedio a questa mia mancanza” rispose con indifferenza.

Non si mostrava neppure un po' dispiaciuto, aveva davvero una faccia tosta.

“Guarda che quello è tuo padre e tu lo hai ferito a morte!” gli feci notare.

“E lui non l'ha fatto con mia madre?” domandò pieno di rancore.

“Ma tuo padre non l'ha fatto intenzionalmente...” esclamai prendendo le difese del padre, non sapevo neppure perché lo stessi facendo, ma ormai ero troppo presa dalla questione per tirarmene fuori.

“E tu che ne sai?” domandò sospettoso.

“Ecco non dovrei dirtelo ma il tuo maggiordomo mi ha raccontato tutta la storia...” affermai sperando che non si arrabbiasse.

“Ah...bè è una storia ormai risaputa... ha fatto il giro in tutti i notiziari per un certo periodo, mio padre era diventato lo zimbello fra tutti gli scienziati...”

“Per quale motivo?” domandai sorpresa.

“Innamorarsi di un robot e per giunta del robot costruito da lui stesso...è una cosa troppo degradante!” disse facendosi serio.

 

I pregiudizi e i preconcetti erano all'ordine del giorno, di cosa mi sorprendevo?

Essere un robot significava portare un grande fardello: un sacco di occhiatte e sguardi negativi ed era naturale che un rapporto tra un robot ed un essere umano non venisse visto di buon occhio.

Terminò così la nostra discussione, non sapevo perché ma quella frase mi aveva fatto perdere la voglia di continuare a discutere forse perché “quel degradante” lo aveva detto con convinzione, anche lui come gli altri credeva che fosse degradante innamorarsi di un robot.

Avrei tanto voluto poter superare quella situazione, riuscire a tralasciare tutto quello che gli altri dicesserò sul mio conto solo e semplicemente perché ero un robot, ma era difficile non curarsi dell'immagine riflessa di me stessa negli occhi degli altri.

Non appena mettevo piede in quella scuola, iniziavo a sentirmi inadeguata e disorientata,anche quella mattina fu così.

Non appena io e Itou raggiungemmo il corridoio di scuola:

Sentii le compagne di Itou parlottare, stavano dicendo qualcosa di sgradevole su di me, senza curarsi più tanto se io le sentissi o meno.

“Che squaldrinella, suppongo che essere un robot della famiglia Kayashi le frutti bene! Per i suoi servigi da puttanella la ricompenseranno con tanti bei vestiti e con tanta roba di lusso...” disse una di quelle ragazze ammiccando un sorriso non appena incrociò il mio sguardo, aveva tutta l'aria di essere una provocazione.

Le altre ragazze sgnignazzarono dalle risate non appena ci viderò,Itou si mostrò del tutto estraneo alla faccenda, si comportava come se la questione non lo riguardasse affatto.

Osservai la ragazza che mi aveva appena dato della squaldrina , era la stessa ragazza che mi aveva fatto lo sgambetto il giorno precedente.

Sembrava darsi tante arie, anche se non mi sembrava neppure tanto bella, aveva quegli occhietti color fogna così minuscoli e insignificanti, poi il suo naso mi ricordavo tanto l'aproboscide di un elefante e per non parlare di quei capelli di un castano sbiadito così lunghi e artificiali, si vedeva lontano un miglio che fosserò delle exstention ed era persino più bassa di me ed era anche anoressica, sembrava un insieme di ossa in movimento.

Itou salutò quelle ragazze come se niente fosse, mentre io le guardavo con astio.

“Ciao Itoukun!” disse l'anoressica facendo la gatta morta.

Itou la guardò appena, mentre lo sguardo di lei incrociò il mio.

“C'è forse qualcosa che non va 660?” domandò lei.

Si stava divertendo a provocarmi ed io non riuscivo più a tenere i nervi saldi, la volevo fare a pezzi.

“Nulla” risposi cercando di apparire insensibile alle sue provocazioni.

