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Autore: Yuki Delleran    14/02/2011    5 recensioni
Una raccolta di one-shot AU in cui i personaggi di Hetalia vivono le loro vite in una New York in stile "Friends", dove le storie si intrecciano, le amicizie nascono e le passioni si alternano tra gli inquilini del condominio dell'amministratore Francis.
[coppie citate: FraGna, FrUk, Spamano, Prungheria etc...]
cap. 8 "One of the boys" (young!Ungheria/young!Prussia)
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Voulez-vous Titolo: Voulez-vous
Fandom: Axis Powers Hetalia AU
Rating: giallo
Genere: se dicessi erotico probabilmente farei ridere i polli... -_-'''
Personaggi: Antonio Fernandez Carriedo (Spagna), Francis Bonnefoy (Francia)
Riassunto: L'ultima sera di permanenza a New York Antonio vuole passarla senza pensieri, all'insegna del divertimento, della sangria e della buona compagnia.
Disclaimer: Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya. La canzone "Voulez-vous" è degli Abba e appare nel musical "Mamma mia!"
Note: Questa fic nasce come flash back all'interno di una role AU ambientata in un mondo dove i personaggi di Hetalia vivono in stile "Friends". Fa parte di un progetto più grande che forse vedrà la luce, forse no. Non lo so. Se vi venisse voglia di dare un'occhiata, ho montato un piccolo video che potrebbe fare da sigla.
E' la prima fic in assoluto che scrivo su Hetalia e ho scelto proprio questa coppia piuttosto anomala, nonostante io ami alla follia la Spamano, la UsUk, e stia anche ruolando della FrUk... Vi autorizzo a lanciarmi... pomodori! XD
Se ci sono errori in spagnolo, prendetevela con Google Traduttore.
Se ci sono errori in francese, prendetevela pure con me... ^^'''
Beta: GinkoKite




Voulez-vous

di
Yuki Delleran


Varcare la soglia del locale fu come entrare in un mondo a parte. La musica rimbombava nelle orecchie, martellante, inducendo il corpo a seguirne il ritmo, consenziente o meno. Lì non esistevano responsabilità, decisioni da prendere, preoccupazioni per il futuro, sensazioni di sconfitta o ansie ed era proprio per questo motivo che Antonio aveva deciso di trascorrervi l’ultimo giorno della sua permanenza a New York.
Sarebbe tornato in Spagna, ormai non poteva fare altro. Dopo aver definitivamente abbandonato l’università, non avrebbe più nemmeno potuto alloggiare nei dormitori del campus. Era stato ospite di vari compagni per un po’ di tempo ma, nonostante la vita da nomade sulle prime fosse stata divertente, a lungo andare si era reso conto che non avrebbe potuto continuare così facilmente. Senza un lavoro, senza una casa e senza un soldo non sarebbe sopravvissuto neanche in un Paese come l’America, la Terra della Speranza.
Quindi ora era ufficialmente un senzatetto squattrinato e dal futuro quanto mai fumoso che tornava in patria con la coda tra le gambe… Non prima di aver fatto il pieno di sangria come ricordo della sua ultima notte da “Sogno Americano”, però!
La serata era trascorsa in modo allegro e spensierato, scandita dal ritmo incalzante della musica e intervallata da diversi bicchieri e da altrettanti partner. Antonio era un ragazzo affascinante: i suoi magnetici occhi verdi attraevano indiscriminatamente uomini e donne e il fatto che lui, per primo, non facesse distinzioni era senza dubbio d’aiuto. L’ allegria e la spigliatezza naturale (o alcolica) facevano il resto.
Quando ormai si avvicinava l’ora di chiusura del locale e la gente era un po’ diminuita, il dj si era lasciato prendere la mano dagli scatenati ritmi revival degli anni ‘70-‘80 e la pista si era magicamente rianimata. Dal suo posto al bancone del bar, sorseggiando l’ennesimo bicchiere di sangria, e con la testa incredibilmente leggera, Antonio scrutò attorno alla ricerca di qualcuno con cui concludere in bellezza la serata. Attraverso uno spiraglio lasciato momentaneamente libero dai corpi che si agitavano in pista, notò lo sguardo di un giovane biondo innegabilmente rivolto nella sua direzione. Lo stava seguendo da un po’, se ne era vagamente reso conto, e ora che aveva la possibilità di guardarlo meglio doveva ammettere che spiccava su tutti per una certa, sobria eleganza.
Se ne stava seduto da solo sul divanetto di un privè sorseggiando quello che, da quella distanza, poteva sembrare un Martini e lo guardava, senza accennare a muoversi o a prendere qualunque tipo di iniziativa, semplicemente lo fissava. Antonio decise in un attimo: era esattamente la persona che cercava, forse non il suo ideale di bellezza con quei capelli biondi e gli occhi cristallini, ma possedeva quel tipo di fascino sottile che, in contrasto con il suo sangue latino, lo attraeva inesorabilmente. Lasciò quindi lo sgabello accanto al bancone e attraversò la pista con passo deciso. Ad ogni metro che avanzava poteva quasi sentire le scintille sprigionarsi dal contatto tra i loro sguardi, o forse era semplicemente la troppa sangria in circolo? Eppure persino la canzone lanciata a tutto volume pochi istanti prima sembrava spingerlo in quella direzione:

