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Autore: Cinquemmezzo    12/02/2011    2 recensioni
Dalla storia: "Mente correva il bosco scorreva di fronte ai suoi occhi e lui non lo vedeva. Era così abituato a fare quella strada che ormai non ci pensava più; era naturale, come respirare. In un certo senso era così veramente: ogni volta che le andava incontro era come se finalmente, dopo aver trattenuto per un periodo di tempo infinito il respiro, potesse respirare a pieni polmoni, di nuovo." Una One-Shot un po' particolare che si colloca dopo la fine di Breaking Down, molto dopo la fine. Spero vi piaccia.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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HUNGRY LIKE THE WOLF

In touch with the ground
I'm on the hunt, I'm after you
Smell like I sound I'm lost in a crowd
And I'm hungry like the wolf


Correva, come se qualcuno lo stesse inseguendo. Appena le zampe toccavano il suolo, i suoi muscoli si contraevano e con uno scatto il movimento ripetitivo continuava. Il cuore batteva cadenzato insieme al respiro, e anche se era affaticato, continuava a correre. Il vento sferzava contro il suo pelo marrone chiaro, corto come i suoi capelli.

Mente correva il bosco scorreva di fronte ai suoi occhi e lui non lo vedeva. Era così abituato a fare quella strada che ormai non ci pensava più; era naturale, come respirare. In un certo senso era così veramente: ogni volta che le andava incontro era come se finalmente, dopo aver trattenuto per un periodo di tempo infinito il respiro, potesse respirare a pieni polmoni, di nuovo.

Passò vicino ad alcuni pini molto alti e dopo poco saltò al di là di un piccolo fiume, con un balzo molto lungo, atterrando in una piccola radura. Fece ancora qualche metro, prima di fermarsi improvvisamente. Un rumore, adesso distinguibile non essendoci più in sottofondo l’eco dei suoi passi, si sentiva distintamente, e tutto il resto era inutile ormai per lui. Tutti i suoi sensi erano concentrati su quell’unico, bellissimo ed incredibile suono. Il cuore di Nessie, veloce come quello di un colibrì, era il suono più bello del mondo per Jake, ancora più bello della sua voce.

Che schifo, Jacob! Dio, sei così smielato! pensò intensamente Leah, che stava facendo il giro di ronda.

Parla quella che pensa ventiquattro ore al giorno a David, rispose con uno sbuffo.

Si ritrasformò velocemente, evitando la risposta acida di Leah che, era sicuro, stava per arrivare. E naturalmente anche perché non riusciva più a starle così vicino senza poterla abbracciare. Si rivestì velocemente, mettendo i jeans che aveva legato alla caviglia con il nastro di spago. Anche se l’aria di settembre cominciava a farsi fredda, lui non ne aveva bisogno.

“Jacob Black, esci immediatamente. Lo so che sei lì!” Lo apostrofò una voce cristallina.

Fece come la voce gli aveva ordinato e si trovò davanti ad una casa bellissima, bianca, con un grande porticato e finestre lucide che riflettevano i raggi del sole. Ma Jacob non guardava niente di tutto questo.

Il suo sguardo era fisso, come incantato, sull’unica figura che si stagliava all’orizzonte.

Renesmeé Carlie Cullen era più bella e più grande ogni giorno che passava. Dal giorno della sua nascita erano passati meno di dieci anni, ma lei sembrava una ragazza di diciotto già da un paio. I capelli, dello stesso colore del padre, le arrivavano fino a metà schiena, bronzei e arricciati in morbidi boccoli. Il viso aveva le fattezze di quello di suo padre, ma addolcite dal mento e dagli zigomi presi dalla madre. Mentre gli occhi, quelli che Jacob avrebbe passato ore a guardare, erano di un caldo marrone, quello che al tempo fu di Bella. Jacob ora si chiedeva come avesse fatto ad amarli tanto, quelli di Bella, perché ora sapeva che a Nessie stavano decisamente meglio.

Nessie, la sua Nessie. Il suo piccolo mostriciattolo.

“Calma, Nessie. Sai com’è, mi devo vestire.” Le rispose con un sorriso.

Lei mise un broncio finto, trattenendo le risate, e le guancie le si colorarono leggermente, come se stesse arrossendo.

“Ti faccio presente che hai ben dieci minuti di ritardo. Ma siccome sono troppo buona, per questa volta ti perdono”

Nessie si avvicinò e Jacob l’abbracciò, come facevano ogni volta che si vedevano. Potevano essere stati lontano per due settimane o due ore, ma appena poteva, Nessie si faceva stringere dalle sue braccia forti e calde, e Jacob non se lo faceva ripetere due volte.

