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Autore: Strummer_inLove    12/02/2011    1 recensioni
Olga è una quindicenne che ama lo skateboard e la musica. Un giorno nella città in cui vive accade un fatto inspiegabile: Laure, una misteriosa bionda di cui nessuno dei ragazzi del liceo sospettava l'esistenza, muore nel sonno. Il giorno dopo il vento porta tra le mani di Olga una pagina di diario: è di Laure. E lo spettro assetato di sangue che l'ha uccisa inizia a tormentare la ragazzina che, grazie all'aiuto del "suo" Paul, riuscirà a svelare il mistero del fantasma delle rose bianche.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per due ore Olga non riuscì a concentrarsi sulla lezione: si giustificò in greco e non seppe rispondere ad una domanda sulle funzioni algebriche. Alla sesta ora i ragazzi fecero lo zaino e scesero in aula magna, territorio del prof di arte. Lo trovarono come sempre in piedi dietro al suo portatile, intento a selezionare le immagini per la presentazione in power point. Olga era in testa a tutti, e portava in braccio il registro. Il professore la salutò con educazione, ma parve bloccarsi, fissando gli occhi sul dente di iena. La ragazza non ci badò, ma l'insegnante sembrava innervosito. Andò alla cattedra per estrarre i numeri degli interrogati, cercò qualcosa nella borsa, fece accidentalmente cadere alcuni fogli per terra. Non li raccolse. Mentre mescolava i bigliettini, il suo sguardo era perso nella grande aula, ma in realtà studiava l'oggetto che Olga teneva appeso al collo.

Gli alunni erano in preda alla tensione, ognuno temeva di venire estratto. Inaspettatamente, il professore chiuse il registro. Si schiarì la voce e fece roteare di qua e di là gli occhi verdi; i ragazzi non capivano cosa stesse accadendo. Sembrava stesse cercando le parole adatte: «Oggi affronteremo un discorso particolare, allacciandoci al programma di italiano sulla letteratura gotica» annunciò, distribuendo alla classe dei fogli che illustravano vari dipinti di epoche diverse «Come vedete, ognuno di questi quadri ritrae, mettendolo più o meno in evidenza, uno spettro»

Cominciarono tutti a cercare i fantasmi nascosti nei dipinti, mentre il discorso dell'insegnante si dilungava tra poltergeist e spiriti antenati. Paul aveva intuito che quel cambio di programma aveva a che fare con il messaggio che avevano letto nel parco la sera prima: tentò di attirare l'attenzione di Olga, ma la ragazza fece finta di niente, tanto era immersa nella traduzione delle didascalie in latino e greco. La colpì soprattutto un'immagine tedesca, di un anonimo ritrattista di strada, che aveva rappresentato le ultime pietre di un ponte che si immetteva in una foresta dai contorni affilati, come se il sentiero che vi penetrava fosse stato l'intonaco macchiato apparso dopo la rottura di uno specchio. Riparata dietro uno dei primi tronchi, si distingueva una silhouette eterea, che emanava una pallida luce argentea. La didascalia diceva “Silvarum Umbra Discordiae”.

La campanella gettò l'aula nello scompiglio: i ragazzi corsero in corridoio, con il prof alle spalle che gli urlava: «Vi interrogo giovedì su queste cose!»

Olga uscì per ultima, e si fermò accanto alla cattedra prima di uscire: «Prof? C'è una cosa che non riesco a capire in questo testo latino...».

L'insegnante guardò la fotocopia che le aveva dato: «Si tratta di questa parte della storia: chi era secondo la leggenda questa “Ombra delle foreste della discordia”?»

Leggendo passo per passo il testo, il professore le spiegò che si trattava di una schiava che serviva presso un'importante gens romana, che una volta liberata, aveva iniziato a disprezzare la libertà, che riteneva solo fonte di difficoltà e piaceri inutili e amorali. La donna era diventata così fanatica da uccidere le persone che parevano godere della propria fortuna di essere libere. La leggenda antica non ne citava il nome: veniva chiama semplicemente “Liviae Liberta” dal nome della nobildonna che l'aveva liberata. La ragazza era ancora immersa nei suoi pensieri quando il professore le chiese: «Che singolare ciondolo che hai! È davvero bello!»

«Oh, non è niente di così speciale» mentì Olga «solo un regalo di mia nonna»

L'insegnante tornò ai suoi libri di testo, ma Olga capì che non se l'era bevuta.

   
 
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