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Autore: _AleAle_    14/02/2011    3 recensioni
“Ti amo, Ninfadora” disse Remus, accarezzandole il pancione coperto dal pesante maglione.
“Per quanto tu riesca a farmi piacere il mio stupido nome” rispose lei con un sorrisetto un po’ bastardo “dovrai riguadagnarti il diritto di chiamarmi così”.
L’uomo rise, baciandola di nuovo e promettendo a sé stesso di non lasciarla mai più.
“Buon San Valentino, Ninfadora”.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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I personaggi non sono miei, la storia non è scritta a scopo di lucro ecc ecc...

 

Lo so, lo so, lo so.

Chi legge la mia long starà pensando "ehi, ma questa perchè scrive one-shot quando dovrebbe pensare ai nuovi capitoli?!?"

Scusate, ma questa storiella mi è praticamente venuta fuori da sola mentre leggevo una meravigliosa ff su Remus e Tonks e le mie mani si sono mosse sulla tastiera per scriverla prima che riuscissi a fermarle!

So perfettamente che il nostro lupetto preferito è tornato dalla sua adorabile pasticciona molto prima di San Valentino, ma cosa sarebbe successo se fosse tornato proprio quel giorno?!?

A me questa one-shot piace parecchio, sarà che oggi sono completamente in modalità tanto ammmmmmmore, quindi spero proprio che piaccia anche a voi! Ringrazio in anticipo chi avrà voglia di recensire :)

Fatemi sapere! :D

Bacioni

Ale

 

 

Buon San Valentino, Ninfadora

 

Fuori pioveva, esattamente il tempo che rispecchiava il suo stato d’animo grigio.

Ninfadora, con il bel pancione rigonfio, si sedette al tavolo della cucina sapientemente apparecchiato per due, come non aveva mai smesso di fare.

Remus non era ancora tornato.

Si era illusa che la sua fuga sarebbe durata un battito di ciglia, ma dopo tanto tempo aveva dovuto ammettere di essersi tremendamente sbagliata.

A pochi mesi dal parto, l’uomo che amava non si era ancora rivisto.

“Sai, oggi è San Valentino…” sussurrò accarezzandosi dolcemente il pancione, con il sorriso dolente che la accompagnava ormai da un pò “…è la festa degli innamorati, quindi la nostra festa, anche se quello sciocco di tuo padre non lo ha ancora capito…”

In quel momento, il campanello di casa iniziò a suonare insistentemente.

Dora si alzò lentamente, prendendo in mano la bacchetta.

Non aspettava visite, anche perché gli unici che andavano a trovarla regolarmente erano i suoi genitori, e di tanto in tanto Molly Weasley.

Quasi nessuno si arrischiava più ad uscire di casa in quei tempi tormentati, ma Andromeda continuava a non riuscire a capire che la figlia volesse vivere nella sua dimora, per quanto potesse sentirsi sola, e andava ogni giorno da lei per tentare di convincerla a trasferirsi nella sua vecchia cameretta.

Non voleva capire che Dora non riusciva a smettere di guardare i libri di Remus abbandonati in soggiorno, il letto in cui una volta dormivano abbracciati, la cucina dove lui era solito preparare da mangiare per evitare che quell’adorabile pasticciona che era sua moglie mandasse a fuoco tutto il quartiere.

“Chi è?” domandò guardinga, appoggiandosi alla porta.

“Sono Remus Lupin, Ninfadora. Sono un lupo mannaro e ti ho lasciata perché sono un perfetto idiota” urlò di rimando una voce concitata.

Il cuore della ragazza perse un battito.

Dopo tutto quel tempo non poteva davvero essere lui.

Per quanto il suo cervello le dicesse di non fidarsi, il suo cuore le ordinò perentoriamente di aprire la porta, ordine che eseguì immediatamente.

Fuori dal cancello di casa c’era davvero Remus, bagnato come un pulcino.

Dora non riusciva a chiudere gli occhi, temeva che potesse essere tutto un sogno, che se avesse abbassato le palpebre l’uomo sarebbe scomparso di nuovo.

Le lacrime iniziarono a rigarle il viso ancora prima che mettesse piede sul vialetto poi, per quanto il pancione potesse permetterglielo, corse verso di lui.

“Che ci fai qui?” chiese, cercando di contenere la gioia che gli urlava di abbracciarlo e di non farlo andare via più.

Remus provò ad allungare la mano, ma lei non aveva ancora abbassato la barriera magica che proteggeva la casa così non riuscì nemmeno a sfiorarla.

“Perdonami Dora, ti prego. Sono stato un idiota, non dovevo lasciarvi. Io amo il bambino e non mi importa cosa succederà, sarà comunque meraviglioso. Ho commesso tanti errori nella mia vita, voglio rimediare almeno a questo” rispose.

La pioggia aveva ormai appiattito i capelli grigi della ragazza, bagnandola fino alle ossa, ma c’era di buono che almeno lui non avrebbe potuto vedere le lacrime che le inondavano le guance.

“Mi hai spezzato il cuore…” sussurrò.

“Lo so, e non ho parole per dirti quanto mi dispiace. Ti prego, ti supplico di perdonarmi”.

Dora mosse leggermente la bacchetta, facendo dissolvere la barriera.

“Non farlo mai più, Remus” mormorò, guardandolo dritto negli occhi.

E il suo non era un ordine, era una richiesta, sapeva che non avrebbe resistito ad un altro periodo come quello che aveva passato.

Lui non se lo fece ripetere e colmò la breve distanza che li separava con un balzo.

Quando la bacio, lei non riuscì proprio a contenere la sua gioia, facendo combaciare perfettamente le labbra con le sue.

Dopo quella che parve un’eternità si staccarono e si guardarono l’un l’altro con gli occhi pieni d’amore, immobili ed incuranti della pioggia che ormai cadeva a catinelle.

“Ti amo, Ninfadora” disse Remus, accarezzandole il pancione coperto dal pesante maglione.

“Per quanto tu riesca a farmi piacere il mio stupido nome” rispose lei con un sorrisetto un po’ bastardo “dovrai riguadagnarti il diritto di chiamarmi così”.

L’uomo rise, baciandola di nuovo e promettendo a sé stesso di non lasciarla mai più.

“Buon San Valentino, Ninfadora”.

  
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