“Grazie, che gentile. Dovevo dire una cosa a Sam, per questo sono in ritardo. Allora, vogliamo andare a cacciare o piantiamo radici?”

Jake si staccò di malavoglia, coprendo la smorfia con un sorriso. Era diventato quasi un dolore fisico per lui dover fingere di tenere a lei come ad una sorellina, ma i patti con Edward, erano molto chiari. Un paio di anni prima, erano scesi ad un accordo per la delicatissima questione imprinting. Jacob non avrebbe potuto dire niente a Nessie, almeno fino a che non fosse stata lei a chiederlo direttamente. Aveva dovuto accettare per forza, altrimenti Edward non ci avrebbe messo più di due secondi a proibirgli di vedere la figlia, magari anche trasferendosi in qualche paese freddo e molto molto lontano.

Nessie si girò appena si staccarono, e gli parlò con le spalle voltate.

“Facciamo a chi arriva prima al confine Quileute?”

E senza aspettare la sua risposta, si lanciò in una corsa sfrenata verso la riserva indiana.

“Certo mostriciattola”

Jacob la guardò un attimo correre, poi, appena fu abbastanza lontana, si tolse i pantaloncini e, con un solo salto, si ritrasformò nel maestoso ed enorme lupo. L’Alpha, il capobranco, Jacob, Jake.

Leah era sparita non si sa bene dove, ma Jacob aveva l’impressione che c’entrasse qualcosa il suo nuovo ed inaspettato imprinting. Infatti anche lei, quando ormai aveva perso ogni speranza, era riuscita a trovare qualcuno di speciale.

Raggiunse con poche falcate la ragazza, che cercava in tutti i modi di staccarlo. Ma come amava ripetere lui, infondo era solo per metà vampiro. Siccome sapeva che le piaceva vincere, la lasciò andare avanti, per darle l’impressione di essere prima. Ma quando ormai erano a pochi metri dal confine, Jake fece uno scatto, e in meno di tre falcate la sorpassò, toccando per primo il terreno della riserva. Nessie si fermò a qualche metro da lui, che la guardava gongolante. Probabilmente se non si fosse trattenuto avrebbe stravinto, però gli piaceva troppo vederla così arrabbiata per aver perso alla fine.

La ragazza boccheggiava, e teneva le mani sulle ginocchia, leggermente piegata in avanti e faceva respiri corti e rapidi. Jake la trovava ancora più bella del solito quando cacciava o correva. Con i capelli spettinati, le gote arrossate e gli occhi lucidi era unica e bellissima.

“Non … vale. Tu … sei una … creatura mitologica … completa. Io solo per … metà …”

Era ancora ansante mentre ripeteva la solita scusa. Jake l’aveva sentita un milione di volte, puntuale, ogni volta che perdeva una gara. Il grande lupo fece una guaito, che tradotto nel linguaggio umano corrispondeva ad una risata.

 Rimasero fermi ancora qualche secondo, lasciando il tempo a Nessie di riprendere fiato, mentre Jake continuava a guardarla, naturalmente.

“Che c’è?” chiese Nessie, notando lo sguardo di Jake fisso su di lei, mentre le guance prendevano uno strano colore rosso.

Lui, sempre sotto forma di lupo, scosse la testa e sulle labbra si formò quello che doveva essere un sorriso, sotto forma di smorfia lupesca. Poi mosse le zampe in avanti e puntò il muso nella sua pancia, in un esplicito invito a muoversi.

Vogliamo andare a caccia o stiamo qui a girarci i pollici? sembravano voler dire i suoi gesti.

Nessie fece qualche passo indietro, tenendosi la pancia e scoppiando a ridere, siccome il respiro di Jake le aveva provocato il solletico.

“Va bene, va bene. Andiamo.”

E insiemi ripresero a correre verso la zona più fitta del bosco, seguendo la scia di alcune alci. O almeno, Nessie seguiva la scia, Jake seguiva Nessie, come sempre.

Quando era piccola Renesmeè odiava andare a caccia, ma aveva imparato a divertirsi cacciando, e da allora era stato tutto più facile. Certo, le dispiaceva sempre per le povere creature che uccideva, però non riusciva a sopravvivere senza. Almeno, per un po’ ci aveva provato, ma senza sangue diventava irritabile e più debole. Avrebbe preferito mangiare solo quello che le preparava nonna Esme, ma nonno Carlisle e i suoi genitori glie lo avevano proibito. Ma, grazie a Jake, era riuscita a farsi piacere anche quell’ennesima costrizione dei suoi troppo apprensivi genitori. Lui sapeva come fosse, grazie al suo carattere tipicamente Cullen, incapace di declinare una sfida e faceva leva su questo lato della sua personalità per farla nutrire. D’altronde era questo che faceva sempre Jake, le rendeva più bella la vita, e lui ne era consapevole.

