HUNGRY LIKE THE WOLF
In touch with the ground
I'm on the hunt, I'm after
you
Smell like I sound I'm lost
in a crowd
And I'm hungry like the wolf
Correva, come se
qualcuno lo stesse inseguendo. Appena le
zampe toccavano il suolo, i suoi muscoli si contraevano e con uno
scatto il
movimento ripetitivo continuava. Il cuore batteva cadenzato insieme al
respiro,
e anche se era affaticato, continuava a correre. Il vento sferzava
contro il
suo pelo marrone chiaro, corto come i suoi capelli.
Mente correva il
bosco scorreva di fronte ai suoi occhi e
lui non lo vedeva. Era così abituato a fare quella strada
che ormai non ci
pensava più; era naturale, come respirare. In un certo senso
era così
veramente: ogni volta che le andava incontro era come se finalmente,
dopo aver
trattenuto per un periodo di tempo infinito il respiro, potesse
respirare a
pieni polmoni, di nuovo.
Passò
vicino ad alcuni pini molto alti e dopo poco saltò al
di là di un piccolo fiume, con un balzo molto lungo,
atterrando in una piccola
radura. Fece ancora qualche metro, prima di fermarsi improvvisamente.
Un
rumore, adesso distinguibile non essendoci più in sottofondo
l’eco dei suoi
passi, si sentiva distintamente, e tutto il resto era inutile ormai per
lui.
Tutti i suoi sensi erano concentrati su quell’unico,
bellissimo ed incredibile
suono. Il cuore di Nessie, veloce come quello di un colibrì,
era il suono più
bello del mondo per Jake, ancora più bello della sua voce.
Che
schifo, Jacob! Dio,
sei così smielato!
pensò intensamente
Leah, che stava facendo il giro di ronda.
Parla
quella che pensa
ventiquattro ore al giorno a David,
rispose con uno sbuffo.
Si
ritrasformò velocemente, evitando la risposta acida di
Leah che, era sicuro, stava per arrivare. E naturalmente anche
perché non
riusciva più a starle così vicino senza poterla
abbracciare. Si rivestì
velocemente, mettendo i jeans che aveva legato alla caviglia con il
nastro di
spago. Anche se l’aria di settembre cominciava a farsi
fredda, lui non ne aveva
bisogno.
“Jacob
Black, esci immediatamente. Lo so che sei lì!” Lo
apostrofò una voce cristallina.
Fece come la
voce gli aveva ordinato e si trovò davanti ad
una casa bellissima, bianca, con un grande porticato e finestre lucide
che
riflettevano i raggi del sole. Ma Jacob non guardava niente di tutto
questo.
Il suo sguardo
era fisso, come incantato, sull’unica figura
che si stagliava all’orizzonte.
Renesmeé
Carlie Cullen era più bella e più grande ogni
giorno che passava. Dal giorno della sua nascita erano passati meno di
dieci
anni, ma lei sembrava una ragazza di diciotto già da un
paio. I capelli, dello
stesso colore del padre, le arrivavano fino a metà schiena,
bronzei e
arricciati in morbidi boccoli. Il viso aveva le fattezze di quello di
suo
padre, ma addolcite dal mento e dagli zigomi presi dalla madre. Mentre
gli
occhi, quelli che Jacob avrebbe passato ore a guardare, erano di un
caldo
marrone, quello che al tempo fu di Bella. Jacob ora si chiedeva come
avesse
fatto ad amarli tanto, quelli di Bella, perché ora sapeva
che a Nessie stavano
decisamente meglio.
Nessie, la sua
Nessie. Il suo piccolo mostriciattolo.
“Calma,
Nessie. Sai com’è, mi devo vestire.” Le
rispose con
un sorriso.
Lei mise un
broncio finto, trattenendo le risate, e le
guancie le si colorarono leggermente, come se stesse arrossendo.
“Ti
faccio presente che hai ben dieci minuti di ritardo. Ma
siccome sono troppo buona, per questa volta ti perdono”
Nessie si
avvicinò e Jacob l’abbracciò, come
facevano ogni
volta che si vedevano. Potevano essere stati lontano per due settimane
o due
ore, ma appena poteva, Nessie si faceva stringere dalle sue braccia
forti e
calde, e Jacob non se lo faceva ripetere due volte.
“Grazie,
che gentile. Dovevo dire una cosa a Sam, per
questo sono in ritardo. Allora, vogliamo andare a cacciare o piantiamo
radici?”
Jake si
staccò di malavoglia, coprendo la smorfia con un
sorriso. Era diventato quasi un dolore fisico per lui dover fingere di
tenere a
lei come ad una sorellina, ma i patti con Edward, erano molto chiari.
