Yvonne era
seduta sul sedile posteriore della vettura, gli occhi lucidi, lo sguardo
piantato fuori dal finestrino e nessuna voglia di parlare. Il suo caro amico
Max, l’autista tentò varie volte di instaurare un discorso con la giovane ma dopo svariati
tentativi getto la spugna. Dopo quasi 40 minuti, arrivarono finalmente all’immenso
cancello di ferro battuto che subito si spalancò per far entrare l’auto, e si
mostrò ai loro occhi l’immensa residenza dei Campbell. Una villa di due piani
circondata da una fitta boscaglia, sul retro sorgeva un’immensa piscina fornita
persino di scivolo acquatico e una dependance. Nel parcheggio davanti casa c’era
la Ferrari rossa del signor Jonathan Campbell proprietario di un’industria
farmaceutica che si tramandava da generazioni; poi c’era la Porche bianca della
signora Meredith Campbell e poi la Jaguar nera di Marika. Appena Yvonne scese
dall’auto le si fiondarono incontro i camerieri che le presero la valigia e la
condussero in casa come se fosse un’ospite, appena aperto l’imponente portone
la ragazza si trovò davanti la sua sorridente “famiglia”.
“Yvonne,
quanto ci sei mancata!” le andò incontro sua madre abbracciandola cercando di essere
più convincente possibile.
“Ciao mamma”
rispose la ragazza ricambiando l’abbraccio
“Ehi, ci
sono anche io!” disse il signor Campbell aprendo le braccia per accogliere la
sua figlia adottiva. L’unica che rimase
in disparte fu Marika e spettò a Yvonne andare a salutarla
“Ciao” disse
la ragazza imbarazzata,
“se Pensi
che ce l’abbia ancora con te per quella assurda scenata che hai fatto ti sbagli
di grosso.” Rispose la sorellastra con la sua solita freddezza
“Bene, mi fa
piacere!” le rispose Yvi a sua volta fredda e acida dandole le spalle.
“ Bene Yvi
sai dove è camera tua, mangiamo alle otto noi ora dobbiamo uscire!” le disse la
madre prendendo la giacca e dirigendosi verso l’uscita con sua marito e sua
figlia Marika. Yvonne, da un parte delusa di non essere stata invitata e da una
parte felice di non aver dovuto fingere di divertirsi in loro compagnia andò in
camera sua e appena si distese sul letto cadde in un sonno profondo.
“Ehi
svegliati” Yvonne si alzò spaventata dal modo di svegliarla di sua sorella e le
disse:
“Ehi piano,
mi hai spaventata”
“oh mi
dispiace” rispose sarcastica sua sorella e poi riprese: “Vieni giù, stiamo per
cenare.” E uscì dalla camera
Yvonne scese
in sala da pranzo dove tutti era già seduti ai loro posti, appena si sedette i
camerieri iniziarono a portare le pietanza raffinate sul tavolo e Yvonne non potè non notare che erano stati usati piatti in ceramica
pregiati, bicchieri di cristallo e posate d’argento appena lucidate. Per buona
parte della cena nessuno proferì parola, poi il signor Campbell si schiarì la
voce e esordì dicendo:
“Bene Yvi,
dopo essere tornata a casa tua sono sicuro che tu non voglia tornare a vive a
scuola” , la ragazza lo guardò con aria confusa
“Abbiamo
accontentato il tuo capriccio di andartene per un po’ da noi perché abbiamo
pensato che si trattasse di uno dei capricci dell’adolescenza e perché fosse
giusto allontanarvi per un po’ dopo quel assurdo litigio per quel Richard” , a
Yvonne si chiuse immediatamente la gola iniziò a tossire nervosamente.
“Ma adesso
basta! Siamo stanchi di sentire gli
altri che ci chiedono come mai tu te ne sia voluta andare.” Continuò ancora Jonathan, e Yvi decise di
rispondere
“Ma io mi
trovo benissimo nel dormitorio della scuola. Divido la camera con Joanna e…” fu interrotta da Marika che disse:
“Ah chi? Quel
fenomeno da baraccone!” ridendo
“Non ti
permetto di parlare così di una mia amica!” disse Yvi alzandosi dalla sedia
“Ehi Ehi
basta voi due! Non vorrete mettervi a litigare a tavola!” disse Meredith, ci fu un attimo di silenzio
poi Jonathan riprese:
“Comunque
sia, tu lunedì torni a star con noi!”
“Ma io non
voglio. Io adesso finalmente sono felice, ho degli amici , credo più in me
stessa e mi sono perfino innamorata!” disse Yvonne con gli occhi lucidi.
“Perché cosa
ti è mai mancato qui? Non ti sei trovata bene con noi!? “ disse suo padre
“Papà
lasciala perdere non vedi che è solo un’ingrata?” disse Marika alzandosi e
andandosene.
“No io vi
ringrazio per tutto quello che avete fatto per me, ma sto bene a scuola e
voglio restare lì che vi piaccia o no. Non mi importa nulla di quello che
pensano gli altri” concluse Yvonne andandosene in camera sua.
Rimase per
tutto il sabato chiusa in camera, senza neanche scendere per mangiare per non
vedere i membri della sua famiglia. Soprattutto sua sorella, fino a qualche
mese prima era inseparabili e poi, dopo che le aveva soffiato il ragazzo, era
diventata acida anche con lei e non le aveva più rivolto la parola se non per
farle del male. Mentre stava ascoltando l’ipod entrò
in camera sua madre.