Dopo se ne andò insieme alle altre sue stupide amiche,non appena se ne andò mi lasciai scappare di bocca “ Ma chi diamine si crede di essere quella lì?”

“Quella lì è la figlia di un ministro del Giappone...” mi corresse lui.

Rimasi basita dalla sua risposta,anche se ciò non la giustificava a comportarsi in quel modo.

“E comunque perché mai darmi della puttanella e poi perché ha detto che io e te...” chiesi non riuscendo a completare la frase,mi sembrava una cosa troppo imbarazzante da dire.

“Bè perché esistono persone che utilizzano i robot per sfogare le loro più assurde pervesioni...” disse evitando di incrociare il mio sguardo.

“Dovresti spiegare alla gente che tra me e te non c'è quel tipo di rapporto!” esclamai inferocita.

“Perchè mai te la prendi con me? Non è certo colpa mia!” si difese.

“Invece si...immagino che a te vada anche bene che gli altri pensino questo, per questa ragione sei rimasto in silenzio!”

“E tu allora? Non mi pare che tu abbia controbattuto!”

“Ei ciao” disse Sayoko interrompendo la nostra discussione.

Ricambiammo il saluto, poi lei ci domandò “ Di cosa discutevate con tanta vivacità?”

“Nulla!” rispose Itou per tutti e due, facendo un espressione del tipo taci o sarà peggio per te.

“Comunque perché ieri non siete venuti al karaoke? Non è stato carino darci buca senza dire nulla...” si lamentò.

“Mio padre mi ha messo in punizione per i pessimi voti ed ero troppo incazzato per dirti che non venivo...” disse Itou giustificandosi.

“Potevi almeno far venire Echiko...” dicendo tale frase scatenò l'ira funesta di Itou.

“E' il mio robot quindi se io non posso uscire non può farlo neppure lei! Chiaro?” aveva perso del tutto le staffe.

“Non fare il padrone rompipalle!” disse Sayoko mettendolo a tacere.

Dopo un po' sbucò anche Yoto che mi salutò dandomi un bacio sulla guancia, fregandosene delle occhiatacce dei ragazzi e delle ragazze che ci guardavano malamente e non tenendo neppure in considerazione l'amico.

“Perchè ieri sera non sei venuta?” domandò lui.

Sayoko rispose al posto mio “Perchè Itou è un padrone rompipalle!”

“La pianti di darmi del rompipalle...e comunque tutti i robot non possono uscire senza il loro padrone è una regola!”

“Itou questa te la sei inventata!” esclamò Yoto tirando fuori un libro grosso quanto un macigno in cui c'erano scritte le disposizioni riguardo i rapporti padrone e robot.

“E da quando ti dai a questo tipo di letture?” domandò Itou scrutandolo a fondo.

“ L'ho letto ieri sera così per semplice curiosità...” rispose Yoto incrociando lo sguardo enigmatico di Itou.

Poi suonò la campanella e salutai Yoto che era nella classe accanto la nostra, anche Itou lo salutò, poi li vidi lanciarsi delle strane occhiatte come se si stesserò dicendo qualcosa con dei semplici sguardi, però quella conversazione silenziosa e fatta di sguardi e gesti, io non la riuscivo a capire.

Entrati nell'aula, c'era una ragazza dagli occhi blu e dai capelli neri che le ricadevano sino ai piedi che si stava presentando al resto della classe.

Ehm ma quella era la ragazza che aveva attacato me e Itou e che diceva di volere qualcosa che si trovava dentro la testa di Itou.

Rimasi pietrificata non appena la vidii e l'espressione di Itou era dello stesso tipo.

“Bè sedetevi!” disse la professoressa,mentre noi rimanevamo imbambolati ad osservare la ragazza che si stava presentando.

Itou prese posto, anch'io lo feci, mentre la ragazza dagli occhi blu mi rivolse uno sguardo per nulla amichevole,mentre si stava presentando.

