Laringotomia
“Quindi mi sto
ancora chiedendo cosa possa aver portato
mia figlia a prendersi una cotta per Ettore… va bene,
è un bel ragazzo, ma è
molto più grande di lei! Posso anche immaginare che si
tratti di una cosa
momentanea, ma da quando lui le ha detto che non ci potrà
mai essere niente tra
loro, o la trovo in bagno a piangere, o a strafogarsi di cioccolata, o
mi
risponde male e si chiude in camera sua sbattendo la porta!”
Sollevi gli occhi su di lui,
immobile sul divano a
guardare fisso su una mattonella del pavimento, una mano a sorreggersi
il capo.
“Riccardo, mi stai
ascoltando? Mi rendo insopportabile
quando faccio così, lo so…” ti porti
una mano ai capelli scompigliandoli dietro
la testa.
“Nooo. Solo mi fai
venire voglia di praticarti una
laringotomia seduta stante con quel coltello sopra la cucina.”
Si alza veloce in piedi,
raggiungendo la tua espressione
turbata.
Due dita di ciascuna sua
mano ti estendono la testa,
calde attorno al tuo collo e lungo la linea inferiore del volto, fino
al mento,
sorretto dai pollici.
Ti porta sulla direzione dei
suoi occhi, ma, per
mantenerla quando il tuo collo si rende disteso di fronte a lui, devi
abbassarli sin quasi a chiuderli.
“Qui” ti
graffia appena la pelle con un unghia,
tracciando con un bisturi inesistente un taglio verticale di qualche
centimetro.
Respiri, incapace di
deglutire.
O di parlare.
“Tranquilla, dopo
torno a ricucirti.”