People everywhere
a sense of expectation
hangin' in the air
givin' out a spark
across the room your eyes
are glowin' in the dark
and here we go again
we know the start
we know the end
masters of the scene...

Sillabando le parole a fior di labbra, si avvicinò al tavolo del biondo con andatura lenta e sensuale. Vi si appoggiò di spalle, bevendo l’ultimo sorso dal proprio bicchiere e facendo tintinnare il ghiaccio mentre lo posava sul piano, quindi tese la mano libera in direzione dello sconosciuto. Non era un bene che rimanesse seduto per tutta la sera avvolto in quell’aura di bellezza tragica, non se aveva messo gli occhi su Antonio Carriedo. Fu con grande soddisfazione che vide la sua mano accettata: allora afferrò a sua volta il giovane con leggera forza e lo tirò in piedi. La musica induceva il corpo al movimento e Antonio si sentiva in grado di fare qualsiasi cosa quella sera.

We've done it all before
and now we're back
to get some more
you know what I mean...

Trascinò il giovane verso la pista, camminando all’indietro senza badare particolarmente a dove mettesse i piedi. Quello che aveva attorno stava perdendo progressivamente importanza mentre si muoveva a ritmo, sfiorandolo in modo fintamente accidentale e senza preoccuparsi minimamente di apparire sfacciato o altro: in fondo l’esuberanza e l’istintività facevano parte della sua natura, così come la solarità e il calore della sua terra, non era facile mettervi un freno e non aveva mai nemmeno voluto farlo.

Voulez-vous
take it now or leave it
now is all we get
nothing promised,
no regrets...

Nessuna promessa, nessun rimpianto, era esattamente così che si sentiva.
Non ci sarebbe stato futuro, solo una notte folle di divertimento, nata per lasciarsi alle spalle il grigiore dei giorni vuoti prima della partenza.
Lasciò scivolare un dito sul collo del giovane, fin sotto il mento, mentre con l’altra mano si appoggiava al suo petto. Davvero niente male come fisico, dovette ammettere avvertendo i muscoli delineati sotto la stoffa leggera e liscia della camicia. Eppure, nonostante stesse accettando le sue avances così spudorate, lo sguardo cristallino del ragazzo rimaneva inspiegabilmente velato di un’agrodolce malinconia. Antonio aveva l’impressione che si trattasse di qualcosa che non poteva comprendere ma, in ogni caso, decisamente fuori posto in quel contesto. Durante quella serata voleva che gli occhi dell’altro brillassero per un motivo ben diverso.

Voulez-vous
ain't no big decision
you know what to do
la question
c'est voulez-vous

Di nuovo la mano destra scivolò dalla spalla lungo il busto del giovane e l’altra lo afferrò per la cravatta attirandolo verso di sé. Non attese una risposta, non la voleva e non ne aveva bisogno. Semplicemente s’impossessò delle sue labbra. Quel bacio impetuoso venne ricambiato con un’inaspettata dolcezza e, quando si separarono, il giovane finalmente gli sorrise.
«S’il-te plaît, attention, potrei scottarmi se sei così… caliente, correct? »
Le prime parole che sentiva uscire da quelle labbra di rosa. E già aveva individuato le sue origini. O era un mago o lo aveva davvero seguito per tutta la sera.
Il sorriso di Antonio si allargò, trasformandosi in un ghigno malizioso: si diceva che la Francia fosse la nazione dell’ amore e il fato aveva voluto che per la sua ultima sera di spensieratezza si trovasse tra le mani proprio un bel francese.
«Piacere, Antonio Carriedo. » si presentò, come se i nomi avessero una qualche misera importanza in quel momento.
«Francis Bonnefoy… Martini? »
«Meglio sangria, gracias. »