“Ti
disturbo?” disse sua madre sedendosi di fianco a lei sul letto, in mano aveva
una scatola abbastanza grande
“No, mamma”
le disse Yvonne togliendosi le cuffie e facendole un sorriso.
“Non far
caso a quello che dice tuo padre, non è mai stato bravo con le parole. È solo
che lui ti vorrebbe ancora con noi perché ti vuole bene”
“Lo so
mamma, ma io non voglio tornare qui. Vi voglio bene lo stesso però”
“Ma certo. Se
tu stai meglio lì, nessuno ti costringerà a tornare” le disse sua madre
rivolgendole un sorriso rassicurante, per poi continuare:
“Ho solo una
cosa da chiederti. Potresti risanare il rapporto tra te e Marika? Eravate inseparabili
da piccole e adesso non ce la faccio a vedervi così”
“Mamma
questa situazione fa male anche a me, ma io ho provato a parlarle ma lei non
vuole saperne niente”
“So
benissimo cosa ha fatto. Ti ha rubato il ragazzo, e tu avevi tutte le ragioni
del mondo, ma forse la lite qua a casa è stata un po’ esagerata”
“Hai ragione
mamma. Ma ero fuori di me”
“Ti posso capire. Va bè comunque, ieri pomeriggio quando siamo usciti siamo
andati a comprarti questo per la festa di questa sera” e le porse il pacchetto
“Oh grazie”
la ragazza lo aprì e ne uscì fuori un vestito bellissimo. Di un blu cobalto, lungo fino alle ginocchia
con un collo fatto di pietre pregiate
dorate e di diverse tonalità di blu.
“Mettilo che
la festa comincia tra poco” le disse sua madre uscendo dalla stanza.
Yvonne mise
in vestito che le stava d’incanto abbinandoci dei sandali con il tacco dorati,
degli orecchini di topazi azzurri e una pochette dello stesso colore del
vestito. Scese nella sala della festa, dove al pianoforte vi era un compositore
che suonava un sottofondo musicale gradevole, vi era poi un lungo tavolo da buffet
e dei camerieri che camminavano per la stanza offrendo Champagne e tartine. Con
lo sguardo la ragazza cercava sua sorella per poterle fare gli auguri, e la
vide in fondo alla stanza con un meraviglioso vestito Dior nero con una
scolatura a cuore e una fascia verde smeraldo sotto al seno, con i capelli
castani raccolti e sottobraccio ad un giovane ragazzo che da lontano Yvonne non
riuscì a riconoscere.
“Auguri
Marika!” le disse Yvonne mentre sua sorella era girata, nel momento in cui sua
sorella si voltò, la ragazza riconobbe il ragazzo che si trovava con lei… era Richard.
“Oh grazie
Yvi. Ti ricordi di lui? è il mio ragazzo Richard!” le disse Marika sorridendo. Il
volto di Yvonne perse subito colore e ebbe solo la forza di sorridere e
allontanarsi velocemente.
Mentre stava
per prendere da bere, le si avvicinò un imponente figura da dietro che le
disse:
“Come sta il
tuo amichetto?”, quella voce la fece rabbrividire ma raccolse il coraggio per
rispondere.
“Allontanati
velocemente altrimenti inizio ad urlare”
“Ehi calmati
volevo solo fare due chiacchiere” disse ridendo il ragazzo
“Bè io non
ne ho nessuna voglia!”
“Oh come ti
scaldi subito, tua sorella è molto più disponibile di te in tutti i sensi” le
disse mentre Yvonne stava risalendo le scale per andare in camera sua, quando
lui le si ripresentò di nuovo davanti:
“Una sola
parola sua quello che è successo a scuola tra me e tua sorella e tu e il
professorino siete morti”
“Richard non
mi fai paura. È comunque puoi stare tranquillo, non le dire che sei un porco, e
non le dirò di stare attenta. Per me potete andare tutte due all’infermo!”
La ragazza
salì in camera sua e si gettò sul suo letto a piangere, i ricordi
riaffiorarono. Richard che tentava di stuprarla, Will che la baciava e che poi
le dice che non aveva il coraggio di amarla, questi ricordi tornarono a
torturarla. Per due giorni era riuscita a dimenticarsi di quanto amava Gray, ma
adesso non ne aveva più la forza, il suo muro era crollato e avrebbe dato la
sua anima per trovarsi nelle esili braccia del giovane, dove si sentiva
protetta e al sicuro.
Passò l’intera
domenica in silenzio, fin quando non venne il momento di tornare a casa, la
scuola, la sua vera casa. Salutò tutti, e entrò in macchina con una sola cosa
nella mente, il suo amore per il
professore.
Ecco
un nuovo capitolo!! Come avete letto, qui si parla poco della storia d’amore
tra Yvonne e William, ma ho voluto parlare della sua famiglia per dare un idea
di come era la sua vita prima di incontrare Will. Vorrei tanto sapere cosa ne
pensate, anche perché non so se vi piace e se dovrei andare avanti, vi prego
fatemi sapere. Comunque qui sotto ci sono le foto del vestito di Yvonne e di
Marika. Al prosssimo capitolo!!