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Autore: thembra    12/02/2011    1 recensioni
Quando i ricercati divengono cercatori....quando i fuggitivi diventano iseguitori, quando la rabbia trasforma i pirati braccati dalla marina in prede da aspettare con l'ostaggio al sicuro nelle carceri di bordo....TH
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Aveva fallito di nuovo.
Sbuffando e facendo attenzione a non farsi beccare dai marine sgattaiolò oltre le siepi del campo base fondendosi alle ombre della sera ormai scesa zigzagando fra le casse dei rifornimenti appiattendosi contro la parete del magazzino mentre alcuni soldati correndo uscivano dal cortile, proseguendo infine verso la capanna più isolata di tutte.
Prese un profondo respiro prima di levare il pugno per bussare alla porticina del retro che tuttavia si aprì prima che la potesse sfiorare.
 
“Sei sempre il solito idiota!!!”
 
Un pugno gli fracassò la testa nell’esatto punto di congiunzione delle ossa frontali non appena, aprendo la porta della sua abitazione, lei se lo ritrovò davanti e ne era certo, lo voleva stecchire quella strega maledetta!
 
“Hey!! Mantieni le distanze donna!”
“Sennò che mi fai?!?”
 
Ne ricevette un altro altrettanto secco e doloroso e per un attimo la sua vista diventò bianca.
Trattenne le lacrime tirando su col naso permettendosi un sommesso lamento.
Ma perché la provocava se sapeva quello che ne avrebbe ricavato poi?
Semplice, era troppo divertente farla arrabbiare perché gli occhi le diventavano di fuoco, le sopracciglia assumevano una forma assurda e persino la sua voce diventava più netta e decisa, e poi, dopo la dose giornaliera di cazzotti arrivava sempre quello sbuffo arreso, quel dolce sorriso e quell’unica parola…
 
“Entra!”
 
Guardando ovunque tranne che nella sua direzione la superò dirigendosi all’ormai abituale poltrona nella quale doveva per forza esserci lo stampo del suo fondoschiena tante erano state le volte che ci si era seduto sopra.
Sbuffando alzò ciò che rimaneva delle proprie maniche facendo lo stesso con la stoffa strappata e sporca dei pantaloni leggeri che indossava.
Aveva fallito anche questa volta…
 
 
“Ahio!!”
“Sei un incosciente Mic! Questo non risolverà nulla dannazione!”
 
I suoi meravigliosi occhi di cera plumbea tondi nella loro fanciullezza esprimevano già nonostante la tenera età decisione rabbia e…convinzione.
Lei sbuffò arrendendosi a quello sguardo ben sapendo che lui non avrebbe mai cambiato idea e prima o poi avrebbe finito sul serio col lasciarci le penne.
E tutto per cosa?
Cominciò a pulirgli le numerose escoriazioni che si era procurato nella sua sciocca e impacciata fuga di bimbo,era  incredibile il numero di sbucciature e ferite che martoriavano quel corpo dorato.
Mic sibilando per il dolore scostò bruscamente il proprio braccio dalla presa di lei distratto nel suo rimuginare.
 
“Non morirò vecchia strega! Non posso e non devo, non finché…”
“Si si ho capito, devi trovare i tuoi genitori, pensare a tua sorella salvare l’isola e magari cacciare anche noi marine dall’isola no? L’hai già detto l’altro giorno se non sbaglio, quando hai tentato come al tuo solito di fare irruzione in quella che ormai non è più la tua casa…”
“Invece lo è! Non è stata venduta a nessuno!!”
“Tuo padre l’ha donata al reggente prima di parti-…”
“Non è vero! Mio padre non è partito…è sparito, sono due cose un po’ differenti sai?”
“Sta di fatto che ora è una dimora governativa, rappresenta un baluardo della legge mondiale non ti è più concesso di…”
“Sei più ingenua di un bambino di tre anni! I re e le regine non spariscono dall’alba al tramonto, non se ne vanno abbandonando i loro figli al nulla senza nemmeno…”
“Se è per questo gli uomini non piangono Mic”
“Io non sto…sigh…piangendo…sniff…”
 
Calò il silenzio sui suoi singhiozzi nel quale lei rimase ad osservarlo lasciando che si sfogasse lasciando perdere l’ormai inutile ramanzina.
Era figlio di re…era indomabile.
Ed era solo un bambino..
 
