Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Ruri    13/02/2011    1 recensioni
Non c'è poi tanta differenza fra i vicoli malfamati di una città e gli spazi oscuri dell'Inferno: entrambi i luoghi possono ardere di fiamma imperitura. L'unica cosa realmente diversa sono le stelle: nel cielo del Meikai sono solo centootto, che brillano di una luce malefica e crudele. Questa è la storia di uno di loro e delle fiamme che porta con sé.
{Spectre-Centric; Nuovo Personaggio}
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Capitolo IV

 

 

Le strade di Shush erano assimilabili ad un groviglio inestricabile, soprattutto quelle dei quartieri più bassi dove i vicoli e le viuzze senza nome non si contavano.

I turisti, di solito, non erano così pazzi da arrivare fino a lì. Per la città erano una risorsa, sia per gli onesti che per i meno inclini ad obbedire alla legge, quindi si evitava di ammazzarli. Traumatizzarli invece non era considerato un problema. 

Majid controllava, da sempre, il passaggio fra i quartieri abitati da popolino impoverito e quelli dove bazzicavano i turisti incoscienti. Lo faceva con un certo ardore, un po’ perché credeva davvero nel suo lavoro di poliziotto, un po’ perché da qualche anno a questa parte tutta la cosa aveva assunto i caratteri di una sfida personale.

In generale i delinquentelli del quartiere giravano al largo appena avvistavano Majid o uno della sua cricca, evitando di fare guai almeno quando ce l’avevano davanti.

Infischiandosene solennemente, Soheil continuava invece a fare i suoi porci comodi a prescindere dagl’insulti del poliziotto.

Una sfida personale fra i due: Soheil ripuliva l’ignaro turista; Majid lo vedeva; Soheil scappava.

E mai, in anni, Majid era riuscito ad arrivare a sfiorare il ragazzo. Lo rincorreva fra i vicoli per un po’ finché improvvisamente sembrava venir risucchiato dal terreno: semplicemente Soheil scompariva per tornare solo il giorno dopo con un sorriso strafottente sulla faccia.

 

Il sole splendeva allegro e Majid si tolse il cappello per asciugarsi il sudore dalla fronte, esasperato. L’estate aveva il potere di metterlo sempre di cattivo umore. 

Una coppia di turisti anglosassoni ciarlava tranquillamente a pochi metri da lui, fotografando a destra e a manca quelli che ritenevano angoli particolarmente esotici e particolari della città.

Soheil sorrideva dall’altro lato della strada, irritante.

Majid l’avrebbe volentieri acchiappato per il collo e sbattuto contro il muro, ma sapeva bene che sarebbe stato sufficiente un passo e Soheil sarebbe scomparso fra i vicoli andando a puntare altre prede ignare. Questi, almeno per ora, erano inconsapevolmente salvi.

In realtà, Majid sperava di coglierlo sul fatto. La sfida consisteva in questo: riuscire un giorno ad acchiappare quel ragazzino strafottente e riportare il maltolto ai legittimi proprietari.

 

Javeed aveva spesso redarguito Soheil su questo modo di fare. Soheil rideva e continuava, imperterrito. Un paio di ragazzi un giorno si erano messi ad imitarlo e Javeed l’aveva preso per il bavero e scrollato un po’.

“Finché rischi solo la tua, di dannata pellaccia, puoi fare quel che ti pare Soh. Ma non istigare altri a stuzzicare Majid, d’accordo?”

A Soheil non interessava avere una pletora di ragazzini adoranti, quindi aveva acconsentito. Non che gl’importasse poi molto in realtà della loro salvezza ma rischiare di essere messo nei guai per causa loro non gli piaceva affatto come idea.

“Un giorno di questi ti prenderà.”

“No Javeed… non può farcela.”

“Ce la farà e tu finirai in prigione. E allora ti pentirai di questa condotta sconsiderata.”

“Non mi prenderà.”

Soheil ghignava davanti alle previsioni pessimistiche dell’amico. Javeed dal canto suo in prigione c’era passato. Non augurava a nessuno un’esperienza del genere, tanto meno ad una persona cara.

