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Autore: Chelsea_Pin    12/02/2011    1 recensioni
Sentì la sua interlocutrice ridere e la guardò per la prima volta in viso;le guance arrossate in contrasto con la pelle bianchissima la facevano sembrare una bambola di porcellana,un demone di porcellana. Sì,perché i lisci fili d’ebano rilegati in due codine molli ai lati del viso la facevano sembrare una bellissima creatura del male.
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Si passò velocemente una mano sui capelli,anche se goffamente. Aveva sempre odiato gli smoking,lo facevano così muscoloso e paffuto. Si girò,guardando Michelle piangere sommessamente tra le braccia di Haner. Indossava anche lui un paio di occhiali da sole,ma la testa leggermente inclinata verso il basso faceva intendere il suo dolore. Jhonny guardava distratto gli alberi,mentre i suoi occhi rossi si riempivano di lacrime,per poi sparire accompagnate da un grosso sospiro.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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≈Thoughts read are spoken, forever in doubt,
And pieces of memories fall to the ground.


16.08.2006

-Matt,quest’anno devi andare in tour?- Chiese la ragazza,finendo di mettere i piatti ad asciugare. L’uomo seduto al divano si era girato divertito,guardando la schiena di sua moglie.
-Cosa ti fa pensare che non ci andrò?- La interpellò,alzandosi per poi prenderla dai fianchi,scoppiando tutti e due a ridere.
Ecco,era quello che Matthew Sanders aveva sempre desiderato,avere una moglie che l’amava per quello che era,e non perché era famoso. Si conoscevano ormai da dieci anni,contando anche quelli della terza media. E non era mai stato meglio con nessun’altra donna. Certo,gli alti e i bassi c’erano,ma non poteva desiderare nessun’altra che lei. Le baciò la guancia,facendo girare verso di lui. Si fermò poco dopo,vedendo il suo sguardo languido e le sue labbra piegate in un sorriso forzato.
-Sei preoccupata? Se posso sapere,di cosa?- Chiese lui con apprensione,stringendola a se. Sospirò,nascondendo il viso nell’incavo tra il collo e la spalla di suo marito. Le piaceva sentire il suo profumo nei suoi vestiti,ricordarlo anche quando lui non c’era.
-Volevo venire anch’io quest’anno- Disse velocemente, chiudendo gli occhi. Lui la prese per le spalle e la spostò velocemente.
-Cosa? No,lo sai che… - In realtà nemmeno lui sapeva il perché..
-Che?- Lo spronò Val,alzando la testa verso di lui.
-Che… se vieni tu poi voglio venire tutte le altre. Per non parlare di tua sorella!- Iniziava a scocciarsi,perché doveva rendere quel momento di tranquillità in un inferno? Ogni volta era così. Lei si allontanò,guardandolo stupita.
-Hai qualcosa contro mia sorella?- Sbraitò lei,urlandogli quasi contro.
-Mamma?- Si girarono all’unisono,fissando il piccolo bambino che,mezzo addormentato,si era affacciato allo stipite della porta. Valary corse subito da lui,forse per liberarsi da quella situazione. Matt era ancora fermo,a riflettere su quella situazione che si verificava ogni volta prima di un nuovo tour. Perché non riusciva a capire? Perché non si rendeva conto che anche per lui era difficile starle lontano? Dovevano finire a litigare sempre,per poi partire con il rimpianto di non averla portata. La vide passare davanti a lui e i loro occhi si incrociarono per pochi secondi,prima di vederla sparire dietro la porta. Prese il bambino in braccio,andando verso la finestra e la guardò mentre metteva in moto la macchina e andava via. Non capiva mai se si incazzava di più per il fatto che non la portasse con lui o perché ogni volta ribadiva che la sua gemella era una gran puttana. Fece spallucce,non preoccupandosi più di tanto,sarebbe tornata entro una notte.
Quanto ore era rimasto seduto sul divano con la bottiglia di birra piena in mano? Non era riuscito a berne nemmeno un sorso. Charles dormiva vicino a lui,stringendo la sua maglietta. Sorrise dolcemente,guardando il suo visino sereno. Come avrebbe voluto tornare bambino… senza pensieri e preoccupazioni. E invece stava lì in trepidante attesa di sua moglie,che alle tre non era ancora tornata. Durante tutta la serata gli era capitato di prendere in mano la cornetta del telefono almeno cinque volte,comporre il numero di Michelle e poi spegnere la chiamata;era troppo orgoglioso per dimostrare che era preoccupato. Spense la tv,poggiando la bottiglia nel tavolino di fronte a lui per poi coricarsi nel divano fin troppo stretto,tenendo tra le braccia il bambino.
 