 

La caccia era andata bene. Nessie aveva mangiato senza fare storie e Jake si era divertito tantissimo, come sempre, a stare dietro al suo  piccolo mostro. Erano riusciti a raggiungere il gruppo di alci e si erano cibati abbastanza. Più che altro era Nessie ad essersi nutrita, Jake faceva solo il necessario per farla sembrare la solita sfida. Infatti, quando aveva notato che lei non lo guardava più, si era fatto da parte, restando comunque a pochi passi per controllarla, ed essere sicuro che non si facesse male. Era un po’ paranoico, tanto che si era accorto che alcune volte assomigliava paurosamente ad Edward in fatto di sicurezza, e spesso Leah lo aveva preso in giro per questo. Però, a parte controllarla, adorava vederla, che fosse mentre mangiava un muffin, cacciava un alce o dormiva tranquilla nel suo letto. Perché sì, lui la guardava mentre dormiva. Era l’unico momento in cui poteva osservarla lasciando trapelare dagli occhi tutto l’amore che provava per lei. I suoi genitori erano consapevoli del fatto che lui si intrufolasse tutte le sere in camera della loro bambina, ma Edward, per qualche motivo che non aveva mai capito, lo lasciava fare, ed in un muto accordo, non parlavano mai di quelle strane incursioni notturne.

Alcune volte voleva prendere la sua mano e vedere quello che stava sognando, poi per qualche strana ragione, non riusciva mai. Forse era per non invadere la sua privacy, forse perché aveva paura di scoprire che sognava qualcuno, qualcuno che non era lui. Allora si limitava a starle accanto, guardandola e sperando. Ormai sperare era l’unica cosa che poteva fare.

Nessie, che correva di fronte a lui, cominciò a rallentare, e Jake si fermò del tutto, per rimettersi gli shorts di jeans che si portava dietro. Quando ritornò sul sentiero che stavano seguendo la trovò seduta su un tronco che si guardava la punta delle scarpe con molto interesse, aspettandolo. Sentendolo avvicinarsi alzò lo sguardo, e Jake fece un sorriso, di quello che faceva solo quando guardava lei.

“Andiamo a La Push? Non ho voglia di tornare a casa.”

Jacob sorrise, sentendo le esatte parole che aveva sperato uscissero dalle sue labbra rosse. Alzò gli occhi al cielo, benedicendo ancora una volta quell’estate, anzi ormai quasi autunno, più soleggiati del solito. Quando il sole nella penisola di Washington faceva capolino tra le nuvole, Jake poteva avere Nessie tutta per sé. Ecco perché quel pomeriggio erano andati a caccia insieme. Nessie aveva bisogno di nutrirsi, e tutto il suo parentado era relegato in casa per brillantezza sospetta.

Non che non si vedessero, anzi. Praticamente Nessie si rifiutava di cacciare se non c’era Jake, però quelle giornate di sole, troppo poche per Jake, erano gli unici momenti in cui potevano stare veramente soli.

“Certo.”

Allora Nessie si accucciò al fianco di Jake, e lui le passò un braccio intorno alle spalle. Da fuori potevano sembrare una coppia, e solo Dio sapeva quanto Jake lo avrebbe voluto. Beh, Dio e Edward Cullen.

“Freddo?” le chiese Jake, quando sentì che si attaccava di più al suo fianco.

“No però, sai, quando vivi in una casa con otto vampiri freddi come dei ghiaccioli antartici il giorno di Natale, appena trovi un po’ di calore ne approfitti.”

Jake rise, socchiudendo gli occhi e rovesciando la testa indietro, trascinando anche Nessie con se.

“Quindi io per te ho l’utilità di una stufa a gas, vero?”

“Esatto, hai centrato in pieno!”

Arrivarono alla spiaggia ancora ridendo, e si sedettero su un tronco d’albero, reso bianco dalla salsedine del mare. Nessie si accomodò con la schiena contro una radice, nella posizione perfetta per guardare il mare. Jacob invece si sedette di fronte a lei, a cavalcioni del tronco, nella posizione perfetta per guardare Nessie.

“Come sta Claire? É traumatizzata dalla sua prima settimana di scuola dopo le vacanze estive?”