Per quanto testardo cocciuto e irriverente fosse.

 

Soheil si staccò dalla parete e fece un paio di passi avanti, proprio mentre un altro gruppetto di turisti lo copriva alla vista di Majid. 

Rapido, si avvicinò ai due anglosassoni, cercando di mantenere comunque una camminata rilassata ed evitando con cura di guardarli. Allungò la mano ed afferrò la macchinetta fotografica, torcendo il polso dell’inglese.

Quello lanciò un grido, più di spavento che di dolore, e lasciò la presa sull’oggetto proprio mentre Soheil lo strappava via e cominciava a correre.

Majid non perse tempo, correndo a sua volta.

Non gli sarebbe scappato per sempre. L’avrebbe preso un giorno quel dannato ladruncolo che si divertiva così tanto a prenderlo per i fondelli.

E quel giorno Soheil si sarebbe pentito di essere nato.

 

Soheil non conosceva tutti gli abitanti di Shush. Ma ne conosceva parecchi delle sue parti e sapeva perfettamente che, fra questi, non ce n’era neanche uno in grado di tenergli testa nella corsa.

Sfruttava la cosa a suo vantaggio. Lo scatto iniziale serviva a mettere distanza con l’inseguitore, poi rallentava ma in modo da mantenere la distanza acquisendo un passo più ritmico e meno stancante. Infine, tutto stava nel ricordarsi perfettamente quali svolte prendere e quali no.

Strade particolarmente larghe andavano bene se Majid si avvicinava: lì era più facile aumentare la velocità e staccarlo di nuovo. Ma di solito questo non accadeva e Soheil guizzava fra i vicoli, attento a non investire nessuno, evitando quelli più frequentati per non finire imbottigliato nella folla. E il trucco finale era aggirare Majid e tornare indietro. 

A quel punto si sarebbe nascosto a casa di uno dei tanti conoscenti per un paio d’ore, avrebbe sistemato la refurtiva in modo da non avere prove addosso, e poi sarebbe andato tranquillamente a mangiare qualcosa.

Il piano, tutti i giorni, era quello.

Soheil svoltò rapido a destra, saltando sul marciapiede e poi di nuovo sull’asfalto. Evitò con uno scatto un vecchio motorino sbuffante che veniva dalla direzione opposta e cambiò nuovamente strada.

Quello che lo mise sull’avviso fu la perdita di ritmo. Improvvisamente percepì che qualcosa non andava non tanto nelle sue gambe, quanto nei suoi polmoni. 

Fece una cosa che di solito evitava: si fermò a riprendere fiato. Aveva distanziato abbastanza Majid da permetterselo.

Ma per quanto respirasse, sembrava che l’aria non volesse scendergli in gola. Era come cercare di respirare olio bollente. La cassa toracica bruciava. Vide sfocatamente il poliziotto farsi vicino e scattò di nuovo, quasi in apnea.

Non fece molta strada prima di cadere a terra, bocconi, a rantolare alla ricerca d’aria.

Majid lo prese per il collo, sollevandolo senza troppa difficoltà. Gli strappò la macchina fotografica dalle mani e sorrise sotto i lunghi baffi neri.

“Fine della corsa Soheil.” disse ansimando.

“Ti ho preso.”

 


 

Welcome to Hell

***

E rieccoci con un altro sprazzo di vita quasi quotidiana per il nostro piccolo Soheil. Ho sonno, non dirò altro =C=

Meiou Hades: Grazie di aver preso in simpatia il "virticchio" *C*. Ha uno stile tutto suo, che non è sempre condivisibile anzi. Ma si fa ben volere il giovanotto, per fortuna. =C= diciotto anni e ogni tanto si comporta come un decenne, la cosa non sai quanto mi sconvolga o.O

Beat: cdjskndsdklsmlk SI', in realtà voleva fare l'arredatorkldlkfmkl... Ok, no, forse no. Te l'ho detto, avrebbe eliminato ogni singola libreria perché: "I libri sono pesanti, brutti ed occupano spazio utile." Non lo condivido ma, povero amore mio, in fondo non sa leggere. Eh. 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Ruri