08.11.2006

Scese dall’aereo senza nemmeno controllare di aver preso tutto. Inspirò a pieni polmoni l’aria fresca della notte,da quant’era che non respirava aria pura? Dentro l’aereo stava per morire,all’ora di pranzo. Un odioso odore di cipolle e altro cibo si mescolavano fra loro,finendo proprio sotto il naso di Geneviève. Per non parlare delle flatulenze del bambino dietro di lei! Ma quanto erano maleducati? Scrollò via dalla sua mente quei pensieri quando Romain,tutto agitato,l’aveva presa per un braccio per trasportarla verso un posto a lei sconosciuto.
-Dobbiamo assolutamente trovare un signore con in mano un cartello con scritto il tuo cognome!- La informò lui,quando vide che Geneviève era leggermente spaesata.
-Quindi,un cartello con scritto Lewton?- Romain annuì,mollandola,per poi girare velocemente tra le persone ammucchiate all’entrata dell’aeroporto. Restò un po’ ferma,vedendo vari signori dall’aria severa e composta tenere dei cartelli. Lesse vari cognomi francesi,e anche il nome di un progetto scolastico,ma del suo cognome proprio non c’era traccia.  Trascinò per vari corridoi le sue valigie,fino a vedere un ragazzino slanciato correre verso di lei,con il cartello che cercava. Indossava un paio di jeans stracciati e una felpa di almeno tre taglie più grande. Geneviève spalancò gli occhi,proprio a loro doveva capitare quel ragazzino? Cercò di sorridere nel miglior modo possibile. Il ragazzino la sorpassò,correndo affannato. Riuscì per un pelo a prenderlo per la felpa larghissima,fermandolo.
-Sono io la signorina Lewton – Rispose con un sorriso alla domanda che quasi sicuramente si era fatta il tipo di fronte a lei. Questo annuì e sorrise,togliendosi i capelli bagnati dalla fronte.
-Buongiorno! Desidera che la porti subito dal gruppo su cui dovrà operare o in albergo?- Le diede l’impressione di una persona alquanto logorroica con quella vocina fine e la velocità con cui aveva detto quella frasetta. Si sentiva seriamente imbarazzata in quella situazione. Cosa doveva fare?  Per fortuna da dietro comparve Romain che,tutto contento si attingeva a stringere la mano del loro accompagnatore con tutta la delicatezza possibile,non poteva rompersi le unghie!
-Preferiamo andare in albergo prima,abbiamo bisogno di una dormita e una doccia!- Disse lui, mettendosi a ridere poco dopo. Il nostro accompagnatore accennò un sorriso,non capendo bene il perché di quella del mio amico.
-Comunque,io sono Alex- Si presentò,mentre camminavamo verso il taxi.
-Io sono Romain e lei e Geneviève – Disse,puntandomi contro la sigaretta spenta che teneva in mano.
Dopo pochi minuti di viaggio mi addormentai,cullata dal loro animato discorso su dove stavamo andando e chi stavamo per incontrare. Da quel che avevo capito erano abbastanza famosi. Per il momento la cosa che mi aveva attirato di più era la pioggia finissima e il caldo che la contrastava,mi sarei ammalata all’istante in quel posto.
 