Quil e Claire erano sempre inseparabili e anche se l’undicenne Claire vedeva ancora Quil come un fratello maggiore o migliore amico, Quil era felicissimo lo stesso. Jake capiva benissimo il sentimento di Quil e più volte aveva ringraziato il cielo per aver avuto l’imprinting con una creatura che cresce con il doppio della velocità di un essere umano qualsiasi.

“È sopravvissuta, tranquilla. Però si è già lamentata con Quil per le valanghe di compiti che le danno, e lo ha già schiavizzato per finirli prima.”

Jacob rise, rivedendo davanti agli occhi il ricordo di Quil, trasmesso quando erano in forma di lupo, di se stesso mentre cercava di fare alcuni problemi di matematica della ragazzina.

“Poverino, quella ragazza è una stacanovista. Ma lui non può fare altro che accontentarla, d'altronde.”

Mentre pronunciava l’ultima frase del discorso, gli occhi di Nessie, da gioiosi ed allegri si erano un po’ spenti, lasciando una traccia di tristezza nello sguardo.

Non pensava che il suo non molto vago riferimento all’imprinting le avrebbe fatto quell’effetto, e si stava chiedendo il motivo. Sperava di riuscire ad aprire il discorso con lei, ma se non cominciava lei, lui, grazie a quel cavolo di accordo, non poteva dire niente. O si sarebbe ritrovato un davvero arrabbiato Edward Cullen, davanti alla porta di casa in tutta la sua paurosa brillantezza. E non era certo il suo desiderio più grande.

“Non mi hai mai parlato bene di questa cosa …” disse Nessie, lasciando il soggetto della frase in sospeso.

Me lo sta chiedendo davvero? si domandava Jake, speranzoso. Ti prego, fa che me lo stia chiedendo davvero!

“Che cosa?”

Jake tratteneva il respiro, e Nessie aveva spostato lo sguardo, per fermarlo all’orizzonte, dove il sole stava calando sempre più velocemente.

“Dell’imprinting.”

 

Jake guardò bene Nessie, sentendosi sollevato. Ma improvvisamente il sentimento di sollievo si volatilizzò, lasciano il posto alla paura.

“Cosa … cosa vuoi sapere?”

Prima di parlare si schiarì la voce, che improvvisamente gli mancava.

“Come succede? Che cosa succede? Ho capito che è qualcosa di forte, ma non ho mai capito come possa succedere. Ed è una coso volontaria o involontaria? E perché succede? Siete obbligati a stare con la persona con cui avete avuto l’imprinting?”

“Whoa, frena, una domanda per volta se no vado in confusione!” rispose Jake ridendo nervosamente.

Nessie lo guardava imbarazzata, ma il suo sguardo non si muoveva dal suo viso e non accennava a voler cambiare argomento.

“Cos’è l’imprinting?”

Jake prese un respiro profondo, preparandosi al discordo lungo e complicato.

“Beh, l’imprinting è il modo in cui noi troviamo la donna, o l’uomo –aggiunse velocemente pensando a Leah –della nostra vita. È come uno spostamento del nostro mondo. Non è più la gravità a tenerci a terra, è lei o lui. È una specie di colpo di fulmine, ma molto più forte. Un licantropo capisce che una donna è la persona con cui passerà il resto della sua vita quando la guarda negli occhi per la prima volta. E da qual momento tutto il resto non conta più.”

Lo sguardo di lei sembrò perdersi all’orizzonte e tutto il resto svanire. Rimase in silenzio alcuni minuti, poi, quando Jacob stava per parlare, ricominciò.

“Quindi un licantropo, anche se volesse, non potrebbe mai andare contro all’imprinting?”

Jacob era confuso, e rispose con fare ovvio, non capendo in realtà dove voleva andare a parare Nessie.

“Perché dovrebbe? Quando troviamo l’imprinting, tutto diventa migliore. Alcune volte bisogna aspettare un po’, come nel caso … di Quil, però poi tutto si sistema. La donna con cui abbiamo l’imprinting è quella che ci renderà più felici, quindi perché dovremmo opporci?”

“Già, perché?”

Jacob non capiva le reazioni di Nessie. Sembrava triste per quello che stava sentendo, e lui non capiva il motivo. Forse non si era espresso bene, pensò tra se e se, così cercò di spiegarsi meglio.

“In realtà non abbiamo ancora capito il motivo per cui succede l’imprinting. Io personalmente credo che venga scelta per noi la persona che ci rende più felice, ma non tutti ne sono convinti. Fino a poco tempo fa credevamo che l’imprinting avvenisse con la persona migliore per garantire la discendenza del gene lupo, ma alcuni … risvolti recenti ci hanno fatto cambiare idea.”

