Ciauuuu!!
Volevo
ringraziare MiSS CuLLeN_ [Contatta]
per avermi raccontato un suo fatto realmente accaduto e avermelo lasciato
inserire nella mia storia. Mi riferisco alla scena di quando Lina parlerà con
il professore, qui sotto. Grazie mille stellina!!
Buona lettura!
CAPITOLO 5
Finzione
(POV Lina)
“che irritante!”
Dissi sbattendo la porta
della mia stanza. Non sopportavo quel stronzetto di Alec. Chi si credeva di
essere? Non potevo non ammettere che fosse dannatamente bello e sexy, ma per
dio, il suo tono di voce così strafottente mi irritava a morte.
Dio come mi mancava la mia
amica. A questo pensiero corsi ad accendere il portatile per aggiornarla sulle
novità della mia vita senza di lei.
Solo ora, che non avevo più
lei a sostenermi con i suoi sguardi significativi, gli abbracci forti e le
strette di mano che parlavano più di una cassetta registrata fatta andare 24 ore
su 24, mi accorsi di quanto affidamento facevo su di lei inconsapevolmente. Ora
una parte di me non c’era più e quella che restava, era quella che più odiavo. Già,
sembro tanto sicura, quando in realtà non lo sono. Detesto quella parte di me
che incolpo essere il motivo del fatto che
i miei genitori mi ignorano. So per certo di non essere la figlia, che
loro desideravano di avere. Io non dovrei esistere.
La tristezza si trasformò in
rabbia, rabbia per quella che ero, e che non sono. Mi odio. Ero così sconvolta
che tutto intorno a me sembrò farsi più freddo, poi la finestra si spalancò
violentemente. Saltai due metri come minimo per la paura di quel colpo
improvviso. Cavoli, doveva esserci veramente tanto vento per riuscire ad aprirla,
ma forse probabilmente era stata chiusa male. Sarei andata a sfogarmi un po’
sulla filippina.
Il giorno seguente mi
preparai piuttosto velocemente per andare a scuola. Figuriamoci non è che non
vedevo l’ora di vederlo, solo avevo voglia un po’ di litigare e sapevo che
avrei trovato un buon compagno di passatempo.
Arrivai in classe che
mancavano 10 minuti al suono della campanella, i presenti si voltarono
scioccati verso di me al mio ingresso.
“che avete da guardare?”
dissi un po’ acida.
“sai vero di essere in
anticipo?” mi disse una morettina cautamente, la secchiona della classe se non
sbaglio. Dovevo ammettere che era stata veramente gentile a rispondermi così
tranquillamente, nonostante il tono che avessi usato io. Allora decisi di non
prendermela con lei, lo avrei fatto dopo con Alec, che per la cronaca non era
ancora in classe.
“se vuoi esco e torno dopo”
le dissi con aria scherzosa.
Restò come dire impalata. Di sicuro
si aspettava che l’avrei sbranata viva. Poi si riprese e mi disse più sicura e
con lo stesso tono scherzoso che avevo usato:
“no dai per oggi puoi restare”
.
Le sorrisi e mi accomodai al
mio bianco. Non mi ero accorta che tutti si erano fermati ad osservare quella scena,
con occhi a dir poco fuori dalle orbite. Ma ero davvero così terribile? Si.
Pochi minuti dopo entrò Alec,
non salutò nessuno mentre si avviava verso di me, quindi verso il suo banco. Un’ochetta
bionda gli si parò davanti e lo salutò. Ma lui riservò lei solo un cenno freddo
con la testa , e forse parse solo a me, una smorfia di disgusto in faccia. Il suo
atteggiamento verso di lei, mi aveva fatto terribilmente piacere. Non di certo perché
non gli aveva fatto il filo, eh! No no!
Si sedette e mi guardò con
aria di sfida. Il mio cuore iniziò a battere un po’ più velocemente,
sicuramente per il nervoso che solo lui riusciva a provocarmi.