Dalla finestra della cucina il tondo perfetto e luminoso della luna irrompeva attraverso il vetro.
Doveva essere notte inoltrata ormai, e a giudicare dalla calma e dal silenzio la concitazione generale della ricerca del marmocchio doveva essere scemata.
Lui sembrava anche essersi calmato, non singhiozzava più e si limitava ad osservare il nulla tenendosi la mano appena medicata sotto al mento.
 
 
“Ma cos’è che cerchi di tanto importante?”
“Figurati se lo vengo a dire proprio a te, un marine…e femmina per giunta!”
 
Quel commento gli valse una doppia dose di super-doloroso-disinfettante sulla ferita più grande che si era fatto al gomito.
Gridò come una marmocchia.
 
“Sei già piuttosto piccolo,  petulante, fastidioso e ricercato dai marine…non aggiungerci anche l’esser sessista perché giuro che ti consegno io stessa al reggente sono stata chiara?”
 
Scosse la testa punto nell’orgoglio, se non fosse stato per lei ci sarebbe finito da un pezzo nelle mani di quel maledetto.
Ripensandoci levò lo sguardo su di lei intenta ora a fasciargli l’avambraccio destro che era stato ferito di striscio da una pallottola.
 
“Com’è che mi aiuti?” arrossì rivolgendole quella domanda preferendo distogliere lo sguardo.
“Nh?”
“Hai capito…tu sei una marine…siamo nemici io e te!”
“Si, sono una marine, ma sono anche una persona ricordatelo.”
“E allora?”
“Essere marine non significa eseguire solamente gli ordini…essere marine significa credere nella giustizia.”
“…”
“…e per me non è giustizia rincorrere un bambino piccolo e ferirlo come fosse un criminale solo perché cerca…”
 
Mic lasciò perdere la timidezza e levò lo sguardo su di lei, intenta a trafficare nel cesto accanto alla cassetta del pronto soccorso.
 
“…questo!”
 
I suoi occhi si sgranarono.
 
“Bebu!?”
 
Alzò le braccia di scatto impedendogli di afferrarlo al volo.
 
“Se me lo avessi chiesto te lo avrei portato subito scemo!”
“Ma tu… come lo sai?”
“Sai…l’altra sera ero di ronda alla riserva ed ho avuto un piacevole incontro con una bambina tutta boccoli e lacrime che aspettava impaziente l’arrivo del suo grande eroe uscito in missione alla ricerca del suo adorato Bebu tenuto prigioniero nella stanza al terzo piano della residenza Cassandra!”
“Analah!? Te lo ha detto lei?”
“Esatto…”
 
Rimase senza fiato osservando le fattezze del pupazzo preferito di sua sorella, uno sgorbio che somigliava ad un mostro marino pieno di tentacoli con due buffissimi occhi viola e strabici.
Esitando allungò le braccia.
 
“G-grazie mille!”
“Ora riportaglielo e rimani buono almeno finché le ferite non saranno guarite ok?”
 
Annuì scendendo dallo sgabello della cabina di lei dirigendosi alla porta.
 
“E sta tranquillo, non le dirò nulla così penserà che sei riuscito a prenderglielo tu…”
 
Gli strizzò l’occhio prima di dargli le spalle per rimettere a posto le medicazioni.
Mic annuì un ultima volta prima di scostare la porta per correre verso la foresta.
Le aveva prese sia dai marine che dalla marine, ma era…contento perché nonostante tutto quella marine gli stava proprio simpatica.
Si fermò guardando indietro verso la cabina da cui era appena uscito pensando….
Chissà da dove veniva, come si chiamava e quali fiori le piacessero.
Scosse la testa poi,  dandosi dello scemo riprendendo subito la corsa verso la sua nuova casa con Bebu stretto fra le mani.
 