Jake pronunciava ogni parola con estrema cura, cercando di essere più esauriente possibile. Aveva ripetuto quel discorso nella sua mente centinaia di volte, ma mai si sarebbe aspettato che fosse così difficile.

Qualcosa aveva catturato l’attenzione di Nessie, che si girò a guardarlo, con un’espressione dubbiosa dipinta sul viso.

“Risvolti recenti? … ah,ti riferisci a Leah?”

Jake non intendeva propriamente quell’episodio, però poteva andare. Cercava in tutti i modi di farle capire che era lei l’oggetto del suo imprinting, però lei sembrava proprio non arrivarci.

“Anche …” rispose sempre evasivo.

Nessie sembrava distante, lo sguardo puntato al sole e la mente altrove. Jacob capiva che stava meditando, ma non capiva su che cosa. La ragazza prese un paio di respiri profondi e poi parlò.

“Jake, mi prometti una cosa?” chiese con voce titubante.

“Tutto Nessie”

“Quando … quando avrai l’imprinting, mi prometti che rimarremo comunque amici e che cercherai di passare un po’ di tempo con me? Non molto, solo qualche ora, ogni tanto …”

La domanda di Nessie, che intanto aveva abbassato gli occhi e tracciava le venature del legno con un dito, raggiunse Jacob e lo lasciò stupefatto. Davvero, non riusciva a credere che la ragazza non avesse ancora capito. Voleva dirle che era lei, era sempre stata lei, ma aveva ancora dei dubbi riguardo alla sua affermazione di poco prima.

“Cosa ti fa pensare che io non sia già innamorato di qualcuna, che non abbia mai avuto l’imprinting?”

La domanda lasciò Nessie interdetta, ma quando recepì il senso della frase i suoi occhi si spalancarono.

“Hai già avuto l’imprinting? Sei innamorato di una ragazza?” chiese, quasi boccheggiando.

Jacob ponderò la risposta, non sapendo bene da dove cominciare. Finalmente gli lo aveva chiesto, e lui voleva dare la risposta più esauriente e veritiera possibile, facendole capire finalmente quanto tenesse realmente a lei.

“È complicato da spiegare. È cominciato tutto quando non ero ancora una creatura mitologica. –disse, riportando la frase esatta che piaceva tanto dire a lei –Ero innamorato di una ragazza in quel periodo, e lei non era assolutamente innamorata di me. Questo l’ho capito molto dopo, anche se un pochino credo mi amasse veramente. Beh, Bella è sempre stata innamorata di tuo padre, però noi avevamo un rapporto speciale. Diceva che ero il suo sole personale.” Jacob rise, ripensando alla definizione che gli era stata affibbiata dalla madre di Nessie.

“Aspetta, aspetta. Tu eri innamorato di mia madre?”  chiese con la bocca spalancata e lo sguardo spiritato.

“Beh, si. Ma poi è cambiato tutto. Quando Edward aveva acconsentito a trasformarla io mi ero sentito malissimo, ma sapevo che c’era ancora tempo, almeno per provare a farle cambiare idea. E poi, quando sono tornati dalla luna di miele e aspettava te, non ci ho visto più. Tu eri la causa della sua morte, perché era questo che stavi facendo,seppur inconsciamente. Stavi uccidendo Bella. E, per quanto io me ne vergogni, ho pensato più volte di ucciderti. Ucciderti veramente. Vedevo che Bella faceva di tutto per dare un figlio ad Edward e pensavo che se fossi morta in tempo, la sua vita sarebbe stata a posto e tutto si sarebbe sistemato. Poi, beh, poi ho avuto l’imprinting e le cose sono cambiate.”

Nessie sembrava atterrita da tutto quello che aveva sentito e il suo volto era il riflesso della sorpresa. Però tra i tratti del suo viso Jake riusciva anche a vedere rabbia, delusione e tristezza.

“Davvero hai cercato di uccidermi? E perché poi hai cambiato idea?, perché mi sembra abbastanza ovvio che deve essere successo qualcosa di veramente grosso per farti trasformare da mio possibile assassino a baby-sitter a tempo pieno. Con chi hai avuto l’imprinting?”

Jacob era stupefatto e anche un po’ scocciato. Era incredibile, davvero incredibile che lei non lo avesse ancora capito.

“Davvero non l’hai ancora capito? Ma ci sei o ci fai, Nessie? Te lo devo proprio dire?” disse, quasi ridendo.

Nessie invece, a quanto pareva, non ci vedeva niente di divertante, e le sue guancie stavano diventando più rosse, e gli occhi sembravano pieni di lacrime. La voce era spezzata, e Jacob vedeva che stava per scoppiare.