***

Di come fosse passato dalla pista da ballo del locale alla camera da letto di un appartamento sconosciuto, Antonio aveva solo ricordi fumosi, tutto quello che sapeva era che si trovava tra le braccia di Francis e che la sua camicia era finita chissà dove. Le labbra del francese che stavano percorrendo lentamente la pelle del suo collo erano bollenti, così come le mani che accarezzavano la sua schiena nuda, insinuandosi oltre l’orlo dei pantaloni e strappandogli gemiti inarticolati. Un passo indietro e il suo ginocchio urtò il bordo del letto, piegandosi e lasciandolo cadere tra le lenzuola. Stretto com’era a Francis, a causa del brusco movimento, se lo trovò letteralmente addosso. Antonio dischiuse appena le labbra arrossate dai baci, tentando di regolarizzare il respiro, e sollevò le ciglia scure a scoprire le iridi smeraldine: nella camera in penombra, gli occhi che incontrò erano luminosi quanto i suoi e poteva leggervi il medesimo piacere.
Le mani di Francis erano gentili sui suoi fianchi, nonostante la chiara urgenza che ne accompagnava i gesti.
«Eres bueno, ¿eh? Muy caliente... » mormorò Antonio mordendosi le labbra per trattenere l’ennesimo gemito.
«Je le sais... » soffiò il francese direttamente nel suo orecchio, provocandogli brividi incontrollabili.
Si aggrappò alle sue spalle, stropicciando inevitabilmente la stoffa fine della camicia, mentre sentiva i bottoni dei jeans slacciarsi uno dopo l’altro.
La cravatta di Francis fu il capo successivo a finire disperso, seguito dalla sua camicia e dai pantaloni di Antonio e ben presto si trovarono entrambi seminudi, avvinghiati tra le lenzuola sfatte, i corpi accaldati, la pelle sudata e i gemiti soffocati dai baci. Nessuno dei due era disposto a cedere, a lasciare che l’altro dominasse: Antonio, provocatore e intraprendente, e Francis, l’arte amatoria fatta persona, che non gli davano un attimo di respiro. Antonio stava perdendo la testa, anzi forse l’aveva già persa nel momento in cui la sua chioma corvina si era sparsa su quelle lenzuola di seta.
Una carezza più audace nell’interno coscia e Antonio chiuse gli occhi lasciandosi andare all’indietro: mentre la bocca di Francis s’impossessava per l’ennesima volta della sua, capì che quella battaglia per la supremazia non sarebbe durata ancora a lungo.

***

La prima cosa che Antonio vide al risveglio, nella luce fin troppo chiara del mattino che entrava prepotentemente dalle imposte che nessuno si era preoccupato di chiudere, fu il sottile filo di fumo di una sigaretta.
Francis fumava pacificamente seduto accanto a lui, il torace nudo che emergeva dalle lenzuola blu notte creando un netto contrasto con queste.
«Oh, pardonne-moi, ti da fastidio? » chiese quando si rese conto che era sveglio.
Antonio scosse la testa e abbozzò un sorriso.
Era un sensazione strana: le volte in cui si era svegliato a fianco di una sua conquista notturna si potevano contare sulle dita di una mano, senza contare che quella volta quel ruolo era toccato a lui.
Sì, decisamente, realizzò mentre si sollevava portando le braccia abbronzate fuori dalle lenzuola: l’indolenzimento era innegabile, anche se non poteva dire di sentirsi propriamente male. Francis era stato gentile ed inaspettatamente delicato nonostante la scarsa lucidità reciproca.
«Ҫa va bien? » chiese il francese in tono leggermente apprensivo, badando di soffiare il fumo dalla parte opposta.
Antonio sorrise di nuovo, stranamente rilassato. Certo, era una situazione strana, ma non si sentiva a disagio.
«Muy bien. »
Francis si rilassò a sua volta, aspirando dalla sigaretta e abbandonando la testa all’indietro, gli occhi chiusi.
«Si chiamava Jeanne. » mormorò tra sé.
Antonio lo fissò incuriosito, chiedendosi di chi stesse parlando.
«Ma fiancée. »
Un sospiro in risposta alla sua muta domanda.
La sua fidanzata.
Beh, certo, era ovvio, si disse Antonio sforzandosi di non essere deluso. Dopotutto era praticamente impossibile che un così bel ragazzo fosse single.
«Perché ne parli al passato? » si azzardò a chiedere.
«Non c’è più…»
Il tono affranto di Francis gli fece capire che non era semplicemente stato mollato, si trattava di qualcosa di molto più grave.
«È per questo che sono venuto a New York. Avevo bisogno di iniziare una nuova vita il più lontano possibile da ogni luogo che possa ricordarmela. Ho giurato che non avrei mai amato nessun’altra donna. »
Giuramento senza dubbio mantenuto, rifletté Antonio che, in effetti, anche se solo per un momento, aveva pensato di essere trattato con lo stesso riguardo di solito riservato alle ragazze.
Questo spiegava anche l’aura di tristezza che aveva intravisto attorno a lui nel locale.
«Mi dispiace…» disse, impacciato.
«Non hai motivo di farlo. Abbiamo vissuto momenti felici ed è stato splendido finché è durato. »
Francis gli rivolse uno sguardo sereno, spegnendo la sigaretta nel portacenere sul comodino.
«Et toi? Cosa ti ha portato qui, mon petit espagnol? »
Antonio fece una smorfia e snocciolò in poche parole la propria situazione di spiantato impenitente.
«È un gran peccato, mi piace New York ma non posso vivere sotto i ponti. » concluse ridacchiando suo malgrado, anche se non c’era nulla di divertente.
Anzi, se si fosse attardato ancora avrebbe perso l’aereo.
Accennò ad alzarsi, ma Francis lo scrutò con un’aria sorniona che lo indusse a bloccarsi: quello sguardo poteva significare tutto o niente, ma si trovò a fissare quegli occhi azzurri con un carico di aspettativa.
«Si dia il caso che io sia l’amministratore di questo condominio e che stia cercando un coinquilino con cui dividere le spese. Inoltre, sempre per caso, conosco un simpatico vecchietto che da tempo ormai mi chiede di presentargli un giovane di buona volontà che gli dia una mano con il suo bar. »
Antonio spalancò gli occhioni verdi, incredulo. Una casa e un lavoro, piovuti giù così, dal nulla, solo per aver assecondato la follia di una sera.
Entusiasta, gettò le braccia al collo del suo benefattore.
«Tu eres… incréible! »
E al diavolo l’aereo!