Un paio
di anni prima, erano scesi ad un accordo per la delicatissima questione
imprinting. Jacob non avrebbe potuto
dire niente a Nessie, almeno fino a che non fosse stata lei a chiederlo
direttamente. Aveva dovuto accettare per forza, altrimenti Edward non
ci
avrebbe messo più di due secondi a proibirgli di vedere la
figlia, magari anche
trasferendosi in qualche paese freddo e molto molto
lontano.
Nessie si
girò appena si staccarono, e gli parlò con le
spalle voltate.
“Facciamo
a chi arriva prima al confine Quileute?”
E senza
aspettare la sua risposta, si lanciò in una corsa
sfrenata verso la riserva indiana.
“Certo
mostriciattola”
Jacob la
guardò un attimo correre, poi, appena fu abbastanza
lontana, si tolse i pantaloncini e, con un solo salto, si
ritrasformò nel
maestoso ed enorme lupo. L’Alpha, il capobranco, Jacob, Jake.
Leah era sparita
non si sa bene dove, ma Jacob aveva
l’impressione che c’entrasse qualcosa il suo nuovo
ed inaspettato imprinting.
Infatti anche lei, quando ormai aveva perso ogni speranza, era riuscita
a
trovare qualcuno di speciale.
Raggiunse con
poche falcate la ragazza, che cercava in
tutti i modi di staccarlo. Ma come amava ripetere lui, infondo era solo
per
metà vampiro. Siccome sapeva che le piaceva vincere, la
lasciò andare avanti,
per darle l’impressione di essere prima. Ma quando ormai
erano a pochi metri
dal confine, Jake fece uno scatto, e in meno di tre falcate la
sorpassò,
toccando per primo il terreno della riserva. Nessie si fermò
a qualche metro da
lui, che la guardava gongolante. Probabilmente se non si fosse
trattenuto
avrebbe stravinto, però gli piaceva troppo vederla
così arrabbiata per aver
perso alla fine.
La ragazza
boccheggiava, e teneva le mani sulle ginocchia,
leggermente piegata in avanti e faceva respiri corti e rapidi. Jake la
trovava
ancora più bella del solito quando cacciava o correva. Con i
capelli
spettinati, le gote arrossate e gli occhi lucidi era unica e
bellissima.
“Non
… vale. Tu … sei una … creatura
mitologica … completa.
Io solo per … metà …”
Era ancora
ansante mentre ripeteva la solita scusa. Jake
l’aveva sentita un milione di volte, puntuale, ogni volta che
perdeva una gara.
Il grande lupo fece una guaito, che tradotto nel linguaggio umano
corrispondeva
ad una risata.
Rimasero
fermi
ancora qualche secondo, lasciando il tempo a Nessie di riprendere
fiato, mentre
Jake continuava a guardarla, naturalmente.
“Che
c’è?” chiese Nessie, notando lo sguardo
di Jake fisso
su di lei, mentre le guance prendevano uno strano colore rosso.
Lui, sempre
sotto forma di lupo, scosse la testa e sulle
labbra si formò quello che doveva essere un sorriso, sotto
forma di smorfia
lupesca. Poi mosse le zampe in avanti e puntò il muso nella
sua pancia, in un
esplicito invito a muoversi.
Vogliamo
andare a
caccia o stiamo qui a girarci i pollici? sembravano
voler dire i suoi gesti.
Nessie fece
qualche passo indietro, tenendosi la pancia e
scoppiando a ridere, siccome il respiro di Jake le aveva provocato il
solletico.
“Va
bene, va bene. Andiamo.”
E insiemi
ripresero a correre verso la zona più fitta del
bosco, seguendo la scia di alcune alci. O almeno, Nessie seguiva la
scia, Jake
seguiva Nessie, come sempre.
Quando era
piccola Renesmeè odiava andare a caccia, ma
aveva imparato a divertirsi cacciando, e da allora era stato tutto
più facile.
Certo, le dispiaceva sempre per le povere creature che uccideva,
però non
riusciva a sopravvivere senza. Almeno, per un po’ ci aveva
provato, ma senza
sangue diventava irritabile e più debole. Avrebbe preferito
mangiare solo
quello che le preparava nonna Esme, ma nonno Carlisle e i suoi genitori
glie lo
avevano proibito. Ma, grazie a Jake, era riuscita a farsi piacere anche
quell’ennesima
costrizione dei suoi troppo apprensivi genitori. Lui sapeva come fosse,
grazie
al suo carattere tipicamente Cullen, incapace di declinare una sfida e
faceva
leva su questo lato della sua personalità per farla nutrire.
D’altronde era
questo che faceva sempre Jake, le rendeva più bella la vita,
e lui ne era
consapevole.
La caccia era
andata bene. Nessie aveva mangiato senza fare
storie e Jake si era divertito tantissimo, come sempre, a stare dietro
al
suo piccolo mostro.