“No, non capisco! Potresti dirmi per cortesia con chi cavolo hai avuto l’imprinting e cosa cavolo è successo quando ero piccola?”

Parlando, si era staccata dal tronco con il busto, mettendo anche lei le gambe cavalcioni sul legno di fronte a Jake. Anche se erano di fronte però lei era molto più bassa, e lui si abbasso un po’, facendole poi alzare il viso con un dito sotto il mento.

“È successo che ho incontrato gli occhioni marroni di una piccola mostriciattola che sono  diventati tutto per me. C’è che ho avuto l’imprinting con te, Renesmeè.”

Il tono era calmo e lo sguardo puntato dritto nei suoi occhi, ma in realtà Jacob dentro stava urlando, spaccando tutto, saltando di gioia e soprattutto sperando, sperando con tutto se stesso.

“Davvero?”

Ora gli occhi di Nessie avevano le dimensioni di una palla da tennis, e la sua voce era un sussurro.

“Certo” rispose Jake, con un sorriso a trentadue denti, sincero e felice, anche se un po’ ansioso della sua reazione. E si sarebbe aspettato tutto, urla, domande, pugni, fughe, ma non di sicuro quello che accadde.

Nessie gli saltò al collo stringendolo in un abbraccio talmente forte che se non fosse stato un licantropo probabilmente l’avrebbe stritolato.

Dopo i primi secondi di smarrimento strinse la ragazza tra le braccia, infilando la testa tra i suoi capelli e stringendola in un abbraccio pieno di calore. In realtà non capiva cosa significava quell’abbraccio, però quando Nessie lo abbracciava non si tirava mai indietro.

Sentiva il suo respiro che si regolarizzava, ma il battito della ragazza continuava ad essere frenetico, più del solito.

“Vuol dire che non ti da fastidio?” chiese Jake titubante, sempre con la testa affondata nella sua spalla.

Jacob la sentì ridere contro il suo petto, una risata allegra, cristallina, piena di vita. Si staccò da lui rimanendo comunque con le braccia sulle sue spalle. Lui non accennava a mollare la presa sulla sua vita, e lei lo guardò intensamente negli occhi. Jacob avrebbe voluto rimanere per sempre così, solo stringendo la sua Nessie, ma a quanto pare lei non era d’accordo.

Lo guardò ancora un attimo, con un sorriso enorme ad illuminarle il viso e poi piano, con studiata lentezza, aspettando la sua reazione, si abbassò, sfiorando le labbra di lui con le sue. Aveva sempre tenuto gli occhi aperti, fissi in quelli di lui, e quando vide la sorpresa scemare da essi, li chiuse, lasciandosi andare al bacio.

Lui intanto, troppo sorpreso per formulare un pensiero coerente, la guardò bene negli occhi, cercando di capire cosa sentiva, se si stava pentendo di quello che stava facendo e se era consapevole di trovarsi con le labbra attaccate alle sue. Ma nessuno dei sentimenti che Jake temeva di trovare erano nei suoi occhi. Anzi, erano felici, brillanti, sembrava che avesse quasi le lacrime agli occhi per la gioia.

Allora, rendendosi conto veramente solo in quel momento di star baciando lei, Nessie, chiuse gli occhi, approfondendo il bacio.

Rimasero con le labbra attaccate per molto tempo e il loro primo bacio fu tenero, dolce, ma con una punta di passione che nessuno dei due poteva arginare.

La prima a staccarsi fu Nessie, che dei due era quella che aveva bisogno di più ossigeno per sopravvivere. Anche se, non fosse stato per quello stupidissimo bisogno d’aria, avrebbe continuato per un bel po’. Appoggio la fronte su quella calda di Jacob e si aprì in una risata liberatoria.

“È abbastanza come risposta alla tua domanda?”

Lui la guardò, sorpreso e un po’ frastornato per quello che era appena successo. Non poteva crederci e aveva un folle paura che fosse solo un sogno, e tra poco sarebbe suonata la sveglia.

“Si, è decisamente abbastanza”

Rimasero in silenzio a guardarsi negli occhi, senza bisogno di parole. Dall’esterno poteva sembrare una scena troppo sdolcinata, ma a loro non importava. Jake, in quegli occhi, aveva capito che Nessie teneva a lui più di quanto dava a vedere e lei sembrava felice di avere finalmente Jake tutto per se. Non che prima fosse molto diverso, comunque.

Ma ad un certo punto, Nessie abbassò gli occhi come colta da un brutto pensiero, e si morse distrattamente il labbro.

“Cosa c’è mostriciattola?” chiese subito Jake preoccupato.