 
……………
 
 
 
Un raggio di sole lo colpì direttamente sulle palpebre.
Sbuffò irritato, dava la schiena alla finestra era impossibile che la luce lo infastidisse.
Poi si ricordò di un piccolo particolare e sbuffando si mise a sedere.
Sopra il comò a destra del suo letto, appeso esattamente di fronte alla finestra c’era un antico specchio che se inclinato nella giusta gradazione era in grado di riflettere la luce proprio alla testa del letto.
 
“Analah…”
 
Mugugnò il nome di sua sorella doppiamente irritato mentre si stropicciava gli occhi assonnati…erano settimane se non mesi che non dormiva in un letto decente che non dondolasse in continuazione e l’unica volta che poteva concedersi una sana dormita arrivava la guastafeste di turno a ...
 
DOMP
 
“Analah!”
 
Ributtò indietro il vecchio peluche con la quale l’aveva bersagliato che si andò a spappolare sullo stipite della porta schivandola per un pelo; scostò le coperte si gettò all’inseguimento di quella dannata peste che tutta felice gridava starnazzando come un’oca in giro per casa.
Due secondi e l’aveva già presa, tre secondi e questa strillava come una pazza vittima del più tremendo e letale solletico mai applicato a persona alcuna.
Sorrise fra sé…da quando non si svegliava così?
Sussultò sentendosi stretto forte, si era distratto e lei era sgusciata via dalle sue grinfie passando al contrattacco.
Ma un abbraccio che contrattacco era?
 
“Ainesath Mic dehal derah!!!”             Buon compleanno Mic fratello caro!?
 
Buon compleanno?
Ah vero…era il suo compleanno oggi.
Ricambiò il gesto sbuffando un sorriso.
 
“Tosenna Nani ehal… zude!”               Grazie Nani..peste di una sorella!
 
“Hey, la peste sei tu! Hai bistrattato Bebu!”
“Tu me lo hai tirato!”
“Scemo! Dai scendi, ti ho preparato la colazione e la domestica mi ha aiutata a prepararti anche quella buonissima torta che ti piace tanto!”
 
Esisteva ancora quella ricetta? Da quanto non la mangiava?
L’ultima volta coincideva all’ultimo compleanno che aveva passato a casa quasi se non più di dieci anni prima.
Che strana coincidenza gli era stata concessa.
 
“Non è fantastico? Erano secoli che non eri a casa il giorno del tuo compleanno!!! Che bello!!!”
 
Nani sembrò leggergli nel pensiero e prese a trascinarlo giù per le scale verso la cucina dove sul tavolo ben apparecchiato, proprio al centro c’era la sua torta preferita, identica a come se la ricordava…dall’inconfondibile aroma.
Si avvicinò con l’acquolina in bocca perdendo immediatamente parte dell’entusiasmo.
 
“Guarda che non compio mica 72 anni scema!”
“Ops…devo aver accidentalmente invertito le candeline…XD”
 
Con un rapido gesto sua sorella scambiò le candele e l’età risultò esatta.
 
“Ti verso il caffè?”
“Nh…grazie!”
 
Si incantò a vederla trafficare in cucina e vedere quanta cura ed enfasi ci metteva nello svolgere quella semplice azione, come se fosse stata una cosa importante come se…
 
“Ecco qua…e c’è anche il regalo sai?”
“Regalo?”
“Che compleanno sarebbe senza regalo scusa? Tieni!”
 
Afferrò al volo il minuscolo pacchetto che gli tirò, non pesava nulla ma dalla targhetta della gioielleria poteva benissimo capire da dove arrivava.
 
“Nani…”
“L’hai già capito?”
“Si…”
 
Ricordò che il mese scorso,  quando erano approdati su di un isolotto al largo del nuovo continente si era soffermato a guardare un anello a spirale che la popolazione del luogo soleva utilizzare come fermaglio per capelli, lui da sempre adorava quegli oggetti e ne aveva a decine fra i suoi, ma quello era proprio bello, ben fatto, originale e…
 
“Costava un sacco Nani!”
“Oh non preoccuparti per quello, anzi, quando la vedi ringrazia anche Mya, ha contribuito in buona parte…e prima che tu possa anche solo aprir bocca per reclamare o pensare di restituirle il denaro sappi che l’idea è stata sua e che tecnicamente mi ha fatto giurare che non te lo avrei detto ma…insomma, ringraziala e basta!!!”
“…lo farò…”
 
Bevve un sorso di caffè, e finalmente poté concedersi un pezzo di torta.
 