“Mi chiamo lydia, provengo dalla Svezia, i miei genitori si sono trasferiti da poco in Giappone per affari di lavoro!” disse con un sorriso sciocco stampato sulle labbra.

A ricreazione tutti parverò entusiasti della loro nuova compagna, non facevano altro che tartassarla di domande in modo abbastanza amichevole.

Lei rispondeva in modo cordiale, ma senza lasciar trapelare molto, parlava di se stessa in maniera piuttosto vaga.

Il padre di Itou aveva detto che doveva essere un robot impazzito, ma non vidi neppure l'ombra di un braccialetto sul suo polso.

Poi si era presentata facendo intendere che era un essere umano, infatti tutti la trattavano come tale e poi i ragazzi sembravano aver perso la testa per lei.

“E' troppo bella!” sentii tra i vari commenti, mentre le ragazze un po' invidiose ne parlarono un po' male, poi altre cercavano di far amicizia con lei,anche Sayoko le diede a parlare, le propose persino di venire con noi a pranzare.

Così ci ritrovammo a mangiare il nostro obento nel giardino di scuola con la ragazza che aveva cercato di ammazzarmi.

Itou era “entusiasta” quanto me, mentre Yoto salutò amichevolmente la nuova arrivata poi si soffermò su di me e mi diede a parlare come al solito.

Scherzando e parlando con Yoto, quasi mi dimenticai della presenza di Lydia, almeno così diceva di chiamarsi.

Dopo la scuola, non appena l'autista ci venne a prendere,ormai salita in quella limuosine che dava molto nell'occhio dissi “E' la ragazza che ha tentato di ammazzarmi!”

“Già... ci toccherà denunciarla!” esclamò Itou facendosi serio, mi parve anche molto preoccupato.

E così ci recammo verso la centrale di polizia, ma senza ottenere alcun buon risultato.

La ragazza non risultava registrata nel registro dei robot, ma risultava regolarmente registrata come essere umano, sembrava avere tutti i documenti e i certificati apposto.

Nonostante le contestazioni mie e di Itou,nessun robot poliziotto sembrava volerci dare retta.

Dicevano che era impossibile, che la ragazza dell'altra sera non poteva essere lei poiché risultava che fosse arrivata pochissime settimane fa in Giappone e che fosse stata soggetta ad ogni minimo controllo con la sua famiglia.

Dopo di ciò stavamo per dirigerci verso la macchina con aria sconfitta fino a che non notai il gattino nero che avevo visto quella mattina in cui ero scappata.

“Ei micietto!” dissi allegramente chinandomi per accarezzarlo.

“Piantala di perdere tempo e andiamo via!” esclamò Itou per nulla contento.

“Ma è adorabile!” esclamai prendendolo in braccio e avvicinandolo a Itou facendogli notare che aveva pure il suo stesso colore degli occhi.

Ma non appena lo avvicinai Itou con un espressione contrariata indietreggiò,mentre io continuavo ad avvicinarglielo, poi lo sentii starnutire più volte.

“Sono allergico ai gatti!” bofonchiò tra uno starnuto e l'altro.

Itou cominciò a dissuadermi, voleva che mettessi giù quel gatto, ma io mi ero ormai affezionata e non volevo lasciarlo lì tutto solo per strada poi era tutto sporco e il suo miagoliò sembrava un chiaro messaggio di aiuto, era affamato e infreddolito.

“Ti prego Itou portiamocelo a casa!” lo supplicai.

“Ti ha dato di volta il cervello! Io e mio padre siamo allergici ai gatti! Non possiamo tenerlo!” si mise ad urlare.

“Ti prego! Ti prego!” continuai a supplicarlo.

“No e no!” ripeteva lui.

“Ti prego mio illustrissimo padrone!” lo pregai,incominciando a ricoprirlo di tutto il rispetto che aveva sempre desiderato, finendo persino per inchinarmi a lui,mentre i passanti ci guardavano spaesati.

