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Autore: Electra_Gaunt    12/02/2011    3 recensioni
Ed io rimanevo in perfetto silenzio, in impeccabile immobilità.
Valevo così poco?
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Perfezione e Oscenità

Rimanevo seduta, immobile, al mio posto. Le persone che mi stavano accanto ridevano e parlavano animatamente di tutto e di niente. Si vedeva nei loro occhi che, in fondo, erano lì per pura cortesia.
Pura e semplice falsità, meschinità
Ed io rimanevo in perfetto silenzio, in impeccabile immobilità. Forse ero troppo perfetta e sfacciatamente impeccabile. Continuai ad osservare la lunga e stretta stanza, dalle pareti porpora e dal tetto molto alto, sentendomi per la prima volta schiava della civiltà in cui vivevo: dovevo sorridere per volere dei Sommi, anche se a me non andava per niente. Non riuscivo a sopportare quelle risate false e quei sorrisi banali: sentii la voglia incontrollabile di stroncare quelle esistenze. Avrei voluto farlo senza problemi, avrei voluto farlo senza che nessuno mi dicesse niente, ma non potevo realmente. Con uno scatto repentino uscii dalla sala e, percorrendo i numerosi corridoi del castello, mi rintanai nella mia stanza. Osservai la luna e il suo bagliore si rispecchiò nei miei occhi innaturalmente rossi: era così che trascorrevo le mie nottate. La osservavo immaginandomi che mi rispettasse come tutti gli umani, ma non c’erano sorrisi per me…sola repulsione e disprezzo.
Valevo così poco?
In un attimo le ringhiai contro come a volerla spaventare: le vetrate tremarono e dopo poco smisi. Nonostante ciò la terribile, incontrollabile ed infinita rabbia che provavo non cessò. Rimaneva sempre lì, come in un album di fotografie: sbiadiscono e si rovinano, ma non si cancellano mai del tutto. E sapevo che quell’immagine sarebbe rimasta lì per l’eternità. Presi un respiro profondo e inalai aria, inutilmente, cercando di calmarmi. Successe tutto all’improvviso: i miei occhi si spalancarono tingendosi di un nero oscuro e profondo.
Osceni e mostruosi…
Sembravano pozzi senza fine. Con un movimento fluido saltai dalla finestra altissima e, con innaturale equilibrio, atterrai per poi rimettermi in posizione eretta. L’odore di menta piperita mi arrivò al naso come uno schiaffo: quell’odore m’inebriava i sensi, mi annebbiava la mente…rendendomi sua schiava. Incominciai a correre e alla fine vidi il fulcro dei miei pensieri: un ragazzo che, sì e no, avrà avuto la mia stessa (apparente) età, era seduto alla base di un’imponente quercia… Gli occhi chiari rivolti al cielo, i capelli biondi frustrati dal vento …e il collo perfettamente scoperto… Con passo incerto mi avvicinai alla sua figura e lui si voltò di scatto: rimase impietrito. I suoi occhi da adolescente erano rivolti al mio viso perfetto e sapevo, fin troppo bene, che effetto faceva ai ragazzi. I suoi zaffiri continuavano ad esplorarmi il volto, cercando segni d’umanità che non riusciva a scorgere. Forse perché non ce n’erano.
“ Chi sei ….un angelo, forse? … o sei frutto della mia mente, creatura perfetta?” Io lo guardai e poi sorrisi. Mi avvicinai, mentre lui si alzava in piedi. E poi incominciai ad osservarlo meglio: era un umano bello, forte e giovane…ma era solo umano. “ Sono…. – sussurrai al suo orecchio - …il tuo incubo peggiore.”. Il mio tono era mellifluo e ipnotico. Lui rimase spiazzato. Mi dispiace, tesoro, ma scoprirai a tue spese la mia natura. Sorridendo piano, avvicinai il mio viso al suo e lo baciai: era così sconvolto che per un attimo non ricambiò, ma poi rispose a quel bacio troppo irruentemente…. Improvvisamente si accasciò a terra, preda di dolori lancinanti che non potevo vedere, perché ero io a procurarglieli…. Ero io quella che godeva delle sue urla. Ero io che sorridevo felice, mentre lui moriva dal dolore! Ero io; sempre e solo io…mi sentii rassicurata da quei suoni, così spontanei e puri, che oramai mi erano familiari. “Chi seiii???!!!!” Strillava così furiosamente da farmi ridere: era proprio buffa la sua espressione. “Sono la prima cosa che hai visto, davvero, nella tua vita….e sarò anche l’ultima” La sua agonia terminò, e con lei anche la sua vita. Quel bruciore che provavo alla gola cessò immediatamente, mentre lui ( sembrava una buffa bambola di pezza, ora!) si accasciava tra le mie braccia. In fine, mi alzai buttando il corpo privo di qualunque cosa lontano, senza pensarci troppo. Sentivo il sorriso nascermi sul volto, pallido e perfetto. Sospirai guardando il cielo tingersi di rosa, illuminato dal sole che nasceva.
La luna non c’era più e non era più lì a tormentarmi. Era solo sparita, ma sapevo che sarebbe ritornata. Troppo presto perché io me ne facessi una ragione, e troppo tardi perché io potessi mostrarle quanto ero degna di lei. Ma in quel momento ero felice, e non volli pensare a nient’altro. Felice d’essere quella che ero, felice di aver scaricato la tensione che avevo accumulato. E, sì, ero felice per aver dimostrato a me stessa quanto valevo.
In fondo ero un essere perfetto, no?
  
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