Erano riusciti a
raggiungere il gruppo di alci e si erano cibati abbastanza.
Più che altro era
Nessie ad essersi nutrita, Jake faceva solo il necessario per farla
sembrare la
solita sfida. Infatti, quando aveva notato che lei non lo guardava
più, si era
fatto da parte, restando comunque a pochi passi per controllarla, ed
essere
sicuro che non si facesse male. Era un po’ paranoico, tanto
che si era accorto
che alcune volte assomigliava paurosamente ad Edward in fatto di
sicurezza, e
spesso Leah lo aveva preso in giro per questo. Però, a parte
controllarla,
adorava vederla, che fosse mentre mangiava un muffin, cacciava un alce
o
dormiva tranquilla nel suo letto. Perché sì, lui
la guardava mentre dormiva.
Era l’unico momento in cui poteva osservarla lasciando
trapelare dagli occhi tutto
l’amore che provava per lei. I suoi genitori erano
consapevoli del fatto che
lui si intrufolasse tutte le sere in camera della loro bambina, ma
Edward, per
qualche motivo che non aveva mai capito, lo lasciava fare, ed in un
muto
accordo, non parlavano mai di quelle strane incursioni notturne.
Alcune volte
voleva prendere la sua mano e vedere quello
che stava sognando, poi per qualche strana ragione, non riusciva mai.
Forse era
per non invadere la sua privacy, forse perché aveva paura di
scoprire che sognava
qualcuno, qualcuno che non era lui. Allora si limitava a starle
accanto,
guardandola e sperando. Ormai sperare era l’unica cosa che
poteva fare.
Nessie, che
correva di fronte a lui, cominciò a rallentare,
e Jake si fermò del tutto, per rimettersi gli shorts di
jeans che si portava
dietro. Quando ritornò sul sentiero che stavano seguendo la
trovò seduta su un
tronco che si guardava la punta delle scarpe con molto interesse,
aspettandolo.
Sentendolo avvicinarsi alzò lo sguardo, e Jake fece un
sorriso, di quello che
faceva solo quando guardava lei.
“Andiamo
a La Push? Non ho voglia di tornare a casa.”
Jacob sorrise,
sentendo le esatte parole che aveva sperato
uscissero dalle sue labbra rosse. Alzò gli occhi al cielo,
benedicendo ancora
una volta quell’estate, anzi ormai quasi autunno,
più soleggiati del solito.
Quando il sole nella penisola di Washington faceva capolino tra le
nuvole, Jake
poteva avere Nessie tutta per sé. Ecco perché
quel pomeriggio erano andati a
caccia insieme. Nessie aveva bisogno di nutrirsi, e tutto il suo
parentado era
relegato in casa per brillantezza
sospetta.
Non che non si
vedessero, anzi. Praticamente Nessie si
rifiutava di cacciare se non c’era Jake, però
quelle giornate di sole, troppo
poche per Jake, erano gli unici momenti in cui potevano stare veramente
soli.
“Certo.”
Allora Nessie si
accucciò al fianco di Jake, e lui le passò
un braccio intorno alle spalle. Da fuori potevano sembrare una coppia,
e solo
Dio sapeva quanto Jake lo avrebbe voluto. Beh, Dio e Edward Cullen.
“Freddo?”
le chiese Jake, quando sentì che si attaccava di
più al suo fianco.
“No
però, sai, quando vivi in una casa con otto vampiri
freddi come dei ghiaccioli antartici il giorno di Natale, appena trovi
un po’
di calore ne approfitti.”
Jake rise,
socchiudendo gli occhi e rovesciando la testa
indietro, trascinando anche Nessie con se.
“Quindi
io per te ho l’utilità di una stufa a gas,
vero?”
“Esatto,
hai centrato in pieno!”
Arrivarono alla
spiaggia ancora ridendo, e si sedettero su
un tronco d’albero, reso bianco dalla salsedine del mare.
Nessie si accomodò
con la schiena contro una radice, nella posizione perfetta per guardare
il
mare. Jacob invece si sedette di fronte a lei, a cavalcioni del tronco,
nella
posizione perfetta per guardare Nessie.
“Come
sta Claire? É traumatizzata dalla sua prima settimana
di scuola dopo le vacanze estive?”
Quil e Claire
erano sempre inseparabili e anche se
l’undicenne Claire vedeva ancora Quil come un fratello
maggiore o migliore
amico, Quil era felicissimo lo stesso. Jake capiva benissimo il
sentimento di
Quil e più volte aveva ringraziato il cielo per aver avuto
l’imprinting con una
creatura che cresce con il doppio della velocità di un
essere umano qualsiasi.
“È
sopravvissuta, tranquilla. Però si è
già lamentata con
Quil per le valanghe di compiti che le danno, e lo ha già
schiavizzato per
finirli prima.”
