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Autore: OttoNoveTre    14/02/2011    13 recensioni
Il flauto tacque, e la stanza fu riempita di nuovo dal vociare dei commensali. Le ballerine presero una brocca ciascuna, e passarono a servirli. Ne venne una anche verso di loro. Aveva i capelli legati in lacci di cuoio, ma le punte sfuggivano ribelli all'acconciatura, coprendole le spalle abbronzate. Caio indugiò sulle gambe scattanti e sul seno minuto. Le porse il calice, e incrociò i suoi occhi neri, che lo scrutavano con curiosità. A Caio venne in mente la gatta che sua madre teneva nel peristilio.
[CaiusxAthenodora]
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Athenodora, Caius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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China la testa e sorridi

Caio bevette l'ennesimo calice di vino, e subito una ragazzetta dai riccioli rossi glielo riempì di nuovo. Rimirò con sguardo vacuo il rivolo rosso cupo che cadeva dall'anfora greca al bicchiere.
Le spezie ed il miele iperboreo gli penetrarono nelle narici, ma più vaghe di... quattro, cinque calici prima.
Si alzò facendo un cenno del capo a Sabino, che tolse le mani dal seno di una schiava e seguì il suo comandante.
- Caio Cornelio Gladio! Possibile che un militare non si riesca mai a godere una festa? Sembra che voi soldati senza il cavallo sotto il culo vi sentiate sperduti!-
Caio sorrise sarcastico al padrone di casa.
Vino annacquato: fine della serata, mio caro Livio.-
Quello rise e lo abbracciò. Nell'abbraccio gli cedettero le gambe, e Caio dovette sostenerlo per non farlo crollare su una pila di datteri. Lo sdraiò sul suo triclinio e gli porse una manciata di frutta secca.
- Posa il bicchiere e mangia queste. Poi vattene a letto, caro il mio festaiolo.-
- Gladio, Gladio... siamo appena entrati nella parte greca della serata!-
- Parte greca?-
In quel momento si udì sopra il vociare il suono di un flauto di Pan: un ragazzino era comparso da una tenda, le gambe ricoperte di pelli di capra. Al suo seguito, una decina di giovinette con i capelli intrecciati d'edera che si misero a danzare.
- Direttamente dall'Arcadia, Pan e il suo seguito di ninfe!-
Caio guardò l'amico, poi seguì le braccia affusolate delle ragazze e il tintinnio dei campanellini che tenevano legati ai polsi. Anche Sabino pareva interessato: era rimasto in piedi accanto alla soglia in attesa di ordini, ma lanciava occhiate di sfuggita alle danze. Caio gli fece cenno di restare, e lui stesso si sedette ai piedi del triclinio. Livio si tirò su e gli cinse le spalle con il braccio.
- Quella che vuoi. Non lo direi a nessuno, ma a te posso. Dopo ti prendi quella che vuoi. Sono tutte greche purosangue, coi capelli più neri e ricci che tu abbia mai visto.-
Il flauto tacque, e la stanza fu riempita di nuovo dal vociare dei commensali. Le ballerine presero una brocca ciascuna, e passarono a servirli. Ne venne una anche verso di loro. Aveva i capelli legati in lacci di cuoio, ma le punte sfuggivano ribelli all'acconciatura, coprendole le spalle abbronzate. Caio indugiò sulle gambe scattanti e sul seno minuto. Le porse il calice, e incrociò i suoi occhi neri, che lo scrutavano con curiosità. A Caio venne in mente la gatta che sua madre teneva nel peristilio.
- Che hai?-
Aspettò che le sue guance si infuocassero, per averla sorpresa a fissarlo sfacciatamente negli occhi. E invece sorrise.
- I vostri capelli, dominus, paiono quelli di Achille. Un soldato di Roma che omaggia i greci non l'avevo ancora visto.-
Caio rise, passando una mano sui capelli lunghi fino alle spalle.
- Sei una ragazza sfacciata...-
- Athenodora.-
- Athenodora? Ringrazio Atene per il dono, allora!-
Lei inclinò la brocca per rimepirgli il calice. Caio notò come fosse grazioso il modo in cui piegava il polso, facendo tintinnare leggermente i campanellini.
- E' una cicatrice da lama, quella che avete sulla tempia?-
- Dovrei essere io a fare domande.-
- Perdonate, dominus, ma tra noi due siete voi quello interessante.-
Era ferma in piedi con la brocca stretta in grembo, e lo scrutava come prima.
Anche la loro gatta aveva un nome greco...
- Tu!-
Athenodora girò la testa, e Caio vide uno dei sovrintendenti della casa correre verso di loro. Afferrò la ragazza per una spalla e la tirò verso di sé.
- Perdonate, dominus, queste ninfe sono un po' selvatiche.-
La trascinò via, e Caio colse brandelli dei rimproveri che le stava sussurrando.
- Quante volte te lo devo ripetere? China la testa e sorridi! Guardare in faccia, brutta scimunita...-
Caio si girò verso Livio, che guardava imbambolato il suo bicchiere vuoto.
- Non male, quella.-
Livio seguì il dito di Caio, e guardò Athenodora mentre serviva, questa volta fissando il pavimento, altri commensali.
- Quella? E' dura come una colonna e piatta come un tavolo! Cosa vuoi stringere mentre te la fai, le ossa e i muscoli? Fianchi, Gladio, in una donna ci vogliono fianchi! Ma cosa parlo a uno che vive con uomini la maggior parte del tempo?-
Caio prese un riccio di mare e lo masticò. Il ragazzino col flauto di Pan e le dieci fanciulle si misero in posa per una seconda danza, e lui scorse appena Athenodora che lo guardava, ma appena i loro sguardi si incrociarono, chinò la testa e sorrise.

