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Autore: DirtyCharity    14/02/2011    10 recensioni
Nella sua scacchiera mentale i pedoni avversari si erano aperti un varco troppo facilmente. I veloci fanti della Regina avevano accerchiato il suo Re. Una solida torre bianca aveva schiacciato il suo cavallo, mandato avanti in precedenza.
Aveva fatto Scacco.
Si era scelta per avversaria una donna temibile, dalla spiccata intelligenza, dal temperamento fiero e leale. Fin troppo leale.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Like a black Horse and a white Queen







Più di 300 ninja erano stipati in un'enorme palestra allestita a festa per quell'evento. Tra giovani allievi pronti a battersi per salire di grado e dimostrare le proprie capacità ed abilità, tra i relativi maestri che seguivano i loro alunni con consigli, strategie e un pizzico di apprensione, tra gli ambasciatori e gli organizzatori dell'evento, tra gli spettatori curiosi, quella sala imponente ora non sembrava che una piccola scatola piena di formiche.

Dopo la cruenta e dura guerra che avevano dovuto affrontare, i legami tra le cinque nazioni si erano stretti e si era giunti a un equilibrio di pace come mai era stato raggiunto.
Perciò a quell'ennesima selezione chunin ci fu più partecipazione e coinvolgimento rispetto alle precedenti.


Quell'anno era stato aggiunta alla cerimonia di apertura anche la lettura di un giuramento; ad ogni partecipante era stato dato un foglietto con scritte poche righe.
Molti lo ritennero solo una noiosa forzatura, un modo melenso per ricordare i sacrifici e le vittorie riportate insieme; altri, soprattutto i ragazzini che fremevano nell'impazienza di iniziare quegli esami dalla terribile fama, lo reputavano solo uno stupido modo per allungare quella stupida cerimonia pomposa.
Furono in ogni caso costretti, i più rumorosi e agitati, a rimanere composti e silenziosi dalle occhiatacce che gli esaminatori stavano loro mandando.
Così 300 ninja si ritrovarono a recitare unanime parole dal profondo significato, parole che li legava insieme, indipendentemente dalla nazione di provenienza.

Erano trascorsi mesi da quando la parola fine fu scritta su quel lungo scontro sanguinoso, mesi passati a ricostruire, a ricucire profonde ferite fisiche e morali. Troppi uomini e troppe donne avevano dovuto scontrarsi con il passato, o subire importanti perdite affettive e di certo non sarebbero bastati pochi mesi per curare tutto quel caleidoscopio di emozioni.
Ma si sa, gli shinobi sono nati per combattere e sopportare, per andare avanti e tramandare la volontà del fuoco.


Tra le fila degli organizzatori si trovavano un giovane alto, dai capelli neri raccolti in un codino sparato in aria e una ragazza dai singolari quattro codini biondi.
Lui con la sua solita posa tranquilla con una mano in tasca e l'altra a reggere il foglietto con scritte quelle solenni parole, sembrava si annoiasse mentre recitava, a memoria, quelle frasi.
Lei aveva la schiena rigida, un braccio sotto al seno morbido e l'altro a sostenere il famoso foglietto, lanciò un'occhiata al suo compagno a fianco. Si sorprese nel notarlo così rilassato ed apatico, in fondo quel discorso lo aveva scritto lui. Sotto minaccia è vero, ma era comunque farina del suo sacco e sulla sua testa pendeva una responsabilità enorme.

Quando infine l'ultima sillaba si spense, calò un silenzio pesante, non un battito di ciglia, non uno sbattere d'ali, non un sospiro sommesso. Solo, silenzio.

Dall'ultima parola, futuro, il cuore di un ninja in particolare iniziò ad accelerare. Era la parola d'ordine, quella che lo avrebbe spinto a fare una cosa che mai avrebbe pensato di voler fare.

Un pesante sospiro attirò l'attenzione di metà spettatori che si girarono per vedere chi avesse avuto il coraggio di rompere quella solennità. Nemmeno il più scapestrato studente avrebbe avuto l'ardire di richiamare l'attenzione di tutta quella gente, soprattutto in quel momento, nemmeno Naruto ai tempi d'oro lo avrebbe fatto.

La vicina dell'impavido giovane si voltò sorpresa, non tanto per il sospiro, così abituale per lui, più per la ricerca dell'interesse di tutti. Perché era quello l'intento di Shikamaru; non faceva mai niente senza motivo.