“Niente, solo che … ora cosa siamo noi Jake? Amici o qualcosa di più? Perché mi sembra chiaro che io non ti sono indifferente e per me vale lo stesso, però non so se tu vuoi …”

Nessie aveva cominciato a parlare a macchinetta, mentre l’ansia si palesava sul suo viso, e Jake la trovò bellissima anche così, preoccupatissima. Le posò un dito sulle labbra, per farla fermare.

“Se fosse per me ti sposerei anche domani, Ness. Ma poi ti ritroveresti con un marito morto in meno di due ore per mano del tuo caro paparino e della tua dolce mammina, e credimi se ti dico che mi ucciderebbero davvero. Però io voglio stare con te, e se lo vuoi anche tu potresti diventare la mia ragazza.” spiegò con un sorriso enorme, uno di quelli che piacevano tanto a lei.

Nessie annuì, incapace di parlare per la gioia, e lo travolse con un altro abbraccio stritolante, seguito da un altro bacio. Jacob, che ora era sicuro di essere morto e di essere in paradiso, la strinse forte per un tempo indeterminato, cercando di memorizzare il sapore delle sue labbra sulle sue. Questa volta fu lui il primo a staccarsi.

“A proposito dei tuoi genitori, se non ti riporto a casa ora, mi fanno fuori veramente. E poi dobbiamo dargli una bella notizia, no?”

Nessie, colta da un pensiero improvviso, si staccò velocemente.

“Ma loro sapevano di tutta la faccenda dell’imprinting?!” chiese Nessie, stupita e anche arrabbiata, probabilmente per essere stata l’ultima a sapere. Jake rise della sua smorfia buffa e delle sue parole.

“Certo! Credi che tuo padre non abbia mai letto i miei pensieri? È uno dei suoi passatempi preferiti entrare nella mia testa.” rispose, vagamente infastidito per quelle incursioni. Ma da quando aveva avuto l’imprinting era un’abitudine di Edward sondare i pensieri di Jake, di tanto in tanto, giusto per essere più sicuro.

“Ma perché non me l’hanno mai detto?” chiese Nessie, sconsolata. Probabilmente stava maledicendo i propri genitori per quella mancanza di fiducia, o di qualsiasi altra cosa che li aveva resi muti in quel frangente.

“Fosse stato per loro non te l’avrebbero mai detto, credimi. E poi era giusto che lo facessi io. Con tutto il resto.”

Jacob era stato sincero. Sapeva che l’avrebbe ascoltato, però non era il momento giusto. Il sole era quasi calato completamente, e Bella ed Edward, se non gli avesse riportato a casa la loro bambina entro pochi secondi, sarebbero stati capaci di venire alla riserva, infrangendo un patto durato centinaia di anni. Eccome se l’avrebbero fatto.

“Cosa … ?” Nessie evidentemente non capiva quello che voleva dire, e lasciò la domanda in sospeso, con la sicurezza che lui avrebbe capito cosa intendeva. In fondo, Jake capiva sempre.

Lui fece un profonde respiro, capendo, e la guardò risoluto.

“Ci sono ancora moltissime cose che ti devo dire, Nessie, ma non oggi. Però prometto che ti spiegherò tutto domani.”

Ed era vero. Avevano solo bisogno di immagazzinare tutte quelle informazioni, per riuscire a riceverne altre. Jacob si ripromise di raccontarle tutto, dalla A alla Z, il giorno dopo, con calma e senza saltare nessun passaggio. Magari si sarebbe fatto aiutare dai suoi genitori che di sicuro avevano una memoria migliore della sua. Non sapeva cosa ricordava esattamente Nessie di tutto quello che  era successo quando era una bambina, però le avrebbe detto tutto, senza esclusioni.

“Promesso?” chiese lei, assicurandosi di avere la sua parola.

“Parola di boyscout” rispose lui, mettendosi una mano sul cuore. Risero entrambi e lentamente Jake si alzò, aiutando poi lei a mettersi in piedi. Si incamminarono verso il bosco, sempre vicini, sempre abbracciati, e da fuori poteva sembrare che niente fosse cambiato da qualche ora prima, ma loro sapevano che era cambiato tutto.

 

Jake trovava estremamente bello camminare con Nessie al suo fianco. Da quando avevano lasciato la spiaggia non si erano ancora detti una parola, ma non ce n’era bisogno. C’era qualcosa di strano nel silenzio che aleggiava fra di loro, ma in un certo senso bello. Era un po’ imbarazzante, però stavano bene lo stesso. L’imbarazzo era dovuto a tutte le emozioni che avevano provato durante il giorno, ma c’era una nota di consapevolezza e di dolcezza nell’imbarazzo, che lo rendeva meno imbarazzante. È strano da spiegare, ma quando sai che la persona che ti sta di fianco prova il tuo stesso forte sentimento, l’imbarazzo diventa quasi una bella cosa, che ti accomuna all’altro, che rende tutto più dolce. Come i sorrisi che si scambiavano di tanto in tanto.