Jacob rise,
rivedendo davanti agli occhi il ricordo di
Quil, trasmesso quando erano in forma di lupo, di se stesso mentre
cercava di
fare alcuni problemi di matematica della ragazzina.
“Poverino,
quella ragazza è una stacanovista. Ma lui non
può fare altro che accontentarla, d'altronde.”
Mentre
pronunciava l’ultima frase del discorso, gli occhi
di Nessie, da gioiosi ed allegri si erano un po’ spenti,
lasciando una traccia
di tristezza nello sguardo.
Non pensava che
il suo non molto vago riferimento
all’imprinting le avrebbe fatto quell’effetto, e si
stava chiedendo il motivo.
Sperava di riuscire ad aprire il discorso con lei, ma se non cominciava
lei,
lui, grazie a quel cavolo di accordo, non poteva dire niente. O si
sarebbe
ritrovato un davvero arrabbiato Edward Cullen, davanti alla porta di
casa in
tutta la sua paurosa brillantezza. E non era certo il suo desiderio
più grande.
“Non
mi hai mai parlato bene di questa cosa …” disse
Nessie, lasciando il soggetto della frase in sospeso.
Me
lo sta chiedendo
davvero? si domandava
Jake,
speranzoso. Ti prego, fa che me lo stia
chiedendo davvero!
“Che
cosa?”
Jake tratteneva
il respiro, e Nessie aveva spostato lo
sguardo, per fermarlo all’orizzonte, dove il sole stava
calando sempre più
velocemente.
“Dell’imprinting.”
Jake
guardò bene Nessie, sentendosi sollevato. Ma
improvvisamente il sentimento di sollievo si volatilizzò,
lasciano il posto
alla paura.
“Cosa
… cosa vuoi sapere?”
Prima di parlare
si schiarì la voce, che improvvisamente
gli mancava.
“Come
succede? Che cosa succede? Ho capito che è qualcosa
di forte, ma non ho mai capito come possa succedere. Ed è
una coso volontaria o
involontaria? E perché succede? Siete obbligati a stare con
la persona con cui
avete avuto l’imprinting?”
“Whoa,
frena, una domanda per volta se no vado in
confusione!” rispose Jake ridendo nervosamente.
Nessie lo
guardava imbarazzata, ma il suo sguardo non si
muoveva dal suo viso e non accennava a voler cambiare argomento.
“Cos’è
l’imprinting?”
Jake prese un
respiro profondo, preparandosi al discordo
lungo e complicato.
“Beh,
l’imprinting è il modo in cui noi troviamo la
donna,
o l’uomo –aggiunse velocemente pensando a Leah
–della nostra vita. È come uno
spostamento del nostro mondo. Non è più la
gravità a tenerci a terra, è lei o
lui. È una specie di colpo di fulmine, ma molto
più forte. Un licantropo
capisce che una donna è la persona con cui
passerà il resto della sua vita
quando la guarda negli occhi per la prima volta. E da qual momento
tutto il
resto non conta più.”
Lo sguardo di
lei sembrò perdersi all’orizzonte e tutto il
resto svanire. Rimase in silenzio alcuni minuti, poi, quando Jacob
stava per
parlare, ricominciò.
“Quindi
un licantropo, anche se volesse, non potrebbe mai
andare contro all’imprinting?”
Jacob era
confuso, e rispose con fare ovvio, non capendo in
realtà dove voleva andare a parare Nessie.
“Perché
dovrebbe? Quando troviamo l’imprinting, tutto
diventa migliore. Alcune volte bisogna aspettare un po’, come
nel caso … di
Quil, però poi tutto si sistema. La donna con cui abbiamo
l’imprinting è quella
che ci renderà più felici, quindi
perché dovremmo opporci?”
“Già,
perché?”
Jacob non capiva
le reazioni di Nessie. Sembrava triste per
quello che stava sentendo, e lui non capiva il motivo. Forse non si era
espresso bene, pensò tra se e se, così
cercò di spiegarsi meglio.
“In
realtà non abbiamo ancora capito il motivo per cui
succede l’imprinting. Io personalmente credo che venga scelta
per noi la
persona che ci rende più felice, ma non tutti ne sono
convinti. Fino a poco
tempo fa credevamo che l’imprinting avvenisse con la persona
migliore per
garantire la discendenza del gene lupo, ma alcuni … risvolti recenti ci hanno fatto cambiare
idea.”
Jake pronunciava
ogni parola con estrema cura, cercando di
essere più esauriente possibile. Aveva ripetuto quel
discorso nella sua mente
centinaia di volte, ma mai si sarebbe aspettato che fosse
così difficile.
Qualcosa aveva
catturato l’attenzione di Nessie, che si
girò a guardarlo, con un’espressione dubbiosa
dipinta sul viso.
