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Autore: Dragana    12/02/2011    17 recensioni
Ho ucciso un drago.
No, “ucciso” non è il termine corretto: l’ho squartato, deatomizzato, fatto a pezzi dall’interno, niente potrà riportarlo in vita. No, non stavo giocando di ruolo. Neanche ai videogame.

La morte di un drago non è mai un evento che lascia indifferenti. Neanche se il drago viveva su una maglietta.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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REQUIEM PER UN DRAGO VERDE

Ho ucciso un drago.
No, “ucciso” non è il termine corretto: l’ho squartato, deatomizzato, fatto a pezzi dall’interno, niente potrà riportarlo in vita. No, non stavo giocando di ruolo. Neanche ai videogame.
Magari fosse uno stupido gioco. Tu chi sei? Il mago? Il guerriero? Il licantropo barbaro che va in ira? Non si gioca più, adesso. E ho ucciso un drago.
Era un drago verde. Era il mio drago verde. Non era pericoloso, lo conoscevano tutti. Viveva sulla mia maglietta preferita, ignaro dei pericoli di questo Triste Mondo Malato.
Non dava fastidio a nessuno, non meritava di morire. Se ne stava lì, placido e dignitoso, avvolto nelle sue spire. Aveva pietruzze rosse a fargli da occhi ed altre pietruzze verdi e argentate ad ornare il suo elegante corpo scaglioso; nient’altro che pezzettini di plastica e metallo, le sue povere scaglie, eppure come brillavano sotto la luce.
Non era che una stupida maglietta a maniche corte, venti dollari ai grandi magazzini, la mia maglietta del drago. Non era una maglia da metallari con quei draghi anni ottanta che ti fissano minacciosi a fauci spalancate e sotto il nome di un gruppo, era una maglia da ragazza con un drago snello e un po’ orientale, ed era perfetta.
Era perfetta d’estate, attorno al falò, con un paio di jeans e la cintura di pelle verde scuro. Era perfetta d’inverno, con il cardiganone fatto dalle sante mani di mammà. Era perfetto quando bisognava tentare di mettersi in tiro, per sdrammatizzare giacca e pantalone nero.
Era famoso, il mio drago, perché era bello. O forse perchè ero bella io, sotto quel drago. Gli avevamo perfino dato il nome, anzi, un sacco di nomi: Green Grant, Cyan Bloodbayne, Rhaegal, Drago Verde Dell’Assenzio, Drago Malfoy…ogni nome portava la traccia inconfutabile di una sonora sbornia e di un’allegra serata di risate e cazzeggi.
Quando ancora non esisteva Il Branco.
Quando il branco era il gruppo di amici, quelli che dopo il diploma se ne sono andati da La Push fuggendo a gambe levate, chiedendosi che cazzo sono rimasta a fare io qui. Quelli che si sono stupiti quando hanno saputo di Sam, quelli che mi hanno detto chiaro e tondo che secondo loro è stato un gran pezzo di merda e io non dovevo rimanere a marcire nella riserva, dovevo venire via, studiare, trovarmi un altro. Quelli che sono preoccupati per me perché ne hanno visti anche troppi di nativi intrappolati nella loro riserva, che hanno finito per morire di droga, alcool e depressione.
Loro non lo sanno: non sanno del Branco, dell’Imprinting e della Morte Del Drago Verde.
Una volta, quando Emily non c’era ancora, Sam era già lupo ma io non lo sapevo e non mi spiegavo il suo strano comportamento, mi aveva regalato un paio di orecchini per farsi perdonare l’ennesima notte di assenza. Erano semplici pendenti verdi di argento e pietre dure, li aveva scelti perché stavano bene con la mia maglietta preferita, e per me era come se fossero stati di platino e smeraldi.
Ricordo che quella sera stessa ero andata da lui con i pendenti e avevo tenuto addosso la maglietta del drago mentre facevamo l’amore, nonostante il caldo innaturale del suo corpo. È stata l’ultima volta in cui sono stata davvero felice, e l’unico testimone della mia felicità perduta è morto.
Morto ammazzato.
Sono perfino tornata nel punto in cui il mio corpo è esploso, nella speranza che il mio drago potesse vivere ancora, un po’ malandato forse, ma sempre lì sul mio cuore. Invece era a brandelli, una delle pietruzze dei suoi occhi era saltata via, e da quello che rimaneva del suo muso affusolato mi fissava con sguardo orbo e accusatore.
Ho pianto a dirotto.
"Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono”, dicono. “I bambini sanno già che i draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi".
Quando il drago viene ucciso la favola finisce.
Il drago è morto, e se mai ho avuto una favola, adesso è finita con lui.
E l’ho ucciso io.


Note: Fanfiction scritto per il concorso "Weather Contest – Characters and Songs" indetto da OnlyMe sul forum di EFP. Ho notato che ultimamente quando non parlo di Volturi parlo di Leah... quasi quasi la faccio andare in vacanza da Aro! Scherzo. Aro gradirebbe, Leah un po' meno.
I nomi del drago sulla maglietta di Leah sono storpiature di vari liquori o nomi di draghi verdi di vari libri fantasy. Faccio sbevazzare Leah&Friend nonostante la di lei non maggiore età perché suppongo che, essendo La Push un paesello di tre gatti in cui non c’è un tubo da fare, si esca in compagnie miste in cui i più grandi portano da bere. A proposito: Leah nei libri sembra non avere amici suoi preesistenti al branco; siccome non mi sembra una cosa molto in linea con il suo carattere ho pensato che gli amici di Leah siano attualmente al college. La bellissima frase tra virgolette sui draghi delle fiabe è di Gilbert Keith Chesterton.
Grazie in anticipo a chi passerà di qui!

 

 

   
 
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