La prima ad interrompere il silenzio fu Nessie, con un leggero sorriso e le guance leggermente arrossate.

“Lo sai, stasera puoi anche evitare di stare su quella scomoda poltrona.”

Jake non sapeva se credere a quello che aveva appena sentito. Era impossibile, veramente impossibile che lei …

“Puoi stare sul mio letto, se vuoi puoi dormire con me. Deve essere scomodo stare su una poltrona tutta la notte.” Non c’era traccia di malizia nella sua voce, dato che lei non era così. Non era mai stata maliziosa, solo dolce, e anche un po’ ingenua, ma sapeva che di Jake si poteva fidare e che non avrebbe preso il suo invito a dormire nel suo letto come un invito a … fare altro nel suo letto.

Jake dovette ammettere che sì, la poltrona su cui sedeva ogni sera a guardarla dormire era scomoda, e anche piccola, e si muoveva sempre, non riuscendo mai a trovare la posizione giusta per guardare Nessie. Ma poi, di solito, si fermava su un particolare del suo viso, o su un ricordo che gli veniva in mente improvvisamente, e non si curava più della scomodità della sedia.

La guardò di sottecchi, colto impreparato da quella sua frase.

“Quando te ne sei accorta?” chiese, senza rispondere alla sua domanda implicita.

Lei sorrise, guardando davanti a se, persa in qualche ricordo.

“L’ho sempre saputo. Lo facevi anche quando ero piccola.” disse con fare ovvio.

Jake scambiò il suo non guardarlo negli occhi per irritazione, e si staccò da lei, per arrivarle di fronte e guardarla negli occhi.

“Mi dispiace, io non …” cercò di spiegare, pensando che quel gesto le avesse dato fastidio.

“Non scusarti, è bello. Un po’ strano, ma bello. Ma fa sentire protetta.” rispose lei, fermando le sue scuse sul nascere. Jake capì che era sincera e non poté fare a meno di prenderle il viso tra le mani e lasciarle un altro bacio. E un altro ancora.

Aveva appena capito cosa significava stare con il proprio imprinting e non riusciva a credere che ci si potesse sentire così bene.  Era come una droga, sapeva che ne era già assuefatto e non ne avrebbe più potuto fare a meno. Era stupendo.

“Sei meravigliosa.” le disse, con le mani ancora ai lati del suo viso.

Lei sorrise, ancora più imbarazzata, mentre le guancie le si arrossavano, e Jake sentì il calore del suo sangue sotto alle sue mani, posizionate sulle sue guance.

“Anche tu.” sorrise lei, imbarazzata.

Jake la stava ancora ammirando, quando, con uno scatto fulmineo, si librò dalla dolce presa di lui, incominciando a correre verso casa sua.

“Facciamo a chi arriva primo a casa?” chiese, partendo senza aspettare una risposta, lasciandosi dietro solo la sua risata argentina.

Jake la guardò, felice come non mai, e le lasciò un po’ di vantaggio. Si sentiva felice, incredibilmente felice.

“Certo mostriciattola.” rispose, pur sapendo che lei, già lontana, non l’avrebbe sentito. Si trasformò velocemente, incominciando a seguire la sua scia, verso casa. Forse questa volta l’avrebbe fatta vincere.

 

  In contatto col terreno
Sono a caccia, ti seguo

Odoro come mi muovo, sono perso in una folla

E sono affamato come il lupo

 

________________________________________________________________________________Angolino:

Ok, prima volta sul fandom di Twilight.
Paura.
Panico.
Terrore.
Avete altri sinonimi?
Va beh, basta con le stupidate. Lo so che la ff è un po’,
come dire, strana. Non lo so come mi sia venuta,
però è stata una specie di parto. La sto scrivendo da circa
una settimana, ma non riuscivo mai a trovare il tempo,
tra scuola, studio, impegni e la matematica .-.
(ditemi che ha inventato le Olimpiadi della Matematica e giuro che lo fucilo)
Va beh, se vi è piaciuta, lasciate una recensione, vi prego.
Aiuterebbe molto la mia autostima, grazie.

Gio 

P.S. La canzone è Hungy Like The Wolf, dei Duran Duran.
Non c’azzecca molto con la ff però mi ha ispirata.
Tutti i personaggi appartengono a Stephenie Meyer. Purtroppo.

  
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