“Sergente maggiore Mikahel!!!!”
 
Soffiando fra i denti appoggiò con uno scatto la forchetta ancora pulita sull’orlo del suo piatto inclinando la testa di lato palesemente scocciato.
 
“Che c’è!?”
“La detenuta è evasa!!!”
“Co-cosa!?”
 
Si diresse al balcone.
 
“Vice Ammiraglio?”
“Va a riprenderla!”
“…Si!”
 
Fece dietro front e salì a vestirsi uscendo non appena fu pronto superando di corsa Analah e il suo sguardo triste.
Tornò indietro e le baciò la fronte.
 
“Tienimela da parte, la mangio dopo…Tosenna Nani…Tosenna ne!!!”
 
Lei sorrise dimenticando subito la delusione vedendo il riflesso del fermaglio già al suo posto fra i capelli di lui.
Alzò appena la mano a mezz’aria.
 
“Sinna ne!”       Ciao!
 
 
…………………
 
 
 
Correre…correre correre e ancora correre!!
 
Nami aveva corso come una folle in moltissime occasioni spaventata a morte per qualcosa, ma in quel preciso istante aveva imparato che se davvero lo voleva (e lo voleva più che mai) i suoi piedi erano in grado persino di spiccare il volo tanto era la velocità che potevano raggiungere.
 
Era stata abilissima a eludere la guardia che l’aveva in custodia ed era sgusciata via come una saetta dalla sua sorveglianza orientandosi in quel dedalo grazie al flusso dei venti che aveva studiato con attenzione dalla branda della sua cella riuscendo a trovare quasi subito il corridoio giusto che saliva verso la superficie.
Peccato che poi fosse salita troppo in alto.
Ed era stato proprio questo a fregarla.
L’allarme purtroppo era scattato immediatamente ma per sua fortuna le ricerche si erano concentrate nel piano sotterraneo, a quello terreno e nelle immediate vicinanze della prigione.
Lei poi aveva commesso l’enorme leggerezza di sentirsi al sicuro notando come fossero deserti i corridoi dei piani rialzati avendo, e seguendo, la malsana idea di andare in cerca di eventuali tesori.
Aveva aperto porte, spostato ante e rovistato nei bauli trovando solo alcune strane mappe che non coincidevano con nessuna delle sue conoscenze tipografiche e per questo le aveva rubate.
Infine, si era ritrovata davanti a due ante alte e spesse semiaperte e vedendone la pregiata fattura aveva creduto di aver scovato la stanza del tesoro.
Entrando si era fatta strada scostando le mille tende rosse che drappeggiavano le pareti scendendo dal soffitto mosse dalla brezza.
Delle voci però l’avevano messa in allerta e quindi s’era nascosta dietro un sipario che scendeva parallelo ad una colonna.
E li, aveva assistito a qualcosa di…crudele e brutto e…aveva gridato.
Per questo ora stava correndo con quanto più fiato avesse in gola.
 La sua mente cercava ancora di analizzare quello a cui aveva assistito senza però alcun risultato.
Chiuse gli occhi chinandosi in avanti per acquisire maggior velocità man mano che si avvicinava all’ennesimo cornicione.
Avrebbe saltato di nuovo atterrando sulle mura di cinta, poi sarebbe fuggita nella foresta che circondava la collina/prigione e al diavolo quei folli che la volevano infilzare.
La cosa che la stava inseguendo era …mille volte più terrificante.
 
Ingoiando un groppo di puro terrore fletté entrambe le ginocchia dandosi lo slancio nel vuoto.
Non si era resa conto di quanto effettivamente fosse stata in alto.
 
“Uaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!”
 
 
…………………….
 
 
 
“Uaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!!”
“Finalmente!!!”
 
Rufy allungò le braccia al cielo, dopo aver passato ore intere a bordo dell’unità subacquea per lui potersi muovere era la cosa più bella del mondo!
 
“Nami….stiamo arrivandooooooooooooooooo!!!!”
 
 
 
 
TH
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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