“Risvolti
recenti? … ah,ti riferisci a Leah?”
Jake non
intendeva propriamente quell’episodio, però poteva
andare. Cercava in tutti i modi di farle capire che era lei
l’oggetto del suo
imprinting, però lei sembrava proprio non arrivarci.
“Anche
…” rispose sempre evasivo.
Nessie sembrava
distante, lo sguardo puntato al sole e la
mente altrove. Jacob capiva che stava meditando, ma non capiva su che
cosa. La
ragazza prese un paio di respiri profondi e poi parlò.
“Jake,
mi prometti una cosa?” chiese con voce titubante.
“Tutto
Nessie”
“Quando
… quando avrai l’imprinting, mi prometti che
rimarremo comunque amici e che cercherai di passare un po’ di
tempo con me? Non
molto, solo qualche ora, ogni tanto …”
La domanda di
Nessie, che intanto aveva abbassato gli occhi
e tracciava le venature del legno con un dito, raggiunse Jacob e lo
lasciò
stupefatto. Davvero, non riusciva a credere che la ragazza non avesse
ancora
capito. Voleva dirle che era lei, era sempre stata lei, ma aveva ancora
dei
dubbi riguardo alla sua affermazione di poco prima.
“Cosa
ti fa pensare che io non sia già innamorato di
qualcuna, che non abbia mai avuto l’imprinting?”
La domanda
lasciò Nessie interdetta, ma quando recepì il
senso della frase i suoi occhi si spalancarono.
“Hai
già avuto l’imprinting? Sei innamorato di una
ragazza?” chiese, quasi boccheggiando.
Jacob
ponderò la risposta, non sapendo bene da dove
cominciare. Finalmente gli lo aveva chiesto, e lui voleva dare la
risposta più
esauriente e veritiera possibile, facendole capire finalmente quanto
tenesse
realmente a lei.
“È
complicato da spiegare. È cominciato tutto quando non
ero ancora una creatura mitologica. –disse, riportando la
frase esatta che
piaceva tanto dire a lei –Ero innamorato di una ragazza in
quel periodo, e lei
non era assolutamente innamorata di me. Questo l’ho capito
molto dopo, anche se
un pochino credo mi amasse veramente. Beh, Bella è sempre
stata innamorata di
tuo padre, però noi avevamo un rapporto speciale. Diceva che
ero il suo sole
personale.” Jacob rise, ripensando alla definizione che gli
era stata
affibbiata dalla madre di Nessie.
“Aspetta,
aspetta. Tu eri innamorato di mia madre?” chiese con la bocca
spalancata e lo sguardo
spiritato.
“Beh,
si. Ma poi è cambiato tutto. Quando Edward aveva
acconsentito a trasformarla io mi ero sentito malissimo, ma sapevo che
c’era
ancora tempo, almeno per provare a farle cambiare idea. E poi, quando
sono
tornati dalla luna di miele e aspettava te, non ci ho visto
più. Tu eri la
causa della sua morte, perché era questo che stavi
facendo,seppur
inconsciamente. Stavi uccidendo Bella. E, per quanto io me ne vergogni,
ho
pensato più volte di ucciderti. Ucciderti veramente.
Vedevo che Bella faceva di tutto per dare un figlio ad Edward e pensavo
che se
fossi morta in tempo, la sua vita sarebbe stata a posto e tutto si
sarebbe
sistemato. Poi, beh, poi ho avuto l’imprinting e le cose sono
cambiate.”
Nessie sembrava
atterrita da tutto quello che aveva sentito
e il suo volto era il riflesso della sorpresa. Però tra i
tratti del suo viso
Jake riusciva anche a vedere rabbia, delusione e tristezza.
“Davvero
hai cercato di uccidermi? E perché poi hai
cambiato idea?, perché mi sembra abbastanza ovvio che deve
essere successo
qualcosa di veramente grosso per farti trasformare da mio possibile
assassino a
baby-sitter a tempo pieno. Con chi
hai avuto l’imprinting?”
Jacob era
stupefatto e anche un po’ scocciato. Era
incredibile, davvero incredibile che lei non lo avesse ancora capito.
“Davvero
non l’hai ancora capito? Ma ci sei o ci fai,
Nessie? Te lo devo proprio
dire?”
disse, quasi ridendo.
Nessie invece, a
quanto pareva, non ci vedeva niente di
divertante, e le sue guancie stavano diventando più rosse, e
gli occhi
sembravano pieni di lacrime. La voce era spezzata, e Jacob vedeva che
stava per
scoppiare.
“No,
non capisco! Potresti dirmi per cortesia con chi cavolo
hai avuto l’imprinting e cosa cavolo
è successo quando ero piccola?”