Lo vide prendere fiato, probabilmente anche coraggio, e la guardò negli occhi. Fu in quel momento che sentì le gambe farsi pesanti, il cuore stava esplodendo per la pressione notevolmente aumentata, il fiato le mancava, non riusciva a capire se doveva espirare od inspirare, la mente le si svuotò. Capì tutto in quello sguardo, lo implorò con gli occhi di non farlo, ma non fece in tempo o semplicemente non venne ascoltata.

-Temari, sposami!- disse con forza e sicurezza Nara, quasi urlando così che tutti potessero sentirlo.

Ripiombò il silenzio e fu come se nessuno avesse detto niente, come se nessuno avesse messo nelle mani di una donna il suo cuore e il suo futuro.

Temari abbassò la testa, in modo che nessuno potesse leggere nel suo sguardo la risposta. Si ricordò 
infine di dover respirare e bisbigliò un “merda”.
Infine chiuse gli occhi e ritrovò l'abituale sangue freddo e lucidità di quando era in battaglia.

Tutti i presenti, chi a bocca aperta e chi con le dita incrociate faceva il tifo per il proprio compagno ed amico, erano protesi in avanti, per sentire il responso.

-No, non posso- esordì infine lei secca, guardandolo glaciale. Poi si voltò e spintonò le persone che le erano davanti e le ostacolavano la fuga da quel luogo diventato così sovraffollato e stretto, per poi scomparire dietro ad una uscita.


L'attenzione di tutti si rifocalizzò sul giovane rimasto immobile, nessuno osava parlare, non dopo quel netto rifiuto. La maggior parte dei presenti, che conosceva i protagonisti e la loro storia erano pronti ad esultare, a fare apprezzamenti sulla bella sposa, a maledire lo sposo, ad urlare: “Era ora!”, a sorridere maliziosamente e ad aggiungere un ennesimo lieto fine a quel periodo di pace.
Invece non ci furono felicitazioni, urli goliardici e complimenti. Solo aspettativa e una triste curiosità rivolta a Shikamaru ancora intento a fissare la porta.

Dopo qualche momento, il giusto per riprendersi dallo smacco, il giovane sospirò pesantemente e senza badare a nessuno, ai sussurri sorpresi e alle occhiate piene di compassione, seguì il percorso fatto da Temari, mani in tasta e solita camminata strascicata. Solo una manata sulla spalla gli fece perdere quell'apatia che aveva sul volto.

-Vedrai che cambierà idea- lo rassicurò il suo amico più caro, che ben sapeva interpretare le persone, soprattutto Shikamaru.

-Ci conto Choji, ci conto- Rispose con un piccolo sorriso sincero, per poi voltarsi verso l'uscita, e sparire alla vista di tutti.


-Ehm, bene. La cerimonia d'apertura finisce qua, la prima prova si svolgerà tra qualche giorno. Maggiori informazioni vi verranno date dal vostro accompagnatore al momento opportuno. Ora potete lasciare ordinatamente la sala- Prese in mano la situazione Shizune, cercando di non sollevare un polverone per la dichiarazione mancata. Poi fece un inchino e sperò che quella ressa di gente non combinasse disastri.



La ritrovò qualche minuto dopo, nascosta dietro un albero, poco fuori le mura di Konoha. I custodi delle porte furono ben felici di aiutare un eroe di guerra nel trovare la sua bella. Tutti avevano capito già da tempo cosa legava i due alleati, e anche se ancora la notizia del netto rifiuto alla pubblica dichiarazione di lui non era giunta alle loro orecchie, avrebbero parteggiato per il connazionale in ogni caso.

 Era seduta a terra, la schiena contro il solido sostegno, una gamba stesa, l'altra piegata ed il ginocchio faceva da sostegno al braccio. Il volto era in ombra, ma la direzione dello sguardo portava a Suna.

Senza dire niente si avvicinò alla pianta, sempre senza togliere le mani dalle tasche e vi si appoggiò.
Strinse i pugni, se avesse lasciato fare all'istinto si sarebbe catapultato su di lei e l'avrebbe scossa o l'avrebbe riempita di baci finché, stremata, non gli avrebbe detto di si.