“Ma che stai facendo?”domandò guardandomi con un espressione sconvolta.

“E' il tuo devoto robot che te lo chiede...” dissi mettendo giù il gatto per potergli baciare con dolcezza la mano.

Il mio gesto lo aveva messo in difficoltà e poi all'improvviso lo sentii dire “Mi pentirò di quello che sto per dirti” poi aggiunse “ Va bene, l'importante è che la pianti di adorarmi in questo modo... mi fa troppo impressione!”

“Grazie!” affermai con un espressione grata e felice, senza accorgermene mi ritrovai persino ad abbracciarlo.

“Ok adesso smettila!” disse lui, cercando di nascondere il rossore impresso sul suo viso.

Dopo di ciò salii in macchina con il gattino fra le braccia,mentre Itou teneva le distanze da me e da quel gatto per evitare di starnutire.

Anche il padre non appena vide il nuovo componente della famiglia non fu affatto contento e lo sentii starnutire rumorosamente, ma a parte tenere le distanze da lui non mi intimò di mandarlo via, forse perché mi vedeva fin troppo entusiasta di quel mio nuovo amico.

Era solo un gatto, eppure per me era molto di più di questo, forse perché lui era come me, tutti lo trattavano malamente semplicemente perché era nero, per un semplice pregiudizio veniva maltrattato e per tale ragione sentivo che tra me e lui c'era una certa intesa.

E poi quegli occhi verdi erano così belli, mi ricordavano tanto quelli del mio padrone, ma quelli di Itou non potevo contemplarli con troppa insistenza perché altrimenti si sarebbe arrabbiato o avrebbe bofonchiato “Bè che hai da guardare?”,mentre quelli del gatto potevo osservarli più volte senza interruzione.

Poi pensai di dovergli dare un nome, forse avrei potuto chiamarlo “Itou” dato che i suoi occhi simili ai suoi, poi però mi diedi della stupida, come potevo dare il nome di quell'essere insopportabile al mio amato gatto, sarebbe stata una vera e propria offesa chiamarlo in quel modo.

Così pensai a qualche altro nome, poi optai per un nome che mi sembrava piuttosto carino “Miamoto”.

“Ho deciso ti chiamerò Miamoto” dissi tutta contenta,mentre stavo provvedendo a fargli il bagnetto, poi gli diedi pure da mangiare.

Per il resto mi doleva ammettere che Itou era stato gentile, aveva lasciato che tenessi il gatto, per una volta doveva riconoscere che non era poi antipatico come pensavo.

Dopo un po' mentre stavo riempiendo di coccole il mio amato gattino, l'unica fonte di conforto in quella vita priva di senso.

Vidi comparire Sayoko che mi disse “Ei, dai vieni, con me e Yoto...mangiamo qualcosa fuori...Itou non si è potuto sotrarre al mio volere e ho parlato pure con suo padre e dato che voleva far un dispetto ad Itou gli ha detto che va bene che tu esca anche senza di lui!”

Il padre di Itou era stato stranamente gentile, mi aveva pure dato dei soldi lasciandomi detto di comprarmi qualunque cosa volessi.

Ero felice all'inverosimile, finalmente incominciavo a sentirmi a mio agio, anche se mi dispiaceva lasciare Miamoto a casa.

Uscii da casa salutando Miamoto e promettendogli che sarei tornata presto a casa,mentre Sayoko guardava il gatto piuttosto sorpresa, poi mi domandò come fosse possibile che avessi un gatto e che Itou mi avesse permesso di tenerlo dato che sapeva bene dell'allergia del padre e di Itou.

“L' ho pregato così tanto e alla fine ha ceduto” gli dissi contenta.

“Sul serio?! E che cosa avresti fatto di preciso?” domandò divertita.

“Bè ho soltanto incominciato ad elogiarlo in modo esagerato” affermai tranquillamente.

“Ho capito” disse dando l'aria di una che la sapeva lunga.