Parlando, si era
staccata dal tronco con il busto, mettendo
anche lei le gambe cavalcioni sul legno di fronte a Jake. Anche se
erano di
fronte però lei era molto più bassa, e lui si
abbasso un po’, facendole poi
alzare il viso con un dito sotto il mento.
“È
successo che ho incontrato gli occhioni marroni di una
piccola mostriciattola che sono
diventati tutto per me. C’è che ho
avuto l’imprinting con te, Renesmeè.”
Il tono era
calmo e lo sguardo puntato dritto nei suoi
occhi, ma in realtà Jacob dentro stava urlando, spaccando
tutto, saltando di
gioia e soprattutto sperando, sperando con tutto se stesso.
“Davvero?”
Ora gli occhi di
Nessie avevano le dimensioni di una palla
da tennis, e la sua voce era un sussurro.
“Certo”
rispose Jake, con un sorriso a trentadue denti,
sincero e felice, anche se un po’ ansioso della sua reazione.
E si sarebbe
aspettato tutto, urla, domande, pugni, fughe, ma non di sicuro quello
che
accadde.
Nessie gli
saltò al collo stringendolo in un abbraccio
talmente forte che se non fosse stato un licantropo probabilmente
l’avrebbe
stritolato.
Dopo i primi
secondi di smarrimento strinse la ragazza tra
le braccia, infilando la testa tra i suoi capelli e stringendola in un
abbraccio pieno di calore. In realtà non capiva cosa
significava
quell’abbraccio, però quando Nessie lo abbracciava
non si tirava mai indietro.
Sentiva il suo
respiro che si regolarizzava, ma il battito
della ragazza continuava ad essere frenetico, più del solito.
“Vuol
dire che non ti da fastidio?” chiese Jake titubante,
sempre con la testa affondata nella sua spalla.
Jacob la
sentì ridere contro il suo petto, una risata
allegra, cristallina, piena di vita. Si staccò da lui
rimanendo comunque con le
braccia sulle sue spalle. Lui non accennava a mollare la presa sulla
sua vita,
e lei lo guardò intensamente negli occhi. Jacob avrebbe
voluto rimanere per
sempre così, solo stringendo la sua Nessie, ma a quanto pare
lei non era
d’accordo.
Lo
guardò ancora un attimo, con un sorriso enorme ad
illuminarle
il viso e poi piano, con studiata lentezza, aspettando la sua reazione,
si abbassò,
sfiorando le labbra di lui con le sue. Aveva sempre tenuto gli occhi
aperti,
fissi in quelli di lui, e quando vide la sorpresa scemare da essi, li
chiuse,
lasciandosi andare al bacio.
Lui intanto,
troppo sorpreso per formulare un pensiero
coerente, la guardò bene negli occhi, cercando di capire
cosa sentiva, se si
stava pentendo di quello che stava facendo e se era consapevole di
trovarsi con
le labbra attaccate alle sue. Ma nessuno dei sentimenti che Jake temeva
di
trovare erano nei suoi occhi. Anzi, erano felici, brillanti, sembrava
che
avesse quasi le lacrime agli occhi per la gioia.
Allora,
rendendosi conto veramente solo in quel momento di
star baciando lei, Nessie, chiuse
gli
occhi, approfondendo il bacio.
Rimasero con le
labbra attaccate per molto tempo e il loro
primo bacio fu tenero, dolce, ma con una punta di passione che nessuno
dei due
poteva arginare.
La prima a
staccarsi fu Nessie, che dei due era quella che
aveva bisogno di più ossigeno per sopravvivere. Anche se,
non fosse stato per
quello stupidissimo bisogno d’aria, avrebbe continuato per un
bel po’. Appoggio
la fronte su quella calda di Jacob e si aprì in una risata
liberatoria.
“È
abbastanza come risposta alla tua domanda?”
Lui la
guardò, sorpreso e un po’ frastornato per quello
che
era appena successo. Non poteva crederci e aveva un folle paura che
fosse solo
un sogno, e tra poco sarebbe suonata la sveglia.
“Si,
è decisamente abbastanza”
Rimasero in
silenzio a guardarsi negli occhi, senza bisogno
di parole. Dall’esterno poteva sembrare una scena troppo
sdolcinata, ma a loro
non importava. Jake, in quegli occhi, aveva capito che Nessie teneva a
lui più
di quanto dava a vedere e lei sembrava felice di avere finalmente Jake
tutto
per se. Non che prima fosse molto diverso, comunque.
Ma ad un certo
punto, Nessie abbassò gli occhi come colta
da un brutto pensiero, e si morse distrattamente il labbro.
“Cosa
c’è mostriciattola?” chiese subito Jake
preoccupato.