Ma dovevano parlare, chiarirsi una volta per tutte. Poi l'avrebbe trascinata davanti al primo sacerdote che avesse trovato e senza perdere tempo l'avrebbe legata a sé per sempre. Si era stancato di quel tira e molla, partire e restare.

Aspettò che prendesse l'iniziativa, solo allora avrebbe detto la sua. Se l'avesse attaccata subito avrebbe perso la sua possibilità di spiegarsi. Per l'ennesima volta.

-Sono una kunoichi di Suna, una delle migliori ninja che la Sabbia abbia mai avuto. Forte e in grado di proteggere la città da ogni pericolo. Per lo meno è quello che vanno dicendo le vecchie cornacchie che campeggiano davanti al palazzo di Gaara. Sono  il fiore più bello e pungente di tutta Suna, così raro e prezioso come un'oasi nel deserto. Questo lo pensano i principi dei paesi vicini, e i giovani del posto. Sono la sorella del Kazekage, la sua consigliera, la sua ambasciatrice, colei di cui si fida di più. Sono come una madre che non ha mai avuto, un pilastro che non crollerà mai per lui. Sono la sorella e la migliore amica del marionettista più dotato di Suna, che ha battuto perfino il genio di Sasori della Sabbia Rossa. Sono una semplice ragazza che ha avuto per culla sabbia bollente, l'amore di una madre mi è mancato fin da subito, quello del padre non è mai esistito. Mi hanno spronato ad essere un'abile assassina e rispondere subito agli ordini, non commentarli mai, a non provare emozioni, ad amare solo ed unicamente la figura del Kazekage e Suna. Sopra ogni cosa, Kankuro, Gaara, me. Ad affidarmi solo al mio ventaglio e alle mie capacità. E per quanto possa essere cambiata continuo ad amare il mio Kazekage e Suna, con l'unica differenza che ora ho dei fratelli, da proteggere ed amare-

Lui incassò ogni parola, deglutendo un po' nervoso. Non credeva che fosse così attaccata ai fratelli. E a quella dannata sabbia.
Nella sua scacchiera mentale i pedoni avversari si erano aperti un varco troppo facilmente. I veloci fanti della Regina avevano accerchiato il suo Re. Una solida torre bianca aveva schiacciato il suo cavallo, mandato avanti in precedenza.
Aveva fatto Scacco.
Si era scelta per avversaria una donna temibile, dalla spiccata intelligenza, dal temperamento fiero e leale. Fin troppo leale.
Più di una volta l'aveva lasciata vincere, ma questa... no decisamente questa volta avrebbe vinto lui.

Si lasciò scivolare lungo il tronco dell'albero, spostò il peso sulla punta dei piedi e congiunse le dita delle mani, nella tipica posa che assumeva per pensare.

Chiuse gli occhi e focalizzò l'attenzione sulla regina bianca. L'unico pezzo veloce e mortalmente pericoloso che ad ogni turno poteva arrivare dalla parte opposta della scacchiera come se niente fosse. Volubile come il vento, non si potevano prevedere le sue intenzioni o fermarla facilmente. Quella dannata, impettita e orgogliosa Regina era proprio come Temari.

Li riaprì poco dopo, prese la sua torre nera e mangiò un alfiere bianco. Avrebbe fatto fuori tutti i pezzi più importanti, tutti gli ostacoli insormontabili, per poi arrivare al cuore della scacchiera, e vincere la partita.

-Non sei la madre di Kankuro e Gaara, sei la sorella. Maggiore, ma pur sempre sorella. Hai intenzione di tenerli per mano fino all'altare, fino al talamo? Preparare loro pasti immangiabili per  sempre? Rammendare i loro vestiti, sprimacciare loro il cuscino e raccontare la favola prima di andare a dormire? Potresti farlo con i nostri figli, non sarebbe una cattiva idea-
 
Non poteva vedere le sue reazioni, era dalla parte opposta di lei, ma sapeva che i due alfieri bianchi che sempre accompagnavano la Regina erano caduti.

Le lasciò il tempo di incamerare quella provocazione mista a rivelazione. Mai le aveva accennato al suo desiderio di diventare padre, mai avevano parlato di un futuro insieme. Quando lui ci provava lei cambiava sempre discorso o non rispondeva.