Eravamo giunte verso le strade del centro, poi arrivate vicino la torre di Tokyo ci fermammo aspettando che arrivasse Yoto.

“Quell'idiota è in ritardo” sbuffò lei e poi prese un argomento che non mi piacque affatto “Allora per quella scomessa a che punto siamo?”

“Io veramente...” esclamai sentendomi a disagio.

“Bè forse a buon punto se riesci persino a convincerlo a tenere un gatto in casa...”

Dopo arrivò Yoto che pose fine a quella nostra conversazione.

Mi divertii molto, Yoto era gentile e simpatico e anche Sayoko non era da meno.

Incominciavo davvero a sentirmi finalmente bene in quella nuova vita che non mi apparteneva.

Sayoko mi consigliava sull'abbigliamento e mi costringeva a provare un mucchio di vestiti, mentre Yoto ci aspettava lagnandosi un po' e poi veniva messo a tacare da Sayoko.

Poi andammo anche a mangiare un gelato in un bar e parlammo del più e del meno, gli argomenti che toccarono furono diversi, poi non so come venne fuori dalla mia bocca il nome di Itou, non sapevo neppure perché ne stessi parlando tanto.

Ne parlavo male, ma ne parlavo sempre, era una costante nei miei discorsi tanto che me lo fecerò notare e poi Sayoko disse “Non è così terribile come credi e poi se ne parli tanto...potremmo anche pensare che in fondo ti piace..”

“Eh ma figurati! Non è assolutamente vero!” esclamai negando in modo eccessivo.

Yoto scoppiò a ridere e disse “Tranquilla Sayoko stava solo scherzando!”

“Comunque dovresti fare un po' la voce grossa con lui, oppure semplicemente fargli gli occhioni dolci e lui non saprà più cosa fare per contraddirti...”

“I saggi consigli di Sayoko sugli uomini” commentò Yoto in tono ironico.

“E comunque Echiko tu dovresti sentirti libera di fare quel che ti pare, insomma ribellati, non sopporta l'idea di vederti così remissiva con Itou!” disse Sayoko alzando la voce.

“Ma io lo faccio!” controbattei.

“Non fai abbastanza!” rispose lei.

“Dimentichi che c'è quel braccialetto che la rende comunque remissiva nei confronti di Itou...” disse Yoto prendendo le mie difese.

“Si, ma ho sentito che se il robot ha molta forza di volontà riesce a sottrarsi al controllo del braccialetto...” disse lei tirando fuori un articolo di giornale dalla sua borsa in cui lo aveva letto.

“Comunque non parliamo più di lui che mi risveglia il malumore!” esclamai volendo cambiare a tutti i costi argomento.

“Ma sei stata tu a prendere l'argomento!” contestarono nello stesso preciso momento Sayoko e Yoto.

Dopo quella giornata trascorsa allegramente mi sentivo euforica, poi avevo comprato tanti bei vestiti su consiglio di Sayoko e me li riprovai a casa canticchiando e accarezzando il mio amato Miamoto peccato che a guastarmi la festa c'era Itou che era entrato nella mia stanza senza neppure bussare.

Poi aveva aperto nel preciso momento in cui mi era tolta uno dei tanti vestiti che avevo appena comprato, quindi ero solo in intimo.

Incrociai gli occhi maniaci di Itou che mi osservavano senza distogliere lo sguardo, io in tutta risposta gli lanciai il vestito in testa per coprirgli la visuale e per mettermi in tempo record qualcosa addosso.

Non volevo che gli venisse la bella idea di utilizzarmi per soddisfare le sue bizzarre perversioni, come facevano gli altri padroni depravati di cui mi aveva parlato quella mattina.

Nel momento in cui tirai il vestito presi una scossa, ma non fu molto forte, forse il braccialetto era anche in grado di identificare gli oggetti che tiravo contro il mio padrone e quindi era in grado di capire che non era un oggetto che potesse essere lesivo.