“Niente,
solo che … ora cosa siamo noi Jake? Amici o
qualcosa di più? Perché mi sembra chiaro che io
non ti sono indifferente e per
me vale lo stesso, però non so se tu vuoi
…”
Nessie aveva
cominciato a parlare a macchinetta, mentre
l’ansia si palesava sul suo viso, e Jake la trovò
bellissima anche così,
preoccupatissima. Le posò un dito sulle labbra, per farla
fermare.
“Se
fosse per me ti sposerei anche domani, Ness. Ma poi ti
ritroveresti con un marito morto in meno di due ore per mano del tuo
caro
paparino e della tua dolce mammina, e credimi se ti dico che mi
ucciderebbero
davvero. Però io voglio stare con te, e se lo vuoi anche tu
potresti diventare
la mia ragazza.” spiegò con un sorriso enorme, uno
di quelli che piacevano
tanto a lei.
Nessie
annuì, incapace di parlare per la gioia, e lo
travolse con un altro abbraccio stritolante, seguito da un altro bacio.
Jacob,
che ora era sicuro di essere morto e di essere in paradiso, la strinse
forte
per un tempo indeterminato, cercando di memorizzare il sapore delle sue
labbra
sulle sue. Questa volta fu lui il primo a staccarsi.
“A
proposito dei tuoi genitori, se non ti riporto a casa
ora, mi fanno fuori veramente. E poi dobbiamo dargli una bella notizia,
no?”
Nessie, colta da
un pensiero improvviso, si staccò
velocemente.
“Ma
loro sapevano di tutta la faccenda
dell’imprinting?!”
chiese Nessie, stupita e anche arrabbiata, probabilmente per essere
stata
l’ultima a sapere. Jake rise della sua smorfia buffa e delle
sue parole.
“Certo!
Credi che tuo padre non abbia mai letto i miei
pensieri? È uno dei suoi passatempi preferiti entrare nella
mia testa.”
rispose, vagamente infastidito per quelle incursioni. Ma da quando
aveva avuto
l’imprinting era un’abitudine di Edward sondare i
pensieri di Jake, di tanto in
tanto, giusto per essere più sicuro.
“Ma
perché non me l’hanno mai detto?” chiese
Nessie,
sconsolata. Probabilmente stava maledicendo i propri genitori per
quella
mancanza di fiducia, o di qualsiasi altra cosa che li aveva resi muti
in quel
frangente.
“Fosse
stato per loro non te l’avrebbero mai detto, credimi.
E poi era giusto che lo facessi io. Con tutto il resto.”
Jacob era stato
sincero. Sapeva che l’avrebbe ascoltato,
però non era il momento giusto. Il sole era quasi calato
completamente, e Bella
ed Edward, se non gli avesse riportato a casa la loro bambina entro
pochi
secondi, sarebbero stati capaci di venire alla riserva, infrangendo un
patto
durato centinaia di anni. Eccome se l’avrebbero fatto.
“Cosa
… ?” Nessie evidentemente non capiva quello che
voleva dire, e lasciò la domanda in sospeso, con la
sicurezza che lui avrebbe
capito cosa intendeva. In fondo, Jake capiva sempre.
Lui fece un
profonde respiro, capendo, e la guardò
risoluto.
“Ci
sono ancora moltissime cose che ti devo dire, Nessie,
ma non oggi. Però prometto che ti spiegherò tutto
domani.”
Ed era vero.
Avevano solo bisogno di immagazzinare tutte
quelle informazioni, per riuscire a riceverne altre. Jacob si ripromise
di
raccontarle tutto, dalla A alla Z, il giorno dopo, con calma e senza
saltare
nessun passaggio. Magari si sarebbe fatto aiutare dai suoi genitori che
di sicuro
avevano una memoria migliore della sua. Non sapeva cosa ricordava
esattamente
Nessie di tutto quello che era
successo
quando era una bambina, però le avrebbe detto tutto, senza
esclusioni.
“Promesso?”
chiese lei, assicurandosi di avere la sua
parola.
“Parola
di boyscout” rispose lui, mettendosi una mano sul
cuore. Risero entrambi e lentamente Jake si alzò, aiutando
poi lei a mettersi
in piedi. Si incamminarono verso il bosco, sempre vicini, sempre
abbracciati, e
da fuori poteva sembrare che niente fosse cambiato da qualche ora
prima, ma
loro sapevano che era cambiato tutto.
Jake trovava
estremamente bello camminare con Nessie al suo
fianco. Da quando avevano lasciato la spiaggia non si erano ancora
detti una
parola, ma non ce n’era bisogno. C’era qualcosa di
strano nel silenzio che
aleggiava fra di loro, ma in un certo senso bello. Era un po’
imbarazzante,
però stavano bene lo stesso. L’imbarazzo era
dovuto a tutte le emozioni che
avevano provato durante il giorno, ma c’era una nota di
consapevolezza e di
dolcezza nell’imbarazzo, che lo rendeva meno imbarazzante.