- Signore, aspettatemi qui che prendo i cavalli.-
Sabino entrò nelle stalle, Caio aspettava fuori nella via deserta.
- Che bel sacchettino, tesoro.-
- Che cosa volete?-
Le voci arrivarono da dietro l'angolo della villa. Sabino era uscito in quel momento con i cavalli. Caio gli ordinò di legarli alla stanga fuori delle stalle, sguainò la spada e fece cenno di seguirlo.
Si affacciarono dal muro d'angolo, e videro sul lato opposto della via tre figure. La più bassa era Athenodora, e Caio riconobbe il baluginio di un coltello indirizzato contro il suo petto.
- Allora, piccola, che ne dici di darci quel delizioso borsellino tintinnante, che andiamo assieme a divertirci.-
- Vi...vi prego, lasciatemi tornare nella villa. Si arrabbieranno con me... ero uscita solo per accompagnare un...-
Athenodora aveva la testa chinata e le spalle scosse dai singhiozzi. Caio provò un moto di fastidio e delusione.
- Quanta fretta! Avanti, se ci dai i soldi risparmieremo un bel po' di tempo.-
Athenodora slegò con mani tremanti il borsellino dalla cintura. Tremava talmente tanto che le sfuggì di mano e finì a terra con un rumore metallico.
- Signore, non interveniamo?-
Caio annuì, e fece un passo oltre il muro, mentre Athenodora si era chinata in terra per raccogliere il borsellino.
Un secondo rumore metallico lo fermò.
La ragazza aveva colpito il coltello con il sachetto, e l'arma era volata via sulla strada. Con il braccio libero, tirò una pacca sulle palle del primo uomo, e quando quello chinò la testa per il dolore, gli afferrò i capelli e lo spinse a dare una craniata contro il muro. Scattò sull'altro e gli tirò cinque, sei, sette palmate in faccia, fino a spappolargli il naso, poi gli tirò una ginocchiata sempre sui gioiellini. Gli passò alle spalle e recuperò il coltello poco più in là. Lo tenne spianato di fronte a sè, raccolse i soldi e indietreggiò verso la porta della villa, sorridendo.
- Inculati il tuo compare, stronzetto.-
Caio fissò la porta per qualche minuto dopo che si fu chiusa alle spalle della ragazza.
- Sabino, io quella me la sposo.-










Buon san Valentino! E per festeggiare (in un modo atipico, lo so) ecco una delle coppie che preferisco.
Avevo in mente questa storia da un po', per la precisione da quando mi è stato regalato per il compleanno uno stage di difesa da coltello ^^. Caio è, ovviamente, Caius, ma mi pareva scemo lasciare il suo nome in latino e scrivere gli altri in italiano, quindi l'ho italianizzato. Cornelio è il cognomen che mi sono immaginata per lui, mentre il terzo nome, Gladio, di solito era un soprannome, così ne ho scelto uno soldatesco. Avevo già parlato del banchetto in questione nella drabble qui, e questa one-shot descrive come sono andati gli eventi nello specifico.


   
 
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