Mi misi la prima cosa che trovai poggiata sul letto, una cannottiera e poi cercai disperatamente un paio di pantaloncini o una gonna qualunque altra cosa da mattermi sotto ma non riuscivo a trovare nulla.

Itou si era già tolto il vestito che gli copriva gli occhi e si lagnò dicendomi “Quante storie ti ho già vista nuda...” poi improvvisamente distolse lo sguardo da me.

Io ne approffittai per prendere un paio di pantaloncini dall'armadio, mentre nel frattempo gli chiedevo in tono sgarbato che cosa volesse.

“Bè ti sei divertita oggi?” domandò fingendosi quasi premuroso nei miei confronti.

“Non sono cose che ti riguardano!”mi affrettai a rispondergli.

“Bè invece si dato che sei il mio robot!”

“Spiegami qual'è il problema...”

“Mi pare di avertelo già detto...non devi far innamorare Yoto di te...”

“Ancora con questa storia!” sbuffai seccata poi mi tornarono alla mente le parole di Sayoko, diceva che dovevo farmi rispettare da lui, che dovevo ribellarmi e così iniziò la mia ribellione:

“1 NON SONO AFFARI TUOI, 2 YOTO CREDO CHE SIA GRANDE ABBASTANZA PER DECIDERE DA SOLO CON CHI FIDANZARSI E 3 E' STATA SOLO UN'USCITA TRA AMICI, C'ERA PURE SAYOKO!”

“Invece mi riguarda e come!” lo disse annullando la distanza che c'era tra di noi, poi mi strinse forte il braccio.

Mi stava facendo male, eppure nonostante mi facesse male, stavo avvertendo anche una strana sensazione piacevole che non riuscivo a capire.

Feci tacere la sensazione piacevole per ribellarmi al suo dominio e riuscii finalmente a liberarmi prendendo una violenta scossa elettrica e poi per allontanarlo da me presi il gatto tra le braccia e glie lo avvicinai, quello era il metodo più indolore che avessi per farlo andare via.

“Ecchiù! Comunque non finisce qui! Ecchiù!” disse prima di uscire dalla stanza, voleva essere minaccioso ma con quegli stranuti non lo era stato affatto, ormai avevamo un gatto che era anche un'arma che potevo usare contro di lui.

Dopo la cena che trascorse in un atmosfera di silenzio tombale, in cui non si sentiva neppure ronzare una mosca,dato che padre e figlio non si rivolserò neppure mezza parola.

Dopo di ciò il padre di Itou volle parlarmi in privato nel suo laboratorio, pensai preoccupata che volesse dirmi qualcosa di spiacevole o di grave,tipo che Miamoto doveva smammare e che non potevamo più tenerlo.

Quando aprì bocca feci un sospiro di sollievo, anche se poi pensandoci quello che mi aveva detto non era poi tanto confortante.

Voleva che sorvegliassi il figlio e che lo facessi studiare e non appena cercai di sottrarmi da quel compito dicendo di non voler essere la sua babysitter, il padre in tutta risposta mi guardò con un espressione glaciale che non ammetteva repliche tirando fuori discorsi del tipo che Itou era il mio padrone e lui era il mio creatore è che la mia vita era nelle loro mani.

“Vedi Echiko voglio ssere comprensivo con te, io ti permetterò sempre una certa indipendenza, ti permetterò di uscire da sola, se Itou rimarrà a casa. Ma tu in cambio non devi mai sottrarti alle mie richieste... devi fare l'impossibile per Itou perché lui è il tuo padrone, vedi di mettertelo bene in testa!” disse mettendomi i brividi, non sapevo il perché ma il suo tono di voce sembrava minaccioso, come se lasciasse intendere che se non lo avessi fatto di sicuro avrei fatto una brutta fine.