- * - * - * -

Antonio si sistemò meglio sul divano, circondando con un braccio la vita di Lovino e tirandoselo vicino.
«E questo è quanto. » disse, concludendo il racconto. «Sono passati tre anni e da allora Francis non mi ha più toccato neanche con un dito. La cosa è reciproca, ovviamente. »
L’italiano digrignò i denti, chiaramente contrariato.
«Come se la cosa m’importasse, bastardo! »
Antonio ridacchiò.
«Credo t’importi eccome dal momento che sei stato tu a chiedermi di raccontarti come ho conosciuto Francis. »
Lovino lo guardò storto e fece per allontanarsi, mettendo su un broncio seccato.
«La mia era semplice curiosità. E comunque sei davvero un bastardo, avresti dovuto dirmelo fin dall’inizio! »
«Dall’inizio?! Oh, certo, alla festa di laurea al “Rose & Lily Garden” dove ci siamo incontrati. “Piacere, mi chiamo Antonio e, una vita fa, da ubriaco, sono andato a letto con il mio migliore amico.” Davvero un’ottima presentazione! »
Lovino sbuffò contrariato e per nulla divertito dall’ironia.
«Andiamo, Lovinito! È stato un secolo fa e non ne è rimasto niente tra noi. »
Antonio sfoderò la sua migliore espressione da cucciolo nella speranza di riuscire a smussare la reazione irosa del ragazzo: sapeva che se avesse fatto dell’ironia sulla sua gelosia avrebbe finito per beccarsi come minimo un pugno.
L’italiano non abboccò e si voltò verso di lui con espressione sempre meno rassicurante, gli occhi d’ambra ridotti a due fessure.
«Non è affatto vero che non è rimasto niente. » decretò. «Francis ha mantenuto una certa passione per gli occhi verdi e tu…»
Appoggiò una mano sul petto di Antonio e lo spinse all’indietro contro il bracciolo del divano.
«Tu conosci giochetti che sono indubbiamente farina del sacco del vinofilo. »
Senza aspettare che lo spagnolo, troppo sbigottito da quell’atteggiamento provocatore, potesse reagire, si sedette a cavalcioni sulle sue gambe e lasciò scorrere le mani sotto la maglietta.
«Scommettiamo che qualche giochetto lo conosco anch’io? » mormorò con pericolosa malizia. «Magari ti farei divertire anche più di Francis…»
Quel lato inedito di Lovino preoccupò leggermente Antonio, non aveva previsto che potesse finire in quel modo, ma ci voleva ben altro per scoraggiarlo. Lo afferrò per i fianchi e lo attirò a sé per baciarlo.
«Se è il divertimento che vuoi, non sarò certo io a negartelo, mi amor! »

***

Non troppo lontano da lì, un borbottio spezzò il silenzio di una stanza avvolta nel buio morbido della notte.
«Oh, malédiction… Mi fischiano le orecchie…»
Un tramestio tra le lenzuola e il tonfo di un cuscino lanciato al volto di chi aveva bofonchiato.
«Shut up and sleep, stupid frog! »
   
 
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