“Ed io che speravo non
venissi, che palle!” gli dissi sfacciata.
Lui alzò un sopracciglio con
un sorriso perfido sul suo viso angelico e mi rispose:
“E non poter litigare
gratuitamente con te? Mai!” perché questa frase mi piacque più di quanto avrei
dovuto odiarla? Dio quanto mi incasinava questo tipo.
Troppo presto entrò il
professore di italiano in classe. Uffa volevo discutere con Alec un altro po’. Allora
mi venne un’idea.
“professor Mannelli, ma
guardi che alla prima ora non abbiamo lei. Se non sbaglio lei ora dovrebbe
andare in 4^ B.”
Il professore mi fissò
stupito.
“scusate ragazzi ho la testa
fra le nuvole oggi!” e uscì dalla classe.
Non potei non ridere come una
matta. E così fecero anche i miei compagni. Tranne Alec, lui mi fissava
stranamente con quei suoi occhi verdi misto viola.
“che c’è” gli chiesi?
“sei diversa…” aveva iniziato
a dire, ma il professore era rientrato in classe.
“signorina Verdi, non è stato
divertente!”
O si invece! “mi scusi prof, mi
sono confusa con un altro giorno!” dissi ingenuamente con gli occhioni dolci. “va
bene lasciamo perdere! Allora ragazzi la scorsa lezione eravamo rimasti….”
Non lo ascoltavo già più. Mi girai
un po’ verso Alec, volevo che continuasse la frase che aveva iniziato a dirmi,
ma lo vidi piuttosto teso e stranamente concentrato sul prof. Di sicuro lo
faceva apposta. Irritante.
Il giovedì mattina quando
entrai in classe la morettina, esitante, mi salutò e io, in piena missione:
mantenimento promessa, contraccambiai.
Per il resto, passò quasi
come il giorno precedente. Alec ero tornato diciamo quello di sempre, cioè non
facevamo altro che litigare e lanciarci frecciatine. La sua presenza al mio
fianco, faceva volare il tempo di scuola, e questo iniziava a pesarmi. Perché? Perché
iniziava a piacermi venire a scuola perché sapevo avrei trovato lui. Questa
cosa era veramente da pazzi.
Quel pomeriggio a casa,
ovviamente, il tempo non mi passava più. Non sapevo come fare a farlo passare e
decisi di provare a fare i compiti. O dei dell’olimpo, stavo veramente
diventando una pazza da internare. Ciò nonostante funzionò. Arrivò sera in
fretta. Sorrisi. Quella sera apriva l’Irish. La Lady M era decisamente
euforica, più del solito.
Il locale era pieno come
sempre. Però come quel pomeriggio il tempo sembrò non passare più. Non ce la
facevo più ad aspettare le 3.00, così chiesi di poter ballare prima. Attorno alle
2.00 ero già sopra la mia postazione, che mi sfogavo in quello splendido modo,
che ti permette di fare il ballo. Quella sera avevo optato per un vestitino a
fascia nero, semplice e le dei sandali sempre tacco 12. Non avevo altro, a
parte l’intimo s’intende.
Dopo quasi un’ora scesi per poter
prendere fiato. Andai fuori, dove si trovava la zona fumatori e mi feci offrire
una sigaretta. Stavo per chiedere un accendino, quando una mano bianca,
spuntata dal nulla con un accendino, me la accese. Feci un tiro per farla
accendere, aspirai il fumo gustandolo tutto e poi espirai fuori il tutto. Mi girai
per ringraziare chiunque fosse stato quando il mio cuore si bloccò per poi
iniziare a battere rumorosamente. La mano apparteneva ad Alec.
Fuori dall’ambito scolastico
era ancora più bello. O ma che dici Lina??
Lo fissai, di sicuro non mi
aveva riconosciuta quindi perché non giocare un po’?
“Grazie mille…ehm… ” dissi,
facendo intendere che volevo sapere il suo nome.