“Non costringermi ad essere cattivo, io voglio stabilire un buon rapporto con te! Ti potrei trattare anche come una figlia se vorrai, ma tu non devi mai andarmi contro! Io odio quando gli altri mi vanno contro! E' una cosa che non sopporto, mi innervosisce quando tutto non va secondo i miei piani...mi capisci?” disse quest'ultime parole perdendo il controllo di sé, si infuriò di colpo spaventandomi a morte.

Mi limitai ad annuire, non potevo fare altrimenti, andargli contro significava mettere a rischio la sua pazienza che era ben poca, sopratutto nei miei confronti perché ero un robot che aveva creato lui e pretendeva che io facessi tutto quello che gli chiedessi senza discutere.

Poi alla fine non era una richiesta così terribile da dover compromettere la vita pur di non portarla a termine.

Dopo di ciò filai nella mia stanza e accarezzai il mio amato micietto Miamoto, poi ripensai alla giornata appena trascorsa con Sayoko e Yoto e dopo pensai alla richiesta del signor Kayashi sarebbe stata molto dura dover seguire Itou nello studio.

Poi mi tornò in mente quella nuova compagna Lydia, il suo sguardo era malevolo e poi era la stessa che aveva attaccato me e Itou quella notte in cui c'eravamo stretti l'uno all'altro per riscaldarci.

E poi c'era quell'altra tizia figlia di un ministro che mi detestava e diceva cose poco carine sul mio conto, pensando questo cose, pensai che avrei preferito stare a casa che andare a scuola il giorno seguente.

Poi ripensai alla mia vera famiglia, loro chissà che facevano adesso, se mi stavano pensando con le lacrime al viso poiché loro non sapevano che io fossi viva, ma pensavano che Aiko la loro amata figlia fosse morta tanto tempo fa.

Avrei tanto voluto rivedere il mio papà, la mia mamma e le mie sorelle anche solo per un momento per dirgli che stavo bene e per vedere se stavano bene anche loro.

Incominciai a piangere ricordando la mia mamma che mi svegliava tutte le mattine, che mi accompagnava a scuola e che mi consolava quand' ero triste e mio padre che era sempre stato fin troppo preso dal lavoro per potermi ricoprire di attenzioni, però nonostante tutto quando avevo un problema grave lui c'era sempre. Poi c'erano le mie sorelle a cui chiedevo consigli sui ragazzi e su altre cose che non avrei mai chiesto ai miei, perché mi vergognavo ad esempio riguardo il sesso, non avrei mai preso certi argomenti con i miei genitori.

Ricordavo certe conversazioni avute con le mie sorelle, poiché mi sentivo insicura e titubante su quel punto di vista dato che non l'avevo mai fatto e avrei voluto farlo col mio ragazzo.

Già il mio ragazzo, neppure lui sapeva che ero ancora viva, avrei volito tanto rivederlo, quanto mi mancava il mio Yuki.

Yuki, i momenti con lui passavano velocemente, quando ero con lui mi sentivo così bene e in pace con il mondo, ricordai quei momenti con un sorriso malinconico.

Volevo tornare alla mia vera vita! Anche se Sayoko e Yoto mi erano simpatici, non potevo dimenticare la mia vita passata, non potevo abbandonare i miei familiari e il mio Yuki, perché dopotutto io ero Aiko e la mia vera vita era accanto al mio papà,la mia mamma, le mie sorelle e il mio Yuki e poi le mie compagne, la mia scuola e i miei insegnanti.

Dovevo escogitare un modo per poter tornare alla mia vera vita, ma il mio viso, il mio corpo avevano subito un cambiamento sconvolgente la mia famiglia non mi avrebbe riconosciuto e non mi avrebbe creduto se gli avessi raccontanto come erano andate le cose.

E poi il padre di Itou mi avrebbe fatto a pezzettini se avessi solo pensato di scappare e poi c'era quel braccialetto che me lo impediva, però c'era stata quella volta in cui ero riuscita a scappare.

Dopo un po' tutti quei pensieri finirono per mettermi sonno, così mi sdraiai sul letto e mi addormentai.

   
 
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