Poi puntò dritto verso quella maledetta e solida torre. L'avrebbe distrutta a suon di carte bomba se avesse potuto, e magari avrebbe anche falciato quel dannato cavallo. Ma prima la torre, almeno una doveva eliminarla.

Fece velocemente il conto delle sue truppe. Gli rimaneva qualche sperduto pedone intrappolati ed inutilizzabili, le due torri, il Re (che mai avrebbe messo in pericolo, se non in caso di estrema necessità), un alfiere ed un solo cavallo.

-Non hanno bisogno delle tue costanti cure, e men che meno della tua protezione. Sono cresciuti, maturati ma soprattutto sono forti. In guerra hai visto anche te cosa sono stati in grado di fare, lontani da te. Smettila di attaccarti a loro come una sanguisuga. Ma soprattutto smettila di usarli come scusa solo perché hai paura.-

 Prese fiato e riprese la sua crociata, spingendo l'alfiere contro la torre.

-Ci sono decine di shinobi che amano Suna pronti a difenderla fino alla morte. E ti assicuro che Gaara è più che sufficiente anche da solo. Al massimo potrebbe scomodare Kankuro, ma solo perché testa calda com'è non rimarrebbe a guardare. Eh no, non c'è bisogno che trovi loro delle compagne, credo sia una ricerca che faranno volentieri da soli- 

La sentì ritirare anche l'altra gamba contro il corpo e vide fuggire di nuovo la Regina dalla parte opposta della scacchiera. Sospirò e un piccolo sorriso si affacciò sul volto di Shikamaru.

Come immaginavo, scappi ancora.

Fece sua la candida torre e la sbriciolò mentalmente. Fece avanzare una torre a difesa del Re, così da aver tutto il tempo e l'attenzione per la caccia alla Regina, quel suo essere volubile e inavvicinabile lo stava facendo innervosire.

Con ancora più enfasi spostò l'alfiere sul cavallo bianco, sperando in una contro mossa avversaria.

-E Suna è solo una città, di sicuro non le mancherai, le vecchie megere non sentiranno la mancanza delle tue prese in giro e del tuo tono saccente, i principi dei paesi vicini e i giovanotti che se ti guardano ancora con certe intenzioni possono dirsi morti, non sentiranno mai perduti nel non aver vicino il tuo corpo caldo e morbido steso ogni mattina vicino al proprio, non proveranno mai l'ebbrezza di un tuo bacio o di una carezza un po' più audace-

Il cavallo bianco era caduto, la trappola era stata innescata.

-Cosa ne sai te?- Ribatté sprezzante Temari, distendendo le gambe e abbracciandosi il busto con le braccia nude.

La Regina imperiosa torreggiò sull'alfiere nero e lo distrusse.

Shikamaru sorrise soddisfatto, aveva chiuso la Regina in un angolo, come da programma.

Ora non l'avrebbe fatta scappare per niente al mondo.

Un piccolo pedone le impediva la fuga da un lato, una torre svettava in una possibile scappatoia.

-So che dormi scoperta la notte, al mattino quando ti svegli inizi a borbottare frasi incomprensibili, so che senza il tuo caffè zuccherato non ingrani fino a pranzo. So che ami le piante, guardarle e stenderti sopra un tappeto di foglie ( e ti ricordo che abbiamo anche fatto l'amore tra quelle maledette che si infilavano ovunque). Sappiamo entrambi che a Suna non ci sono piante, solo cactus e nessuna foglia. So che ami il tuo paese, adori i tuoi fratelli e moriresti per loro. So che ami Konoha in autunno perché adori le castagne arrostite, quando sei sola e sei impegnata in qualcosa canticchi, dovresti farlo più spesso, mi piace la tua voce. E so che hai una voglia sotto il seno destro a forma di nuvola- Terminò di dire il ragazzo.

-Non è una nuvola! Sembra solo un brutto pastrocchio- Protestò lei, mormorando.  

-Sei perfetta per un Nara come me- Continuò non badando ai suoi borbottii.  

-E sarai una madre inappuntabile per i nostri due figli-

Il cavallo nero si spostò vicino all'imponente Regina, mettendola sotto scacco. Matto.

Shikamaru infine si alzò, a forza di rimanere in quella posizione poco comoda sentì protestare tutte le articolazioni, ma non ci badò. Aggirò l'albero, che aveva fatto da scacchiera imparziale tra i due sfidanti e raggiunse quella donna così testarda e seccante che aveva scelto di far sua.