È strano da spiegare, ma quando sai che la persona
che ti sta di fianco prova il tuo stesso forte sentimento,
l’imbarazzo diventa
quasi una bella cosa, che ti accomuna all’altro, che rende
tutto più dolce.
Come i sorrisi che si scambiavano di tanto in tanto.
La prima ad
interrompere il silenzio fu Nessie, con un
leggero sorriso e le guance leggermente arrossate.
“Lo
sai, stasera puoi anche evitare di stare su quella
scomoda poltrona.”
Jake non sapeva
se credere a quello che aveva appena
sentito. Era impossibile, veramente impossibile che lei …
“Puoi
stare sul mio letto, se vuoi puoi dormire con me. Deve
essere scomodo stare su una poltrona tutta la notte.” Non
c’era traccia di
malizia nella sua voce, dato che lei non era così. Non era
mai stata maliziosa,
solo dolce, e anche un po’ ingenua, ma sapeva che di Jake si
poteva fidare e
che non avrebbe preso il suo invito a dormire nel suo letto come un
invito a …
fare altro nel suo letto.
Jake dovette
ammettere che sì, la poltrona su cui sedeva
ogni sera a guardarla dormire era scomoda, e anche piccola, e si
muoveva
sempre, non riuscendo mai a trovare la posizione giusta per guardare
Nessie. Ma
poi, di solito, si fermava su un particolare del suo viso, o su un
ricordo che
gli veniva in mente improvvisamente, e non si curava più
della scomodità della
sedia.
La
guardò di sottecchi, colto impreparato da quella sua
frase.
“Quando
te ne sei accorta?” chiese, senza rispondere alla
sua domanda implicita.
Lei sorrise,
guardando davanti a se, persa in qualche
ricordo.
“L’ho
sempre saputo. Lo facevi anche quando ero piccola.”
disse con fare ovvio.
Jake
scambiò il suo non guardarlo negli occhi per
irritazione, e si staccò da lei, per arrivarle di fronte e
guardarla negli
occhi.
“Mi
dispiace, io non …” cercò di spiegare,
pensando che
quel gesto le avesse dato fastidio.
“Non
scusarti, è bello. Un po’ strano, ma bello. Ma fa
sentire protetta.” rispose lei, fermando le sue scuse sul
nascere. Jake capì
che era sincera e non poté fare a meno di prenderle il viso
tra le mani e
lasciarle un altro bacio. E un altro ancora.
Aveva appena
capito cosa significava stare con
il proprio imprinting e non riusciva a credere che ci si
potesse sentire così bene.
Era come una
droga, sapeva che ne era già assuefatto e non ne avrebbe
più potuto fare a
meno. Era stupendo.
“Sei
meravigliosa.” le disse, con le mani ancora ai lati
del suo viso.
Lei sorrise,
ancora più imbarazzata, mentre le guancie le
si arrossavano, e Jake sentì il calore del suo sangue sotto
alle sue mani,
posizionate sulle sue guance.
“Anche
tu.” sorrise lei, imbarazzata.
Jake la stava
ancora ammirando, quando, con uno scatto
fulmineo, si librò dalla dolce presa di lui, incominciando a
correre verso casa
sua.
“Facciamo
a chi arriva primo a casa?” chiese, partendo
senza aspettare una risposta, lasciandosi dietro solo la sua risata
argentina.
Jake la
guardò, felice come non mai, e le lasciò un
po’ di
vantaggio. Si sentiva felice, incredibilmente felice.
“Certo
mostriciattola.” rispose, pur sapendo che lei, già
lontana, non l’avrebbe sentito. Si trasformò
velocemente, incominciando a
seguire la sua scia, verso casa. Forse questa volta l’avrebbe
fatta vincere.
In contatto col terreno
Sono a caccia,
ti seguo
Odoro come mi
muovo, sono perso in una folla
E sono affamato
come il lupo
________________________________________________________________________________Angolino:
Ok,
prima volta sul
fandom di Twilight.
Paura.
Panico.
Terrore.
Avete altri sinonimi?
Va beh, basta con le
stupidate. Lo so che la ff è un po’,
come dire, strana.
Non lo so come mi sia venuta,
però è stata una
specie di parto. La sto scrivendo da circa
una settimana, ma non
riuscivo mai a trovare il tempo,
tra scuola, studio,
impegni e la matematica .-.
(ditemi che ha
inventato le Olimpiadi della Matematica e giuro che lo fucilo)
Va beh, se vi è
piaciuta, lasciate una recensione, vi prego.
Aiuterebbe molto la
mia autostima, grazie.
Gio♥
P.S. La canzone è
Hungy Like The Wolf, dei Duran Duran.
Non
c’azzecca molto
con la ff però mi ha ispirata.
Tutti i personaggi
appartengono a Stephenie Meyer. Purtroppo.