 
Quella notte si era rincontrato con quella parrucchiera,l’aveva vista nel pub dove lui e gli altri erano soliti andare. Visto che era solo non aveva esitato più di un minuto ad avvicinarsi a quella ragazza dai capelli biondo platino,di cui purtroppo non si ricordava il nome,ma che considerava molto carina dalla prima volta in cui le sue mani erano finite sul suo viso. Quante volte aveva respinto l’istinto di baciarla mentre lo truccava così vicina alle sue labbra? Più volte aveva ricevuto dei rimproveri da parte sua perché continuava a mordersi convulsamente le labbra,e lui,ogni volta,sorrideva imbarazzato. Per fortuna il fondotinta nascondeva il suo imbarazzo.  Zachary James Baker imbarazzato? Non si era mai visto!
Poggiò con movimenti programmati la birra nel bancone,sedendosi nello sgabello vicino a…
-Ciao…- Disse,cercando di sforzarsi per ricordare il nome di quella ragazza.
-Geena. E tu sei Zacky- Rise lei,finendo il suo cocktail. La vide giocare con il suo monroe,e cercò di cambiare oggetto del suo interesse.
-Sì,Geena,mi ricordavo sai? – Lei rise di nuovo in faccia al ragazzo,che la guardava stranito. Iniziò a giocare con una ciocca del suo ciuffo,mordendosi uno dei piercing presenti sul suo labbro.
-Guarda che così i capelli si rovinano! Non dovresti- Lo rimproverò lei con un colpo della mano sulla sua.
-Beh,sono i miei capelli, penso possa fare quello che mi va su di loro- Sorrise,bevendo un sorso della sua birra. Geena sospirò,facendo spallucce.
-Sarà un bel lavoro allora per la tua nuova parrucchiera- Disse lei,ordinando un altro intruglio di alcolici. Quanti ne aveva già bevuto? Sembrava abbastanza lucida. Zacky aggrottò le sopracciglia.
-Nuova parrucchiera? Vuoi dire che non sarai più tu?- Domandò quasi impaurito,ricevendo come risposta una risatina e un “no” con la testa.
-Beh,non posso gestirvi tutti e le altre non lavorano,dicono che questa è molto brava,i francesi sono particolarmente portati per queste cose. Sono in due,uno penso sia un uomo,sennò ci sono troppe donne,e si sa che quell’Haner impazzisce quando vede donne- Restò totalmente incantato dalle labbra che si muovevano della ragazza,tanto che dovette sbattere più volte le palpebre per riprendersi.
-Si sa,un pelo di figa tira più di un carro di buoi- Disse, cercando di nascondere un sorrisino divertito che andava formandosi nel suo viso tondo. La ragazza rimase un po’ sorpresa da quella frase,non l’aveva mai sentita,ma era fottutamente vera.
-Dove…l’hai trovata?- Chiese,cercando di memorizzarla. Si mise a ripeterla mentalmente mentre il suo cocktail di vodka e fragola le veniva servito. Zacky scrollò le spalle,
-Sai,i truccatori italiani,lo sento spesso dire da loro,però rende eh? – Le fece l’occhiolino. Lei annuì,portandosi il bordo del bicchiere tra le labbra.

16.08.2006

Si era svegliato grazie a Charles,che continuava a dargli piccoli colpetti nelle guance per farlo svegliare. Aprì gli occhi e chiuse la bocca,mordendosi leggermente la lingua. Imprecò silenziosamente,odiava tenere la bocca aperta quando dormiva. Poi,dopo aver realizzato che il telefono squillava si alzò velocemente poggiando Charles sul divano.
-Stai qui- Sussurrò prima di allontanarsi a grandi passi verso l’apparecchio che continuava a suonare. Lo prese tra le mani,rigirando più volte l’oggetto nelle sue mani,il numero era sconosciuto. Cliccò il tasto verde che lampeggiava a ritmo di musica e lo portò all’orecchia.
-Il signor Matthew Sanders?- Una voce femminile sconosciuta lo chiamò dall’altra parte. Matthew annuì preoccupato,poi sussurrò un “Sì” ,rendendosi conto che lei non poteva vedere i suoi movimenti. Che succedeva?
-Sua moglie è morta in un incidente stradale un’ora fa- Concluse la voce,annoiata. Matt rimase fisso con lo sguardo verso la mattonella gialla della cucina. Non riusciva più a sentire niente,solo il battito pesante e accelerato del suo cuore,gli sembrava di averlo nella gola. Per non parlare della testa, se tratteneva per ancora qualche secondo l’aria il suo cervello sarebbe scoppiato seduta stante. Per non parlare della delicatezza con cui era stato informato. Davvero,prima o poi avrebbe fatto causa a chiunque essa fosse.
-Signor Sanders,è ancora lì? Vuole venire dunque qui?- Strinse forte la mascella contro la mandibola,lanciando il cellulare contro la parete. Sentì solo un rumore di plastica e vetro scagliarsi contro qualcosa di più duro,per poi sostituirsi il silenzio. Cadde sulle ginocchia,non sapeva se stava respirando,in quel momento non gli importava più di tanto. Charles non si sentiva,doveva essersi riaddormentato. Chiuse gli occhi per far scendere le lacrime che si erano accumulate davanti alla sua iride verde. Anche se,pensandoci,non riusciva a capire bene quello che succedeva. 



Buonasera! Scusatemi,scusatemi tanto per aver pubblicato così tardi!Sapete,ho trovato un lavoretto part-time in un bar da brava sedicenne,inoltre sto andando in palestra e questa settimana avevo un casino di compiti! Devo allungare i capitoli,devo allungare i capitoli! Scusatemi per eventuali errori,ma veramente sono cotta. Questa sera sono pure rientrata prima per pubblicare,avevo tutta la sera in mente questo capitolo,inoltre nel mio paesino non c'era un cavolo,come tutte le sere,quindi mi sono limitata a tornare a casa e mettermi a scrivere davanti al mio bel camino invece che stare in giro. Scusate se fa schifo,ma lunedì ci sarà una sorpresa per farmi perdonare di questo scempio. 
Beh,ancora grazie a tutte quelle che vi seguono,vi adoro,dovete saperlo assolutamente u.u
Baci,
Chelsea. 
   
 
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