Rimase di pietra quando fu accolto dal solito ghigno furbo e superiore così tipico di lei.

Ghigno che aveva imparato ad amare, ma non in quel momento.

Si sentì umiliato e svergognato, all'improvviso sulla scacchiera erano scomparsi il pedone e la torre neri. C'era solo un Cavallo al cospetto di una Regina.

-Lo so- Disse semplicemente lei, ridendo. Poi lo prese per una mano, e con forza lo trascinò vicino a sé.

Lui la lasciò fare, ancora inebetito dalla sconvolgente verità.

Lei lo aveva preso in giro. Era stata tutta una farsa quello sguardo glaciale, quel suo scappare da lui e dalla sua proposta.

Si era umiliato per niente.

-Naaah il tuo orgoglio tornerà lucido e splendente tra qualche giorno, stai tranquillo. Nessuno saprà mai che ti ho messo nel sacco- Continuò lei ridente, capendo il suo filo dei pensieri.

-Avrei voluto vederti in faccia mentre mi dicevi tutte quelle cose. Non me le hai mai dette, stupido riccio silenzioso. Anche se in effetti non mi sarei mai aspettata una dichiarazione pubblica, non alla cerimonia di apertura delle sele... -

Fu interrotta bruscamente da Shikamaru che la prese con forza, stringendole le braccia.

-Mi sposi o no!?- Le chiese quasi urlando, gli occhi assottigliati e il fiato corto. Con quel suo chiacchierare lo aveva mandato fuori dalle staffe. Da che aveva il gioco in mano, dalla sicurezza della vittoria si era ritrovato con un pugno di nere mosche in mano e una fottuta paura di un ennesimo rifiuto, il definitivo.

Il taglio felino degli occhi di lei tornò serio, e le labbra morbide coprirono i bianchi denti. Lui cercò la risposta nel verde-acquamarina delle iridi di Temari, aspettando l'assoluzione o la condanna da quelle fragole rosse che più e più volte aveva baciato.

-Si- Disse infine lei, convinta. Ma non ebbe modo di vedere la reazione del suo promesso sposo perché le venne a mancare il fiato. Shikamaru l'aveva stretta a sé talmente forte e con così tanto sentimento da lasciarla smarrita.

Un brivido la scosse quando il respiro caldo di lui si fermò sul suo collo.

-Sei una terribile seccatura. Mi hai fatto morire di paura, lo sai? Rifallo un'altra volta e ti sculaccio sul serio.- mormorò nell'orecchio di lei.

Lei rise divertita e lo abbracciò di rimando anche se chiese, contro la sua reale volontà, di lasciarla visto che non sarebbe più scappata.

-Non ci penso nemmeno, non ci si prende gioco di Shikamaru Nara per due volte. Oh che combinazione, guarda quante belle foglie comode!- Così dicendo la stese su quel tappeto rosso e arancio, tempestandola di baci, e l'aria si riempì di sospiri e risa d'amore.















-Quindi ti dovrei sfornare due marmocchi?- Temari bloccò Shikamaru mentre le stava togliendo quelle dannate calze a rete che si impigliavano ovunque.
- Esatto, e vedi di non protestare, dopo il tiro mancino davanti a mezza popolazione mondiale non hai più diritto a sollevar questioni. Ora zitta e lasciami fare-























Note dell'autore
Ebbene, eccola infine, colei che mi fece impazzire e arrabbiare. Sono molto molto molto dubbiosa della sua riuscita. Ditemi voi, ho un nero terrore di aver sfondato a calci la porta dell'IC e aver stravolta quei due poveri ninja. Per il momento non metto l'avvertenza, ditemi voi se serve XD
In ogni caso, che vada bene o meno, ecco a voi la mia storia per San Valentino!!! Tanti auguriiiiiiiii x°D
Scritta per il fantasmagorico Forum ShikaTema: The Black Parade. Ragazze vi adoro! Ma non siate clementi è.é


La scelta di alcuni pezzi degli scacchi non è casuale, mi ci sono impegnata u,u A voi indovinare i personaggi o le "cose" abbinati °A°

Non è colpa mia se i pezzi di una scacchiera sono neri e bianchi T.T E per forza di causa maggiore Temari si è beccata il bianco x°D

 

   
 
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