Sembrava disattendo, perché scrollò
le spalle come si fa quando si è assorto in qualche pensiero
“Alec, mi chiamo Alec. Qual è
invece il tuo nome?” mi chiese gentile. Faceva quasi rabbrividire il suo tono, perché
sembrava falso.
Sorrisi maliziosa “ Lady
Mascherata”.
“non era quello che intendevo”
disse a sua volta malizioso. Questo suo tono mi sembrò più veritiero.
“Lo so, ma se nessuno sa il
mio nome, un motivo ci sarà, no?” oddio che effetto mi faceva la sua presenza.
“e qual è questo motivo?” mi
chiese incatenandomi al suo sguardo magnetico e avvicinandosi di più a meno,
fino a sfiorarmi con il suo corpo.
Il cuore stava per esplodere
da quanto batteva forte. Il respiro iniziò a diventare irregolare. Come diavolo
ci riusciva? Volevo solo saltargli addosso, ma mi trattenni.
“..mistero…” riuscii a dire a
mala pena, quasi sussurrando.
Lui mi sorrise dolce, e in
modo sensuale mi disse
“mi piacciono i misteri… e non
sai quanto…”
Quel suo tono mi fece
ribollire il sangue, mi stavo eccitando al solo suono della sua voce. Era
pazzesco. Lui era pazzesco.
Mi accarezzò una guancia, poi
scese lungo il collo, il braccio. Mi afferrò poi deciso per un fianco e mi
trascinò verso di lui. Sapevo di non potergli resistere. Lo volevo troppo. Dopotutto
la carne è debole e lui non avrebbe mai saputo chi ero io.
Appoggiai una mano sul suo
petto, decisamente muscoloso, e con l’altra gli sfiorai il viso che mi
affascinava tanto. Piano piano avvicinò le sue labbra a lei mie. Il suo profumo
mi mandava in estasi e mi parve che anche lui mi stesse annusando. Anche il suo
respiro iniziò a farsi corto, mi desiderava. Le nostre labbra si sfiorarono, ma
poi qualcosa ruppe quella magia. Un secondo prima che il nostro bacio prendesse
vita, attaccato alle mie labbra aveva ansimato tre parole che mi avevano subito
sconvolta e poi arrabbiare spaventosamente.
“Lina ti voglio”
Mi aveva chiamata Lina. Sapeva
chi ero. Fin dall’inizio. Si era preso gioco di me. Ma non avevo fatto anch’io
forse lo stesso con lui? No era diverso. Io per lui alla fine avrei dovuto
essere solo Lady M..
Perché aveva proseguito se
sapevo chi ero? Perché non mi ha fermato se non mi sopporta tanto quanto dice quando
siamo a scuola? Ovvio. È uno stronzo, come me. Lina, hai trovato pane per i
tuoi denti a quanto pare.
Ciò nonostante la rabbia non
era diminuita. Il freddo si fece subito pungente tutto intorno a me, e la notte
non era più stellata come prima. Cercai di spingerlo via, e ci riuscii, ma con
molta fatica. Sembrava di spingere contro un muro. Lui non sembrava aver capito
la situazione.
“sai chi sono, stronzo!”
Solo allora sembrò tornare in
sé. Il suo viso tornò incolore come il suo solito.
“e allora? Mi sembrava non ti
desse fastidio, anzi…”
“io stavo solo giocando”
dissi con voce non molta sicura.
Sorrise perfido. “anch’io.”
“stronzo!”
“perché ti scaldi tanto
carina, se era solo un gioco?”
O me ne andavo o lo uccidevo
di botte. Scelsi la prima.
“stammi lontano!”
E detto questo me ne andai
via.
Alloraaa???
Che ne dite di questo
capitolo?? La nostra Lina credeva di farla franca, ma non conosce il nostro
Alec!!!!
Hihihihi
Ditemi la vostra tesore!
Un bacio