Hogwarts,
era decisamente splendida. No, non v'erano decori, non v'erano feste o
balli, non v'era nessuno a farla riplendere ancora di più. O
forse, c'erano solo una moltitudine di alunni che nel bene o nel male
tremava e fremeva il giorno di San Valentino. Lily, segnò
con un pennarello nero, il quattordici febbrario sul piccolo calendario
che teneva accanto al comodino. Si stiracchiò appena, il
tempo di sbadigliare e lanciare un'occhiata ai letti quasi tutti vuoti
delle compagne di stanza, per poi scattare in piedi, nonostante il
cuore e le palpebre stanche la supplicassero di tornare a letto. Lo
stomaco danzava felice come la voce che le moriva in gola, per paura di
svegliare le semi-dormienti, che forse sognavano un'innamorato bello e
dolce che tenendo loro la mano le avrebbe portate in un mondo, al di
là del matieriale, verso le nuvole dell'amore. Si vestiva, e
sentiva i tessuti gelidi carezzare la sua pelle, candida e morbida come
una grande e soffice pellicola di panna montata. E avrebbe oluto
un'abbraccio al cioccolato, denso e forte da mangiare fino a sentire la
pancia scoppiare come una bomba ad orologeria. Scuotendo velocemente il
capo scarlatto, uscì in fretta dalla stanza.
"Lily"
Soffiò la voce. Non era una voce qualsiasi, era la voce. Quella che la tormentava, che la seguiva, che ne era il flagello, che l'amava, che la desiderava e che per qualche strana causa di forza maggiore, l'aveva -ma ancora nessuno ne era al corrente, neppure lei.
Non rispose, abbassò lievemnete lo sgaurdo e vido le sue mani incrociate dietro la schiena quasi a sostenere qualcosa. Lo sapeva, lo doveva immaginare. Lui si era trovato la ragazza alla fine. Magari una carina con tante lentiggini e i capelli neri, gli occhioni dolci ed azzurri, che gli voleva davvero bene, un bene sano e genuino. Magari si chiamava Melissa, si, che nome adorabile.
Immediatamente provò un immenso odio per qualsiasi Melissa, e implorò scusa ad una delle sue amiche che di nome faceva così. Si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Lily? Posso chiederti una cosa?"
Bisbigliò dolcemente, in un modo buffo ed imbranato al quale lei sorrise annuendo.
Avrebbe voluto chiederle tante, troppe cose. Se poteva baciarla, darle una carezza, stringerla in un abbraccio strintolante, passare giornate intere con lei, parlarle, ridere, pettinarla, adnare a fare un pic-nic, scappare, correre, raccogliere i fuori.
"Lily, ti piace il cioccolato?"
Sorpresa, piacevolmente sorpresa sgranò gli occhi. Le piaceva molto. Di scattò lo guardò, gli occhi, proprio in mezzo, proprio dentro e le vide fondersi quelle due barrette di cioccolato che aveva al posto degli occhi.
"Molto"
Rispose con una dolcezza che non si sarebbe mai aspettata e che li fece sussultare, entrambe.
Lui si chinò, con molta delicatezza, ma si chinò a guardarla meglio, a contare le ciglia e le pagliuzze smeraldine degli occhi, ad imparare a momoria ogni suo dettaglio.
"Buon San Valentino, piccola Lily."
La manò scattò sulle labbra, vi posò un pezzettino di cioccolato, piccolo e gustoso. Le schioccò un bacio sulla guancia e fece dietro front. Lei rimase zitta, a mangiare un dono di Potter, e incantata e stupefatta si chiese quanto tempo impiegasse per preparare i programmi del giorno dopo, quel fottuto ed imprevedibile ragazzo.
"Buon San Valentino, James."
"Lily"
Soffiò la voce. Non era una voce qualsiasi, era la voce. Quella che la tormentava, che la seguiva, che ne era il flagello, che l'amava, che la desiderava e che per qualche strana causa di forza maggiore, l'aveva -ma ancora nessuno ne era al corrente, neppure lei.
Non rispose, abbassò lievemnete lo sgaurdo e vido le sue mani incrociate dietro la schiena quasi a sostenere qualcosa. Lo sapeva, lo doveva immaginare. Lui si era trovato la ragazza alla fine. Magari una carina con tante lentiggini e i capelli neri, gli occhioni dolci ed azzurri, che gli voleva davvero bene, un bene sano e genuino. Magari si chiamava Melissa, si, che nome adorabile.
Immediatamente provò un immenso odio per qualsiasi Melissa, e implorò scusa ad una delle sue amiche che di nome faceva così. Si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Lily? Posso chiederti una cosa?"
Bisbigliò dolcemente, in un modo buffo ed imbranato al quale lei sorrise annuendo.
Avrebbe voluto chiederle tante, troppe cose. Se poteva baciarla, darle una carezza, stringerla in un abbraccio strintolante, passare giornate intere con lei, parlarle, ridere, pettinarla, adnare a fare un pic-nic, scappare, correre, raccogliere i fuori.
"Lily, ti piace il cioccolato?"
Sorpresa, piacevolmente sorpresa sgranò gli occhi. Le piaceva molto. Di scattò lo guardò, gli occhi, proprio in mezzo, proprio dentro e le vide fondersi quelle due barrette di cioccolato che aveva al posto degli occhi.
"Molto"
Rispose con una dolcezza che non si sarebbe mai aspettata e che li fece sussultare, entrambe.
Lui si chinò, con molta delicatezza, ma si chinò a guardarla meglio, a contare le ciglia e le pagliuzze smeraldine degli occhi, ad imparare a momoria ogni suo dettaglio.
"Buon San Valentino, piccola Lily."
La manò scattò sulle labbra, vi posò un pezzettino di cioccolato, piccolo e gustoso. Le schioccò un bacio sulla guancia e fece dietro front. Lei rimase zitta, a mangiare un dono di Potter, e incantata e stupefatta si chiese quanto tempo impiegasse per preparare i programmi del giorno dopo, quel fottuto ed imprevedibile ragazzo.
"Buon San Valentino, James."